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| << | < | > | >> |Pagina 5Un mio amico veneto mi ha raccontato la storia di una sua vecchia attività economica. Undici anni fa è venuto qui a Modena a studiare informatica. Quando era a scuola si faceva pagare per mangiare della roba strana. Per cinquecento lire si mangiava un fazzoletto di carta o un'ortica. Per duemila lire mangiava una pagina di un manuale di informatica o una gomma pane, anche se questa roba ormai gli usciva dalle orecchie. Era anche un tipo molto magro e non si sarebbe mai detto che avesse una gran passione per il cibo. Una volta, nel cortile dell'istituto, un suo amico ha trovato un bel lombrico vivo e gli ha detto "Giovanni, ti do centomila se te lo mangi tutto". Allora il mio amico è stato molto indeciso perché a quei tempi erano una bella cifra. Solo che si era anche invaghito di una loro compagna di studi e aveva paura che lei venisse a sapere che lui mangiava i vermi, e che pensasse che era un tipo poco pulito. Così ci ha rimesso quei soldi ma poi la ragazza si è innamorata di lui e adesso sono felici e contenti. | << | < | > | >> |Pagina 28Mia zia Filomena da ragazza aveva un tale che la corteggiava moltissimo. Era un poeta e si chiamava il poeta Pisanti. E mentre questo poeta adorava mia zia Fila, la zia Fila non lo sopportava. Poi un'estate la zia Fila si fa un vestito molto bello di una stoffa a righe gialle e nere e va su in montagna a passare l'estate e tra tutte le cose che aveva con sé si era portata anche questo vestito a righe gialle e nere. Il poeta Pisanti vede questo vestito che mia zia si era messa una domenica per andare a passeggio e allora viene a Modena, compra anche lui una stoffa a righe gialle e nere uguale a quella del vestito di mia zia e si fa fare da un sarto un vestito da uomo, ma uguale come stile a quello di mia zia. Per cui la zia Fila la domenica dopo va in paese, poi va a messa, e lì, quando è a messa e vede il poeta Pisanti con un vestito fatto con la stessa stoffa del suo, si arrabbia moltissimo. Per lui procurarsi questo vestito a righe gialle e nere, fatto della stessa stoffa, era stata una grande prova d'amore, per lei una tale offesa che non ha più voluto parlargli in vita sua. | << | < | > | >> |Pagina 33Mia zia Maria quando ero piccolo mi raccontava sempre questa storia, che quando lei era una bambina a Pievepelago ci stava un povero demente che si chiamava Mingone e che era buono e inoffensivo e perciò, invece di averlo spedito in manicomio, andava in giro libero tutto il giorno per Pievepelago e ogni tanto qualcuno gli dava da fare dei lavorettí semplici come portare delle scarpe a qualcuno oppure portare un po' di legna a qualcun altro e così via. Allora un giorno, mentre camminava per Pieve, a un certo punto questo Mingone è caduto per terra e la gente che era lì intorno è corsa a vedere per aiutarlo e quando si è tirato su tutti hanno visto che si era piantato un bastone in un occhio e delle donne si sono messe a dire "Povero Mingone" ma lui invece rideva e era contento. Allora uno gli ha detto "Perché ridi Mingone" e lui ha detto "Rido perché sono stato fortunato, perché se il bastone era a forcella poteva cavarmi tutti e due gli occhi". | << | < | > | >> |Pagina 41Mio padre e due miei amici, Fabio Bonvicini e Gianni Pecchini, quando eravamo tutti su in montagna, avevano l'abitudine di chiudersi in cucina alle cinque di pomeriggio e iniziare a fare le lasagne per tutti e ne facevano sempre cinque o sei teglie. Oppure facevano il gnocco fritto. Però non volevano assolutamente che nessuno entrasse in cucina a disturbarli. Una volta mentre erano in cucina a lavorare e stavano ascoltando la radio a un certo punto c'è stato il radiogiornale e cinque minuti dopo, alla fine, dopo che avevano dato tutte le notizie, la radio ha detto: hanno letto le notizie Franco Bianchi e Gina Motta, in studio Mario Zitti e Giuseppe Rossi, corrispondenti dall'Italia Alfio Venturi, Franca Mangiapane, Fausto Rombi, corrispondenti dall'estero Rino Quadrati e Maurizio Fanti, regia di Arturo Righini e così via. Allora mio padre ha detto "Dio canta, tutta 'sta gente per non dire un cazzo". | << | < | > | >> |Pagina 56Quando ha iniziato a appressarsi alla morte, verso i novantott'anni e mezzo, mia zia Maria, che di giorno conduceva una vita ancora abbastanza normale, anche se un po' svagata perché ormai da anni ci vedeva peggio e diceva che anche quando guardava la televisione vedeva soltanto delle ombre, poi sentiva male nonostante portasse un apparecchio acustico, e però conduceva questa sua vita diurna normale, anche se un po' depotenziata, invece di notte, diceva la zia Bruna che spesso stava ad ascoltarla, la zia Maria si metteva a parlare con suo fratello Teodoro, il suo fratello preferito, che era morto da circa sessant'anni, e la zia Bruna diceva che prima sentiva la zia Maria chiamare "Teodoro, Teodoro", e poi dopo un po' si capiva che stavano facendo dei discorsi tra di loro, anche dei discorsi lunghi, e mia zia Maria gli chiedeva delle cose e poi gliene raccontava delle altre, e si capiva che stavano parlando tra di loro, anche se ovviamente si sentiva solo la voce di mia zia Maria. Poi il giorno dopo di pomeriggio mia zia Bruna veniva a raccontare queste cose a mia madre, e anche se nessuna delle due credeva nell'aldilà rimanevano tutte e due molto impressionate da questi discorsi notturni tra mia zia Maria e suo fratello Teodoro, e anch'io stavo ad ascoltarle parlare, e anch'io non ho mai creduto a nessuna persistenza dell'anima dopo la morte, ma ascoltando questi resoconti della zia Bruna pensavo che abbiamo tutti l'aldilà sepolto in testa e pensavo che mia zia, che ormai era così staccata dal mondo, grazie all'appannamento dei suoi sensi era finalmente arrivata a questo aldilà nella sua testa dove poteva parlare di tante cose con suo fratello, che le era rimasto nascosto lì per sessant'anni in quella piega del cervello. | << | < | > | >> |Pagina 64Una mia amica tedesca mi ha detto che c'è un'altra sua amica tedesca che ha una nonna di centosette anni, che è ancora viva e che lei va a trovare spesso, e le ha raccontato che una volta, poco tempo fa, mentre lei chiedeva alla nonna "Nonna, come va" la nonna le ha detto che fino ai cento si vive proprio bene, ma dopo cambia tutto in peggio e vivere non è più bello. Alzarsi alla mattina è faticoso, ti fa tutto male, le gambe fanno un male tremendo. Di notte di dormire non se ne parla. Anche il mangiare non è più buono, fanno schifo anche le cose che ti piacevano perché non san più di niente. Non ci vedi più bene, non ci senti più bene. Poi tutto il giorno uno non sa più cosa fare. E poi le ha detto "Per fortuna di pomeriggio va un po' meglio, perché il nonno esce dall'armadio e si fanno due chiacchiere". | << | < | |