Copertina
Autore Carlo Consiglio
CoautoreVincenzino Siani
Titolo Evoluzione e alimentazione
SottotitoloIl cammino dell'uomo
EdizioneBollati Boringhieri, Torino, 2003, Nuova Didattica , pag. 244, dim. 147x220x16 , Isbn 978-88-339-5701-2
LettorePiergiorgio Siena, 2003
Classe alimentazione , biologia , medicina , evoluzione , antropologia
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Indice

  9 Introduzione

    Evoluzione e alimentazione


    Parte prima - L’alimentazione dei parenti più prossimi
    dell’uomo ( Vincenzino Siani)

 15 Adattamenti legati all’alimentazione
 18 Metodiche di studio
 23 Ominoidei: classificazione, identificazione e habitat
 38 Caratteri generali e composizione della dieta degli
    Ilobatidi
 49 Caratteri generali e composizione della dieta dei
    gorilla
 56 Caratteri generali e composizione della dieta degli
    scimpanzé
 71 Caratteri generali e composizione della dieta degli
    oranghi
 78 Carnivorismo e Scavenging
 86 Cannibalismo e coprofagia
 91 Fabbisogno energetico e fibre
 94 Proteine e amminoacidi
 98 Acqua, vitamine e minerali. Geofagia
104 Selettività della dieta
108 Erbe medicinali

    Parte seconda - L’alimentazione dei nostri antenati
    (Carlo Consiglio)

117 Classificazione adottata. Ominidi fossili e recenti
120 Ossa
129 Altri avanzi di cibo
131 Attrezzi
133 Modificazioni indotte dal cibo
146 Patologia delle ossa e dei denti
148 Composizione chimica dei resti fossili
152 Prove indirette

    Parte terza - Gli adattamenti alimentari dell’uomo
    (Carlo Consiglio)

165 Cranio e mandibola
169 Denti
182 Altre parti del corpo
191 Fisiologia
192 Conclusioni
197 Epilogo

    L’alimentazione dell’uomo moderno (Carlo Consiglio
    e Vincenzino Siani)

211 Riferimenti bibliografici

 

 

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Pagina 9

Introduzione


Nel concetto di «cibo» includiamo tutti quei principi organici o inorganici che le forme di vita appartenenti al regno animale assumono per vivere.

Per queste il cibo, nelle sue accezioni più varie, rappresenta la fonte di quell’energia necessaria a realizzare le informazioni relative ai processi biologici contenute nel codice genetico.

In natura, ogni forma vivente diviene prima o poi a sua volta cibo per altri esseri; ognuno è, in un certo senso, energia in transito il cui flusso lega le singole specie in una rete fatta di necessità e intrecciata attraverso istinti, strategie e opportunità.

Nelle società umane industriali e postindustriali, le questioni relative alla ricerca, alla raccolta, alla produzione, alla conservazione e al consumo del cibo sembrano apparentemente marginali: le conquiste del Neolitico hanno semplificato per Homo sapiens i problemi del sostentamento e consentito di indirizzare l’attenzione verso l’acquisizione di conoscenze il cui conseguimento ha avuto un impatto decisivo per la diffusione della specie.

Per gli Ominidi, che ci hanno preceduti nel corso degli ultimi tre milioni di anni, nutrirsi ha costantemente rappresentato il problema centrale dell’esistenza.

La necessità di assumere in un breve arco di tempo tutti i nutrienti sufficienti in quantità e qualità ad assicurare la sussistenza si accompagnava spesso a rischi di varia natura: sfuggire ai predatori sostenere competizioni inter o intraspecificbe per il possesso dello stesso cibo; evitare che le energie spese nel procacciarlo, digerirlo e assorbirlo fossero di entità superiore all’energia da quello ricavata; avvertire in qualche modo la presenza di sostanze tossiche associate ai cibi, alfine di evitarne l’assunzione.

L’ambiente in cui i nostri antenati si trovarono a vivere e operare è sufficientemente noto: ne conosciamo i caratteri del territorio, i parametri fisici, la vegetazione, le specie animali che lo popolavano; fra queste ultime le scimmie antropomorfe.

La vicinanza genetica fra gli antichi Ominidi e le grosse scimmie e la condivisione dello stesso habitat ci hanno indotti ad approfondire gli aspetti legati all’alimentazione propria di tali specie, di registrarne gli aspetti differenziali al giorno d’oggi, di arguire sulla base dei reperti paleontologici la condotta nei tempi preistorici, di focalizzare l’alimentazione dell’uomo attraverso i vari tempi della sua evoluzione e di rilevarne i consumi, le strategie, nonché gli adattamenti di ordine anatomo-funzionale che dovettero accompagnare le varie tappe del suo lungo cammino.

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Pagina 38

4.

Caratteri generali e composizione della dieta degli Ilobatidi


Gli Ilobatidi sono prevalentemente frugivori; prediligono frutti maturi, dolci e succosi e specialmente fichi. Particolare importanza nella loro dieta ricoprono piante produttrici di piccoli frutti, trascurati da gran parte delle scimmie (Raemaekers e altri 1980). Tuttavia, non esiste alcun Primate completamente frugivoro e anche i gibboni assumono materiale foliaceo e cibo animale come necessari complementi per la loro dieta.

Giovani foglie e insetti contengono proteine in misura quasi equivalente, circa il 20% in peso secco (Boyd e Goodyear 1971; Hladik e altri 1971; Hladik 1977); le foglie, tuttavia, possono essere raccolte e mangiate con maggiore facilità e rapidità, per cui rappresentano una fonte proteica più disponibile rispetto agli insetti, risorsa tendenzialmente più sporadica.


I. Tecnica di alimentazione

Gran parte del periodo di attività dei Primati è dedicato alla ricerca e al consumo del cibo. L’entità degli spostamenti attraverso il territorio è variabile e dipende principalmente dalla concentrazione delle fonti alimentari. Le stagioni hanno la loro influenza: per i gibboni della Malesia le distanze percorse sono più lunghe nel periodo gennaio-maggio e più limitate da aprile a dicembre.

Quando mangiano, i gibboni, fermi sul posto, assumono varie posizioni: seduti, in piedi, appesi al ramo per un braccio, con uno o tutte e due le braccia libere per afferrare e trattenere il cibo. Il ramo dell’albero può essere afferrato, avvicinato al corpo e il cibo direttamente consumato a morsi o afferrato con la mano e portato alla bocca. In ambedue i casi il cibo è esaminato, annusato e palpato prima di essere ingerito. I frutti più piccoli sono assunti interi e masticati, quelli più grandi consumati, tutti o in parte, a morsi. Nel primo caso i semi sono ingoiati con tutto il resto, nel secondo sono deglutiti solo polpa e pericarpo, ma non i semi.

Germogli di foglie e foglie giovani sono afferrate con la bocca e consumate intere; delle foglie più vecchie sono di solito mangiate solo le lamine, strappate e isolate dalla vena centrale con le dita o ingoiate direttamente. I boccioli di fiori sono consumati interi; i fiori più vecchi sono masticati e la massa fibrosa residua sputata via. Piccoli animali (insetti-stecco, termiti, bruchi) sono afferrati con una mano, schiacciati e ingeriti. Il miele è rimosso con un colpo della mano e leccato dalle dita.


2. Strategia alimentare

I gibboni si alimentano di cibo rinvenuto durante spostamenti da un sito di alimentazione o di riposo a un altro (foraggiamento) o in vere e proprie sedute di alimentazione in siti giudicati ottimali per tale necessità.

Il gruppo si muove in formazione non compatta (i singoli individui distano 20-100 m orizzontalmente o verticalmente gli uni dagli altri). Ciascun membro sceglie il suo percorso e presta molta attenzione all’ambiente circostante, in particolare a eventuali cibi animali o vegetali in cui si imbatte. Normalmente il 40% del tempo di veglia è speso nell’alimentazione, il 40% negli spostamenti, il 20% in altre attività.

Il gruppo si sposta fra la chioma di un albero e quella dell’albero successivo, in un a zona approssimativamente compresa fra un’altezza di 10 m dal suolo fino alla sommità della chioma arborea. Tale attività è estremamente quieta: la presenza del gruppo è rivelata soltanto dallo spostamento dei rami degli alberi: non un verso né un movimento dei singoli animali colpiscono l’osservatore.

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Pagina 197

L’alimentazione dell’uomo moderno


I. Adattamenti alimentari dell'uomo moderno

Gli adattamenti sono caratteri acquisiti nel corso dell’evoluzione che permettono a una specie di vivere in un determinato ambiente o di sfruttare una determinata nicchia ecologica.

Negli adattamenti alimentari dell’uomo moderno dobbiamo distinguere: adattamenti antichi, che erano già posseduti dagli Australopitechi, e che non sono stati perduti nonostante l’innegabile cambiamento di dieta; e altri più recenti, che riflettono le ultime fasi della sua storia evolutiva.

Tra gli adattamenti antichi menzioniamo:

— Forma della testa, con la dentatura sotto, anziché davanti, al cranio. E' un adattamento a mangiare cibi duri.

— Articolazione temporo-mandibolare: adattamenti a masticare oggetti piccoli e duri.

— Arcata dentaria ampia e parabolica: adattamento a mangiare grani di cereali.

— Incisivi piccoli: adattamento a mangiare foglie.

— Riduzione dei canini: adattamento a mangiare cibi duri.

— Premolari e molari con cuspidi basse: adattamento a mangiare cibi duri.

— Smalto spesso: adattamento a mangiare cibi duri. Lo spessore dello smalto si è ridotto nel corso dell’evoluzione dell’uomo, ma attualmente è sempre molto maggiore che nelle scimmie antropomorte.

— Mano con pollice opponibile: adattamento a raccogliere piccoli oggetti duri, probabilmente semi.

Tra gli adattamenti recenti menzioniamo:

— Riduzione della grandezza dei premolari e molari e tendenza alla riduzione del loro numero: è un adattamento a mangiare cibo più tenero, forse un effetto della carnivoria o della cottura dei cibi.

— Riduzione della lunghezza e della superficie dell’intestino: parziale dattamento alla carnivoria.

Vi sono poi degli adattamenti che non sappiamo se siano antichi o recenti, perché riguardano parti del corpo non scheletriche, di cui non conosciamo la disposizione negli antichi Ominidi:

— Rapporto tra le superfici di stomaco + cieco + colon e intestino tenue: adattamento alla frugivoria, con tendenza alla carnivoria.

— Forma del colon con taeniae, haustra e pieghe semilunari: adattamento alla folivoria.

— Digestione alloenzimatica: adattamento a un regime alimentare di non carnivoria.

— Cuscinetti di grasso sul sedere: adattamento a una alimentazione a base di semi.

— Globuline IgA: adattamento a un’alimentazione a base di foglie.

Come si può vedere, gli adattamenti dell’uomo sono in prevalenza per un’alimentazione a base di vegetali, soprattutto semi, tuberi e foglie. Gli adattamenti a un’alimentazione a base di carne sono molto meno numerosi. Considerando l’evoluzione dell'uomo, sembra che questi adattamenti a un’alimentazione a base di semi, tuberi e foglie fossero più spiccati negli Australopitechi; in seguito però alcuni di essi sono regrediti a seguito dell’entrata anche della carne nell’alimentazione degli Ominidi. Tuttavia una quantità di adattamenti per un’alimentazione a base di semi, tuberi e foglie si sono conservati fino a oggi; inoltre sembra che, mentre l’Uomo di Neandertal, che non era un nostro antenato, era specializzato per un’alimentazione più carnivora, l’uomo moderno (Homo sapiens moderno) sia ritornato verso un’alimentazione a base soprattutto di vegetali, e che ciò abbia influito sui suoi adattamenti.

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