Copertina
Autore Carlo Collodi
CoautoreBenito Franco Jacovitti
Titolo Pinocchio
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 2001 [1964], , pag. 268, cop.ril., dim. 233x295x26 mm , Isbn 978-88-7226-637-3
PrefazioneAntonio Faeti
LettoreRiccardo Terzi, 2004
Classe ragazzi , illustrazione
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Pagina 19

C'era una volta...

- Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori.

No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno.

Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d'inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.

Non so come andasse, ma il fatto è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome mastr'Antonio, se non che tutti lo chiamavano mastro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.

Appena mastro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegrò tutto; e, dandosi una fregatina alle mani per la contentezza, borbottò a mezza voce:

- Questo legno è capitato a proposito; voglio servirmene per fare una gamba di tavolino.

Detto fatto, prese subito l'ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e a disgrossarlo, ma quando fu lì per lasciare andare il primo colpo, rimase col braccio sospeso in aria, perché sentì una vocina sottile sottile, che disse raccomandandosi:

- Non mi picchiar tanto forte!

Figuratevi come rimase quel buon vecchio di mastro Ciliegia!

Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non vide nessuno! Guardò sotto il banco, e nessuno; guardò dentro un armadio che stava sempre chiuso, e nessuno; guardò nel corbello dei trucioli e della segatura, e nessuno; aprì l'uscio di bottega per dare un'occhiata sulla strada, e nessuno! O dunque?...

- Ho capito; - disse allora ridendo e grattandosi la parrucca - si vede che quella vocina me la sono figurata io. Rimettiamoci dunque a lavorare.

E ripresa l'ascia tirò giù un solennissimo colpo sul pezzo di legno.

- Ohi! tu m'hai fatto male! - gridò rammaricandosi nuovamente la solita vocina.

Questa volta mastro Ciliegia restò di stucco, cogli occhi fuori del capo per la paura, con la bocca spalancata e la lingua ciondoloni fino al mento, come un mascherone da fontana.

Appena riebbe l'uso della parola, cominciò a dir tremando e balbettando dallo spavento:

- Ma di dove sarà uscita questa vocina che ha detto «ohi!» ?... Eppure qui non c'è anima viva. Che sia per caso questo pezzo di legno che abbia imparato a piangere e a lamentarsi come un bambino? Non lo posso credere. Questo legno eccolo qui; è un pezzo di legno da caminetto, come tutti gli altri e, a buttarlo sul fuoco, c'è da far bollire una pentola di fagiuoli... O dunque? Che ci sia dentro qualcuno? Se c'è nascosto qualcuno, tanto peggio per lui. Ora l'accomodo io!

E così dicendo, agguantò con tutt'e due le mani quel povero pezzo di legno e si pose a sbatacchiarlo senza carità contro tutte le pareti della stanza.

Poi si mise in ascolto, per sentire se c'era qualche vocina che si lamentasse. Aspettò due minuti, e nulla; cinque minuti, e nulla; dieci minuti, e nulla!

- Ho capito! - disse allora sforzandosi di ridere e arruffandosi la parrucca - Si vede che quella vocina che ha detto «ohi!», me la sono figurata io! Rimettiamoci a lavorare.

E poiché gli era entrata addosso una gran paura, si provò a cantarellare per farsi un po' di coraggio.

Intanto, posata da una parte l'ascia, prese in mano la pialla per piallare e tirare a pulimento il pezzo di legno; ma nel mentre che lo piallava in su e in giù, sentì la solita vocina che gli disse ridendo:

- Smetti! tu mi fai pizzicorino sul corpo!

Questa volta il povero mastro Ciliegia cadde giù come fulminato. Quando riaprì gli occhi, si trovò seduto per terra.

Il suo viso pareva trasfigurato, e perfino la punta del naso, da paonazza come era quasi sempre, gli era diventata turchina dalla gran paura.

In quel punto fu bussato alla porta.

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