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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione 1 Parte prima: Esperienza di pensiero e scrittura elettronica 5 Filosofia con l'ipertesto 7 di Paolo D'Alessandro Tra scrittura alfabetica e scrittura digitale 7 Ermeneutica del processo di lettura 15 Decostruzione della scrittura 25 Il lettore e la funzione ipertestuale 33 Esperienze di pensiero e media tecnologici 41 di Igino Domanin Il significato tra oralità e scrittura: prestazione e risposta alla pressione ambientale 43 Finitudine della filosofia: libro e ipertesto 48 Decostruzione e scrittura elettronica 51 Genealogia e tecnologia della filosofia 56 L'ipertesto: scrittura cooperativa e pensiero connettivo59 di Igino Domanin Testo ideale e ipertesto 60 La comunità della scrittura elettronica 62 Antropologia della scrittura elettronica 63 Il brainframe alfabetico 65 Il brainframe digitale 67 Scrittura cooperativa, intelligenza collettiva, pensiero connettivo 69 Ermeneutica radicale 69 L'ipertesto come pratica di scrittura collettiva e connettiva 70 Etica della scrittura elettronica 73 Parte seconda: Scienze umanistiche e ipertestualità 75 La nascita della pratica ipertestuale 77 di Matteo Ciastellardi I primi passi: Memex, Xanadu e NLS 78 Strutturare i nuovi testi 81 L'evento della rete globale e delle tecnologie domestiche 82 I nuovi ipertesti: dall'information retrieval al Web semantico 84 Il medioevo e la contemporaneità — Dalla scrittura alfabetica all'ipertestuahtà 87 di Andrea Potestio Linguaggi, metalinguaggi e strumementi del digitale collettivo 95 di Matteo Ciastellardi Linguaggio e metalinguaggio 95 Dall'interattività del mezzo all'interazione del soggetto 98 Strumenti di cooperazione collettiva 99 Blog 100 Forum 101 Sistema Wiki 103 Chat 105 Sperimentazioni ipertestuali e didattiche 107 di Andrea Potestio Progetti didattici e Riviste on line 109 Il ruolo del formatore nelle nuove tecnologie 117 di Andrea Potestio Il testo digitale: traduzione e mappatura del pensiero 125 di Matteo Ciastellardi Dal digitale al cartaceo: tradurre/tradire il testo125 Semantica dell'interfaccia 126 Topografia del testo: link, note ed elementi multimediali 128 Sviluppo del sistema: cronologia e topografia del pensiero 129 Dinamica del senso 131 Principio di autorità 131 Topografia del pensiero: mappatura di un ipertesto 132 La prospettiva temporale 134 La prospettiva spaziale 136 La prospettiva relazionale 137 Parte terza: Il progetto Hennes_Net 141 Storia del progetto Hermes_Net: scrittura elettronica e metodologia della filosofia teoretica 143 di Igino Domanin Didattica e metodologia della filosofia teoretica 143 Scrittura elettronica e laboratorio telematico di filosofia 144 Laboratorio 1: dal volume a stampa all'ipertesto (2002-2003) 147 Laboratorio 2: dal volume a stampa all'ipertesto (2003-2004) 181 Bibliografia generale 235 |
| << | < | > | >> |Pagina 1IntroduzioneNel contesto di una trasformazione profonda delle tecnologie comunicative e del declino del primato esclusivo della scrittura alfabetica, sembra oramai opportuno problematizzare il rapporto ineludibile tra la tradizione umanistica e l'informatizzazione dei saperi. Nel quadro della digitalizzazione della cultura, infatti, si afferma oggi una pratica di scrittura elettronica, le cui modalità di espressione alterano le dinamiche consolidate di comprensione e di produzione del senso. Lo scopo di questo volume è di interpretare filosoficamente il senso dell'esperienza culturale che emerge nel contesto interattivo e virtuale proprio dei new media. Si cerca così di cogliere le modalità attraverso cui la tecnica retroagisce sul pensiero, che intende utilizzarla per manifestarsi e allo stesso tempo, mediante un'ermeneutica radicale, si pone il problema della genealogia della pratica filosofica, proveniente dai gesti di lettura e di scrittura, che vanno decostruiti, in vista di un'interrogazione filosofica circa la molteplicità irriducibile delle pratiche grafiche. In altri termini, le tecnologie comunicative sono indagate in relazione alla loro funzione costitutiva rispetto a quel che significa pensare. Il presupposto di questa indagine risiede pertanto in una dimensione sperimentale, penetrata nel territorio dell'informatica umanistica e che riflette, proprio a partire dall'evento delle pratiche di scrittura elettronica e del loro uso in campo filosofico. L'esperienza di pensiero, che solo parzialmente coincide con la filosofia, è in relazione con un medium di trasmissione: si manifesta e accade, cioè, poggiando su determinati supporti tecnologici che ne rendono possibile la determinazione del senso e la sua comunicazione. La teoria, insomma, è l'effetto di una prassi, di un dispositivo complesso di operazioni che rimandano a una gestualità costitutiva. L'orizzonte di senso nel quale s'inscrive il sapere filosofico, come all'interno della propria condizione di possibilità storico-effettuale, è determinato, perciò, dal saper scrivere e leggere. In particolare, questa condizione non è caratterizzata da una intangibile necessità e universalità, bensì rinvia a un insieme di competenze maturate all'interno dei processi di alfabetizzazione delle società occidentali. Il "senso" è un ambito di significatività che si dischiude all'interno del logos alfabetico ovvero entro un dispositivo di scrittura che seleziona certe forme di espressione e non altre. In altri termini, si dà un intreccio tra techne e logos, costitutivo della trama nella quale è possibile decifrare il senso del mondo. Come l'alfabetizzazione ha fatto da supporto alla cultura del libro, così le nuove tecnologie digitali lo fanno allo spazio interattivo della Rete. Un diverso dispositivo è, infatti, oramai all'opera nella relazione ermeneutica nella quale va generandosi la complessità del mondo in cui ci troviamo a far esperienza. La filosofia, dunque, attraverso la sperimentazione di una pratica teorica, tutt'una con la scrittui elettronica, può e deve corrispondere all'esigenza di un'esperienza di pensieri in grado di interpretare il senso del mondo. Internet, la rete delle reti, è un ipertesto indefinito, in continua evoluzione. Tutti i documenti in esso contenuti sono infatti provvisti di forma ipertestuale. Si potrebbe allora arrischiare a sostenere che l'ipertesto è lo spazio" proprio del dire, all'interno della Realtà Virtuale, e cioè il modo peculiare di proporsi della comunicazione on line, il luogo proprio e privilegiato della comunicazione, e prima ancora del pensiero, che si propone mediante scrittura elettronica. Non si comprendono allora i motivi per i quali tanti tra coloro che si occupano di Realtà Virtuale, e più in particolare della Rete, ritengano di poter ignorare questo dato o perlomeno pensino che non sia affatto indispensabile farne questione di attenta riflessione. Se la metafora che meglio identifica il libro a stampa e, più in generale, la scrittura alfabetica è la linea, nella sequenza data di legami causali e ordinati, quella che interpreta in modo adeguato l'ipertesto, in quanto scrittura elettronica, è invece la rete. In Internet, dunque, il pensiero si rappresenta e si comunica non più in linea, secondo quel continuum che va a identificare un ben preciso percorso, ma piuttosto nella forma della trama, che struttura i collegamenti tra i diversi documenti. Non è la prima volta che la metafora della rete, così come quelle del reticolo, della trama, della ragnatela e della struttura, è messa in relazione ai testi e più in generale alla scrittura. Lo stesso informatico Theodor Nelson, come si avrà modo di vedere, sostiene che ogni letteratura è in certo qual modo ipertestuale. La Filosofa dell'ipertesto non intende essere la costruzione di una sorta di filosofia dei new media, vale a dire un'applicazione contingente della strumentazione teoretica in relazione ai fenomeni dell'attualità. Si tratta infatti di delineare una riflessione su Internet, non tanto per dare indicazioni relative a un pensiero presente nella Rete delle reti, quanto piuttosto a quel pensiero che si va elaborando mediante la pratica ipertestuale. Senza alcun dubbio la Rete contiene filosofia, è invece più problematico, forse, che essa faccia filosofia, produca più generalmente cultura. Numerosi e ben strutturati, infatti, sono ormai i portali filosofici di Università e di Centri di ricerca, come anche più semplicemente i siti "personali", tutti provvisti di eccellenti materiali di documentazione storico-filosofica; le più importanti biblioteche propongono poi per i loro cataloghi la possibilità di consultazione on line; interi volumi a stampa sono stati infine trasposti nella forma dell' e-book, per una più agevole lettura in formato digitale. Ci si chiede, però, non tanto se si possa comunicare il pensiero, mediante il "contenitore" elettronico-digitale, quanto piuttosto se si possa elaborare pensiero con il nuovo medium della scrittura elettronica. Si tratta di un interrogativo analogo a quello che ci si poneva dal punto di vista della cultura orale di fronte alla scoperta della scrittura alfabetica. Insomma, s'intende portare l'attenzione e la critica teoretica all'utilizzo del medium nelle sue specifiche caratteristiche e non semplicemente quale simulatore e riproduttore sic et simpliciter di scrittura alfabetica, com'è il caso della filosofia come comunemente proposta nell'Ipertesto degli ipertesti. | << | < | > | >> |Pagina 13Il carattere primo e più evidente, ma anche il più importante, della scrittura tipografica alfabetica è il proporsi alla nostra attenzione in una rappresentazione processuale dei grafemi, disposti sulla pagina con ordine lineare e in serie, dall'alto verso il basso e da sinistra verso destra. Se è vero che scrivendo pensiamo di riprodurre il pensiero così com'esso è e se è poi vero che il carattere precipuo della scrittura risiede nella sequenzialità, concludiamo che il pensiero stesso, possedendo i caratteri propri della scrittura, è avvenuto in noi, nell'intimo del mentale, con la forma e la modalità di un continuum.In conclusione, noi siamo a tal punto abituati alla scrittura sequenziale, da credere che la sequenza sia il carattere determinante e intrinseco di qualsiasi scrittura, vale a dire della scrittura in quanto tale. Crediamo poi che il nostro pensiero, quello stesso che intendiamo comunicare tramite scrittura, possa essere riprodotto in modo corretto unicamente nella forma della sequenza, di una linea continua, che s'interrompa solo quado esso giunge a chiudere il cerchio della sua riflessione su un determinato argomento oppure quando si abbia la volontà esplicita d'interrompere la presentazione del flusso di pensiero. Pensiamo, insomma, che la struttura sequenziale, nella continuità del prima e del poi, come anche nella relazione e interconnessione di cause ed effetti, sia la radice del pensiero e l'adeguata rappresentazione della sua stessa natura. Dire che la scrittura è sequenziale sta poi a significare anche che ogni scrittura è tale, poiché si prende a modello unico e a fondamento la forma dello scritto a stampa. Il prototipo di qualsiasi scrittura è per noi il libro: esso si presenta sempre in una sequenza, imposta dalla sua stessa confezione, la rilegatura, che ne fa un tutt'uno, mediante la numerazione delle pagine, che susseguono con un ordine rigido, la successione dei righi nella medesima pagina e delle parole all'interno di uno stesso rigo. La consuetudine al volume a stampa ha poi indotto a pensare che ogni testo abbia i medesimi caratteri e sia allo stesso modo intrinsecamente sequenziale. Ora se è vero che noi facciamo per lo più esperienza di testi scritti che sono contenuti in libri, questo non significa però che si possa e si debba identificare tout court il libro con il testo. Ogni libro è sicuramente costituito da testi. Questo significa che il testo, che è inserito nella confezione del libro, finisce con l'assumerne la forma, acquisendone così i caratteri, su tutti proprio il doversi presentare in sequenza. Il fatto che si possa così evidenziare la "convivenza" di testo e di libro e il processo di omologazione, che li porta ad assumere i medesimi connotati, non può farci concludere però che siano lo stesso. Anzi, il testo è da intendere proprio come altra cosa rispetto al libro; dal latino texere, come si è già ricordato, significa "quel che è intessuto o intrecciato". Se si sta così all'etimologia e all'analogia con il testo quale tessuto, si finisce col constatare senza dubbio la difficoltà di identificazione tra scrittura e libro. Il textum è una trama complessa di molteplici fili, che s'intersecano tra loro sino a costituire un ben determinato ordito, che non è dato dalla disposizione dei singoli elementi, proposti in successione, ma dall'intreccio dei nodi dovuto a relazioni e a connessioni reciproche. Da quel che si è detto, studiosi di informatica e di Intelligenza Artificiale, come anche teorici dell'ipertestualità, assieme a critici letterari e filosofi ritengono erroneo il dedurre le caratteristiche di ogni scrittura, e dunque anche di quella elettronica e ancor prima del "testo" scritto, dalla scrittura confezionata nel volume a stampa. Quale trama e ordito, il testo si presenta, infatti, con modalità espressive ben diverse dalla sequenzialità, che è caratteristica distintiva della scrittura alfabetica e, come insegnano le neuroscienze, permette di riprodurre la struttura del mentale, che si fonda sull'interazione e sulla connessione delle reti neurali, mediante sinapsi. Sembrerebbe, insomma, che il nostro pensiero si produca, almeno in prima istanza, nel suo spunto creativo, in modo per nulla sequenziale. "Pensiero" è sistema di idee, che si propongono e si dispongono a intreccio, come capita per l'ordito di un textum. La struttura delle idee e i processi che sono attivati nella nostra mente, in vista della produzione di pensiero, non sono pertanto sequenziali; perlomeno non sembrano esserlo. | << | < | > | >> |Pagina 15Ermeneutica del processo di letturaSi tratta ora di enucleare la tesi relativa al pensiero allo stato nascente, che si fonda sull'associazione delle idee, piuttosto che sulla loro messa in linea. Come dimostrare, però, che il pensiero è associativo e che si presenta come trama reticolare, piuttosto e prima ancora che in forma sequenziale e lineare? Cerchiamo di dare risposta a tale problema, delineando una fenomenologia della lettura, che faccia perno sui principi della filosofia ermeneutica. Intendiamo pertanto occuparci della lettura di una scrittura alfabetica, del volume a stampa. La lettura si fonda in sostanza sulla percezione visiva, con le osservazioni e le precisazioni che al riguardo è opportuno tener sempre presenti: dai dati che provengono dall'esterno, per l'essenziale costituiti da impulsi elettrici e da segnali nervosi, è elaborato e prodotto l'oggetto stesso della lettura: il libro. | << | < | > | >> |Pagina 17Il significato della scrittura alfabetica è nell'interpretazione, che ha il compito di produrlo.Proviamo ora a chiarire. In certo qual modo si potrebbe sostenere che il significato è davvero presente nel testo, ma come una possibilità data, risultando così soltanto virtuale. Esso nascerebbe, insomma, solo in forza di un movimento di attualizzazione, per cui l'interprete (lettore o critico) dovrebbe prestare maggiore attenzione al processo di lettura piuttosto che al prodotto, a quel che è già dato, quale elaborato stabilito e definito da un autore. Il dire e lo svelare un significato non avrebbero dunque, nonostante le apparenze, la finalità di spiegare un'opera, ma di rivelare le condizioni che producono i vari e possibili effetti del testo che si sta leggendo sui suoi fruitori e, di seguito, nel luogo stesso d'interazione tra fruitori e testo stesso. Se si esalta così la virtualità di un testo non si cade nell'errore di imporre al lettore un significato, con l'idea che sia proprio quello voluto dall'autore (il suo voler dire), come se esso fosse la sua più giusta, e forse unica, interpretazione. Il significato di un testo non è poi mai da intendere quale entità definita, ma è piuttosto un avvenimento dinamico. Il compito del lettore e interprete è allora sempre quello di delucidare il significato potenziale e non di restringerlo a uno solo. È ovvio poi che la virtualità di senso non potrà mai espletarsi in modo completo durante un singolo processo di lettura, per quanto questo voglia e possa essere attento e approfondito, perché il significato è qualcosa che accade di continuo in un processo ad infinitum. Inoltre, per quanto possa essere individuale quel significato che si realizza di volta in volta, caso per caso, l'atto di comporlo avrà sempre caratteristiche verificabili con modalità intersoggettiva. | << | < | > | >> |Pagina 21Il significato del testo letterario, pertanto, può essere completato soltanto dal lettore e addirittura non esiste indipendentemente da lui.D'altra parte va anche detto che colui che legge, mentre stabilisce il significato, è costituito da esso nella sua identità. Si tratta qui di tenere in debito conto infatti gli effetti di interazione e di reciprocità dinamica, propri del processo temporale, di cui si è detto. | << | < | > | >> |Pagina 59L'ipertesto: scrittura cooperativa e pensiero connettivo
dí Igino Domanin
George Landow può essere considerato il punto di riferimento più importante della teoria dell'ipertesto. Egli, senz'altro in modo pionieristico, ha indagato i problemi metodologici sottesi alla realizzazione degli ipertesti. La ricerca di Landow ha reso evidente come il diffondersi e l'imporsi progressivo di tecnologie digitali stanno rivoluzionando profondamente l'esperienza pratica della lettura e della scrittura. La tesi, per certi versi provocatoria, che si trova enunciata, nello stesso titolo originale della sua opera più famosa Hypertext 2.0. The convergente of Contemporary Critical Theory and Technology, afferma che, allo stato attuale, esiste una convergenza profonda e irreversibile tra i metodi adottati dai progettisti di software e quelli seguiti da talune tendenze della teoria della letteratura; in altri termini, la sovrapposizione è tale che si potrebbe attribuire l'etichetta di poststrutturalista a un celeberrimo hacker come Ted Nelson, al quale si deve la formulazione di una concezione libertaria della cultura fondata su un'organizzazione ipertestuale del sapere, mentre si potrebbero interpretare la filosofia di un autore come Jacques Derrida o la critica letteraria di Roland Barthes come esercizi di scrittura digitalizzata e ipertestuale. In effetti, i motivi di tale convergenza, che a prima vista appaiono soltanto estrinseci e di natura del tutto empirica, pongono degli interrogativi radicali sul modo di funzionamento delle pratiche teoriche e sul modo di produzione del sapere. Il nostro intento è di far emergere alcune delle questioni filosofiche che emergono dall'immanenza stessa degli effetti provocati dall'uso, sempre più massiccio, della scrittura elettronica. | << | < | > | >> |Pagina 69Scrittura cooperativa, intelligenza collettiva, pensiero connettivo
La scrittura elettronica sancisce la mutazione dell'esperienza di lettura che
accade nel passaggio dalla fruizione del testo sulla pagina a quella mediante lo
schermo. La digitalizzazione della pagina del libro rende possibile l'interazione
testo-lettore secondo le modalità che la tecnologia informatica dischiude. Per
questo motivo lo "stesso" contenuto trasposto nel formato elettronico non è
più "identico" nei significati veicolati rispetto a quello precedente.
Ermeneutica radicale L'ermeneutica del testo, cioè, nella sua dinamica di comprensione ed esplicitazione del senso si attua in base a operazioni differenti. Gli abiti pragmatici dell'interpretazione mutano e l'effettuazione del significato, la sua concreta produzione, accade nell'ambito ermeneutico in relazione a un nuovo contesto. In altri termini si potrebbe parlare di un'ermeneutica radicale e performativa, di una "ermeneutica dell'ermeneutica", ovvero della necessità di mostrare come le condizioni di possibilità della prassi del comprendere mutano in relazione al frame tecnologico nel quale l'interpretazione viene a essere praticata. Se il passaggio alla scrittura elettronica mediante la traduzione del testo nel formato digitale modifica le condizioni strutturali di fruizione del testo, siamo allora già in presenza di un dispositivo in grado di trasformare le condizioni di possibilità immanenti all'evento interpretativo. L'evento del comprendere (mediante scrittura elettronica) retroagisce sulle condizioni dell'ermeneutica stessa. | << | < | > | >> |Pagina 125Il testo digitale: traduzione e mappatura del pensiero
di Matteo Ciastellardi
Dal digitale al cartaceo: tradurre/tradire il testo Nel creare documenti in formato elettronico capita sovente di ricomporre appunti, note, correzioni, revisioni, e così nella creazione di un sistema ipertestuale ci si preoccupa di come si possa trasporre il testo cartaceo in elettronico, e in che modo rielaborare quest'ultimo per renderlo dinamico e interattivo, inserendo al suo interno una serie di rimandi, note e commenti in grado di rompere la linearità concettuale con cui è stato sviluppato, per garantire così al potenziale fruitore un percorso aperto e interattivo. Il problema assume un contesto del tutto diverso quando si opera in modo contrario, passando da un ipertesto, costituito da elementi multimediali, a una pubblicazione a stampa. Seguendo McLuhan, se il medium trasforma l'oggetto della comunicazione e quindi lo stesso soggetto che comunica, troveremo attraverso differenti canali d'informazione diverse modalità di strutturazione del testo e del pensiero che esso rielabora. Un problema di notevole portata è riuscire a tradurre l'informazione e la natura del pensiero, che si estende in un contesto differente da quello in cui è stato articolato e per il quale, di per sé, è stato concepito. La trasposizione da una struttura reticolare, come il World Wide Web, a una forma lineare, come la pagina stampata, comporta il superamento di una serie di ostacoli, che rischiano di offuscare e tramutare il multi-senso proprio degli ipertesti. Lo stesso spazio logico entro cui si articola la parola digitale non presenta un ordine univoco, e neppure un'organizzazione sequenziale, a differenza di quanto accade nei testi tradizionali, dove lo sviluppo concettuale avviene seguendo la forma gerarchica dei contenuti. Un'altra distinzione rispetto alla prospettiva "gutenberghiana" consiste nel fatto che nell'ipertesto ciascun nodo della rete può legarsi a diversi altri documenti, intramando relazioni molteplici, che definiscono un contesto complesso e multilineare. Così nell'atto di fruizione il reticolo di possibilità del nuovo textum conferisce piena visibilità alla sua polisemia, portando il navigatore a una lettura asimmetrica e polivoca, in grado di offrire molteplici ricostruzioni di senso. La stessa libertà di fruizione che ne consegue mostra anche la scomparsa di qualsiasi principio di autorità, rintracciabile solo identificando lo stile o la modalità dialogica di un certo utente-scrittore. Trasformare il testo ipermediale, operarne una traduzione dalla forma elettronica alla variante cartacea, significa creare uno stravolgimento di termini, andando a elidere le possibilità cognitive del lettore, stimolate dalla reticolarità compositiva, per ridurre la sfera delle sue pratiche di fruizione e interazione a un ruolo limitato dalla sequenzialità del prodotto a stampa. In questa prospettiva tradurre assume il senso di tradire: se in una trasposizione possiamo riprodurre in modo fedele tutti gli elementi perderemo comunque la prospettiva neurale che li collegava e li riconfigurava nello spazio indefinito della pagina elettronica e nel labirinto cognitivo della mente del lettore/autore. Nella sperimentazione telematica del laboratorio Hermes_Net, cercando di riprodurre il lavoro svolto online, in questo volume si è tentato di ridurre al minimo gli effetti deformanti della trascrizione di testo e di contesto. Per ottenere questo risultato si è tentato di riprodurre non solo i contenuti dello spazio virtuale, ma anche alcune modalità del metalinguaggio e del medium che lo caratterizzano.
Di seguito saranno analizzati alcuni punti utilizzati come riferimento, per
scandire il ruolo dei vari elementi presenti nella pagina elettronica per
ricollocarli entro la sfera della prospettiva editoriale.
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