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Pagina 24
[ amore, Occidente, Oriente ]
... pensò che distinguere non
avesse importanza alcuna: tutta la
scena brillava d'amore in una forma
cristallina, tersa, troppo
delicata, quale lui mai aveva
conosciuto prima. Gli venne da
credere che mentre per noi, in
Occidente, l'amore sorge
dall'incontro e dalla differenza
fra un uomo ed una donna, laggiú
invece, nell'Oriente tanto piú
sottile e raffinato, civilissimo da
tempo immemorabile, il piacede
dell'amore sorge nel momento in cui
una coppia indifferenziata si pone
di fronte allo scenario del
lievissimo infinito, si incammina
verso il vuoto della bruma luminosa
che come un'amante, una terza
amante, chiama a sé l'amata e
l'amato uniti...
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Pagina 75
[ emú, senso, linguaggio, significare ]
Per molto tempo la figura della
passeggiata notturna dei due
pennuti, nella terra dei Tasmaniani
estinti, mi tornò alla mente,
occupandola come una scena
enigmatica e perturbante. I due emú
non erano venuti a dirmi niente,
quella passeggiata non esprimeva
nulla. Eppure essa era stata fatta
davanti a me: semplicemente essi si
erano offerti al mio sguardo
abbacinato. Noi siamo abituati a
considerare il linguaggio come
un'espressione di sé e un messaggio
da comunicare ad altri. Che il
senso sia chiaro, o che ci sia solo
un segno, un significante senza un
significato preciso, quello che
permane nel nostro linguaggio è
sempre un processo di
significazione, di significanza,
una disponibilità continua a
significare, anche là dove un senso
con c'è piú. Distruggiamo magari il
senso, ma per vedervi ovunque una
presenza di enunciazioni pure o di
simboli da decifrare: ci troviamo
sempre sotto il dominio del
significante che, come un colono
sterminatore, impone a ogni cosa
l'alternativa di dover significare
oppure di sparire.
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Pagina 80
[ Sankt Valentin, frontiera, affumicatori ]
Il paesaggio tutt'intorno è dolce,
silenzioso, a volte anche
stranamente cupo: vi si sente
incombere infatti l'aria
indefinibile della frontiera. Qui
dunque, insieme a molte altre
storie, se ne racconta anche una
che, attraverso la descrizione di
un episodio breve e pauroso, mette
in scena le tipiche emozioni della
vita di frontiera. A Sankt Valentin
auf der Haide tuttavia la storia
non viene intesa in questo modo,
bemsí come un lontano mito
sull'origine della letteratura, o
meglio sull'origine del narrare. È
la storia degli affumicatori.
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Pagina 88
[ affumicazione ]
Chi era dunque un affumicatore?
Era colui che sapeva cuocere la
carne servendosi non dell'acqua o
del fuoco, bensí della semplice
esposizione al fumo. Posta dentro
un camino o, secondo la tecnica piú
perfetta, appesa all'aperto su una
sorta di graticcio - due forcelle
che reggevano un'asta centrale -,
la carne rimaneva avvolta, per due
o addirittura tre, quattro giorni,
nel fumo caldo di un fuoco basso e
crepitante, arricchito coi migliori
aromi raccolti nei boschi e nei
prati di montagna. La cottura per
affumicazione coincideva cosí con
una forma di assorbimento e di
assimilazione di tutti gli aromi,
in modo che la carne, una volta
pronta, si offrisse al degustatore
pensoso non piú soltanto come un
cibo da digerire, ma come un intero
paesaggio da contemplare.
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