Copertina
Autore Leonard Cohen
Titolo Morte di un casanova
Edizioneminimum fax, Roma, 2012, Sotterranei 161 , pag. 554, bilingue, cop.fle., dim. 14x19x3 cm , Isbn 978-88-7521-433-3
OriginaleDeath of a Lady's Man [1978]
PrefazioneVasco Brondi
TraduttoreGiancarlo De Cataldo, Damiano Abeni
LettoreFlo Bertelli, 2012
Classe poesia , poesia canadese
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Indice



Ciao ciao amore mio i cieli bassi di Vancouver
si stendono su di noi (Appunti sparsi su Leonard
Cohen e su questo libro)

di Vasco Brondi                                          7


I Knelt Beside a Stream                                 16
Caddi in ginocchio accanto a un ruscello                17

I Knelt Beside a Stream                                 18
Caddi in ginocchio accanto a un ruscello                19

Your Moment Now                                         22
È il tuo momento                                        23

Your Moment Now                                         24
È il tuo momento                                        25

The Café                                                26
Il caffè                                                27

The Café                                                28
Il caffè                                                29



[...]


 

 

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Pagina 17

CADDI IN GINOCCHIO ACCANTO A UN RUSCELLO


Caddi in ginocchio accanto a un ruscello che era comparso su un parquet tirato a lucido in un appartamento che dava su Central Park. Uno scudo piumato mi fu agganciato all'avambraccio sinistro. Un elmo piumato mi fu calato sulla testa. Fui investito della missione di proteggere l'orfano e la vedova. Il che mi fece sentire così bene che mi arrampicai sul letto a due piazze di Alexandra e piansi in linea generale per il destino degli esseri umani. Poi la seguii nel bagno. Sembrava diventare d'oro. Stava davanti a me enorme come il guardiano di un porto. Come avevo mai potuto pensare di dominarla? Con una mano di cromo e un'immensa sigaretta Gauloise mi consigliò di arrendermi e di venerarla, cosa che feci per dieci anni. Cominciò così l'osceno silenzio della mia carriera di casanova.

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Pagina 47

IL NOSTRO GOVERNO IN ESILIO


Mi dicono che Michel è malato. Dicono che finalmente ha acconsentito a farsi disintossicare. Non riusciranno a schiantarlo. Il suo pensiero francese sopravviverà per sempre appena dietro la sua gola. Lavorerà tutta la notte e tutte le notti per vederli completamente annientati. Cambierà il modo di fare folk song e le canzoni d'amore in particolare. Il vino è con lui e la terra è sotto la sua protezione. Tu e io siamo viandanti.

Ti penso spesso. In molti arriveranno a riconoscere la tua grandezza. Gliela ficcherò in gola, se dovrò farlo. Venderemo la tua grandezza a ogni fottuto rottinculo che abbia mai sognato una vita migliore. È una promessa. Sta scritto.

Non mangio frutta fresca da molte settimane. E c'è gente che si pulisce il succo dalle labbra grassocce. Pompati dal loro nuovo potere e sicuri nella loro falsità. Parlano per noi! Questo osano! Osano parlare per noi! Un giorno tutto questo finirà. La guerra contro i poveri. La nostra furia scioglierà le vele. La nostra furia romperà gli ormeggi.

I tuoi baci mi ossessionano e il sapore dei tuoi baci e la tua bocca. Non desidero altro che il nostro governo s'insedi in questo posto infernale. Allora me li lavorerò come mi sono lavorato gli altri. Non intendo permettere che la loro libertà mi soffochi. Ma la tua lingua è come un sogno sionista che devo mettere da parte.

Non succederà niente a tutti. Secondo me stiamo per vincere. E i fottuti rottinculo avranno ciò che gli spetta. Ci odiano. Voglio vivere per vederli restare a bocca aperta davanti alle loro vite nella più completa incredulità. Voglio vivere per vedere una società decente edificata intorno a questa pagina.

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Pagina 51

IL NOSTRO GOVERNO IN ESILIO


Questa è l'opera di un borghese che flirta col terrorismo — non senza un certo fascino. Tutte le persone impegnate dovrebbero fare un piccolo sforzo per ridimensionare e neutralizzare questo genere di espressioni incendiarie ora che il problema di governare il paese è passato nelle nostre mani. Il suo pensiero aveva pure una certa presa fra gli estremisti di ogni credo, e lui era una figura familiare nei caffè rivoluzionari della Montreal pre-Indipendenza, con la sua tavoletta ouija e la semiautomatica Walther PPK. Era consustanziale, comunque, a tutte le sue posizioni una frivolezza respingente che ovviamente lo rendeva inadatto alle responsabilità della leadership. Quando gli si chiedeva di precisare la sua posizione su certe questioni importanti, replicava: «Come fate a interessarvi di cose simili mentre io e Layton siamo vivi?» Dopo aver pubblicato i versi che seguono sulle pagine dell'autorevole Le Monde fu abbandonato da tutte le persone serie di qualunque orientamento.


Penso che siate pazzi a parlare francese
È una lingua che invita il pensiero
a ribellarsi contro se stesso generando idee incendiarie
posture grottesche e un approccio teoretico
alle comuni funzioni corporali. Consacra l'anima
a un sacerdozio di bassa lega devoto alla salvezza
di un'erezione venuta meno. È il linguaggio
del cancro che attacca lo spirito e
installa un tumore in ogni favo
Fra i denti marci del francese covano
le più meschine opinioni sul destino e le più schifose
versioni della gloria e il più cupo dogma del cambiamento
che abbiano mai corrotto la naturalezza dell'umano agire
Il francese è uno specchio da luna park nel quale l'
idiota brachicefalo si afferma ed è incoraggiato
a comporre un manifesto sulla distruzione dell'avanspettacolo

Penso che siate pazzi a parlare inglese
So quello che pensate quando parlate inglese
Pensate porci pensieri inglesi
voi maiali sterilizzati di una lingua che non ha genitali
Siete pipì e pupù e nient'altro
e per questo gli innamorati muoiono in tutte le vostre canzoni
Non mi prendete in giro voi culle di piscio
in cui Gesù Cristo fu finalmente mandato a nanna
e nemmeno le budella di Satana riescono a trovare
un posto decente da ammorbare nei vostri piatti ritmi
di ambizione e malattia
Inglesi, vi conosco, siete spaventati dalla saliva
la vostra avventura sono i mattoni di vetro della sociologia
siete tedeschi con licenza di uccidere

Vi odio ma non in inglese
Vi amo ma non in francese
Parlo al demonio ma non della vostra punizione
Parlo alla tavola ma non del vostro piano
M'inginocchio fra le gambe della luna
in un veicolo dal perfetto balbettio
e voi osate intervistarmi sul problema
dei vostri insulsi destini
voi poveri zoticoni del nord
in partenza per il paradiso con le vostre bocche in fiamme
Cedete adesso cedete gli uni agli altri
i vostri più amabili inutili aspetti
e vivete con me in questa e nelle altre voci
come le arpe eoliche che eravate destinati a essere
Venite a dormire nella madre lingua
e sia una vergine a destarvi
(O stronzi senza cuore di una lingua particolare)
sia una vergine a destarvi
in uno stato sovrano di grazia comune

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Pagina 107

E VENIAMO A TE


E veniamo a te. Sono felice che non consideri più te stesso come «il beniamino esclusivo di Dio». Spero sinceramente che non dovremo più essere resi edotti di ogni tua voce. Tu non sei Giovanna d'Arco. È stato un brutto scherzo da ciarlatano, cercare di associare l'oscurità del tuo stile al mistero della divinità. Questa, e nessun'altra, è la mia voce. Sta dentro di te. Ci si è installata per caso e là resta, come il desiderio sessuale.

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Pagina 109

E VENIAMO A TE


Un uomo si è infilato nel labbro un amo da pesca. Significa che dovremo credere a quello che va dicendo? Si vede come la preda o come l'esca? C'è qualcuno abbastanza annoiato da tirarlo in secca? Questo paragrafo è, credo, un invito a coloro che sono realmente annoiati a uscire allo scoperto e lasciarsi sorprendere una volta di più, l'ultima volta. Coloro che non si adagiano per sempre in un'ostilità rivendicativa, quelli che sanno leggere oltre la rivendicazione, scopriranno negli strati profondi della propria noia il propellente di una grande attività. La bocca della critica sonnacchiosa sarà strappata via. Lo sfigurante sbadiglio della fratellanza sarà penetrato. Cominceranno a parlare a se stessi.

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Pagina 213

ANGELICA


Angelica sta in riva al mare
Qualsiasi cosa io dica è troppo rumorosa per il suo stato d'animo
Dovrò ritornare
fra un milione d'anni
con lo scalpo della mia vecchia vita
che mi pende da una mano

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Pagina 217

IL PROSSIMO


Le cose vanno meglio a Milano.
Le cose vanno molto meglio a Milano.
La mia avventura si è addolcita.
Ho incontrato una ragazza e un poeta.
Dei due uno era morto
    l'altra era viva.
Il poeta era peruviano
    e la ragazza una dottoressa.
Prendeva antibiotici.
Non la dimenticherò mai.
Mi ha portato in una chiesa buia
    consacrata a Maria.
Lunga vita ai cavalli e alle candele.
Il poeta mi ha restituito il mio spirito
    quello che avevo perso nella preghiera.
Era un grand'uomo che veniva dalla guerra civile.
Diceva che la sua morte era nelle mie mani
perché sarei stato il prossimo
    a spiegare la debolezza dell'amore.
Il poeta César Vallejo
    che giace ai piedi della propria fronte.

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Pagina 223

NESSUNO TI GUARDA


Stenditi. Nessuno ti guarda. Su innumerevoli filamenti i fiocchi di neve sono risospinti nel cielo notturno. Lo spettacolo è finito. Riversa grandi manciate di natiche. La ragazza è venuta.

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Pagina 235

NESSUNO TI GUARDA


una notte meravigliosa
una donna meravigliosa
si sposarono in inverno
si separarono in primavera
lei scagliò la sua fede nuziale
nel Lago delle Decisioni
lei proseguì
lui proseguì
s'incontrarono ancora
nella Francia meridionale
lei viveva da sola
ma in gran bellezza
lui le apparve
come un rospo
lei lo scacciò
via dal 18° secolo
lui pensa sempre a lei
ma d'inverno
impazzisce
cammina avanti & indietro nella stanza
cantando Hank Williams
la polizia gli lascia multe sulla macchina
gli spalaneve
gliela coprono di neve
alla fine la rimorchiano
fino a un immenso campo bianco
di cani congelati

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Pagina 279

LA BUONA LOTTA


Se solo lei mi chiamasse di nuovo Mister
Se solo i miei genitali non avessero galleggiato
Quando mi sono rilassato nella vasca da bagno
Ed entrambi abbiamo guardato in basso e concordato che
È stupido essere uomo
Non dire a mia madre che sono diventato
L'appendice di una donna adulta
Io sono fatto di lei io le sono inutile
Io sono qualcosa cavato fuori dalla sua bellezza
Io sono la forma del suo profumo
Io sono il tintinnio delle stampelle di alluminio
Da cui lei staccava i suoi abiti
Quando io la facevo diventare forte e rabbiosa
Con gli insulti più raffinati che riuscivo a escogitare
E comunque lei non cadeva
E io ho capito con assoluta certezza
Che lei era il Capolavoro della mia mezza età

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Pagina 367

LA VISITA


Allora eccoti qui di nuovo, orribile e radiosa, come merda di carbone. In piedi sulla porta, allaghi l'ingresso con onde rosse di rabbia. Vuoi sapere qual è il problema. Perché non sono più al tuo servizio. Pezzo di merda. Sei venuta a chiedermelo per davvero. Hai le cosce belle e bianche ma la tua enorme maschera di rabbia ci cola sopra. Hai le tette così grosse che quasi ti sbilanciano. Ci sono ceneri nell'aria, brandelli di carta carbone, vecchi negativi. Ti fai avanti, ridicola nel tuo costume di rabbia, da giudea quale sei, cercando di imitare alcuni passi solenni di danza sacra. Non cercare di sorridere. Come a dire: scordatelo. Non me lo scorderò. Tu non sei inerme. Lo conosco il tuo camuffamento da giudea impacciata. Il camuffamento da giudea inerme. Vorresti dire che dovrei restare con te, verso dopo verso. Dicendolo, te ne vai; le tue chiappe belle come la prima volta che ci siamo visti e io ti ho seguito nel fuoco. Grazie della visita, orribile puttana. Dovrò mettermi a strofinare questa stanza per un paio d'ore. Nemmeno un'occhiata ai miei genitali, inutile puttana. Ma ieri lo spettro della tua mano è sbucato dalla spuma proprio come piace a me. Hai imparato osservandomi. Ho trovato una sola cosa in te da lodare e su questo ciottolo ho costruito la mia fortezza d'amore.

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Pagina 455

PRESTO, VAI A CENA


Presto, vai a cena. Presto, vai a mangiare. Finisci la debole preghiera, la lavorazione della pietra, i doveri da golem verso la donna che sta per nascere. Corri alla coscia nel piatto e alla città nuvolosa. Chinati sul tuo mondo rotondo. Dai un taglio alle chiacchiere arrugginite con la donna non scopata, l'amica poco convinta, gli innumerevoli universi incerti, evita la diplomazia con loro. Presto, vai da ciò che brami. Presto, vai dal tuo diritto di nascita e dalla notte dei lunghi coltelli e del grasso. Corri, operaio nel regno della canzone. Corri angelo, spirito coperto, menestrello del mio unto pellegrinaggio. E torna di corsa nel letto caldo in cui lei dorme, dove è scuro, la sua faccia rivolta dall'altra parte, dove vi incontrate a metà del sonno, dolci l'uno con l'altra come se vi foste appena incontrati. Dormi appoggiato alla sua schiena, con il braccio attorno alla sua vita, la mano sotto il suo seno. Finché lei non si agita nel sonno. Le mosche ti camminano sulla faccia. Lei non è capace di farti sentire a tuo agio. Non ne è mai stata capace. Presto, addormentati. Trova un modo di andare di sopra. Le campane hanno suonato, i fedeli respirano incenso. In una fessura delle imposte di legno il mattino è cominciato. Corri dalla tua nudità spaparanzata e toccati piano come una volta o l'altra farà la donna che sta nascendo. Agita le ginocchia, operaio della mente, passa in rassegna di corsa il tuo testamento. Inventa la tua canzone. Inventa il tuo potere. Presto, vai a nascere nel letto accanto a lei. Corri ad abboccare all'amo. Corri al tuo destino. Corri alla tua fica. Corri alla tua visione di Dio. Il tempo è come una freccia. Presto, vai in banca. Corri dai tuoi figli non nati. Corri dal tuo corpo magro e dalla tua abbronzatura. Allora le lumache balleranno, il puro cielo notturno non si burlerà di te. Corri dalla tua disciplina e dal tuo blando regime. Muoviti più in fretta della macchia, del grasso, del cuore deluso. Corri dal burro di noccioline e dalla bibita fresca dell'estate. Presto, vai dal tuo miracolo. Presto, vai dal tuo stomaco vuoto, dal digiuno della vittoria, dal tempio mai costruito. Svegliala e litigate nel tuo letto. Mangiate insieme al buio. Fai prigioniero il mondo rotondo e fermane la lotta e ficca la bocca nella pelle ustionata. Io sono la tua voce morta.

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