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| << | < | > | >> |Pagina 3 [ inizio libro ]Per un uomo della sua età, cinquantadue anni, divorziato, gli sembra di avere risolto il problema del sesso piuttosto bene. Il giovedí pomeriggio va in macchina a Green Point. Alle due in punto preme il campanello all'ingresso di Windsor Mansions, dice il suo nome ed entra. Sulla porta del n. 113 lo aspetta Soraya. David attraversa la camera, che profuma di buono e ha una luce soffusa, e si spoglia. Soraya esce dal bagno, lascia cadere l'accappatoio e s'infila nel letto accanto a lui. - Ti sono mancata? - gli domanda. - Mi manchi sempre, - risponde David. Le accarezza la pelle color del miele, senza i segni del sole; la fa distendere, le bacia il seno; fanno all'amore.Soraya è alta e snella, con lunghi capelli neri e occhi scuri e liquidi. Tecnicamente David ha l'età per essere suo padre; d'altronde, tecnicamente, si può essere padri a dodici anni. È suo cliente da piú di un anno; la trova di sua completa soddisfazione. Nel deserto della settimana, il giovedí è diventato un'oasi di luxe et volupté. A letto Soraya non è esuberante. In realtà ha un'indole assai tranquilla, tranquilla e docile. Le sue opinioni generali sono sorprendentemente moralistiche. Si sente offesa dalle turiste che scoprono le tette («mammelle», le chiama) sulle spiagge pubbliche; pensa che i vagabondi dovrebbero essere rastrellati e messi a spazzare le strade. Come riesca a conciliare le sue opinioni con questo tipo di lavoro David non glielo chiede. Poiché Soraya gli dà piacere, poiché questo piacere è inesauribile, ha cominciato a provare un certo affetto per lei. Ed è convinto che, in parte, l'affetto sia ricambiato. L'affetto non è amore, ma se non altro è suo parente stretto. Dati gli inizi tutt'altro che promettenti, sono stati fortunati: lui ad avere trovato lei, lei ad avere trovato lui. | << | < | > | >> |Pagina 74Alle sette, quando l'alba schiarisce le colline e i cani cominciano ad agitarsi, sono pronti. Il pulmino è carico di scatole di fiori, sacchi di patate, cipolle e cavoli. Lucy si mette al volante, Petrus sale dietro. Il riscaldamento non funziona; china in avanti per scrutare attraverso il parabrezza appannato, Lucy imbocca la strada per Grahamstown. David, seduto al suo fianco, mangia i panini preparati dalla figlia. Gli cola il naso, e spera che lei non se ne accorga.Ecco dunque una nuova avventura. Lucy, la bambina che un tempo lui doveva accompagnare a scuola e a lezione di danza, al circo e alla pista di pattinaggio, lo sta portando in esplorazione per mostrargli la vita, un mondo diverso e sconosciuto. In Donkin Square i bancarellisti stanno già montando i tavoli sui cavalletti e disponendo le loro mercanzie. C'è odore di carne bruciata. Sulla città pesa una fredda foschia; la gente si sfrega le mani, batte i piedi, impreca, ostenta un allegro cameratismo da cui Lucy, con gran sollievo di David, si astiene. Sono nel settore dei prodotti agricoli. A sinistra hanno tre donne africane che vendono latte, carne e burro; e anche, in un secchio coperto con uno straccio bagnato, ossa da brodo. A destra c'è una coppia di vecchi boeri che Lucy saluta come Tante Miems e Oom Koos, aiutati da un bambino di non piú di dieci anni con un passamontagna. Come Lucy vendono patate e cipolle, ma anche vasetti di marmellata, conserve, frutta secca, pacchetti di diuretico tè di buchu e altre tisane. Lucy ha portato due sgabelli di tela. Aspettando i primi clienti, bevono il caffè del thermos. Due settimane fa David era in un'aula e spiegava all'annoiata gioventú del Paese la distinzione tra «bruciato» e «ustionato» o tra «bevve» e «bevette». Il passato remoto, che indica un'azione ormai conclusa. Come sembra tutto lontano! Vivo, ho vissuto, vissi. Le patate di Lucy, esposte in un grosso cesto, sono state lavate. Quelle di Koos e Miems sono ancora macchiettate di terra. Durante la mattinata Lucy incassa quasi cinquecento rand. I suoi fiori vanno come il pane; alle undici riduce i prezzi e liquida quel che le resta. C'è un grande viavai anche al banchetto della carne e del latte, mentre per i due vecchi boeri, seduti fianco a fianco rigidi e ingrugnati, le cose vanno meno bene. Molte clienti di Lucy la conoscono per nome: per lo piú sono donne di mezza età, con un atteggiamento vagamente possessivo, come se il suo successo negli affari fosse anche merito loro. Ogni volta Lucy lo presenta: - Mio padre, David Lurie, in visita da Città del Capo. - Deve essere fiero di sua figlia, signor Lurie, - gli dicono. - Sí. Molto fiero, - risponde lui. - Bev gestisce la clinica degli animali, - dice Lucy dopo una delle presentazioni. - Di tanto in tanto le do una mano. Faremo un salto da lei sulla via del ritorno, se non hai nulla in contrario. Quella donnetta agitata, grassa e senza collo, con le lentiggini nere e i capelli corti e ispidi, non gli ispira simpatia. Le donne che non fanno alcuno sforzo per essere attraenti non gli piacciono. Già altre volte ha provato un analogo rifiuto per le amiche di Lucy. Non ne è particolarmente fiero; si tratta di un pregiudizio radicato nella sua mente, profondamente radicato. La sua mente è diventata il rifugio di vecchi pensieri infingardi e indigenti, senza altro posto dove andare. Dovrebbe cacciarli, sgombrare le stanze. Ma gli manca lo stimolo per farlo. | << | < | > | >> |Pagina 77- Fantastico. Mi spiace, ragazza mia, ma stento a provare interesse per l'argomento. Quello che fai tu, quello che fa Bev, è ammirevole, ma gli animalisti mi sembrano come certi cristiani. Cosí gioiosi e pieni di buone intenzioni che alla fine ti viene una gran voglia di stuprare e saccheggiare il mondo intero. O di prendere a calci il gatto.David è il primo a stupirsi di questo sfogo. In realtà non è affatto di cattivo umore. - Pensi che dovrei occuparnii di cose piú importanti, - dice Lucy. Sono in aperta campagna, e lei guida senza mai voltarsi a guardarlo. - Pensi che, essendo tua figlia, non dovrei sprecare cosí la mia vita. David scuote la testa e mormora: - No... no... no. - Pensi che dovrei dipingere nature morte o imparare il russo. Gli amici come Bev e Bill Shaw non ti piacciono perché non mi elevano culturalmente e socialmente. - Non è vero, Lucy. - Però è cosí. Bev e Bill non mi elevano semplicemente perché non esistono vite migliori o peggiori. Questa è l'unica vita che c'è. E dobbiamo dividerla con gli animali. Le persone come Bev danno il buon esempio. E io cerco di seguirlo. Di dividere con le bestie alcuni dei nostri privilegi umani. Non voglio reincarnarmi in un cane o in un maiale ed essere costretta a vivere come vivono i cani e i maiali sotto le nostre grinfie. - Lucy, tesoro, non arrabbiarti. Sono d'accordo anch'io, questa è l'unica vita che c'è. E per quanto riguarda gli animali, è giustissimo trattarli con gentilezza. Ma cerchiamo di non perdere il senso delle proporzioni. Noi apparteniamo a un ordine del creato diverso da quello degli animali. Non necessariamente superiore, ma diverso. Quindi, se vogliamo essere gentili con loro, facciamolo per pura e semplice generosità, non perché ci sentiamo in colpa e temiamo una punizione. | << | < | > | >> |Pagina 90Fino a oggi è stato ospite della figlia solo per brevi periodi. Ora divide con lei la casa, partecipa alla sua esistenza. Deve fare attenzione a impedire che le vecchie abitudini tornino di soppiatto, le abitudini del genitore: mettere il rotolo di carta igienica sul supporto, spegnere le luci, cacciare il gatto dal divano. Allenati per la vecchiaia, si ammonisce David. Allenati alla sopportazione. Allenati per la casa di riposo.Finge di essere stanco e dopo cena si ritira nella sua stanza, dove gli giungono attutiti i rumori della vita di Lucy: cassetti che si aprono e chiudono, la radio, il mormorio di una conversazione telefonica. Sta chiamando Johannesburg, parlando con Helen? La sua presenza sta forse prolungando la separazione? Le due ragazze oserebbero dormire nello stesso letto con lui in casa? Se nel cuore della notte il letto cigolasse sarebbero imbarazzate? Cosí imbarazzate da smettere? Ma che cosa ne sa lui delle effusioni di due donne a letto? Forse non hanno bisogno di farlo cigolare. E che cosa sa, poi, di Lucy e Helen? Forse dormono insieme come due bambine, abbracciandosi, toccandosi, ridacchiando, rivivendo l'infanzia... sorelle piú che amanti. Insieme a letto, insieme nella vasca da bagno, contente di sfornare biscotti allo zenzero e di provarsi i vestiti. Amore saffico: una scusa per ingrassare. La verità è che non gli piace pensare alla figlia nell'ardore della passione con un'altra donna, brutta oltretutto. Ma sarebbe piú felice se l'amante fosse un uomo? Che cosa vorrebbe, in realtà, da Lucy? Certamente non che restasse per sempre bambina, per sempre innocente, per sempre sua. Ma in fondo è un padre, cosí il destino ha voluto, e quando un padre invecchia è inevitabile che faccia piú affidamento sulla figlia. Diventa la sua seconda salvezza, la sposa della rinata gioventú. Non stupisce che nelle fiabe le regine cerchino di procurare la morte delle figlie! David sospira. Povera Lucy! Povere figlie! Che razza di destino, che peso sulle loro spalle! E i figli maschi: probabilmente tribolano anche loro, ma l'argomento gli è piú estraneo. Vorrebbe riuscire a dormire. Ma ha freddo, e non ha sonno. Si alza, si butta una giacca sulle spalle, torna a letto. Sta leggendo le lettere di Byron del 1820. Grasso, di mezza età a soli trentadue anni, il poeta vive a Ravenna con i Guiccioli: con Teresa gambacorta, la sua compiaciuta amante, e con il di lei cortese e malevolo marito. Calura estiva, tè del tardo pomeriggio, pettegolezzi provinciali, sbadigli malcelati. «Le signore siedono in circolo e gli uomini giocano al noiosissimo faraone, - scrive Byron. Riscoprendo nell'adulterio tutto il tedio del matrimonio. - Ho sempre considerato i trent'anni come il limite insuperabile per un vero e intenso piacere nelle passioni». David sospira di nuovo. Com'è breve l'estate, prima dell'arrivo dell'autunno, poi dell'inverno! Legge fin dopo mezzanotte, ma non riesce a prendere sonno. | << | < | > | >> |Pagina 106Le ustioni al cuoio capelluto non sono gravi, gli dice, ma deve guardarsi dalle infezioni. La dottoressa dedica un po' piú di tempo all'occhio. Le palpebre si sono incollate, e separarle si rivela un'operazione dolorosissima.- Lei è fortunato, - commenta la donna dopo averlo esaminato. - Non ci sono danni alla vista. Se avessero usato benzina sarebbe ben diverso. David esce dall'ambulatorio con la testa medicata e fasciata, l'occhio bendato, un sacchetto di ghiaccio fissato al polso con un cerotto. Con sua sorpresa in sala d'aspetto trova Bill Shaw. Bill, che è una buona spanna piú basso di lui, lo afferra per le spalle. - Pazzesco, assolutamente pazzesco, - dice. - Lucy è da noi. Voleva venire a prenderti lei, ma Bev non ha voluto saperne. Come stai? - Poteva andare peggio. Le ustioni non sono gravi. Mi spiace avervi rovinato la serata. - Non dire sciocchezze! - esclama Bill Shaw. - A che cosa servirebbero gli amici, altrimenti? Anche tu avresti fatto lo stesso. Pronunciate senza ironia, quelle parole gli restano impresse e non se ne vanno piú. Bill Shaw è convinto che se lui, Bill Shaw, fosse stato colpito sulla zucca e dato alle fiamme, allora lui, David Lurie, avrebbe preso l'auto e sarebbe corso in ospedale ad aspettare, senza neppure un giornale da leggere, di riportarlo a casa. Bill Shaw ne è convinto perché una volta lui e David Lurie hanno preso il tè insieme, per cui David Lurie è suo amico, e tutti e due hanno dei doveri nei confronti dell'altro. Avrà torto o ragione? Possibile che Bill Shaw, che è nato a Hankey, a meno di duecento chilometri da lí, e lavora in un negozio di ferramenta, conosca cosí poco il mondo da non sapere che esistono persone poco propense a fare amicizia, persone il cui atteggiamento nei confronti dell'amicizia fra uomini è corroso dallo scetticismo? Amico, parola affine ad amare. Forse, agli occhi di Bill Shaw, una tazza di tè è il sigillo di un legame affettivo. Già, ma senza Bill e Bev Shaw, senza il vecchio Ettinger, senza legami di qualche tipo, dove sarebbe lui adesso? In una fattoria sconquassata con il telefono rotto, in mezzo ai cani morti. - Una vicenda pazzesca, - ripete Bill Shaw in auto. - Atroce. Quando leggi di queste cose sul giornale ti sembrano terribili, ma quando capitano a qualcuno che conosci... - Scuote la testa, poi conclude: - È come toccarle con mano. Come essere di nuovo in guerra. David non risponde nemmeno. La giornata non si è ancora spenta, anzi è viva e vegeta. Guerra, atrocità: questa giornata inghiotte nella sua gola nera qualunque parola si usi per cercare di impacchettarla. | << | < | > | >> |Pagina 113Sono le undici passate, e Lucy non è ancora comparsa. David, sempre piú cupo, si aggira per il giardino. Non sa che fare di se stesso, ma non è solo questo che lo opprime. Gli avvenimenti di ieri lo hanno sconvolto nel profondo. Il tremito e la debolezza non sono che i segni iniziali e piú superficiali del trauma. Ha la sensazione che dentro di lui sia rimasto contuso e ferito un organo vitale, forse addirittura il cuore. Per la prima volta ha un assaggio della vecchiaia, quando diventerà un uomo spossato, senza speranze, senza desideri, indifferente al futuro. Abbandonandosi su una sedia di plastica in mezzo al puzzo di piume di pollo e mele marce, sente l'interesse per il mondo defluirgli dal corpo goccia a goccia. Forse ci vorranno settimane, anche mesi, prima di restare dissanguato, ma il fluido vitale sta fuggendo. E quando il processo si sarà compiuto, di lui non resterà che l'involucro di una mosca in una ragnatela, fragile al tocco, piú leggero della pula, pronto per essere trascinato verso altri lidi.Non può aspettarsi aiuto da Lucy. Pazientemente, silenziosamente, sua figlia deve ritrovare la strada per uscire dal buio e tornare alla luce. Fino a quando non sarà di nuovo se stessa, spetterà a lui l'incombenza di gestire la loro vita quotidiana. Ma è successo tutto troppo in fretta. È un fardello per cui non è preparato: la fattoria, l'orto, i canili. Il futuro di Lucy, il suo futuro, il futuro dell'intero Paese... ma chi se ne frega, gli viene voglia di dire. Che finisca tutto in pasto ai porci, non me ne importa niente. Quanto a quei tre, augura loro ogni male, ovunque siano, ma soprattutto non vuole pensarci. | << | < | > | >> |Pagina 124Ai vecchi tempi David avrebbe parlato chiaro con Petrus. Cosí chiaro da potersi permettere di montare su tutte le furie, cacciarlo e prendere un altro al suo posto. Ma anche se salariato, Petrus non è píú, a rigor di termini, un bracciante. D'altronde non è facile dare una definizione esatta di Petrus. La parola piú adatta parrebbe «vicino». Petrus è un vicino che attualmente presta la sua opera in cambio di denaro perché gli va di farlo. Presta la sua opera secondo un contratto non scritto, in cui non esiste alcuna clausola di licenziamento per fondati sospetti. David, Lucy e Petrus vivono in un nuovo mondo, ormai. Petrus lo sa, lui lo sa, e Petrus sa che lui lo sa.Con tutto ciò, David, in compagnia di Petrus, si sente a suo agio; è addirittura pronto, con le dovute cautele, a farselo piacere. Petrus è un uomo della sua generazione. Ne deve aver passate di tutti i colori, e senza dubbio ha una storia da raccontare. A David non spiacerebbe, un giorno, ascoltarla. Ma preferibilmente non in inglese. È sempre piú convinto che l'inglese sia un mezzo inadatto alla verità del Sudafrica. Intere parti del codice linguistico inglese si sono ispessite, hanno perso le articolazioni, la capacità di esprimere, la facondia. Come un dinosauro che spira e sprofonda nel fango, la lingua si è irrigidita. Compressa nello stampo dell'inglese, la storia di Petrus ne uscirebbe artritica, stantia. Di Petrus gli piacciono la faccia e le mani. Se da qualche parte esiste l'onesto lavoro, Petrus ne reca i segni. Un uomo paziente, vigoroso, indistruttibile. Un contadino, un paysan, un uomo della campagna. Un cospiratore, un intrigante e senza dubbio anche un bugiardo, come i contadini in ogni parte del mondo. Onesto lavoro e onesta furberia. David ha i suoi sospetti sulle intenzioni a lungo termine di Petrus. Non si accontenterà di arare per il resto della vita il suo ettaro e mezzo. Lucy è durata piú a lungo dei suoi amici hippy e vagabondi, ma per Petrus è una mezza calza: una dilettante, una fanatica della vita di campagna, non una vera contadina. A Petrus piacerebbe impossessarsi della sua terra. E poi di quella di Ettinger, o almeno di una parte, quanto basta per tenerci un gregge. Ettinger sarà un osso duro. Lucy è solo di passaggio; Ettinger è un contadino anche lui, un uomo della terra, tenace, eingewurzelt. Ma prima o poi Ettinger morirà, e suo figlio ha tagliato la corda. In questo senso Ettinger è uno stupido. Un buon contadino fa in modo di avere molti figli maschi. Petrus ha una visione del futuro in cui non c'è posto per le persone come Lucy, ma questo non fa necessariamente di lui un nemico. La vita di campagna è sempre stata caratterizzata da vicini che brigano per farsi le scarpe, che si augurano a vicenda pestilenze, cattivi raccolti, tracolli finanziari, ma sono pronti a dare una mano in caso di difficoltà.
Il sospetto peggiore, piú atroce, è che Petrus abbia
assoldato tre sconosciuti per dare una lezione a Lucy,
pagandoli con il bottino. Ma David non riesce a crederci,
sarebbe troppo semplice. La verità, secondo lui, è qualcosa
di molto piú - esita in cerca della parola -
antropologico,
qualcosa che per essere svelato sino in fondo richiederebbe
mesi di pazienti e posate conversazioni con decine
di persone, e l'aiuto di un interprete.
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