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| << | < | > | >> |IndicePrefazione dell'autore 11 Se i cani potessero parlare 13 Parte prima L'alleanza di due menti 15 Il lupo 21 Gli esseri umani 41 L'alleanza 45 Parte seconda Somiglianze tra il comportamento degli esseri umani e quello dei cani 65 Il legame sociale 69 Le emozioni dei cani 81 Obbedire alle regole 105 Cooperazione 127 Parte terza Il diario di Flip e Jerry 161 I cani comprendono molte cose 165 I cani imitano ma non hanno mani 189 I cani possono "parlare"? 203 Parte quarta Lo studio scientifico della mente animale 227 Osservazioni, teorie e prove 231 Clever Hans e Alex, il pappagallo che capisce le parole 239 Cosa sanno i nostri parenti? 281 La mente dei bambini 307 Come funziona la mente dei cani 321 Parte quinta Uomini e cani 333 Come essere proprietari di cani 337 Note 351 Ringraziamenti 367 Bibliografia 371 Indice analitico 381 |
| << | < | > | >> |Pagina 15Parte prima
L'alleanza di due menti
Da decine di migliaia di anni gli esseri umani coesistono con un
peculiare predatore sociale originatosi dal lupo, il cane. Durante
questo tempo abbiamo accumulato molte conoscenze riguardanti i cani,
alcune delle quali sono disponibili in manuali ben
scritti e pratici, mentre altre sono il soggetto di storie orali sui
cani, di aneddoti e credenze; soltanto una piccolissima parte ha
trovato seguito nella letteratura scientifica. Se si esamina la letteratura
pratica e teorica sui cani si trova molto sull'allevamento,
l'addestramento e le caratteristiche di razze particolari, ma ben
poco sul comportamento e il modo di funzionare delle loro
menti, e non c'è quasi nessun libro che tratti espressamente di
etologia canina.
Perché? Quando scelgono una determinata specie per un particolare studio, gli etologi sono guidati da molti motivi ma alcune delle loro considerazioni possono apparire contraddittorie. Č utile che l'animale scelto per la ricerca sia di facile approccio e osservazione, ma anche che il suo habitat sia in luoghi lontani, in regioni esotiche e che sia difficile da osservare. Fa al caso nostro che esso abbia un sistema nervoso semplice, ma per rispondere ai quesiti scientifici va altrettanto bene che il suo sistema nervoso sia tra i più evoluti ed è persino meglio se è strettamente imparentato con gli esseri umani. Un altro aspetto importante è quanto se ne sono occupati in precedenza gli altri scienziati: se l'animale in questione è stato studiato a fondo, non bisogna più preoccuparsi di osservare le caratteristiche più semplici, ma se non è stato preso in considerazione quasi per niente, praticamente ogni osservazione che si farà su di lui costituirà un nuovo contributo alla scienza. Tali considerazioni contraddittorie sono particolarmente valide nel caso dei cani: essi sono contemporaneamente soggetti oltremodo desiderabili per le osservazioni etologiche quanto inadatti. I cani vivono tra di noi e il loro ambiente naturale è la società umana. Di conseguenza sono facilmente disponibili per l'osservazione, ma, allo stesso tempo, sono difficilissimi da osservare perché per farlo dobbiamo penetrare in una giungla selvaggia, ovvero l'ambiente domestico. Essendo mammiferi il sistema nervoso dei cani è piuttosto ben sviluppato senza tuttavia raggiungere il livello acquisito dalle scimmie antropoidi. Queste contraddizioni costituiscono, senza dubbio, il motivo per cui, se si eccettuano una dozzina di articoli specialistici, non esistono libri riguardanti l'etologia del cane. La riluttanza degli etologi a trattare con i cani è ulteriormente accresciuta dal fatto che nel comportamento canino c'è molta più variabilità che all'interno di qualsiasi specie vivente in natura. Sono due le eccezioni alla regola del comportamento invariante all'interno di una specie: l'essere umano e il cane. La variabilità del comportamento tra i cani non è soltanto dovuta all'esistenza di molte centinaia di razze geneticamente diverse, ma anche al fatto che lo sviluppo individuale può subire l'influsso dell'apprendimento, dell'addestramento, della disciplina e dell'insorgere di abitudini. L'etologia offre allo scienziato due principali opportunità di osservazione. La prima è l'osservazione del comportamento dell'animale nel suo ambiente naturale. Se il cane vive in famiglia ovviamente la sua vita si svolge nell'ambiente umano. Ma avrà contatti stretti con gli esseri umani anche se si tratta di un cane da lavoro o se il suo lavoro consiste soltanto nel fare la guardia alla casa. Pertanto il campo di osservazione può essere altamente variabile. Chiunque voglia effettuare ricerche di etologia canina deve avere familiarità con l'etologia umana e con la psicologia perché qualsiasi valutazione del comportamento del cane deve essere associata alla comprensione del comportamento umano. Da ciò segue che bisogna adottare una nuova metodologia, ovvero esigere che agli esperimenti partecipino sia i proprietari sia i cani. Un approccio alternativo sarebbe di esaminare l'animale in un ambiente totalmente artificiale come un laboratorio. Tuttavia, non abbiamo mai seriamente pensato di tenere i cani in un canile da cui sceglierne periodicamente uno per l'esperimento o l'osservazione. I cani isolati, prima o poi, diventano psicologicamente disturbati e inadatti come soggetti sperimentali per osservazioni comportamentali. D'altro canto i cani tenuti in gruppo osservano avidamente il corso degli eventi cosa che, ancora una volta, impedisce uno studio oggettivo. Per esempio, abbiamo esaminato lo sviluppo dell'attaccamento nei cani tenuti da un'associazione per la protezione degli animali dove erano ospitati in un recinto comune. Presto imparammo che i cani facevano a gara per avere l'onore di essere scelti per l'esperimento e quelli che venivano presi più spesso venivano in seguito puniti dal comportamento aggressivo degli altri. I cani non amano le eccezioni. In questo volume il lettore scoprirà molti fatti e dati: tra questi i risultati di test ed esperimenti significativi dal punto di vista etologico, svolti con i miei collaboratori, così come i risultati di altri esperimenti che possono non essere direttamente correlati all'etologia ma che sono di indubbia importanza scientifica. Discuteremo anche le osservazioni che ho fatto sui miei cani nell'arco di dieci anni. Ovviamente si tratta di osservazioni singole, ma il loro valore scientifico deriva dal fatto che ci sono servite a progettare accuratamente gli esperimenti e a controllarli. Infine fornirò degli aneddoti che ho raccolto direttamente come arricchimento per la mia storia. Il lettore dovrebbe considerare le mie opinioni sulla mente canina come ipotesi di una teoria scientifica, la cui prova resta il compito della ricerca futura. In assenza di ulteriori ricerche si tratta delle mie opinioni attuali che cercherò di supportare al meglio. I lettori con una particolare inclinazione per la scienza verso la fine del libro troveranno un lungo capitolo sulle ricerche riguardanti la mente canina e su quali ostacoli pone uno studio del genere. Tali ostacoli ovviamente caratterizzano anche le mie teorie. Per questa ragione il lettore deve resistere alla tentazione di credere che i cani siano esattamente come li vedo io. Ma vediamo di iniziare. Come è avvenuta la trasformazione da lupo a cane? | << | < | > | >> |Pagina 21Il lupoL'evoluzione dei Canidi Fornirò prove convincenti del fatto che l'antenato del cane è il lupo e soltanto il lupo nel terzo capitolo. Per il momento dedichiamo a questo animale qualche pagina di approfondimento. Il nome scientifico del lupo è Canis lupus, il lupo grigio che è un predatore. I predatori possono essere classificati in diverse famiglie: orsi (Ursidae), gatti e felini selvatici (Felidae), iene (Hyaenidae), civette (Viverridae), donnole (Mustelidae), procioni (Procyonidae), cani e canidi selvatici (Canidae) (vedi figura 1). Queste famiglie possono essere seguite nel tempo fino a un predatore ancestrale, il Creodonte, che visse più di cento milioni di anni fa nell'emisfero settentrionale. Suo discendente fu il Miacis (vedi figura 2) che visse tra i quaranta e i cinquanta milioni di anni fa. Alcune delle famiglie di predatori attuali si sono originate da questo animale. Il Miacis era un animale arboricolo della taglia di una donnola con zampe corte e una lunga coda. Da esso si origina la linea dei Canidi passando attraverso il Cynodictus, che apparve nel Pliocene, circa venti milioni di anni fa. Quest'ultimo trascorreva la maggior parte del tempo al suolo e le sue zampe, rispetto a quelle del Miacis, erano maggiormente adatte alla corsa. Fu dopo il Miacis che la linea dei felini si separò da quella dei canidi i quali a loro volta si sono originati dal Tomarctus (vedi figura 4). Il Tomarctus assomigliava abbastanza ai cani attuali sebbene avesse un'intelligenza assai inferiore. Oggi i canidi comprendono più o meno dieci generi e circa trentanove specie. Oltre al cane (Canis familiaris) e al lupo (Canis lupus) il genere Canis comprende il coyote (Canis latrans), lo sciacallo dorato (Canis aureus), lo sciacallo dalla gualdrappa (Canis mesomelas) e lo sciacallo striato (Canis adustus). Altri predatori caniformi appartengono a generi diversi; tra questi quello più conosciuto è forse il licaone (Lycaon pictus). Gli scienziati individuano dalle trenta alle quaranta sottospecie di lupo, il cui numero preciso dipende da quale tassonomia si accetta come valida. I membri delle varie sottospecie differiscono tra di loro per il peso corporeo, il pelo e la dimensione media di certe ossa. | << | < | > | >> |Pagina 45L'alleanza
Si raccontano molte storie sull'origine dell'alleanza tra lupi ed esseri
umani. La mia si fonda sull'impressionante somiglianza tra il
modo di vita e il comportamento degli esseri umani e quelli dei
lupi. I lupi erano gli intelligenti predatori sociali dell'emisfero
settentrionale, quando, tra i 130 e i 150 mila anni fa apparvero nel
loro habitat predatori di dimensioni maggiori, ancora più intelligenti e
sociali, di origini africane: gli esseri umani. Probabilmente
entrambi cacciavano le stesse prede di grandi dimensioni e abitavano lo stesso
territorio e perciò vivevano a stretto contatto. Entrambi avevano un senso del
proprio ambiente ben sviluppato ed è ragionevole supporre che provassero
curiosità gli uni nei confronti
degli altri e che osservassero le reciproche attività. Č più che probabile che
abbiano convissuto pacificamente per migliaia di anni in
quanto gli esseri umani erano abbastanza rari e vi era abbondanza
di prede per entrambi. I primi esseri umani vivevano in gruppi
composti di quaranta-cinquanta individui a una giusta distanza gli
uni dagli altri. Avevano paura degli estranei ma è possibile che all'inizio non
avessero necessità di temere i lupi. Perché e come queste
due specie molto diverse iniziarono a entrare in contatto?
Vantaggi reciproci Conviene iniziare la storia parlando del vantaggio reciproco. I lupi cacciavano non soltanto i grandi erbivori ma anche i più piccoli roditori e a volte non rifiutavano nemmeno le carcasse. Gli animali solitari esiliati dal branco erano incapaci di uccidere da soli prede di dimensioni maggiori. A causa dei loro strumenti, gli esseri umani erano diventati cacciatori molto abili e non erano obbligati a consumare la preda fino all'ultimo boccone. Forse la spellavano tenendo le parti più gustose e gettando via il resto. Di conseguenza gli insediamenti umani erano circondati da mucchi di cibo che avrebbero potuto essere rubati dagli animali carnivori se questi non ne fossero stati tenuti lontani dalla paura degli esseri umani, vocianti e rumorosi. All'inizio furono forse i lupi solitari esiliati dal branco a seguire gli esseri umani. Essi, nuovamente rinvigoriti grazie al cibo ottenuto facilmente, è possibile che alla fine fondassero nuovi branchi. I loro figli probabilmente impararono che gli esseri umani non erano nemici, ma piuttosto i fornitori di pranzi luculliani. Iniziò a svilupparsi una popolazione di lupi completamente abituata agli esseri umani e, poiché questi ultimi erano sempre nelle vicinanze, è probabile che le forme di legame sociale (bonding) tipiche dei lupi siano apparse anche nella relazione con gli esseri umani. La notevole diversità genetica di questi animali può inoltre aver contribuito a tale sviluppo. Consideriamo la questione dal punto di vista degli esseri umani. Essi dovevano potersi liberare del cibo di minor valore, ma questi avanzi attiravano anche sciacalli e avvoltoi o semplicemente marcivano. Per questo motivo, era vantaggioso avere un animale autonominatosi spazzino che non bisognava temere perché era docile, apparteneva praticamente al gruppo umano e teneva a distanza i commensali più nocivi. Così il primo grande vantaggio che gli esseri umani ottennero dai lupi fu di avere un'impresa di pulizie sempre a disposizione. Ma non stiamo parlando soltanto di ossa gettate qua e là. I cani hanno l'abitudine, oggi ritenuta disgustosa, di mangiare le feci umane e di leccare allegramente non soltanto una padella o un piatto ma anche i posteriori e persino i genitali delle donne mestruate. In assenza di un'adeguata fornitura di acqua questi "servizi" potevano essere assai preziosi. Lo studioso di lupi Erik Zimen ha filmato il comportamento dei cani: il suo lavoro fornisce prove di questa attività di pulizia. Se le cose non andavano bene, e il gruppo umano aveva fame, si poteva sempre uccidere e mangiare qualche rappresentante dell'impresa di pulizie. Inoltre le loro pelli erano di grande utilità per i nostri antenati in continua espansione verso nord nelle zone temperate. Gli esseri umani venivano scaldati non soltanto dalle pelli ma anche dai lupi vivi ammansiti: nei climi temperati di notte se si è nudi fa freddo. Una possibilità è procurarsi, con considerevole sforzo, pelli animali e imparare come lavorarle e conservarle. Nelle società antiche un metodo per trattare le pelli animali consisteva nella masticazione operata dalle donne finché tutto il tessuto soggetto alla putrefazione veniva asportato: per effetto degli enzimi della saliva la pelle restava morbida anche quando si essiccava. (Per favore non ci provate: anche se per un po' può essere gustoso la pelle deve essere masticata per molto tempo prima di poter essere utilizzata.) Un lupo ammansito ci può scaldare senza bisogno di masticare. Un intero gruppo di esseri umani nudi poteva dormire al caldo se aveva a disposizione un numero sufficiente di lupi. Ancora oggi gli aborigeni australiani nelle notti fredde utilizzano i dingo come coperte. Un antropologo riporta che nel deserto dell'Australia occidentale circa venti dingo si erano stabiliti intorno all'accampamento di un gruppetto di aborigeni, i quali spesso accarezzavano i cani, ma non li nutrivano, né avevano dato loro un nome. I dingo non avevano contatti personali con gli esseri umani, ma andavano a caccia e raccoglievano tutto ciò che si poteva mangiare dall'accampamento; in altre parole, quando non erano sorvegliati, rubavano il cibo. Quando il gruppetto andava a caccia, di solito, cercava di lasciare i dingo all'accampamento per timore che interferissero con la cattura delle prede. Essi erano tollerati principalmente perché costituivano una fonte di calore. Nel deserto, di notte, la temperatura scende vicina al punto di congelamento, ma tenendosi abbracciati ai dingo gli aborigeni non avevano freddo. L'antropologo scattò alcune fotografie, ma i cani furono così spaventati dai flash della macchina fotografica che scapparono lasciando gli aborigeni a tremare dal freddo per diverse notti. Citando da un resoconto dell'assedio di Budapest del 1945: "Per contrastare il freddo agli uomini delle avanguardie furono assegnati i cani, perché la temperatura corporea degli animali è sostanzialmente più elevata di quella degli esseri umani."
In altre parole, l'abitudine di dormire con i cani non risale soltanto a
epoche passate. Una mia collega, Szima Naderi, ha intervistato un
certo numero di persone che passeggiavano con i cani, ponendo loro
molte domande, tra le quali se consentivano agli animali di salire sul
letto. Per nostra sorpresa, circa il 50 percento ammise di farlo spesso.
I primi gruppi umani ebbero anche altri benefici dai lupi con i
quali condividevano i quartieri invernali: per esempio di essere
avvisati quando un grande predatore era in agguato presso l'accampamento,
giacché i lupi hanno i sensi dell'olfatto e dell'udito molto
più sviluppati. Alcuni gruppi di esseri umani indubbiamente si
accorsero anche che questi animali erano utili per scoprire la preda
e per organizzare la caccia. Molto tempo dopo, alcune migliaia di
anni fa, gli esseri umani iniziarono anche a impiegare i lupi, allora
addomesticati, per radunare il bestiame e questa abilità fu probabilmente
migliorata nel corso dello sviluppo delle società agricole
con pratiche di allevamento appropriate. Precedentemente ho
accennato al fatto che i lupi occasionalmente spaventavano i branchi di animali
di grandi dimensioni al fine di scegliere quello più
facile da uccidere. Sulla base di queste caratteristiche e con adeguati
accoppiamenti selettivi non è difficile allevare un vero pastore. Č
anche probabile che l'inizio delle ostilità tra esseri umani e lupi si
collochi esattamente nel periodo degli insediamenti permanenti e
della domesticazione delle grandi mandrie. I lupi certamente non
davano fastidio ai gruppi umani che vivevano lontani gli uni dagli
altri e che per il sostentamento si affidavano completamente alla
caccia. Le tribù di indiani nordamericani, per esempio, non avevano paura dei
lupi e non li odiavano. I conflitti iniziarono dopo la
formazione di società agricole stanziali che tenevano grandi quantità di animali
domestici: queste società avevano molto da temere perché le loro greggi
diventavano prede attraenti per i lupi. A partire da allora, i cani divennero
i compagni degli esseri umani ed ebbe inizio la crudele carneficina dei lupi.
Cosa ci dicono i geni? Conosciamo abbastanza bene la storia degli animali ammansiti che vivevano con gli esseri umani dalle ossa trovate negli insediamenti abitati. Da lungo tempo gli archeologi ritengono che il cane sia stato il primo animale addomesticato e si è molto discusso su quali circostanze abbiano reso possibile identificare in modo inequivocabile le ossa come resti di lupo o di cane. La transizione fu così graduale che gli studiosi hanno introdotto anche il concetto di lupo ammansito, perché sono state trovate mandibole di lupo più corte di quelle dei lupi selvatici ritenute resti di lupi ammansiti. Le ossa più antiche incontestabilmente appartenute a cani hanno 14 mila anni, ma in Siberia e in Cina sono state trovate ossa di 20 mila anni che si ritengono appartenute a lupi ammansiti. Sono stati trovati resti che non possono essere distinti da quelli di lupo sulla base delle ossa e che risalgono a epoche molto antecedenti, per esempio quelli rinvenuti nel sud della Francia e databili a 150 mila anni fa. Si è ritenuto che si trattasse di prede catturate dagli esseri umani i cui resti si sono accidentalmente mischiati con quelli delle abitazioni. | << | < | > | >> |Pagina 56Abbiamo già notato che tra i cani, come tra gli esseri umani, l'intensità dell'aggressività interna al branco è considerevolmente ridotta. Inoltre è chiaro che la selezione genetica effettuata dagli esseri umani ha virtualmente bloccato gli incessanti tentativi del lupo di diventare leader del branco. Nell'ambiente umano i cani competono in modo molto blando, ed è questo il motivo per cui se ne possono confinare diverse centinaia in uno spazio chiuso e limitato, come avviene nei canili. Se nelle stesse circostanze venissero rinchiusi dei lupi anche in numero inferiore, li si troverebbe attaccati freneticamente l'uno alla gola dell'altro. Č inoltre caratteristica dei cani trattare gli esseri umani come se appartenessero alla propria specie e di essere esplicitamente attratti dalla loro presenza e dal contatto fisico con loro. I proprietari di cani sanno bene che il cibo non è un componente essenziale delle ricompense e che la lode e una carezza possono bastare, nonostante le leccornie vengano considerate parte della struttura del rinforzo sociale.Tra i cani e i lupi esistono differenze sostanziali nei comportamenti di caccia e di raduno del bestiame, nelle caratteristiche sociali e nelle vocalizzazioni. I cani possono essere addestrati a inseguire e catturare le prede, ma il cane medio allevato in famiglia non sa cosa fare della preda una volta catturata, nonostante i cuccioli di lupo abbiano una notevole capacità di ucciderla velocemente. Alcune razze da conduzione del bestiame, come i border collie, usano manovre simili a quelle dei lupi per inseguire le "prede" fissandole intensamente, ma non sanno come condurre l'aggressione finale e l'uccisione. Se lo sapessero non potrebbero ovviamente essere utilizzate per radunare il bestiame. Ci sono altre razze, i kuvasz o i komondor della Transilvania, che proteggono le pecore e ingaggiano combattimenti con i predatori ma non conducono. Č una caratteristica dei cani di poter essere richiamati e trattenuti e di riuscire ad aspettare pazientemente il permesso di fare qualcosa, fatto importante per i pastori e anche una caratteristica degli esseri umani. Al dipartimento di etologia dell'Università di Eötvös Lòrànd (ELTE) abbiamo allevato una volpe da quando aveva soltanto poche settimane. Era diventata un animale veramente mite da tenere sulle ginocchia e accarezzare, tranne al momento del pasto. Quando gli veniva dato un piatto di fegato di manzo, il volpacchiotto si avventava sul cibo e si ingozzava. Una volta, uno dei miei colleghi voleva aggiustare la posizione della ciotola, ma la mansueta volpe gli morse un dito con veemenza. Successivamente capimmo che durante l'ora del pasto non era consigliabile avvicinarsi a più di un paio di metri, altrimenti avrebbe attaccato. Un cane ben addestrato può essere facilmente istruito a stare vicino alla ciotola piena di cibo con la saliva alla bocca, senza fare un movimento finché non gli venga dato il permesso di mangiare. I miei cani vivono in una casa stipata di piccoli oggetti e nella loro vita quotidiana sono piuttosto vispi, ma non hanno mai urtato o rotto nulla anche senza aver ricevuto speciali addestramenti. Ho notato che se gli ordino di andarmi a prendere qualche oggetto da un tavolino, per esempio una palla o un oggetto di legno, lo prendono con cura estrema e se qualcosa viene accidentalmente mosso si fermano e mi chiedono aiuto rivolgendomi lo sguardo o abbaiando. Non gli ho mai insegnato a prestare attenzione a tutti quegli oggetti, che per loro non significano nulla, ma nonostante ciò lo fanno e questo comportamento è probabilmente la conseguenza di un tratto nuovo, l'obbedienza alle regole, su cui tornerò in seguito. Anche le vocalizzazioni dei cani sono cambiate. L'ululato ancora esiste e talvolta si fa sentire, ma i cani adulti abbaiano alla maniera dei cuccioli di lupo, anche se in modo più calmo. Un gruppo di ricerca di genetica del comportamento, diretto dal professor Belyaev studia, tra le altre cose, la domesticazione delle volpi argentate. Queste vengono allevate in grandi numeri e giacché mantengono la loro natura aggressiva, selvaggia e indipendente, per gli allevatori si creano molti problemi. Il gruppo di Belyaev alleva volpi da diverse generazioni, selezionandole sulla base della mitezza e dell'attrazione nei confronti degli esseri umani. Dalla ottava o nona generazione esse sono abbastanza mansuete e attratte dagli esseri umani acquisendo un'altra interessante caratteristica: abbaiano molto, come i cani. Ho potuto osservare questi animali e ho ipotizzato che la loro capacità di riconoscere altre volpi come appartenenti alla propria specie si fosse indebolita in conseguenza degli accoppiamenti selettivi che le rendono mansuete e fanno loro imitare gli esseri umani, nel modo in cui possono. I ricercatori russi non hanno confutato l'idea che l'abbaiare delle volpi ammansite possa essere considerato una rudimentale imitazione del linguaggio umano articolato. Bisognerebbe ricordare un'altra differenza tra cani e lupi. La corteccia cerebrale dei cani è circa il 30% più piccola di quella dei lupi e per questo motivo molti pensano che i lupi siano assai più intelligenti, nonostante manchino prove al riguardo. In primo luogo le differenze di dimensioni cerebrali influenzano principalmente le aree che controllano i sensi; pertanto i cani rispetto ai loro antenati hanno minori capacità visive, uditive e olfattive, in quanto è mancata loro una costante pressione selettiva che sviluppasse al massimo questi sensi salvavita. In secondo luogo, poiché le reali differenze riguardano l'elasticità mentale, i cani sono più facili da addestrare e sono capaci di trattenersi, se viene loro richiesto, per riuscire a completare un compito. In altre parole, il funzionamento della mente dei lupi è più potentemente influenzato dai determinanti genetici, mentre la mente dei cani si sviluppa meglio mediante le influenze ambientali e con l'apprendimento ed è stata modellata in un meccanismo simile alla mente umana sotto molti aspetti. La riuscita di questa trasformazione non è soltanto funzione della massa del cervello canino. Ciò è facile da comprendere riflettendo sugli scopi per cui gli uomini utilizzano i cani. Abbiamo già ricordato la pulizia, il dare l'allarme, il fornire calore, la caccia e la conduzione del bestiame, tutte attività che naturalmente hanno sotto-funzioni specializzate, come quelle svolte dai cani da pastore, dai retriever o dai setter (ci sono resoconti di cani specializzati nella cattura di tigri vive). Durante la seconda guerra mondiale i cani dell'esercito erano ampiamente utilizzati per portare messaggi. Oggi, a parte i cani da guardia, il cane più comune è quello da compagnia, trattato come uno della famiglia e tenuto per piacere e soddisfazione emotiva. Li utilizziamo per proteggerci, per assistere le persone disabili. I cani da assistenza sono in grado di raccogliere una moneta da terra, di porgere la cornetta del telefono, di accendere e spegnere la luce o di andare a prendere oggetti su richiesta del padrone. Molti cani vengono addestrati a cercare e trovare oggetti su richiesta del padrone. Molti cani vengono addestrati a cercare e trovare oggetti desiderabili o, al contrario, indesiderabili, o a rintracciare persone. I cani da salvataggio, quelli antidroga, che fiutano le bombe, o che trovano persone nascoste o morte sono di grande importanza per la polizia e la protezione civile. Gli indiani brasiliani utilizzano anche i cani per essere avvisati della presenza di serpenti velenosi nei sentieri. I cani utilizzano il loro senso dell'olfatto per avvisare dell'imminente nascita dei vitelli o per allertare chi vive nella foresta della presenza di insetti pericolosi. Eseguono compiti anche più complicati, avvisando il padrone dell'arrivo di un attacco epilettico o identificando certi tipi di cancro della pelle. I cani svolgono molti servizi nella pratica medica, e qui non penso agli animali da esperimento utilizzati per la prova di nuovi farmaci o di procedure chirurgiche. Penso a questi cani assai malvolentieri, ma piuttosto a quelli usati nelle procedure terapeutiche. Questi cani vengono addestrati a sopportare le carezze degli estranei e a trattenersi dal mordere anche se la mano carezzevole infligge loro dolore. Di regola si trovano negli ospizi o negli orfanotrofi, perché è stato scientificamente provato che accarezzare o abbracciare gli animali migliora lo stato mentale delle persone ospitate in queste strutture. Gli esseri umani hanno bisogno di carezze e abbracci tutta la vita. Questi gesti promuovono la produzione di endorfine, composti che hanno effetti profondi sui nostri sistemi di regolazione della socialità. Le endorfine rilasciate nel cervello hanno un ruolo importante nel generare una sensazione di benessere. Le persone anziane esposte alla pet therapy sono meno inclini alla depressione, hanno una migliore circolazione del sangue e un allungamento della loro aspettativa di vita. | << | < | > | >> |Pagina 321Come funziona la mente dei cani
Abbiamo iniziato l'analisi etologica del comportamento dei cani
nella speranza che, acquisendo dimestichezza con gli aspetti che
esso condivide con il comportamento degli esseri umani, potessimo comprendere
meglio come e perché si siano evoluti gli eccezionali attributi caratterizzanti
la nostra specie. Facciamo ora il
punto delle somiglianze che si possono considerare accertate, di
quelle che possono diventarlo con ulteriori esperimenti e di quelle
che non lo sono affatto.
Componenti simili dell'intelligenza umana e canina
Può essere utile elencare i vari componenti dell'intelligenza
umana.
Intelligenza fisica Riconoscimento delle relazioni causali. Capacità di calcolare i risultati delle interazioni tra gli oggetti.
Riconoscimento delle creature viventi come esseri indipendenti.
Intelligenza sociale Appartenenza a un gruppo. Intenzionalità. Empatia. Attenzione condivisa. Capacità di seguire gli sguardi. Capacità di indicare. Capacità di distinguere tra azioni intenzionali e azioni involontarie.
Riconoscimento del sé.
Intelligenza culturale Rituali personali, senso del tempo. Capacità di seguire le regole. Cooperazione. Apprendimento sociale: capacità di seguire i modelli, imitare, copiare, insegnare. Comunicazione intenzionale. Capacità di dare o chiedere informazioni. Capacità di ingannare. Teoria della mente: attribuire a un altro essere una mente simile alla nostra. Riconoscimento dell'interpretazione dei ruoli, inversione di ruolo. Interpretazione.
Abilità linguistica: dare un nome alle cose, utilizzare i simboli,
obbedienza alle regole linguistiche.
Dalla enumerazione dei vari tipi e componenti dell'intelligenza è chiaro come il comportamento dei cani osservato in modo passivo o nel corso di esperimenti, dimostri in modo inequivocabile la loro intelligenza fisica. Questi animali sono in grado di seguire il movimento di un oggetto, e possono determinare, per esempio, che un oggetto spostato potrebbe farne avvicinare un altro tanto da poterlo prendere. Altrettanto evidente è che essi riconoscono le altre creature, capacità posseduta anche dagli esseri più semplici. Certo è anche che non hanno un'intelligenza tecnica, omessa nella lista precedente. Tale capacità è particolarmente ben sviluppata tra gli esseri umani ed è il motivo per cui prediligiamo i dispositivi meccanici, li fabbrichiamo e li usiamo. In questo gli esseri umani sono unici rispetto a tutte le altre creature viventi; pertanto non ha senso fare paragoni riguardanti questo tipo di intelligenza. L'intelligenza sociale caratterizza gli animali che vivono in gruppo; il suo livello di sviluppo dipende dal grado in cui si realizza la cooperazione all'interno della specie. I lupi erano già animali sociali; le capacità sociali dei cani che si sono evoluti da essi sono andate incontro a un ulteriore sviluppo, così che i cani possono formare gruppi tra di loro e anche con gli esseri umani. Tutti i cani vogliono appartenere a qualche gruppo umano anche se costituito da un solo essere umano. Caratteristica dei cani è l'amore per le azioni comuni del gruppo, di cui accettano le regole interne e per il bene del quale sono capaci di sacrificarsi. Gli attributi sociali degli esseri umani potrebbero essere contraddistinti nello stesso modo con l'aggiunta più importante della cultura, della comune capacità di parlare ed esprimere idee. Ed è ovviamente in questo che gli esseri umani si separano dai cani. Finora non abbiamo ricordato attributi umani importantissimi: il livello di aggressività all'interno del gruppo è basso, la gerarchia non è rigida e il legame tra i membri del gruppo è forte, queste affermazioni valgono anche per i cani, a differenza dei lupi e della maggior parte delle scimmie non antropoidi. Senza queste tre qualità, una stretta collaborazione non avrebbe mai potuto svilupparsi. Per quanto riguarda il comportamento intenzionale o l'empatia dobbiamo fare affidamento sulle esperienze della vita quotidiana e sui racconti del mio diario, ma ritengo di poter dire, senza esagerare, che tali attributi sono presenti anche nei cani. Nella loro capacità di provare i sentimenti degli altri, i cani probabilmente superano le scimmie antropoidi e assomigliano soltanto agli esseri umani. Inoltre sono sicuramente alla pari con gli scimpanzè nel legare l'attenzione a quella di un altro, nell'indicare e nel seguire gli sguardi e nel distinguere tra azioni intenzionali e involontarie. Su un punto non sappiamo nulla: il problema della coscienza di sé. Il ben noto test dello specchio condotto con scimpanzè e oranghi rende plausibile che anche i cani abbiano un'autocoscienza simile a quella degli esseri umani, ma non tutti gli studiosi sono d'accordo. Dagli esperimenti risulta che soltanto i cuccioli inesperti sono interessati alle immagini riflesse ma che tale interesse non dura a lungo. Per esempio, Flip da piccolissimo aveva paura della propria immagine riflessa e si teneva sempre alla larga dallo specchio dell'ingresso, sebbene successivamente ci si fosse abituato. Abbiamo anche scoperto che i cuccioli riescono a capire l'inversione del mondo fisico in una immagine riflessa. Cioè, se stanno guardando in uno specchio e qualcuno gli porge qualcosa da dietro non corrono contro lo specchio ma si girano subito, dando prova di un buon livello di intelligenza fisica. I risultati negativi degli esperimenti con lo specchio non dicono nulla dell'autocoscienza poiché soltanto coloro che hanno a cuore il proprio aspetto esteriore si fanno belli davanti allo specchio, come nel caso degli esseri umani e degli scimpanzè; cioè coloro che hanno un'immagine mentale di se stessi che approvano e vogliono appurare perché sia cambiata. Č molto probabile che i cani non abbiano questa caratteristica. Un cane può avere il pelo irsuto, infangato e sporco e non fare alcuno sforzo per pulirsi finché non sente il prurito; a un cane non importa nulla di quello che ha sul pelo. Probabilmente non potremo dimostrare l'autocoscienza nei cani facendo esperimenti con lo specchio. Sfortunatamente non siamo a conoscenza di altri metodi validi per provare questo aspetto, sebbene i ricercatori ci stiano lavorando alacremente. Č molto eccitante aver compreso come molti elementi dell'intelligenza e della cultura umane sebbene forse non i più importanti possano essere, in maggior o minor grado, identificati nei cani. Esempi sono i rituali personali e il senso del tempo, così come l'obbedienza alle regole, confermata più volte dagli esperimenti.
I rituali personali svolgono un ruolo importante nella vita umana.
Se analizzassimo questa peculiare forma comportamentale dal
punto di vista della comprensione della mente, potremmo pensare
che nei tempi antichi i rituali fossero utilizzati come strumenti per
galvanizzare la mente e attivare la memoria. Per la verità, come
molti studi antropologici hanno argomentato, i rituali sono serviti per la
comprensione della nozione del tempo. In genere si ritiene che se è al sicuro e
con lo stomaco pieno, un animale stia a riposo o non dia segni
dell'attività della propria mente, se si eccettua l'occupazione non troppo
impegnativa di stare all'erta per i potenziali pericoli. Al contrario, la mente
umana almeno nel suo stato attuale nello stato di veglia è quasi
continuamente attiva. In ciò è assistita molto dai rituali personali e dalle
regole apprese. Secondo me una caratteristica delle mente dei cani è che
essi riescono a pensare soltanto a qualcosa che noi abbiamo attivato nelle loro
menti: una palla, un guinzaglio, delle parole e la
mente del cane lavora a pieno ritmo. Se tutti sono occupati con
qualcos'altro, il cane si sdraia, fa un pisolino e la sua mente manda
soltanto un bagliore minimo. Ritengo che i cani abbiano fatto il
primo passo verso uno stato di veglia più duraturo, come sottolineato dal fatto
che imparano i rituali facilmente, perché gli elementi dei rituali aiutano ad
attivare la mente. Essi hanno sviluppato inoltre un acuto senso del tempo ed è
facile insegnar loro un rituale che debba essere svolto in un orario
particolare.
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