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| << | < | > | >> |Pagina 13 [ inizio libro ]1.Giro giro tondo, casca il mondo... Verso la fine degli anni Ottanta il mondo pareva proprio sul punto di cascare e io nell'attesa mi limitavo a girare in tondo, giorno dopo giorno. Facevo sempre più o meno lo stesso percorso. Senza una meta. Ogni giorno le stesse vie. Le stesse vetrine. Le stesse facce. I commessi guardavano la gente fuori dai negozi come gli animali allo zoo guardavano i turisti. Rispetto a loro mi sentivo in libertà. Ma ero solo libero di non far niente. Via Po piazza Castello via Roma. Piazza San Carlo via Carlo Alberto via Lagrange. Piazza Carignano piazza Carlo Alberto via Po. E poi di nuovo: piazza Castello, via Roma, piazza San Carlo. Tutti i giorni. Giorno dopo giorno. Chilometro dopo chilometro. All'infinito. La suola del mio unico paio di scarpe si era tutta consumata. Mi sforzavo di camminare appoggiando il meno possibile il piede sulla strada ma riuscivo soltanto a saltellare. Non volevo un lavoro da commesso. Non volevo fare carriera. Non volevo rinchiudermi in una gabbia. Intanto però la mia gabbia era la città. Le sue strade sempre uguali erano il mio labirinto. Senza un filo a cui aggrapparmi. Senza più nulla da vedere. | << | < | > | >> |Pagina 130 [ fine libro ]«Walter, vada di là a prendere questi volumi di storia dell'arte».L'arpia mi porse una lista di titoli. Rimasi immobile. «E' urgente. Per l'ingegnere». Non capivo. «Walter, è vivo? Deve prendere in magazzino questo elenco di testi!». L'avrei sgozzata. Afferrai quel foglio dirigendomi verso la porta del magazzino. Prima di aprirla mi voltai. La ragazza mi sorrise. Sembrava uscita dalla penna di Milo Manara. Io invece da uno scarabocchio di Hanna & Barbera. Adesso uscirò e le parlerò, pensavo, preparando i libri alla puttana. I suoi occhi, i suoi capelli, il suo culo. La mia vita non era più la stessa da quando li avevo visti. Decisi di andarmene, subito. Col cazzo che me la sarei fatta scappare. Un altro lavoro lo avrei trovato. Cosa aspettavo a lasciare un posto simile? Rientrai in libreria con i volumi. Lei era sparita. Mi guardai attorno. Cercai dappertutto. Cercai e ricercai. Se ne era andata. «Walter, compili una bolla di consegna», mi disse la morte. Corsi in strada. Niente. Era scomparsa, finita, persa per sempre. Mi sentivo vuoto dentro. Tornai in negozio. «Walter, si può sapere che cosa le succede? Chi le ha detto di uscire? Questo suo comportamento le costerà una multa sullo stipendio». La morte continuò a gracchiare. Smisi di ascoltarla.
Mentre compilavo la bolla di consegna non potevo fare a
meno di scrutare tra la folla attraverso le vetrine. Avrei
voluto essere da qualsiasi altra parte tranne che lì. Alla
fine ero diventato anche io un commesso. Dalla mia gabbia
guardavo fuori, ma non c'era più nulla da vedere.
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