Copertina
Autore Carlo M. Cipolla
Titolo Le macchine del tempo
Edizioneil Mulino, Bologna, 1996 [1981], Intersezioni 169
LettoreRenato di Stefano, 1997
Classe storia
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Indice

                    Indice

    Prologo                           p.  7
    I.  Gli artigiani d'Europa           15
    II. I mandarini cinesi e
        «la campana che suona da sola»   63
    Epilogo                              89
    Appendice                            93
    Bibliografia                         99

 

 

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Pagina 89

Epilogo
La storia dell'orologío è la storia della prima macchina di precisione. Ma, come si è precisato nella prefazione, questo libro non ha inteso mettere in evidenza la storia tecnologica della macchina. Piuttosto ha voluto prendere lo spunto da tale storia per analizzare i molteplici, complessi, reciproci rapporti che uniscono gli sviluppi tecnologici agli sviluppi economici, sociali, e culturali.

L'orologio, così come ogni altra macchina, fu creato e sviluppato non solo ed in quanto una certa esigenza fu percepita, ma anche perché una specifica cultura condizionò in una data maniera sia la percezione di quell'esigenza che la risposta data all'esígenza stessa. La diffusione della tecnologia fu legata alle migrazioni dei tecnici, ma questa diffusione incontrò limiti in società lontane la cui cultura non permetteva di concepire il tipo di risposta tecnologica che l'orologio rappresentava. E là, l'orologio rimase un giocattolo divertente piuttosto che una macchina di utilità pratica.

D'altra parte là dove fu adottato, l'orologio, così come ogni altra macchina, non si dimostrò elemento neutrale. Nato da una concezione meccanicistica, accentuò fortemente i tratti meccanicistici della cultura che l'aveva espresso. Nato per misurare il tempo, impose successivamente agli uomini misurazioni accurate di attività che prima o non erano misurate o lo erano con vaga approssimazione. Così facendo, se da un lato l'orologio soddisfece a certi bisogni, d'altro lato ne creò dei nuovi producendo le condizioni per la propria diffusione e proliferazione. La macchina, scrisse Oscar Wilde, tende a fare dell'uomo una macchina. Si può aggiungere che ogni macchina contribuisce a creare le condizioni per la propria diffusione e la produzione di altre macchine. Tutto ciò ha dei costi. Ma ha anche dei benefici. Dalla pietra polita dei Neolitico alla navetta spziale, ogni strumento ha aumentato le potenzialità dell'uomo che, senza strumenti, è, nel regno animale, tra gli esseri più deboli e vulnerabili. Il nocciolo della questione però è etico. Perché tutto poi dipende dall'uso cui l'uomo decide di destinare le macchine da lui create: per il bene o per il male.

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