Copertina
Autore Vittoria Cesari Lusso
Titolo Il mestiere di... nonna e nonno
SottotitoloGioie e conflitti nell'incontro fra tre generazioni
EdizioneErickson, Gardolo (Trento), 2005 [2004] , pag. 222, cop.fle., dim. 14x22x1,5 cm , Isbn 978-88-7946-615-8
LettoreSara Allodi, 2007
Classe psicologia , ragazzi , bambini
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Indice


Introduzione                                            9

Nonna... nonno... tante immagini dietro a una parola   17

La «nonnità»: una transizione verso nuove sponde?      33

La relazione con i figli diventati genitori:
    dinamiche e inerzie                                53

Rispetto ai tempi in cui eravamo genitori...           67

Una costellazione di nuove e vecchie emozioni          87

Non sempre son rose e fiori: conflitti e dilemmi      117

A che gioco giochiamo?                                155

Quando tra nonni e nipoti c'è una grande distanza     177

Chi siamo? A cosa serviamo? La funzione dei nonni
    nella realtà odierna                              197


Bibliografia                                          219


 

 

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Pagina 17

CAPITOLO PRIMO

Nonna... nonno... tante immagini dietro a una parola


Racconta Vera:

Personalmente confesso che mi ha fatto un certo effetto le prime volte che ho sentito mio figlio dire al suo piccolino: «Adesso vai un po' in braccio alla nonna». È proprio di me che si parla in termini di «nonna»? A sentirmi chiamare mamma sono abituata da decenni, ma nonna... ancora no! Fino ad ora mio figlio parlando di me con una terza persona aveva sempre detto «mia madre» e ora invece che questa terza persona è la sua creatura dice «nonna». Faccio un po' fatica a riconoscermi. Come se l'appellativo mi facesse improvvisamente rivestire i panni delle figure di nonni che ho conosciuto nella mia vita e che mi sembravano molto più vecchi di quanto io lo sia ora: i miei genitori, i miei suoceri, la madre di mio padre, il padre di mia madre. Loro sì che erano veramente figure di nonni, mi viene da pensare! Faccio qualche conto e devo arrendermi all'evidenza che mia suocera, mia madre avevano la mia età, anzi meno, quando mi era parso del tutto normale, dopo essere diventata mamma, rivolgermi a loro chiamandole «nonna». Chissà che effetto avrà fatto su di loro?

Sembra un dettaglio, ma mi viene da pensare che le prime difficoltà del mestiere di nonna e nonno siano probabilmente proprio legate al familiarizzarsi con tale nuovo appellativo e al confrontarsi con le immagini che esso evoca. D'altronde Claude Lévi-Strauss (1962) ha ben messo in evidenza l'importanza simbolica della denominazione. I modi e gli appellativi concretamente impiegati per designare un ruolo o l'altro all'interno del sistema familiare costituiscono indizi assai significativi delle implicazioni sul piano dell'identità e delle gerarchie relazionali.

Nel contesto di questo capitolo prenderò in esame due aspetti: quello linguistico legato all'etimologia del termine e all'evoluzione dei suoi significati; quello più psicologico e sociale concernente la questione delle immagini evocate dalle parole nonna e nonno, degli effetti di tali immagini, nonché delle emozioni e sensazioni ad esse legate.


Le origini del termine nonna/nonno

Da dove viene il termine nonna/nonno? Dal tardo latino nonna/nonnus che significava all'origine «balia» e poi anche «monaca». Il termine è stato impiegato quindi in passato per designare le nutrici vere e proprie, e successivamente anche le religiose, e ciò probabilmente in ragione delle loro attività di assistenza ai bambini abbandonati. In tedesco il termine Nonne è tutt'oggi usato per indicare la suora. Analogamente, in inglese si usa nun. La stessa cosa per il termine francese nonne che corrisponde all'italiano «religiosa». Sempre in francese è rimasto il termine nounou, per indicare nel linguaggio infantile il personale domestico che si occupa dei bambini. Non si trova invece traccia nel tedesco, nell'inglese e nel francese dell'uso del termine per designare gli ascendenti, che vengono chiamati rispettivamente Grossvater/Grossmutter (nel registro familiare Opa/Oma), grandfather/grandmother (grandpa/grandma, granny) e grand-père/grande-mère (mamie/papi). L'italiano è dunque l'unica delle lingue citate in cui il termine latino nonna/nonnus è stato poi utilizzato per designare gli avi, venendo a perdere ogni nesso con figure religiose.

Ma sul piano della connotazione semantica cos'altro evoca il termine «nonni» oltre che lo status di genitori dei genitori?

Nel linguaggio comune si coglie anche un'idea di qualcosa di lontano nel tempo e di superato: la camicia da notte della nonna, le idee della nonna, le mutande del nonno. Di un passato che talvolta assume i toni del rimpianto e della tenerezza: i biscotti e i ricami della nonna, i sigari o il digestivo del nonno. Suggestioni ancora sempre sfruttate nella pubblicità.

L'appellativo nonno o nonna è poi talvolta usato anche per rivolgersi alle persone anziane in tono confidenziale (troppo?) senza che sussistano vincoli di parentela. Mi è capitato ad esempio di sentire il personale infermieristico negli ospedali, o le cosiddette badanti, rivolgersi agli anziani chiamandoli «nonno», «nonna».

Ci si può chiedere se tale familiarità risulti gradita agli interessati, oppure se non sia una sorta di inopportuna spersonalizzazione con la quale l'anziano viene simbolicamente ridotto alla sola dimensione dell'età avanzata. Tra l'altro, non è raro in questi casi che l'appellativo nonno e nonna sia accompagnato dall'uso del «tu».

Anticamente, nella Chiesa cristiana «nonno» fu già titolo dato agli anziani in segno di riverenza. Una traccia di tale uso è rimasta nel gergo di caserma, dove con il termine «nonnismo» ci si riferisce all'atteggiamento vessatorio adottato da parte dei militari prossimi al congedo (i «nonni», appunto) nei confronti delle giovani reclute, facendosi riconoscere privilegi ed esenzioni da mansioni sgradevoli, e sottoponendole a scherzi al limite del sadismo.

In questo mio lavoro, mi sono permessa di introdurre un neologismo, ossia il termine «nonnità» (un po' in analogia con i termini di «paternità» e «maternità»). Volendo indagare e studiare la condizione e il ruolo di nonna e nonno oggi, mi sembrava necessario avere a disposizione un concetto, quale «la nonnità» appunto, per designare l'esperienza di vita e il complesso dei rapporti che legano i nonni ai nipoti.

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Pagina 47

Chi sei nonna? Chi sei nonno?

Al pari di Alice, i nonni hanno sperimentato e sperimentano una miriade di cambiamenti. Anzi, più di Alice, visto che l'esperienza di nonna e nonno viene vissuta nella seconda parte della vita, quando l'essere umano ha già accumulato una molteplicità di transizioni e deve fare i conti con nuovi compiti assai complessi: il mutare delle relazioni familiari, le occupazioni lavorative che cambiano, la consapevolezza dell'invecchiamento, gli interrogativi sul senso della vita e della morte che si fanno più pressanti, l'incombere di immagini poco gratificanti sulla vecchiaia.

In cosa potrebbe consistere dunque per i nonni la risposta alla domanda «Chi sei?». È possibile dire qualcosa di più sulla loro identità e non limitarsi, come Alice, a dire «non so»?

Riassumendo gli elementi già sviluppati, potremmo ricordare innanzi tutto che i nonni non sono solo nonni! Anche dopo la nascita dei nipoti si continua a essere tante altre cose: una moglie, un marito, una persona politicamente impegnata, un soggetto attivo professionalmente, un amante della montagna o del mare, un appassionato di cucina, di musica, di libri gialli, ecc. In altri termini, si vorrebbe essere se stessi senza doversi adeguare a uno stereotipo.

Diventare nonni può essere una transizione difficile quanto diventare genitori; per giunta, il ruolo di nonno si sovrappone a quello di genitore, e a volte anche a quello di figlio, rischiando di creare sconfinamenti e confusione tra le varie parti. Si può ancora aggiungere che i nonni sono persone con un'identità «potenzialmente» più matura e, ciò nondimeno, potenzialmente suscettibile di ulteriore evoluzione.

Essere nonni significa trovarsi in una fase della vita che rende in genere più capaci di entrare in risonanza con la generazione dei nuovi cuccioli, di sentirne vibrare le emozioni, di comprenderne i bisogni profondi, di meravigliarsi delle loro scoperte. Non va però dimenticato che, al tempo stesso, i nonni sono soggetti appartenenti a classi di età alquanto diverse. Se è vero che la «nonnità» può essere percepita in generale come il simbolo dell'invecchiamento, come il non essere più al centro della vita, è anche vero che nella categoria dei nonni coesistono situazioni molto eterogenee, che vanno dalla persona in stato senile al professionista nel pieno dell'attività. La sociologia moderna comincia, ad esempio, a dedicare una certa attenzione alle diverse fasi dopo i cinquanta, mostrando, tra l'altro, come stia emergendo una nuova categoria, quella dei «giovani seniors», dinamici e in buone condizioni fisiche ed economiche. Figure molto lontane dalle immagini di decrepitezza e dipendenza che alimentano gli stereotipi sulla vecchiaia e figure che rappresentano anche i «nuovi nonni» del tempo in cui viviamo. Per inciso, sul piano del costume, assistiamo a fenomeni quali i concorsi di bellezza per nonne e le trasmissioni televisive dedicate ai «super-seniors»!


Qualche suggerimento a uso dei nonni

• Abbiamo detto che il pensiero maturo e saggio si caratterizza, sul piano mentale, per la capacità di integrare in modo dialettico pensieri e rappresentazioni che appaiono in contrasto tra loro e, sul piano affettivo, per una più grande capacità di conservare calma e serenità di fronte a situazioni che in passato provocavano reazioni e tensioni inappropriate. Ebbene, esercitate e usate tali facoltà, ad esempio, per non sentirvi in colpa se, pur amando i vostri nipoti, a un certo punto siete quasi contenti quando i genitori vengono a riprenderseli. Si può amare molto e al tempo stesso desiderare dosi non illimitate di presenza delle persone amate. Tra l'altro, il vostro corpo non è più lo stesso di 20, 30 anni fa. Anche se siete molto in forma, occuparsi di bambini è uno degli sport più faticosi.

• Se la seconda parte della vita vi sembra meno promettente della prima, se avete la sensazione che l'orizzonte si restringa, investite energie nei nipotini, nel senso soprattutto di dedicare loro un po' del vostro tempo. Il risultato arriva in genere sotto forma di piacevoli sensazioni di allargamento, di utilità, di sguardi carichi di affetto. Non basta la sola sicurezza della pensione a fine mese per invecchiare bene. Occorre costituirsi anche un capitale di affetti e relazioni. Bisogna però pensarci per tempo e investire quando abbiamo le energie per occuparci dei nipoti, per accoglierli anche quando sappiamo che metteranno sottosopra il nostro salotto, che saremo stanchi morti alla sera, che dovremo rinunciare a rivedere alla TV il nostro film preferito.

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