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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione Un profumo per viaggiare 1 Capitolo 1 Marocco La rosa del Dadès 7 La raccolta delle rose 9 Il trattamento della rosa 11 Capitolo 2 Marocco L'olio di argania 17 Una esclusività marocchina 18 Usi tradizionali e virtù di un patrimonio 19 Le cooperative dell'olio di argan 21 Donne in soccorso dell'argania 24 Bibliografia 28 Capitolo 3 Marocco Gli incensi della notte Ghnaua 31 Spiriti profumati 38 Gli aromi della trance secondo l'ordine liturgico (treq) 40 I cavalli degli dei 46 Bibliografia 48 Capitolo 4 Spagna Aromi e profumi di Siviglia 53 La Spagna islamica 55 La concezione islamica del giardino 58 Tavola delle principali piante aromatiche e ornamentali del giardino Andaluso 59 I profumi 62 I mercanti 63 Tavola delle principali specie aromatiche importate dall'Oriente 63 Materie aromatiche di origine animale importate dall'Oriente 64 Prodotti aromatici per la moschea 64 Bibliografia 66 Ringraziamenti 67 Capitolo 5 Turchia La rosa damascena 69 La fabbrica delle rose 73 L'estrazione della concreta 75 Un mare di rose 76 Le erboristerie di Isparta 79 All'Università Suleyman Demirel 81 Uno sguardo ai campi di Senir 82 Capitolo 6 Italia Muschi e licheni del Vesuvio 87 Ciprie e polveri 88 Cera di evernia ed estratti composti 89 Profumazioni al muschio e alle felci 89 Ritorno al bosco 91 Capitolo 7 Italia Profumi e unguenti della Pompei antica 93 La pomata dell'erborista Felicione 95 La casa del profumiere 96 La flora locale 99 Il ricettario di Plinio 100 La manifattura dei profumi 102 Bibliografia 105 Il mondo degli aromi romano 106 Elenchi floristici 108 Capitolo 8 Italia Il gelsomino di Sicilia 113 Capitolo 9 Israele Profumi e balsami della Bibbia 117 Tremila anni di olfazione 120 La creazione dei vegetali 123 L'odore del giardino 124 Le resine del Paradiso 125 L'odore del santuario 128 L'odore del deserto 130 I profumi dei vangeli 133 Gli odori dell'incenso 139 Dalla nube aromatica all'odore di santità 141 Bibliografia 146 Capitolo 10 Messico La vaniglia di Papantla 147 Verso la Sierra Madre 152 Nella sede della "Covervanilla" 156 Negli orti del Totonocapan 162 Nel vaniglieto di Macario 164 La lavorazione della vaniglia 166 Nella selva del Cacahuatal 170 La leggenda della vaniglia 174 Un mondo da tutelare 175 Bibliografia 176 Imprese e istituzioni intervistate 178 Capitolo 11 Polinesia Ylang-ylang, tiaré e frangipani 179 Frangipani e ylang-ylang 181 Acque cosmetiche e olio di Macassar 183 Tiaré e monoi 183 Acqua di Cananga 184 |
| << | < | > | >> |Pagina 1Nel silenzio della mia casa, sogno le armonie violente dei profumi naturali che m'inebriano Paul Gauguin INTRODUZIONE
Un profumo per viaggiare
I profumi sono composti da un insieme di numerosi
odori
di origine animale, vegetale e provenienti dalla chimica di
sintesi che da più di un secolo vi ha apportato nuovi orizzonti.
Nel 1868 la cumarina dal dolce ed erbaceo sentore di fieno
e di tabacco, estratta dalla tonka, una fava che nasce nelle regioni
nordorientali del Brasile; nello stesso periodo l'eliotropina, nel 1876 la
vanillina. Fino all'Ambrox che richiama l'odore acquatico e soave dell'ambra
grigia, alle aldeidi versate a caraffe nello
Chanel No.5
insieme a molta molta rosa, o all'Edione (il fresco e trasparente
diidrojasmonato di metile, un prodotto che esiste nel thè e il gelsomino sotto
forma di traccia e che è stato impiegato per la prima volta nel 1966
dal celebre Edmond Roudnitska in
Eau Sauvage
di Christian Dior, segnando una svolta nella profumeria maschile orientata verso
le
Eaux fraξches
) e alle migliaia di prodotti sintetici di cui oggi dispone la
palette
o l'organo da profumo del creatore di fragranze.
Simili ai tenaci e squillanti colori industriali al laser o ai
suoni sintetizzati, alcuni materiali di sintesi creano effetti speciali e sono
molto belli, come per esempio l'etereo metil-acetato (lodato da Chandler Burr,
il critico per il profumo del
"New York Times"
) oppure il tonkene, una nuovissima molecola brevettata negli Stati Uniti che
ricorda la cumarina ma non provocherebbe allergie, "immaginata" e creata al
computer dal biofisico italo-francese Luca Turin. In una composizione spesso dal
50 al 90% degli ingredienti provengono dalla sintesi organica che tramite un
continuo lavoro di ricerca ricostruisce tecnologicamente molecole di fiori e
frutti oppure crea nuove molecole di odori che non esistono in natura e
danno luogo a nuove sensazioni olfattive. Il profumo, opera
della cultura, del lavoro industriale e dell'arte, prefigura tramite la bellezza
orizzonti ulteriori e un reale più largo e vibrante, sebbene meno "intimo" e
"caldo" di quello offerto dalla sola cosiddetta Natura.
A fronte delle migliaia di prodotti di sintesi organica, i componenti naturali di origine animale e vegetale sono circa duecento. Fra quelli di origine animale costosissimi e sempre più rari, chiamati in gergo "fissatori" e considerati come il vero e proprio segreto "spirito animale" della profumeria il muschio tonkino, secrezione di un cervide asiatico, il Moschus moschiferus, proveniente dal Tibet e dalla Siberia; l'ambra grigia, una sostanza grassa, ovvero l'umile secrezione biliare che si trova nello stomaco del capodoglio che la vomita negli oceani, dove occasionalmente la si può trovare e raccogliere sotto forma di ambre flottante; il castoreo, glande del castoro maschio che vive in Alaska; lo zibetto, secrezione ghiandolare della viverra civetta, un mammifero carnivoro, un gatto selvaggio dell'Etiopia e dell'Africa dell'Est che svuota una sacca del suo alveo sfregandolo sui cespugli o sui sassi, e che gli indigeni raccolgono; ma lo si ottiene più generalmente negli allevamenti in Africa, e anche in Asia, quando non è adulterato con aggiunte di burri di cacao, raschiandolo con un cucchiaio di legno leggermente unto di grasso per non ferire l'animale, estraendone questa materia ogni volta nella quantità di quasi un'unghia (il prodotto della civetta maschio è considerato il migliore, e si calcola che una viverra civetta adulta, maschio o femmina, dia dai 400 ai 450 grammi di zibetto all'anno, e pare impossibile immaginare Jiki o Shalimar senza questo "fissatore" naturale, sia pure in dose omeopatica).
Tuttavia le materie prime dell'arte della profumeria restano, sia pure in
minima parte, essenzialmente di origine vegetale: la rosa dalla Turchia e dalla
Bulgaria, l'ylang-ylang e la gardenia dalle Comore, il fior d'arancio dalla
Tunisia e dal bacino del Mediterraneo, il geranio e il gelsomino dall'Egitto, il
galbano dall'Iran, il benzoino dal Siam, la vaniglia dall'isola
della Reunion e di Mauritius, lo zafferano e il legno di sandalo dall'India, il
distillato puro di fieno fresco da Grasse, dove
al momento si producono alcune sostanze naturali tra le più
costose e pregiate del pianeta, mentre le coltivazioni delle
piante da profumo dati i costi di mano d'opera del lavoro
agricolo si spostano sempre più verso il Terzo o Quarto
mondo. In profumeria si utilizza il tutto o una parte delle materie prime
vegetali: fiore (gelsomino, rosa, tuberosa, fior
d'arancio, lavanda), foglie (patchouli, petit grain, foglie di
violetta e recentemente anche di pomodoro), radici (ireos,
vetiver), semi (coriandolo, pepe, ambretta, angelica, carota),
scorze (cannella), legno (sandalo, bois de rose, bois de cédre),
frutti e loro scorze (limone, limetta, arancio amaro e dolce,
bergamotto), licheni (muschio d'albero e di quercia), secrezioni vegetali
(mirra, incenso, benzoino, balsami di Tolù e Perù, galbano, elemi), germogli
(per esempio il Cassis) e così via.
Tutti i grandi nasi viaggiano per l'universo mondo alla ricerca di nuove
idee, d'impressioni e di "immagini" olfattive.
Viaggiano anche per trovare le migliori basi naturali, gli ingredienti di
migliore qualità per fabbricare quello che nel gergo dei profumieri-compositori
si chiama
"le jus".
Jean-Paul Guerlain per esempio non compra e non fa comprare il bergamotto che in
Calabria, il sandalo e la tuberosa in India. Serge Lutens, il naso di Shiseido,
è fortemente segnato dal Marocco; come peraltro anche Paloma Picasso, che ha
ispirato un suo profumo agli alberi di arancio amaro che fino agli anni
Settanta, prima che venisse aperto alle automobili, costeggiavano il boulevard
Mohamed V che da piazza Djemaa el Fna porta al quartiere europeo del Gueliz. Uno
di noi, De Martino, navigando tra due culture, ha abitato a Marrakech diversi
anni, ed è proprio dal Marocco che abbiamo iniziato il nostro
viaggio alla scoperta della piccola rosa di maggio del Dadès e
del suo profumo di miele selvatico.
Non si possono chiudere le narici come si chiudono gli occhi. E nominare è
già partire verso palme sbilenche in lontananza, i datteri, il tè alla menta...
l'odore di legno di Thuia, di sardine arrostite e di ozono del mare di Essauira:
l'oceano Atlantico che in berbero si chiama Taghart, ed è color dell'acciaio, un
mare alto, già africano.
Il profumo segnala quello che vogliamo essere, e collocandosi alla
confluenza della biologia, della storia, della geografia e persino della
linguistica, rivela le nostre attrazioni culturali. Tra le differenze culturali,
la prima da segnalare è che nei paesi occidentali influenzati dal
politically correct,
il bon ton tende verso la sostituzione degli odori corporei naturali con
quei veri e propri odori culturali che sono i profumi. L'odore
di muschio o di zibetto è più valorizzato nei paesi arabo-islamici che nei paesi
occidentali e in Asia. L'odore fruttato di banana è più fortemente apprezzato
nell'America del Sud e nei Caraibi, meno in Europa e negli USA. Gli spagnoli
sono abituati fin dall'infanzia all'acqua di Colonia, mentre gli inglesi
preferiscono gli aromi
poudrées
e utilizzano di preferenza prodotti per il bagno e il talco. Per i francesi, a
cui piacciono le note lievemente fecali del formaggio marcio o dei vini con
retrogusto nobilmente putrido come il dolce Sauternes, la lavanda è il colmo
della raffinatezza. E mentre per i tedeschi quando si parla di odore "naturale"
s'intende piuttosto la foresta e l'erba, per i giapponesi s'intendono
soprattutto i fiori. L'odore di rosa è apprezzato ovunque, specialmente in
Africa e in America latina.
Inevitabilmente quando si parla di profumi si viaggia, specialmente con
l'immaginazione. Il profumo diventa così un pretesto per fare il giro del mondo.
Basta evocare il nome, oltre che sentire la fragranza frizzante di mandarino e
di foglie di fragola di
Miss Dior Chérie,
per sentirsi trasportati a Parigi! E chiudere gli occhi al sentore di una goccia
di
Un jardin sur le Nil
di Hermes per partire in una crociera di sogno immaginario fra le dune... Interi
paesi sembrano racchiusi in una goccia di profumo. Non a caso numerose fragranze
sono ispirate alla geografia, ai paesaggi e agli ambienti dei viaggi. Per
esempio
Samsara
di Jean-Paul Guerlain, un orientale legnoso e fiorito del 1989, propone un
itinerario fra Oriente e Occidente. Lo stesso itinerario è suggerito da
Opium
d'Yves Saint-Laurent. In terre lontane ci porta
Fidji
di Guy Laroche, creato nel 1966. Più recentemente con
Un certain été à Livadia,
un muschio orientale creato nel 1999, Christine Nigel ci porta in Crimea, nei
giardini del palazzo di Livadia, ai bordi del mar Nero, ultima residenza
d'estate degli zar. Annick Goutal, con
Eau du Fier
(2000) immagina le rive del Fier, un fiume dell'Isola di Ré dove aveva una casa.
Con il fluorescente e lievemente speziato
Teatro alla Scala
(1986) Krizia evoca la città della moda all'ombra della madunina e dei buffet al
Savini della "Milano da bere", rivelatasi ai tempi di "mani pulite"
pure "da mangiare". Anche il profumo di Laura Biagiotti,
Roma
(1988), si presenta come una dichiarazione d'amore per
la propria casa e la propria città natale, la città eterna, la cultura antica,
la paradossale città dei papi e dell'esuberanza della moda e del cinema. "Una
zaffata esclamava Kipling eccoci in piena Arabia!". Ed è con il profumo
Arabie
che con un nome che precedeva l'odore nel 2000 Serge Lutens ci portò a
sognare i sultani, i califfi e i serragli presenti solo nella
leggenda dorata voluta dagli orientalisti non ancora risvegliati dalle lugubri
grida dei barbuti e dei mullah. Quasi come per
contrasto, la fragranza
5th Avenue, Elisabeth Arden,
creata da Jimmy Bell nel 1997, ci porta verso la sofisticazione, il lusso,
lo stile e il dinamismo della Quinta Strada al cuore pulsante di New York.
Insomma, un profumo per viaggiare... anche ad occhi chiusi. E questo fin dagli
anni Trenta, quando facendo l'occhiolino ai salariati delle classi medio-alte e
ai primi
"congés payés",
nel 1936 la maison di Jean Patou per la quale Henri Alméras aveva creato il
celebre
Joy
lancia sul mercato del marketing olfattivo la fragranza
Vacances.
Non essendo grandi nasi (ma nemmeno piccoli) non abbiamo fatto tutto il giro
del mondo e il libro non ha la vastità
e la completezza che avremmo desiderato. Abbiamo messo il
naso in casa d'altri, gustando i profumi e gli aromi solo di alcuni paesi
produttori di piante da profumo. A spingerci al
viaggio verso le fonti naturali dell'arte dei profumi è stato
l'interesse che uno come erborista compositore di profumi e
l'altro come studioso di antropologia sensoriale nutriamo per
le piante aromatiche. E siamo partiti quando si sono verificate le occasioni per
scrivere soprattutto per la rivista "Erboristeria domani" dei reportages dai
luoghi di raccolta e di produzione delle essenze.
Dalla quasi desertica vallata marocchina del Dadès
all'umida foresta messicana in cui cresce la vaniglia, dai cieli
azzurri della macchia mediterranea alle strade notturne di
Istanbul, il cammino è intessuto di sensazioni in movimento:
colori, odori, incontri che per un istante hanno risvegliato i
nostri sensi, nutrito la nostra immaginazione e apportato
nuove conoscenze che siamo lieti di poter condividere con il
lettore. Da qui il presente primo contributo per una geografia
dei profumi, al quale abbiamo aggiunto due capitoli sui
profumi della Bibbia e i balsami della Pompei antica che sono viaggi nel
tempo, all'origine dell'arte profumiera e della sua storia.
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