Copertina
Autore J.M. Coetzee
Titolo Diario di un anno difficile
EdizioneEinaudi, Torino, 2008, Supercoralli , pag. 236, cop.ril.sov., dim. 14x22,3x2 cm , Isbn 978-88-06-19127-6
OriginaleDiary of a Bad Year [2007]
TraduttoreMaria Baiocchi
LettoreAngela Razzini, 2009
Classe politica , narrativa sudafricana
PrimaPagina


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Indice


    Uno: Opinioni forti

  5   1. Delle origini dello stato
 13   2. Dell'anarchia
 15   3. Della democrazia
 19   4. Su Machiavelli
 21   5. Del terrorismo
 27   6. Dei sistemi di orientamento missili
 33   7. Su Al Qaeda
 37   8. Delle università
 39   9. Su Guantanamo
 41  10. Della vergogna nazionale
 49  11. Della maledizione
 55  12. Della pedofilia
 61  13. Del corpo
 65  14. Della macellazione degli animali
 69  15. Dell'influenza aviaria
 75  16. Della competizione
 85  17. Del disegno intelligente
 89  18. Su Zenone
 99  19. Della probabilità
105  20. Della razzia
109  21. Dello scusarsi
113  22. Dell'asilo in Australia
117  23. Sulla vita politica in Australia
123  24. Sulla destra e la sinistra
127  25. Su Tony Blair
129  26. Su Harold Pinter
131  27. Sulla musica
141  28. Del turismo
145  29. Sull'uso della lingua inglese
151  30. Dell'autorità nel romanzo
155  31. Sulla vita ultraterrena

    Due: Secondo diario

159   1. Un sogno
163   2. Sulle lettere delle ammiratrici
167   3. Mio padre
169   4. Insh'Allah
171   5. Dell'emozione di massa
173   6. Sulla confusione della politica
175   7. I1 bacio
177   8. Sulla vita erotica
183   9. Sull'invecchiare
185  10. Un'idea per un racconto
189  11. La France moins belle
191  12. I classici
193  13. Sulla scrittura e la vita
197  14. Sulla lingua madre
201  15. Su Antjie Krog
203  16. Dell'essere fotografati
205  17. Del pensare
209  18. Sugli uccelli dell'aria
213  19. Sulla compassione
215  20. Sui bambini
217  21. Sull'acqua e sul fuoco
219  22. Dell'annoiarsi
223  23. Su J. S. Bach
225  24. Su Dostoevskij

231  Note
233  Ringraziamenti


 

 

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Pagina 5

1. Delle origini dello stato


Ogni descrizione delle origini dello stato parte dalla premessa che «noi» - non noi lettori, ma un qualche generico noi cosí vasto da non escludere nessuno - partecipiamo alla creazione dello stato. Ma il fatto è che i soli «noi» che conosciamo (noi stessi e le persone che ci sono vicine) sono nati già dentro lo stato; e cosí pure i nostri antenati per quanto lontano si possa risalire. Lo stato è sempre lí, prima di noi.

(Fin dove possiamo risalire ? In Africa si ritiene che dopo la settima generazione non si possa piú distinguere tra storia e mito).

Se, malgrado l'evidenza dei sensi, possiamo accettare la premessa secondo cui lo stato sarebbe creazione nostra o dei nostri antenati, allora dovremo accettarne anche le implicazioni: ovvero che noi, o i nostri antenati, avremmo potuto creare lo stato in un altro modo, se avessimo voluto; e poi forse anche che lo potremmo cambiare, se cosí dovessimo decidere collettivamente. Ma il fatto è che, anche collettivamente, coloro che sono «sotto» il controllo dello stato, coloro che «appartengono» allo stato, troveranno davvero molto difficile cambiare la forma dello stato; non si sentiranno - non ci sentiremo - certamente in grado di abolirlo.


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La prima volta che m'è comparsa davanti è stata nel locale della lavanderia. Era metà mattina di una tranquilla giornata primaverile e io me ne stavo lí a guardare il bucato che girava, quando entrò quella giovane donna sorprendente. Sorprendente perché l'ultima cosa che mi aspettavo era un'apparizione come quella; anche perché il vestitino rosso pomodoro che portava era cosí succinto da essere a sua volta sorprendente.

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Pagina 6

Cambiare la forma dello stato non è in nostro potere e abolirlo ci è impossibile perché, di fronte allo stato siamo, per l'appunto, impotenti. Nel mito di fondazione dello stato, cosí com'è illustrato da Thomas Hobbes, avremmo imboccato volontariamente la china dell'impotenza: per sfuggire alla violenza delle guerre fratricide e infinite (una rappresaglia dopo l'altra, una faida dopo l'altra, la vendetta ), ciascuno di noi individualmente, e uno alla volta, avrebbe ceduto allo stato il diritto di usare la forza fisica (dal diritto della forza alla forza del diritto) entrando cosí nel regno (sotto la protezione) della legge. Coloro che hanno scelto e scelgono di rimanere fuori da quel contratto diventano fuorilegge.

La legge protegge il cittadino che osserva la legge. In una certa misura protegge perfino il cittadino che, senza negare la forza della legge, usa tuttavia la forza contro i suoi concittadini: la punizione prescritta per il trasgressore deve essere adeguata alla trasgressione. Perfino il soldato nemico, nella misura in cui rappresenta uno stato rivale, non viene messo a morte se catturato. Ma non c'è legge che protegga il fuorilegge, l'uomo che impugna le armi contro il suo stato, vale a dire contro lo stato che rivendica lui come sua proprietà.

Fuori dello stato (il common wealth, lo statum civitatis ), dice Hobbes, l'individuo può pensare di godere della libertà perfetta, ma quella libertà non gli servirà a niente. All'interno dello stato, invece,

ciascuno dei cittadini conserva tanta libertà, quanto basta per vivere bene e con tranquillità; e agli altri ne viene tolta tanta da non renderli piú temibili. [...] Infine, fuori dello Stato, è il potere delle passioni, la guerra, la paura, la miseria, la bruttura, la solitudine, la barbarie, l'ignoranza, la crudeltà; nello Stato, il potere della ragione, la pace, la sicurezza, la ricchezza, lo splendore, la società, la raffinatezza, le scienze, la benevolenza.


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E poi anch'io, cosí come mi presentavo, devo averle provocato un sussulto: un vecchio accasciato in un angolo che a prima vista poteva essere preso per un barbone. Salve, disse lei con tono tranquillo e disinvolto, e poi proseguì con le sue cose. Andò a svuotare due borse di tela dentro una lavatrice di quelle che si caricano dall'alto; borse che sembravano piene di biancheria maschile.

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Pagina 7

Quello che il mito hobbesiano delle origini non dice è che la cessione del potere allo stato è irreversibile. Non abbiamo la possibilità di cambiare idea, di decidere che il monopolio sull'esercizio della forza, detenuto dallo stato e codificato nella legge, dopotutto non è quello che volevamo, che preferiremmo tornare allo stato di natura.

Nasciamo sudditi. Dal momento della nascita siamo sudditi. Un segno di quello stato di sudditanza è il certificato di nascita. Lo stato perfetto detiene e difende il suo diritto esclusivo di certificare la nascita. O ti viene dato (e te lo porti dietro) il certificato di stato, e cosí acquisisci un' identità che nel corso della tua vita permette allo stato di identificarti, individuarti (rintracciarti); oppure devi fare a meno di un'identità e condannarti a vivere fuori dallo stato come un animale (gli animali non hanno documenti di identità).

Non solo non puoi entrare nello stato senza un documento ma, agli occhi dello stato non sei morto fino a che non vieni certificato come tale; e quel certificato di morte lo puoi avere solo da un funzionario che a sua volta è in possesso di un certificato di stato. Lo stato si dedica a certificare la morte con accuratezza straordinaria - come testimonia l'esercito di medici legali e di burocrati spediti ad analizzare e fotografare, a smuovere e passare in rassegna la montagna di cadaveri umani lasciati dietro di sé dal grande tsunami del dicembre 2004, in modo da stabilire l'identità di ognuno. Non si bada a spese per assicurare la completezza e l'accuratezza del censimento dei sudditi.


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Bella giornata, ho detto. Sí, ha risposto lei, dandomi la schiena. È nuova? Ho chiesto, intendendo dire se era nuova a Sydenham Towers, anche se la domanda si poteva interpretare diversamente, Nuova su questa terra? per esempio. No, ha risposto lei. Come tutto stride nell'avviare una conversazione. Abito al piano terra, ho proseguito. Aperture come queste mi sono concesse, verranno ascritte al carattere loquace. Un vecchio cosí chiacchierone, dirà al proprietario della camicia rosa col colletto bianco, ce n'è voluto per liberarsene, non volevo essere sgarbata. Abito al piano terra, dal 1995, e ancora non conosco tutti i miei vicini, ho detto. Già... ha detto lei, e ha chiuso lí. Voleva dire: Sí, capisco quello che dice. È tragico non conoscere i propri vicini, ma cosí vanno le cose nelle grandi città e io ho altro di cui occuparmi adesso, perciò, se non le dispiace, lascerei morire di morte naturale questo scambio di convenevoli.

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Pagina 8

Lo stato non s'interessa alla vita o alla morte del cittadino. Ciò che interessa lo stato e i suoi archivi è sapere se il cittadino è vivo o è morto.


*


I sette samurai è un film tecnicamente perfetto eppure abbastanza ingenuo da affrontare in modo semplice e diretto le questioni essenziali. In particolare affronta la nascita dello stato, e lo fa con una lucidità e un respiro shakespeariani. Di fatto quello che ci dà I sette samurai non è altro che la teoria della nascita dello stato secondo Kurosawa.

Il film racconta di un villaggio in un periodo di disordine politico - un periodo in cui di fatto lo stato ha smesso di esistere - e dei rapporti degli abitanti del villaggio con un gruppo di banditi. Dopo anni e anni in cui calano sul villaggio come un uragano, violentano le donne, uccidono gli uomini che fanno resistenza, e si portano via le provviste, ai banditi viene in mente di regolarizzare le loro incursioni e di visitare il villaggio solo una volta all'anno per ricavarne o estorcerne un tributo (tassa). Ovvero i banditi smettono di essere predatori del villaggio per diventarne i parassiti.

S'immagina che tengano in pugno altri, analoghi, villaggi «pacificati» sui quali calano a rotazione, e che tutti insieme quei villaggi rappresentino la base tributaria dei banditi. È molto probabile che debbano vedersela con le bande rivali per il controllo di specifici villaggi, anche se nel film non si vede niente del genere.

I banditi non hanno ancora cominciato a vivere tra i loro sudditi, perché le loro necessità siano soddisfatte giorno per giorno, ovvero non hanno ancora ridotto in schiavitú la popolazione del villaggio. Kurosawa dunque ci presenta una fase molto iniziale della formazione dello stato.


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Ha capelli nerissimi e forme armoniose. Una pelle dorata, radiosa forse è la parola giusta. Quanto all'abitino rosso vivo, forse non avrebbe scelto proprio quello se avesse immaginato di trovare un uomo sconosciuto nel locale della lavanderia alle undici del mattino di un giorno feriale. Abitino rosso e infradito ai piedi.

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Pagina 9

La vicenda principale del film comincia quando gli abitanti del villaggio progettano di ingaggiare a loro volta una banda di duri, i sette samurai disoccupati del titolo, per farsi proteggere dai banditi. Il piano funziona, i banditi vengono sconfitti (il grosso del film è occupato da scontri e battaglie), i samurai sono vittoriosi. Avendo visto come funziona il sistema di protezioni ed estorsioni, la banda dei samurai, i nuovi parassiti, fa un'offerta agli abitanti: per una certa cifra terranno il villaggio sotto le loro ali protettive, ovvero prenderanno il posto dei banditi. Ma con una conclusione alquanto ottimistica, gli abitanti rifiutano l'offerta: chiedono ai samurai di andarsene e i samurai ubbidiscono.

Varianti della storia di Kurosawa sulla nascita dello stato hanno ancora luogo oggi in Africa, dove bande di uomini armati s'impadroniscono del potere - ovvero s'impossessano del tesoro nazionale e dei meccanismi di tassazione della popolazione -, eliminano i loro rivali e proclamano l'Anno Uno. Anche se queste bande militari africane spesso non sono piú numerose o piú potenti di quelle della criminalità organizzata dell'Asia o dell'Europa orientale, le loro imprese sono trattate con rispetto dai media - perfino dai media occidentali -, rubricate come «politica» (affari esteri) anziché come crimine.

Si potrebbero citare esempi della nascita o della rinascita dello stato anche in Europa. Nel vuoto di potere lasciato dalla sconfitta degli eserciti del Terzo Reich nel 1944-45, bande armate rivali si azzuffarono per prendere il controllo delle nazioni appena liberate; chi avrebbe preso il potere e in che luogo dipendeva dalla potenza militare del paese cui poteva chiedere sostegno.


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Mentre la guardavo sentii un dolore, un dolore metafisico, insinuarsi in me senza che io facessi niente per fermarlo. E lei, intuitivamente, lo capí, capí che a quel vecchio seduto in un angolo su una sedia di plastica stava succedendo qualcosa di personale, qualcosa che aveva a che fare con l'età e il rimpianto e le lacrime delle cose. E questo non le piaceva per niente, non voleva evocarlo, per quanto fosse un tributo a lei, alla sua bellezza, alla sua freschezza, e al suo vestito corto. Se fosse venuto da un'altra persona, se avesse avuto un significato piú semplice e piú schietto, forse avrebbe anche potuto accettarlo; ma venendo da un vecchio, il suo significato era troppo esplicito e melanconico in una bella giornata in cui vuoi solo sbrigarti a fare quello che devi fare.

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Forse che qualcuno nel 1944 ha detto alla popolazione francese: Considerate questo: il ritiro degli occupanti tedeschi significherà che per un certo periodo di tempo non ci sarà nessuno a governarci. Vogliamo mettere fine a quel periodo o vogliamo invece perpetuarlo e diventare il primo popolo dell'evo moderno a rovesciare lo stato? Cerchiamo, in quanto francesi, di utilizzare questa improvvisa e nuova libertà per discutere liberamente della questione. Forse qualche poeta avrà pronunciato quelle parole; ma ammesso che l'abbia fatto la sua voce dev'essere stata subito messa a tacere dalle bande armate che in quel caso, e in tutti i casi, hanno piú cose in comune con le altre bande armate che con la gente.


*


Al tempo della monarchia si diceva al suddito: Eri suddito del Re A, e ora che il Re A è morto guarda un po', sei divenuto suddito del Re B. Poi è arrivata la democrazia e al suddito per la prima volta è stata proposta una scelta: Volete (collettivamente) essere governati dal Cittadino A o dal Cittadino B?

Il suddito si trova sempre di fronte al fatto compiuto: nel primo caso di fronte a quello della sua sudditanza, nel secondo di fronte a quello della sua scelta. La forma della scelta non è passibile di discussione. La scheda per la votazione non ti dice: Vuoi A o B, o nessuno dei due? E tanto meno dice: Vuoi A o B, o non vuoi proprio nessuno? Il cittadino che esprime la sua insoddisfazione per la forma della scelta che gli viene proposta con i soli mezzi che gli si offrono - non votare o danneggiare la scheda - non viene considerato per niente, ovvero, viene scartato, ignorato.

Di fronte alla scelta tra A e B, dato il tipo di A e il tipo di B che in genere finiscono sulle schede elettorali, la maggior parte della gente, la gente comune, sarebbe portata a non scegliere né l'uno né l'altro. Ma quella è solo una propensione e lo stato non si interessa di queste cose.


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Passò una settimana prima che la rivedessi - in un complesso di appartamenti ben progettato come questo, non è cosí facile incontrare i propri vicini - e per di piú solo di sfuggita, mentre usciva dal portone in un lampo di pantaloni bianchi che mostravano un derrière talmente vicino alla perfezione da essere angelico. Signore, prima che muoia esaudisci un ultimo desiderio, mormorai; ma poi fui sopraffatto dalla vergogna per la natura specifica di quel desiderio, e lo ritirai.

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Le propensioni non sono moneta corrente della politica. Lo stato si occupa delle scelte. La persona comune vorrebbe dire: Alcuni giorni propendo verso A, altri verso B, altri giorni penso che se ne dovrebbero andare via tutti e due; oppure, qualche volta vorrei un po' di A e un po' di B, ma altre volte ancora né A né B ma qualcosa di totalmente differente. Lo stato scuote la testa. Devi scegliere, dice lo stato: A o B.


*


«Diffondere la democrazia», come attualmente fanno gli Stati Uniti nel Medio Oriente, significa diffondere le regole della democrazia. Significa dire alla gente che, mentre prima non aveva scelta, ora una scelta ce l'ha. Prima avevano A, e niente altro che A; adesso hanno una scelta tra A e B. «Diffondere la libertà» significa creare le condizioni perché la gente possa scegliere liberamente tra A e B. La diffusione della libertà e quella della democrazia vanno di pari passo. La gente impegnata a diffondere la libertà e la democrazia non vede l'ironia del processo appena descritto.

Durante la Guerra Fredda, la spiegazione della messa al bando dei partiti comunisti addotta dagli stati democratici occidentali fu che a un partito il cui obiettivo dichiarato è la distruzione del processo democratico non dovrebbe essere concesso di partecipare al processo democratico, definito come scelta tra A e B.


*


Perché è cosí difficile parlare di politica ponendosi fuori dalla politica? Perché non ci può essere discorso sulla politica che non sia a sua volta politico? Per Aristotele la risposta è che la politica è innata nella natura umana, dunque fa parte del nostro fato, cosí come la monarchia è il fato delle api. Inutile combattere per un discorso sistematico, sovrapolitico, sulla politica.


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Da Vinnie, il portiere della Torre Nord, scopro che lei - che prudentemente non gli descrivo come la giovane donna con l'attraente vestitino corto e ora con gli eleganti calzoni bianchi, ma come la giovane donna dai capelli neri - è la moglie, o comunque l'amica, del tipo pallido, grassoccio, affannato e sempre sudato, che incrocio spesso nell'androne e che dentro di me chiamo Mr Aberdeen; scopro inoltre che non è nuova nel senso consueto della parola poiché (insieme a Mr A) da gennaio scorso occupa un eccellente appartamento all'ultimo piano di questa stessa Torre Nord.

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7. Su Al Qaeda


Ieri sera in Tv, un documentario della Bbc sosteneva che, per ragioni sue, il governo statunitense sceglie di mantenere vivo il mito di Al Qaeda come potente organizzazione terroristica clandestina con cellule in tutto il mondo, mentre la verità è che Al Qaeda è stata ormai piú o meno distrutta e quelli cui assistiamo oggi sono solo attacchi terroristici di gruppi autonomi di estremisti musulmani.

Non dubito della verità della tesi principale del documentario: che il «terrorismo islamico» non sia una cospirazione con una direzione e un controllo centralizzati e che il governo Usa, forse deliberatamente, stia esagerando il pericolo incombente sulle persone.


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Poiché non posso aspettarmi che riesca a leggere la mia scrittura, ogni giorno registro quello che ho prodotto su un dittafono e poi le do tutti e due, nastro e manoscritto, per lavorare. È un sistema che ho già usato, non vedo perché non dovrebbe funzionare. Anche se non posso negare che la mia scrittura si vada deteriorando. Sto perdendo il controllo dei movimenti muscolari fini. È uno degli effetti della malattia. È parte di quello che mi sta succedendo. Ci sono giorni in cui nonostante mi sforzi, a malapena riesco a decifrare quello che ho scritto.


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L'ho copiato dalle anatre, credo: una scossa della coda cosí veloce da somigliare a un brivido. Qua-qua. Perché mai dovremmo essere tanto arroganti da rifiutarci di imparare dalle anatre?

Da dove viene? aveva chiesto il primo giorno nella lavanderia, quando tutto è cominciato. Beh, dall'ultimo piano, gentile signore, avevo risposto. Non voglio dire questo. Dov'è nata? Perché lo vuole sapere? ho risposto io. Non ho gli occhi abbastanza biondi e i capelli abbastanza turchini per i suoi gusti?

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Se davvero ci fosse un'organizzazione diabolica con agenti sparsi per il mondo, decisa a demoralizzare le popolazioni dell'Occidente e a distruggere la civiltà occidentale, ormai avrebbe già avvelenato le riserve idriche del pianeta, o abbattuto aerei civili, o diffuso germi patogeni - tutte azioni terroristiche piuttosto facili da realizzare.

Il programma televisivo includeva la storia di quattro giovani musulmani americani sotto processo per un tentativo di attentato a Disneyland. Durante il processo l'accusa aveva presentato, come prova a carico, un home-video trovato nell'appartamento. Il video era fortemente amatoriale, con lunghe riprese di un bidone della spazzatura e dei piedi dell'uomo che filmava. L'accusa sosteneva che l'elemento amatoriale era simulato, e che quello cui stavamo assistendo era uno strumento di ricognizione: il bidone della spazzatura era il potenziale nascondiglio di una bomba, mentre i piedi in marcia misuravano la distanza tra A e B.


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Allora procediamo per questa strada disseminata di errori. «Suddidanza». I sudditi che si aggirano per le strade danzando una loro folle danza. «Acquisendo un'identità italica». Chi crede che sia io - Enea? Immagini surreali. Forse lei pensa che questo sia essere scrittore: deliri in un microfono, dicendo la prima cosa che ti viene in mente; e poi passi il guazzabuglio a una ragazza, o a un qualunque dispositivo casuale e stai a vedere che cosa ne viene fuori.


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Quando ho detto dall'ultimo piano non alludevo a niente di particolare, solo che abitiamo in un appartamento venticinque piani di sopra, venticinque piani sopra di lui, con veranda e vista sul porto, se sforzi gli occhi. Cosí io e lui in un certo senso siamo vicini, vicini lontani: El Señor e La Segretaria.

Non dovrebbe lasciare le imposte aperte dopo il tramonto, lo avverto. Gli sconosciuti possono vedere quello che fa. E che cosa mai potrei fare di tanto interessante per gli sconosciuti? dice lui. Non lo so, dico, la gente combina cose sorprendenti. Beh, replica lui, si annoierebbero presto a guardarmi. Sono un essere umano non diverso da loro. Non è vero, dico io, siamo tutti sottilmente diversi, non siamo formiche, non siamo pecore. È per questo che sbirciamo dentro quando, troviamo le imposte aperte: per vedere quelle sottili differenze. È piú che naturale.

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La spiegazione logica offerta dall'accusa per questa interpretazione paranoica era che proprio il carattere amatoriale del video era motivo di sospetto poiché, laddove si ha a che fare con Al Qaeda, niente è come appare.

Dov'è che l'accusa ha imparato a pensare a quel modo? Risposta: nei corsi di letteratura che si tenevano negli Stati Uniti tra gli anni Ottanta e Novanta, dove è stato insegnato che nella critica il sospetto è la massima delle virtú, che la critica non deve accettare nulla in base alle apparenze. Dalla loro frequentazione della teoria letteraria questi non particolarmente brillanti laureati in discipline letterarie postmoderne hanno appreso una serie di strumenti analitici di cui hanno sospettato la possibile utilità fuori dalle aule intuendo che sostenere che niente è quel che appare può farti fare strada. Mettere nelle loro mani quegli strumenti è stata la trahison des clercs del nostro tempo. «Mi hai insegnato il linguaggio, e il profitto avutone da me è che ho imparato come maledire».


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Le chiedo, col tono piú casuale del mondo, che tipo di lavoro abbia svolto fin qui, che cosa s'intenda di preciso per «accoglienza» e «risorse umane». È il suo modo di chiedermi se ho un diploma di dattilografa? mi risponde. Non me ne importa niente dei diplomi, dico, sto solo cercando di completare il quadro. Ho fatto di tutto, risponde lei, questo, quello e quell'altro. Non ho tenuto il conto. Ma che cosa vuol dire questo, quello e quell'altro? Insisto io. Ok, dice lei, stia a sentire: a giugno e luglio ho lavorato come receptionist. Un lavoro temporaneo. In una casa. Chiusa. La fisso. Sí chiusa, ripete seria seria.


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Kurosawa. I sette samurai. John Howard e i Liberali non sono che la reincarnazione dei sette samurai. Chi ci vuole credere? Ricordo di aver visto I sette samurai a Taiwan, in giapponese con i sottotitoli in cinese. Quasi tutto il tempo senza capire che cosa stava succedendo. L'unica immagine che mi è rimasta è quella delle lunghe cosce nude del pazzo con la cresta. Stinchi coperti dall'armatura, cosce nude, culi nudi: che razza di moda a quei tempi! Da far impazzire qualsiasi donna.

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Pagina 85

17. Del disegno intelligente


Un tribunale statunitense di recente ha decretato che nelle scuole pubbliche di una certa cittadina della Pennsylvania durante le ore di scienze non si può insegnare la storia dell'universo come prodotto del Disegno Intelligente, e in particolare che il Disegno Intelligente non può essere insegnato in alternativa al darwinismo.

Non desidero associarmi a chi sottoscrive il movimento del Disegno Intelligente. E nondimeno continuo a trovare la teoria dell'evoluzione basata sulla mutazione casuale e sulla selezione naturale non solo poco convincente ma anche insensata come spiegazione della comparsa degli organismi complessi. Fintanto che nessuno di noi non avrà la minima idea di come costruire una mosca domestica dal nulla, come possiamo scartare in quanto intellettualmente ingenua la conclusione che la mosca sia stata creata da una intelligenza di un ordine superiore alla nostra?


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Un bel caratterino... le ho detto. Lei l'ha preso per un complimento.

Perché continua a ricordarmi di non essere sposata? Le potrei offrire la mia mano, la mia mano e la mia fortuna: Pianta Alan, e vieni da me! Potrei essere pazzo al punto da fare quel passo?


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Eppure, dico ostentando la mia aria mortificata, tornando sui miei passi, e preparandomi ad accettare la sconfitta (è da un pezzo che ho rinunciato a discutere con Alan e vincere: il gioco non vale la candela), mi dispiace per il vecchio (frase che Alan traduce come: In quanto donna rivendico il mio diritto di avere il cuore tenero). D'accordo, va bene, dice Alan, basta che non ti lasci trascinare dai sentimenti. Va bene, vuol dire: Capisco, lo so, non puoi fare diversamente, non vorrei nemmeno che fossi diversa, fa parte del tuo fascino femminile.

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Se qualcuno è ingenuo, in questa storia, è chi eleva le regole operative della scienza occidentale ad assiomi epistemologici, sostenendo che ciò che non può essere scientificamente dimostrato vero (o valido, per usare la parola piú cauta preferita dalla scienza) non può essere vero (valido), non solo per gli standard della verità (validità) adottati dagli scienziati, ma per qualsiasi altro standard.

Non mi sembra filosoficamente retrogrado attribuire un'intelligenza all'universo nel suo complesso, piuttosto che a una sola sottospecie di mammiferi sul pianeta Terra. Un universo intelligente si evolve intenzionalmente nel tempo, anche se quell'intenzione può essere per sempre inafferrabile per l'intelletto umano e magari esulare dalla nostra stessa idea di finalità.

Nella misura in cui possiamo voler andare oltre e distinguere un'intelligenza universale dall'universo nel suo complesso - un passo che non vedo motivo di fare -, si può voler dare a quell'intelligenza il comodo, monosillabico, nome di Dio.


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Una volta avevo imboccato una brutta china, disse. Per un periodo breve. Alan mi ha salvato. È cosí che l'ho conosciuto.

Mi ricomposi, in attesa di sentire la storia della brutta china.

Alan in questo è molto bravo. Molto stabile. Molto paterno. Forse perché lui stesso non ha avuto un padre. Lo sapeva questo?


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Discutiamo sempre, Alan e io, ma a letto siamo una bomba. Un giorno potremmo diventare amanti famosi. Una bella discussione fa bene alla mente, dice Alan. E poi imparo molto da lui. Legge sempre, va sempre ai seminari e alle presentazioni delle ultime teorie. Legge il «Wall Street Journal» e l'«Economist» online, è abbonato al «The National Interest» e a «Quadrant». I suoi soci lo prendono in giro perché troppo intellettuale. Ma lo fanno bonariamente perché è sempre in anticipo sul mercato, e loro per questo lo rispettano.

Quando ci siamo messi insieme non ne sapeva granché del sesso, di quello che vuole una donna, che è strano considerando che era un uomo sposato. Ma io sono riuscita a educarlo, a blandirlo, e adesso è tra i migliori. C'è un fuoco in lui che arde sempre per me, e una donna per questo può perdonare molte cose.

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Pagina 87

Ma perfino a voler fare quel passo, si sarebbe pur sempre ancora molto lontani dal postulare - e dall'abbracciare - un Dio che vuole che si creda in lui, un Dio che nutre un qualsiasi interesse per quello che pensiamo di «lui» in quanto oggetto o persona, o un Dio che premia il bene e punisce il male.

Coloro che sostengono che dietro ogni carattere di ogni organismo c'è una storia di selezione avvenuta per mutazione casuale dovrebbero cercare di rispondere alla domanda: come mai l'apparato intellettuale che si è evoluto per gli esseri umani sembra incapace di comprendere con una qualche accuratezza la sua stessa complessità? Perché noi esseri umani reagiamo con una sorta di timore reverenziale - come un ritrarsi della mente davanti all'abisso - quando cerchiamo di comprendere, afferrare, certe cose, come l'origine dello spazio e del tempo, come l'esistenza del nulla, o la natura stessa del comprendere? Non vedo quali vantaggi evolutivi rappresenti la combinazione che ci è data - la combinazione di un'insufficiente comprensione intellettuale con la consapevolezza di quella insufficienza.


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Non so niente di Alan, ho detto.

Era orfano. E cresciuto in un orfanotrofio. S'è dovuto fare strada da solo. È un uomo interessante. Dovrebbe conoscerlo.

Regola numero due: Mai avere a che fare col marito. Dunque aveva imboccato una cattiva strada, ho detto.


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Mister Coniglio, lo chiamo a volte, Mister Superconiglio. Una volta l'abbiamo fatto per quattro volte di fila in un solo pomeriggio. Ah, questo sí che è un record! ha detto dopo la quarta volta. È un record, ho detto anch'io. Mister Coniglio. Mister Cetriolo. Mister Pezzo Grosso.

A proposito, dico, il Señor C si è informato sulla pianificazione finanziaria. Certo, dice Alan, di lui mi occuperò io. In che modo? chiedo. Con grande cura, dice lui. Che cosa vuoi dire con grande cura? chiedo. Non fare domande e non sentirai bugie, mi risponde. Non voglio che lo imbrogli, dico. Non lo imbroglierò, dice lui, au contraine sarò il suo angelo custode. Lui è vecchio e solo, e non può fare a meno di sentire per me quello che sente, proprio come tu non puoi fare a meno di sentire per me quello che senti. Non c'è bisogno che me lo dici, ribatte. Principessa della Passera. Regina della Fica. Non gli fare del male, dico io. Giura. Giuro, dice lui.

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Éugene Marais, della prima generazione di seguaci della dottrina darwiniana, si chiedeva in quale direzione evolutiva si sarebbe mosso, se non potesse egli stesso essere un caso di mutazione che non avrebbe avuto successo, e dunque essere destinato all'estinzione. Di fatto personaggi come Marais si chiedevano se tutto il ceppo da loro rappresentato all'interno dell'umanità, caratterizzato da un ipersviluppo dell'intelletto, non fosse un esperimento dell'evoluzione destinato a fallire, l'indicazione di un percorso che l'umanità nel suo complesso non avrebbe potuto né voluto seguire. E cosí la loro risposta all'interrogativo posto in precedenza fu: un apparato intellettuale contrassegnato da una conoscenza consapevole della propria insufficienza è un'aberrazione dell'evoluzione.


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Sí. Ma da allora in poi ho fatto una vita molto tranquilla. E lei? Non ha mai imboccato la cattiva strada?

No, ho detto, direi di no. E ormai è troppo tardi. Se imboccassi una cattiva strada alla mia età non avrei tempo di tornare indietro.


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Credo ad Alan? No, certo che non gli credo, e lui nemmeno per un momento crede che io gli creda. C'è la dimensione individuale, e poi c'è il quadro generale. Una bugia nella dimensione individuale non conta necessariamente come una bugia in quella piú generale. Può trascendere le sue origini. Non c'è bisogno di Alan per spiegarmelo. È come il trucco. Il trucco può essere una bugia, ma non quando è un uso generale. Se tutte si truccano, allora diventa lo stato delle cose, e che cos'è la verità se non lo stato delle cose?

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22. Dell'asilo in Australia


Mi sforzo di capire il modo in cui l'Australia affronta la questione dei rifugiati ma non ci riesco. A lasciarmi perplesso non sono solo le leggi che governano i criteri della richiesta di asilo - per quanto duri, le loro ragioni possono essere difese e risultare almeno plausibili -, ma è il modo in cui vengono applicati. Com'è possibile che un popolo dignitoso, generoso e spontaneo chiuda gli occhi mentre gli stranieri che arrivano sulle sue coste indifesi e senza un soldo vengono trattati con tale spietatezza, con tale spaventosa insensibilità?

Immagino che la risposta sia che le persone non si limitano a chiudere gli occhi. Immagino che la verità sia che provano disagio, perfino disgusto, tanto che per salvare se stessi e il senso di essere gente dignitosa, generosa e spontanea e cosí via debbano chiudere gli occhi e le orecchie. Un comportamento naturale, umano. Tante società del Terzo Mondo trattano i lebbrosi in modo altrettanto spietato.


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E sarei sorpreso se, nel fondo, non continuassero a disonorare anche lei.


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Lui sostiene, dice Alan, che se ti metti fuori del discorso probabilistico allora le asserzioni probabilistiche non hanno senso. Una dichiarazione giusta per quello che vale. Ma quel che dimentica è che in universo probabilistico non c'è modo di porsi fuori dalla probabilità. È tutt'uno con la sua idea per cui i numeri rappresenterebbero qualcosa che è fuori di loro, anche se non sa cosa. Il fatto è che i numeri sono solo numeri. Non rappresentano niente. Sono ferri del mestiere, i ferri del mestiere della matematica. Sono quelli che utilizziamo quando lavoriamo con la matematica nel mondo reale. Guardati intorno. Guarda i ponti, guarda il flusso del traffico. Guarda il movimento del denaro. I numeri funzionano. La matematica funziona. Le probabilità funzionano. È tutto quello che ci serve sapere.

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Quanto a coloro che hanno creato l'attuale sistema di rifugiati e che adesso lo amministrano è davvero difficile orientarsi in quello che passa loro per la testa. Avranno dei dubbi, ci avranno ripensato? Forse no. Se fin dall'inizio il loro scopo fosse stato quello di creare un sistema semplice, efficiente e umano di trattare i rifugiati, lo avrebbero sicuramente potuto mettere in pratica. Quello che hanno creato invece è un sistema deterrente e di fatto hanno messo su uno spettacolo della deterrenza. Dice: È questo il purgatorio che dovete attraversare se venite in Australia senza documenti. Ripensateci. Da questo punto di vista il Baxter Detention Centre nel deserto australiano del Sud non è molto diverso da Guantanamo. Guardate: è questo quello che succede a coloro che passano la linea che noi abbiamo tracciato. Siete avvisati.

A riprova dell'efficienza del loro sistema, le autorità australiane mostrano la diminuzione del numero di quelli che definiscono «arrivi illegali» dal momento in cui l'hanno applicato. E hanno ragione: come deterrente, il loro sistema sicuramente funziona. Deterrenza, da terrere, terrorizzare.


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Mai prima avevo pensato ad Anya come dura o tenera. Se l'a- vevo pensata in qualche modo concreto era come dolce: dolce come opposto del salato, oro come opposto dell'argento, terra come opposto dell'aria.


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Mi hai spiato, Alan? chiedo pacatamente.

Alan mi lancia un'occhiata furibonda. Sei pazza! dice. Perché mai dovrei spiarti?

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Ci si dimentica che l?Australia non è mai stata una terra promessa, un nuovo mondo, un'isola edenica che offriva i suoi doni ai nuovi arrivati. Si è sviluppata a partire da un arcipelago di colonie penali possedute da un'astratta Corona. Prima dovevi passare per le viscere del sistema giuridico; e poi ti portavano ai confini del mondo. La vita agli antipodi doveva essere una punizione; non aveva senso lamentarsi del fatto che non era piacevole.

I rifugiati di oggi si trovano piú o meno nella stessa barca dei deportati di ieri. Qualcuno, o piú probabilmente qualche comitato, ha messo a punto un sistema per «trattarli». Quel sistema è stato approvato e adottato e adesso viene messo in atto in modo impersonale, senza eccezioni, senza pietà. Anche se impone che la gente venga detenuta a tempo indeterminato nelle celle dei campi nel deserto, umiliata e fatta impazzire e poi punita per la sua pazzia.

Come a Guantanamo, il centro di detenzione Baxter (mi correggo: il complesso Baxter) ha tra i suoi obiettivi l'onore maschile, la dignità maschile. Nel caso di Guantanamo ci si aspetta che quando i prigionieri finalmente usciranno dal loro carcere non sarà rimasto altro che il guscio umano, psicologicamente devastato; nei casi peggiori Baxter raggiunge lo stesso risultato.


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Ma ora, all'improvviso, era diventata dura, proprio come la pietra.


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Alan sa fare bene un sacco di cose ma non sa dire bugie. Quando racconta balle me ne accorgo subito e lui lo sa. È per questo che mi guarda furibondo: vuole minacciarmi, mi vuole spaventare.

Finora non ti ho mai detto una sola parola sulla probabilità, dico. E allora come fai a sapere quello che il Señor C pensa della probabilità?

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24. Sulla destra e la sinistra


La settimana prossima ci saranno le elezioni federali in Canada, e i conservatori sono dati per vincitori. Sono sconcertato dalla svolta a destra dei paesi occidentali. Gli elettori hanno davanti agli occhi lo spettacolo degli Stati Uniti e di dove li porterà la destra se ne dovesse avere l'opportunità. Eppure votano a destra.

Lo spauracchio di Osama bin Laden è riuscito ad andare oltre i suoi sogni piú estremi. Armati solo di Kalashnikov e di bombe al plastico lui e i suoi seguaci hanno terrorizzato e demoralizzato l'Occidente, gettando le nazioni nel panico piú totale su tutti i fronti.


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È diventata indispensabile per me - per me e per il progetto in corso. Non posso pensare di dare il manoscritto a qualcun altro. Sarebbe come strappare un piccolo dalle braccia della madre biologica e affidarlo alle cure di una sconosciuta.


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Per esempio le sue finanze. Risponde. Te l'avevo detto. Per esempio quello che succederà ai suoi beni quando muore. È un incompetente, Anya, un incompetente dal punto di vista finanziario. Ha piú di tre milioni - tre milioni! - bloccati in conti correnti da cui prende il quattro e mezzo per cento di interesse. Se gli levi le tasse fa il due per cento. Allora tradotto in soldoni vuoi dire che perde soldi tutti i giorni. E sai cosa ne sarà di quei tre milioni quando muore? Ha un testamento, che risale al settembre 1990, mai rivisto, secondo il quale tutto quello che possiede - i soldi, il suo appartamento e tutto quello che contiene, piú i beni immateriali, come i diritti d'autore - va a sua sorella. Ma sua sorella è morta da sette anni! Questo l'ho controllato e l'erede secondario è un'associazione caritatevole, una qualche organizzazione di disperati dove lavorava sua sorella, dedita alla riabilitazione di animali da laboratorio.

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Per la componente violenta, autoritaria, militarista della vita politica occidentale, insomma, Osama è stato una benedizione divina. In Australia e in Canada gli elettori si comportano come pecore spaventate. In Sudafrica, dove ancora occupa un posto infimo nella lista delle preoccupazioni pubbliche, l'estremismo islamico comincia ad assumere l'aspetto di un saggio fratello maggiore. Paradossale!

Quello che mi piaceva di piú dell'Australia, quando ci sono venuto per la prima volta negli anni Novanta, era il modo in cui la gente si occupava delle sue faccende quotidiane: con franchezza, onestà, con un pacato orgoglio personale e un'altrettanto pacata riservatezza ironica. Oggi, quindici anni dopo, sento da piú parti denigrare quell'attitudine e quella condotta personale, come se rappresentasse un'Australia del passato, ormai fuori moda. Mentre le fondamenta materiali delle «vecchie» relazioni sociali si corrodono sotto i miei occhi, quelle relazioni assumono lo status di maniere anziché quello di riflessi culturali vivi. Forse la società australiana non arriverà mai - grazie a Dio - a essere egoista e crudele come quella americana, ma sembra essersi avviata inconsapevolmente in quella direzione.

È curioso trovarsi a sentire la mancanza di quello che non si è avuto mai, qualcosa di cui non si è nemmeno mai fatto parte. Curioso sentire la nostalgia di un passato che di fatto non si è mai vissuto.


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La supplico, per favore ci ripensi.


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Animali da laboratorio?

Animali che sono stati usati per gli esperimenti di laboratorio. Cosí di fatto i soldi vanno agli animali. Tutti! E questo è il suo testamento, punto. Come ti ho detto, non l'ha mai corretto. Quelli sono i suoi ultimi desideri davanti alla legge.

Hai visto il testamento?

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Tony Judt nella sua storia dell'Europa dopo il 1945 - uscita di recente - suggerisce che nel ventunesimo secolo l'Europa potrebbe sostituire gli Stati Uniti come modello al quale la gente guarderà per la prosperità materiale, le politiche sociali illuminate e la libertà personale. Ma fino a che punto l'impegno per la libertà personale è sentito dalla classe politica europea? È stato provato che alcuni degli organismi di sicurezza europei collaborano o sono comunque conniventi con la Cia al punto da riferire le informazioni a Washington. Inoltre gli Stati Uniti sembrano avere il controllo totale su alcuni governi dell'Europa dell'Est. C'è da aspettarsi che la situazione prevalente nel Regno Unito di Tony Blair si diffonda negli altri paesi: una popolazione fortemente antiamericana e un governo che balla al ritmo dettato dall'America. Col tempo potremmo vedere riproporsi in parte dell'Europa la situazione che esisteva nell'Europa dell'Est ai tempi dell'Unione Sovietica: un blocco di stati nazionali i cui governi sono, per una qualche definizione della democrazia, eletti democraticamente, ma le cui scelte politiche nodali sono dettate da una potenza straniera, dove il dissenso è imbavagliato e le manifestazioni popolari contro la potenza straniera sono represse con la forza.

L'unico barlume di luce in questo quadro deprimente viene dall'America Latina, dove inaspettatamente stanno andando al potere alcuni governi popolari di sinistra. I campanelli di allarme staranno squillando a Washington: ci possiamo aspettare un irrigidimento della coercizione diplomatica, la guerra economica e un vero e proprio sabotaggio.


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Suo,

JC


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Ho visto tutto: testamento, lettere agli avvocati, conti bancari, password. Come ti ho detto ho un programma che mi riferisce tutto. È fatto apposta.

Hai installato un software di spionaggio nel suo computer?

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È interessante che proprio nel momento storico in cui il neoliberalismo proclama che essendo la politica finalmente stata sussunta nell'economia, le vecchie categorie di Destra e di Sinistra sono divenute obsolete, tutti coloro che nel mondo erano soddisfatti di pensare a se stessi come «moderati» - ovvero, come contrari agli eccessi della Destra e della Sinistra - stiano decidendo che, nell'era del trionfalismo della Destra, l'idea della Sinistra è troppo preziosa per essere abbandonata.

Secondo la visione ortodossa neoliberale il socialismo sarebbe crollato e poi morto sotto il peso delle sue proprie contraddizioni; ma non è possibile contemplare una storia alternativa? Che il socialismo non sia crollato ma sia stato atterrato a forza di bastonate, che non sia morto ma sia stato ucciso?

Pensiamo alla Guerra Fredda come a un periodo in cui la guerra vera, quella calda, veniva tenuta a freno mentre due sistemi economici rivali, quello capitalista e quello socialista, erano in competizione per la conquista dei cuori e delle menti dei popoli del mondo. Ma le centinaia di migliaia di uomini e donne della sinistra idealista, forse addirittura milioni, imprigionati, torturati e messi a morte in quegli anni per la fede politica e le azioni pubbliche si troverebbero d'accordo con questo resoconto dei tempi? Non c'è forse sempre stata una guerra calda che si combatteva al tempo della Guerra Fredda, una guerra condotta nelle celle delle prigioni e nelle stanze degli interrogatori di tutto il mondo, una guerra verso la quale confluivano milioni di dollari da tutto il mondo, fino a che non è stata vinta, fino a che la barca malandata dell'idealismo socialista non s'è arresa e non è colata a picco?


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Era vero? Possibile che Anya, dell'appartamento 2514, fosse, sia pure nel modo piú astruso immaginabile, la madre naturale della miscellanea di opinioni che stavo mettendo giú per conto della Mittwoch Verlag di Herderstraße, a Berlino? No. I pregiudizi e le passioni da cui erano sorte le mie opinioni erano nati molto pri-


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Te l'ho detto. Ho inserito un piccolo software nel suo disco rigido in quella che sembra una fotografia. È perfettamente invisibile a meno che tu non sappia che è lí. Nessuno la può scoprire e io la posso anche cancellare dall'esterno.

Ma tu che c'entri? Che te ne importa del suo testamento?

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25. Su Tony Blair


La storia di Tony Blair potrebbe essere uscita da Tacito: Un ragazzino borghese qualunque, con tutte le idee giuste (i ricchi devono sostenere i poveri, i militari vanno tenuti a bada, i diritti civili vanno difesi dalle incursioni dello stato), ma privo di basi filosofiche e di capacità introspettive, e senza altra bussola interiore che quella dell'ambizione personale, s'imbarca nell'avventura della politica con tutte le sue forze deformanti, e diventa il sostenitore entusiasta dell'avidità imprenditoriale, il diligente scimmiotto dei suoi padroni di Washington, che chiude giudiziosamente un occhio (non vedo, non sento) mentre i loro oscuri agenti uccidono, torturano e fanno sparire schiere di oppositori.

In privato uomini come Blair si difendono sostenendo che chi li critica (in genere etichettato come critico da salotto) dimentica che in questo mondo tutt'altro che ideale la politica è l'arte del possibile. E incalzano: la politica non è roba da femminucce, dicono, e con questo vogliono dire che non fa per chi non accetta compromessi dei principi morali.


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ma che mettessi gli occhi per la prima volta su Anya, ed erano ormai cosí forti - ovvero cosí radicate, cosí rigide - che a parte una parola qua e una là, era impossibile che la rifrazione del suo sguardo le avesse alterate.


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Ti posso chiedere una cosa, Anya? Chi è che farà l'uso migliore di tre milioni di dollari? Un mucchio di topi, gatti, cani e scimmie a cui hanno già spappolato il cervello con gli esperimenti scientifici e che dovrebbero essere ben felici di essere pietosamente abbattuti; oppure te e io?

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Per natura la politica non è congeniale alla verità, o almeno non alla pratica di dire sempre la verità in ogni circostanza. La storia darà loro ragione, concludono, la storia con la sua prospettiva piú ampia.

Ci sono state occasioni in cui coloro che sono andati al potere si sono ripromessi di praticare una politica della verità, o almeno una politica che evita le menzogne. Forse Fidel Castro a suo tempo è stato uno di quei personaggi. Ma quanto poco ci vuole perché le esigenze della vita politica rendano difficile e infine impossibile per chi è al potere distinguere tra verità e menzogna!

Come Blair, Fidel in privato dirà: Facile per voi esprimere i vostri altezzosi giudizi, ma avete idea del tipo di pressione cui ero sottoposto? È sempre al cosiddetto principio di realtà che questa gente fa appello, rigettando le critiche come idealistiche o irrealistiche.

La gente comune non ne può piú di sentire le dichiarazioni dei suoi governanti che non corrispondono quasi mai al vero. Non sono mai del tutto vere, o comunque sono verità parziali o tendenziose e dunque vacillanti. Vuole liberarsi da questa perenne prevaricazione. Ha fame (una fame moderata, va detto) delle parole di persone sensate esterne alla politica - accademici, ecclesiastici, scienziati o scrittori -, vuole sapere cosa ne pensano loro degli affari pubblici.

Ma come fa uno scrittore (per parlare solo degli scrittori) a soddisfare quella fame quando la sua visione dei fatti è necessariamente incompleta o incerta, quando perfino il suo accesso ai cosiddetti fatti avviene con tutta probabilità attraverso i media interni al campo di forze politiche, e quando la metà del tempo, per via del suo mestiere, a lui la menzogna e la psicologia di chi mente interessano almeno quanto la verità?


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Opiniâtre, dicono i francesi: ostinate, gelide, testarde. Bruno, col suo tedesco, è piú diplomatico. E ancora incerto se chiamare queste piccole incursioni Meinungen oppure Ansichten. Meinungen sono opinioni, dice, ma opinioni soggette ai cambiamenti di umore.


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Io e te?

Giusto: Io e te.

Non volevo dire io e te. Volevo dire, che c'entriamo io e te con i suoi soldi?

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