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| << | < | > | >> |Pagina 11 [ inizio libro ]I discendenti di Francisco Manoel da Silva erano riuniti a Ouidah per onorare la sua memoria con una messa di requiem e un pranzo. Era uno dei soliti pomeriggi afosi di marzo. Francisco era morto da centodiciassette anni.La messa si celebrava nella cattedrale, coperta di decorazioni a stucco, dell'Immacolata Concezione, monumento ispirato al più rigoroso cattolicesimo francese che, di là da una distesa di rosso sudiciume, guardava torvo alle mura, alle capanne di fango e agli alberi del dio Pitone. Gli avvoltoi si lasciavano portare alla deriva nel cielo lattiginoso. Lo stridio metallico dei grilli faceva sembrare la temperatura ancora più calda. Foglie sfrangiate di banano pendevano mollemente nell'aria senza vento.
Padre Olimpío da Silva era arrivato in città dal
Seminario di Saint-Gall. Coi capelli bianchi e l'abito
talare cremisi, in piedi sulla scalinata rivolta a sud,
scrutava i suoi parenti attraverso gli occhiali cerchiati
d'acciaio e ruotava la lucente bronzea testa con l'autorità
di una torretta corazzata.
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