Copertina
Autore Jeffery Deaver
Titolo La bambola che dorme
EdizioneSonzogno, Milano, 2007 , pag. 504, cop.ril.sov., dim. 14x22,5x4,5 cm , Isbn 978-88-454-1404-6
OriginaleThe Boxer [1968]
TraduttoreAndrea Carlo Cappi, Cristiana Astori
LettoreElisabetta Cavalli, 2007
Classe gialli , thriller
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Pagina 9

13 SETTEMBRE 1999
Il "Figlio di Manson" riconosciuto colpevole
della strage della famiglia Croyton



SALINAS, CALIFORNIA. Oggi la giuria di Monterey County, dopo appena cinque ore di consultazione, ha riconosciuto Daniel Raymond Pell, trentacinque anni, colpevole di quattro capi d'accusa per omicidio di primo grado e uno per omicidio colposo.

"Andava fatta giustizia", ha dichiarato il pubblico ministero James J. Reynolds ai giornalisti, dopo avere comunicato il verdetto. "Abbiamo a che fare con un uomo estremamente pericoloso, autore di crimini orribili."

Pell è stato soprannominato il "Figlio di Manson" per i parallelismi tra la sua vita e quella di Charles Manson, detenuto per omicidio, che nel 1969, nella California meridionale, si rese responsabile dell'uccisione rituale dell'attrice Sharon Tate e di numerose altre persone. Al momento dell'arresto la polizia ha rinvenuto, nell'abitazione di Pell, numerosi libri e articoli sulla vita di Manson.

Le accuse di omicidio si riferiscono alle morti di William Croyton, di sua moglie e di due dei tre figli, avvenute il 7 maggio a Carmel, in California, centonovanta chilometri a sud di San Francisco. Quella per omicidio colposo è relativa al decesso di James Newberg, ventiquattro anni, che viveva con Pell e l'accompagnò a casa Croyton la notte dei delitti. Il pubblico ministero ha affermato che Newberg intendeva inizialmente prendere parte agli omicidi, ma poi cambiò idea e Pell lo uccise.

Croyton, cinquantasei anni, era un ricco ingegnere elettronico e un genio dell'informatica. La sua società situata a Cupertino, California, nel cuore della Silicon Valley, crea programmi all'avanguardia che girano nei più diffusi personal computer.

A causa dell'interesse di Pell per Manson, alcuni sostengono che, come quelli del 1969, i delitti abbiano connotazioni ideologiche, ma la polizia non ha trovato indizi a sostegno di un movente religioso o politico. Secondo Reynolds, il furto pare la ragione più plausibile dell'irruzione. Pell ha al suo attivo dozzine di condanne per scippi, violazioni di domicilio e furti risalenti all'adolescenza.

All'aggressione è sopravvissuta solo una bambina, Theresa, di nove anni, sfuggita a Pell perché addormentata nel suo lettino, nascosta tra i giocattoli. Per questo è stata soprannominata "la bambola che dorme".

Come Charles Manson, Pell emanava un oscuro carisma che aveva attirato un gruppo di seguaci devoti e fanatici: la sua "Famiglia", termine mutuato dal clan mansoniano. Su di loro ha esercitato il più completo controllo. Nel periodo dei delitti Croyton, il gruppo comprendeva Newberg e tre donne che vivevano tutti insieme in una squallida abitazione a Seaside, a nord di Monterey, California. Si tratta di Rebecca Sheffield, ventisei anni, Linda Whitfield, venti, e Samantha McCoy, diciannove. Whitfield è la figlia di Lyman Whitfield, presidente e direttore generale del Santa Clara Bank and Trust con sede centrale a Cupertino, la quarta catena bancaria dello Stato.

Le donne non sono state accusate delle morti di Croyton e Newberg, ma hanno a loro carico numerose condanne per furto, violazione di proprietà privata, truffa e detenzione di refurtiva. La Whitfield è stata anche accusata di ostacolo alle indagini, falsa testimonianza e distruzione di prove. A seguito del patteggiamento, la Sheffield e la McCoy sono state condannate a tre anni di prigione, la Whitfield a quattro e mezzo.

Anche il comportamento di Pell al processo rifletteva quello di Charles Manson. Seduto immobile sul banco della difesa, fissava i giurati e i testimoni con l'apparente tentativo di intimorirli. Si dice che abbia poteri psichici. Una volta l'imputato è stato fatto uscire dalla sala dopo che un testimone è svenuto dinanzi al suo sguardo.

Domani la giuria emetterà il verdetto: è probabile che Pell verrà condannato a morte.

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In ogni caso, anche senza un confronto con il profilo base, un interrogatorio ben fatto basato sulla cinesica può portare alla luce la menzogna. Lo testimoniano due particolari indizi: un lieve aumento del tono di voce, perché la bugia innesca una risposta emotiva in gran parte degli individui, e le emozioni tendono a restringere le corde vocali. L'altro segnale consiste in una pausa prima e durante la risposta: mentire rappresenta infatti una sfida mentale. Chi racconta una bugia deve avere costantemente presente ciò che lui e gli altri hanno già detto al riguardo, per poi fabbricare una risposta fittizia che tenga conto delle affermazioni precedenti e delle supposte convinzioni dell'interlocutore.

Durante la sua conversazione con la guardia, Kathryn aveva avuto l'impressione che in diversi momenti l'uomo alzasse la voce e si interrompesse dove non avrebbe avuto ragione di farlo. Quando se ne accorse, ripensò agli altri suoi comportamenti e notò che molti emanavano inganno: dare più informazioni del necessario, divagare, mettere in atto gesti di negazione (toccarsi il capo, il naso e soprattutto gli occhi) e gesti di avversione (darle le spalle).

Non appena emergono le prove della menzogna, un colloquio si trasforma in interrogatorio e l'agente modifica il suo approccio. Era stato a quel punto che Kathryn aveva sospeso le domande su Pell e aveva cominciato a parlare di argomenti su cui Waters non avrebbe avuto motivo di mentire, come la sua vita privata, la penisola e così via. Questo per stabilire il profilo base.

Nel frattempo, Kathryn aveva messo in atto sul soggetto la sua analisi standard in quattro parti, per farsi un'idea sul modo in cui portare avanti l'interrogatorio.

Innanzitutto, si era chiesta qual era il suo ruolo nell'incidente. Ne aveva concluso che, nella migliore delle ipotesi, Tony poteva essere un testimone reticente e, nella peggiore, un complice di Pell.

Secondo: l'uomo aveva un motivo per mentire? Certo. Waters non voleva essere arrestato o perdere il lavoro perché, intenzionalmente o per negligenza, aveva aiutato il detenuto a fuggire. Inoltre, nell'aiutare l'assassino, poteva ricavare un tornaconto personale o economico.

Terzo: qual era il suo tipo di personalità? Chi conduce un colloquio ha bisogno di saperlo per poter regolare il comportamento in base al soggetto intervistato. Doveva mostrarsi decisa oppure accomodante? Alcuni agenti si limitano a individuare il grado di introversione o estroversione dell'interlocutore, per decidere in che misura mostrarsi assertivi. Kathryn, invece, prediligeva un approccio più approfondito basato sul Myers Briggs Type Indicator. Tale metodo include, oltre alle tipologie fondamentali "introverso" ed "estroverso", altre tre sfaccettature legate al modo in cui l'individuo si rapporta al mondo interiore ed esteriore: pensiero o sentimento, sensazione o intuizione, giudizio o percezione.

Kathryn concluse che Waters era un estroverso che ricorreva al pensiero, alla sensazione e al giudizio. Dunque con lui poteva essere più diretta che con un soggetto emotivo e introverso e utilizzare diverse tecniche di ricompensa-punizione per farlo confessare.

Infine si chiese in che tipologia di mentitore rientrasse Waters. Ne esistono parecchi: per esempio, il manipolatore o machiavellico, che non ci vede nulla di male a mentire spudoratamente e usa l'inganno come mezzo per realizzare i propri obiettivi in amore, affari, politica, nel crimine. Il bugiardo sociale, invece, lo fa per esibizionismo, e l'insicuro mente per comunicare un'immagine positiva di se stesso.

Kathryn stabilì che Waters rientrava ancora in un'altra categoria. Lo dedusse dalla sua vita trascorsa a fare la guardia carceraria e dalla disinvoltura con cui tentava di spostare la conversazione lontano dalla verità. Era un attore, uno per cui il controllo era una conquista fondamentale. Questa tipologia di individui non mente spesso, ma solo quando è necessario, ed è meno esperta dei machiavellici, anche se si tratta comunque di abili bugiardi.

La detective si tolse gli occhiali dall'elegante montatura rosso scuro e, con la scusa di pulirli, li posò da una parte e se ne mise un paio con il contorno in acciaio scuro. Erano gli occhiali da "predatrice" che aveva indossato durante l'interrogatorio di Pell. Si alzò, fece il giro della scrivania e si sedette accanto all'uomo.

Lo spazio immediatamente intorno al soggetto è chiamato "zona prossemica", ed è questa la distanza utilizzata durante gli interrogatori. È al confine con la "zona intima", che va da quindici a quarantacinque centimetri, mentre la "pubblica" si estende dai tre metri e oltre. Lo spazio che Kathryn prediligeva per gli interrogatori si trovava all'interno della zona "personale", intorno al mezzo metro.

Waters osservò curioso il suo spostamento, ma non disse nulla. Lei nemmeno.

"Ora, Tony, vorrei ripetere un'ultima volta alcune cose che abbiamo detto."

"Sì, certo." Waters appoggiò la caviglia sul ginocchio in un movimento che poteva sembrare indice di relax, e invece era una chiara manovra difensiva.

L'agente tornò su un argomento che in Waters era stata fonte di numerosi indicatori di stress. "Mi spieghi ancora una volta dei computer a Capitola."

"Dei computer?"

Rispondere con una domanda era un classico segnale di menzogna; il soggetto cerca di prendere tempo per capire dove vuole arrivare il suo interlocutore e tenta di elaborare una risposta.

"Sì. Che tipi di computer avete?"

"Oh, non sono un tecnico, io. Non saprei." Batteva il piede. "Sono Dells, mi sembra."

"Fissi o portatili?"

"Tutti e due. Soprattutto fissi. Non che ne abbiamo centinaia, poi... La guardia le rivolse un sorriso complice. "Visti i contributi statali e tutto il resto." Parlò degli ultimi tagli finanziari ministeriali, storia che Kathryn trovò interessante solo in quanto evidenziava il suo tentativo di divagare.

Lo riportò al discorso precedente. "Ora, parliamo dell'accesso ai computer a Capitola. Me lo spieghi un'altra volta."

"Ai detenuti è vietato, gliel'ho già detto."

Tecnicamente, la risposta era vera. L'uomo però non aveva detto che i detenuti non li usavano. Mentire non è soltanto dire una bugia, ma comprende anche le risposte evasive.

"Ma potevano accedervi?"

"Non proprio."

Era una mezza verità, come dire "quasi incinta".

"Che cosa intende, Tony?"

"Mi pare di aver detto che no, non possono."

"Però ha anche detto che gli impiegati e le guardie possono utilizzarli."

"Esatto."

"Ora, perché invece un detenuto non può?"

Prima Waters aveva detto che non era possibile perché i computer si trovavano in una zona di sorveglianza. La detective aveva notato un comportamento inquieto e un lieve cambio del tono di voce nel pronunciare la frase.

Lui si interruppe un istante; secondo l'agente Dance, stava cercando di ricordare ciò che aveva detto. "Si trovano in una zona il cui accesso è controllato. Solo i detenuti non violenti possono entrarvi. Alcuni di loro danno una mano in ufficio, naturalmente con la nostra supervisione. Svolgono compiti amministrativi. Ma è loro vietato usare i computer."

"E Pell aveva il permesso di entrare?"

"È classificato Uno A."

Kathryn notò la risposta elusiva. E il gesto di chiusura nel pronunciarla: sfregarsi le palpebre.

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Era stato bravo, il suo amore. Aveva seguito le istruzioni alla perfezione. Aveva preso il martello dal garage di sua zia a Bakersfield. Come ci era arrivata Kathryn Dance? Aveva fatto incidere sul portafogli le iniziali di Robert Herron, poi l'aveva messo nel pozzo di Salinas. Aveva fabbricato l'ordigno a gas: per lei era stato facile come seguire la ricetta di un dolce. Infine aveva piazzato il borsone contenente la tuta ignifuga e il coltello e aveva nascosto gli abiti sotto il pino.

Nonostante ciò, Pell non era così sicuro della capacità della complice di mentire alla gente guardandola negli occhi. Per questo non era ricorso a lei per fuggire in auto dal palazzo di Giustizia. Anzi, si era accertato che non si trovasse lì nei pressi al momento della fuga. Voleva evitare che la fermassero a un posto di blocco e mandasse tutto a puttane perché si metteva a balbettare o diventava rossa.

Jennie Marston stava guidando senza scarpe, cosa che Pell trovava piuttosto bizzarra, e intanto chiacchierava, con un sorriso allegro stampato sulla faccia. Pell si era chiesto se si era bevuta davvero la storia della sua innocenza riguardo alle morti al palazzo di Giustizia. Ma in tanti anni in cui era riuscito a convincere la gente a fare ciò che voleva, quello che lo stupiva di più era che per credergli fossero disposti a gettare al vento la razionalità e l'istinto di conservazione. Ed era quanto lui desiderava di più.

Comunque, questo non significava che Jennie avrebbe creduto a tutto ciò che lui le avrebbe detto e, in vista dei suoi progetti per i giorni seguenti, avrebbe dovuto sorvegliarla attentamente, per osservare in cosa era pronta ad appoggiarlo e in cosa no.

Attraversarono una complicata rete di strade secondarie, per evitare quelle principali e gli eventuali posti di blocco.

"Sono felice di averti qui", disse lei, esitante, posandogli una mano sul ginocchio, in preda a sentimenti ambivalenti.

Pell sapeva quel che provava: era combattuta tra il desiderio di manifestargli il suo amore e il timore di spaventarlo. Avrebbe vinto il primo. Era tipico di donne come lei. Oh, Daniel Pell sapeva tutto di tutte le Jennie Marston del mondo, di quelle che amano innamorarsi dei bastardi. Se ne era accorto anni prima, visto che era un detenuto recidivo. Se entri in un bar e annunci di essere stato in galera, la maggior parte delle donne batte le palpebre e sparisce nella toilette. Ma ce ne sono altre che si bagnano solo a sussurrargli i tuoi crimini e quanto sei stato dentro. Fanno uno strano sorriso e ti si avvicinano, pronte a conoscere qualcosa di più sul tuo lato oscuro.

Omicidio incluso, a seconda di come glielo facevi passare.

E Daniel Pell era bravo a far passare le cose.

Già, Jennie era proprio la classica amante del bastardo di turno. Dall'aspetto non l'avresti detto: magrolina, i capelli biondi e lisci, un bel visetto deturpato da un brutto naso, vestita come una borghesuccia che va a un concerto di Mary Chapin Carpenter.

Non l'avresti detta il tipo che si mette a scrivere agli ergastolani di Capitola.


Caro Daniel Pell,

tu non mi conosci, ma ho visto in tivù un servizio su di te e non credo che sia tutto vero. Ho anche comprato i libri che parlano di te, li ho letti e mi sei sembrato una persona affascinante. E anche se hai fatto tutto quello che dicono, sono certa che è stata colpa delle circostanze. Lo leggo dai tuoi occhi. Anche se fissavi la telecamera, era come se stessi guardando dritto nei miei. Ho avuto un passato non tanto diverso dal tuo. Mi riferisco alla tua infanzia, anzi, all'infanzia che non hai vissuto, e posso capire da dove vieni. Completamente. Se ti va, ci possiamo scrivere.

Cordialmente,

Jennie Marston


E non era l'unica, naturalmente. Daniel Pell riceveva molte lettere. Chi gli faceva complimenti per aver ammazzato un capitalista, chi lo condannava per aver sterminato una famiglia, chi era pronto a dargli consigli e chi a richiederne. Molte lettere contenevano anche avance. Parecchie finivano con il perdere lo slancio e riprendere il raziocinio. Ma Jennie aveva continuato e le sue lettere erano diventate man mano più passionali.


Mio caro Daniel,

oggi guidavo attraverso il deserto. Passavo accanto all'osservatorio di Palomar, dove tengono quell'enorme telescopio. Il sole stava per tramontare, il cielo era sconfinato ed erano appena spuntate le stelle. Non riuscivo a smettere di pensare a te. E al fatto che nessuno ti capisce e che tutti ti incolpano per cose che non hai fatto... dev'essere terribile. Loro non ti comprendono, non vedono la verità. Io invece sì. Anche se tu sei modesto e non vuoi ammetterlo, il fatto è che non sanno cogliere la tua perfezione.

Ho fermato la macchina, era più forte di me, e ho cominciato a toccarmi dappertutto, tu sai come... e ci scommetto che lo sai, sporcaccione! E noi, io e te, abbiamo fatto l'amore laggiù, sotto le stelle. Ho detto "noi" perché tu eri lì, accanto a me, nello spirito. Sono pronta a fare qualunque cosa per te,

Daniel...


Lettere del genere rispecchiavano una totale mancanza di autocontrollo e una tale voglia di farsi ingannare da convincere Pell a servirsi di lei per la sua fuga.

"Hai fatto attenzione a tutto quanto, vero? Nessuno può rintracciare la Thunderbird, no?" le chiese.

"No. L'ho rubata fuori da un ristorante. C'era quel tipo con cui sono uscita un paio di anni fa. Voglio dire, non abbiamo dormito insieme né niente", aggiunse rapida, e Pell se li immaginò che scopavano come ricci. Non che gliene importasse. Jennie continuò: "Lui lavorava lì e quando uscivamo mi ero accorta che nessuno faceva caso al pannello in cui l'addetto al parcheggio appendeva le chiavi delle auto. Allora venerdì sono arrivata fino là in autobus e ho aspettato dall'altra parte della strada. Quando ho visto che gli addetti erano impegnati, ho preso le chiavi. Ho scelto la Thunderbird perché la coppia era appena entrata, quindi sarebbe rimasta dentro per un bel po'. Nel giro di dieci minuti ero sulla 101".

"Hai tirato dritto fino a qui?"

"No, ho dormito a San Luís Obispo... E ho pagato in contanti, come mi hai detto."

"E prima di andartene hai bruciato tutte le lettere?"

"Ah-hah."

"Bene. Le cartine le hai?"

"Certo." Toccò la borsetta.

Pell la osservò. La lieve curva dei seni, le gambe e il sedere magri. I lunghi capelli biondi. Le donne sanno farti capire quali licenze ti puoi permettere: Daniel aveva la certezza di poter toccare Jennie quando e dove voleva. Le posò la mano sulla nuca. Com'era fragile e sottile. La ragazza sembrava quasi fare le fusa.

La bolla dentro di lui continuava a crescere.

E anche le fusa.

Pell resistette finché poté.

Vinse la bolla.

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Nagle ripeté quanto aveva detto il giorno prima: il suo libro non riguardava Pell, bensì le sue vittime. "Sto lavorando su tutte le persone la cui vita è stata condizionata dalla morte dei Croyton. Dipendenti compresi. Dopo qualche tempo la società di Croyton venne acquisita da una grossa compagnia di software e centinaia di persone furono licenziate. Forse questo non sarebbe accaduto se lui non fosse morto. E che dire del campo professionale? Anche quello è una vittima. All'epoca Croyton era uno dei progettisti più innovativi di Silicon Valley. Aveva dozzine di copyright su programmi e hardware in anticipo sui tempi. Molti non avevano ancora applicazioni pratiche, tanto erano avanti. Ora tutto è perduto. Sarebbero potuti essere programmi rivoluzionari per la medicina, la scienza o le comunicazioni."

Kathryn ricordò di avere pensato la stessa cosa mentre passava vicino al campus della Cal State, che aveva ereditato buona parte del materiale di Croyton.

Nagle accennò a quanto aveva scritto e riprese: "È interessante: Pell modifica la sua autobiografia a seconda dell'interlocutore. Per esempio, vuole stabilire un contatto con qualcuno che ha perso i genitori da piccolo? Ebbene, lui gli racconta che è rimasto orfano a dieci anni. Oppure vuole approfittare di qualcuno il cui padre è stato nell'esercito? Allora diventa la mascotte di un reggimento, orfano di un soldato morto in battaglia. A sentirlo, ci sono almeno venti Pell diversi. Ecco, la verità è questa: è nato nell'ottobre del 1963, il sette, però racconta a tutti di essere venuto al mondo il ventidue novembre... il giorno in cui Lee Harvey Oswald sparò a Kennedy".

"Ammira l'assassino di un presidente?" chiese Kellogg.

"No, sembra che consideri Oswald un perdente. Troppo influenzabile e stupido. Ciò che ammira è il fatto che un uomo solo, con una singola azione, possa avere tanta influenza: far piangere così tanta gente, cambiare il corso della storia di un Paese... be', del mondo. Dunque, Daniel non ha avuto un'infanzia difficile. Il padre, Joseph Pell, era un rappresentante; la madre, Elizabeth, faceva la receptionist, quando riusciva ad avere un lavoro. Beveva parecchio: dobbiamo presumere che fosse distante, comunque non risultano abusi né arresti. È morta di cirrosi quando Daniel aveva più o meno sedici anni. Rimasto vedovo, il padre fece del proprio meglio per crescere il ragazzo da solo, ma Daniel non voleva permettere a nessuno di prendere il controllo della sua vita. Aveva problemi con l'autorità, che fossero insegnanti, datori di lavoro o, soprattutto, suo padre."

Kathryn parlò del nastro che avevano guardato lei e O'Neil e di quanto aveva raccontato Pell: il padre che gli faceva pagare l'affitto, lo picchiava, abbandonava la famiglia... la morte dei suoi genitori.

"Tutto falso", disse Nagle. "Di sicuro Pell aveva un rapporto difficile con il padre. Joseph era religioso, molto religioso, severissimo. Era ministro di un culto presbiteriano, una setta conservatrice di Bakersfield, ma non aveva una chiesa sua. Era un semplice assistente, anche se alla fine lo misero da parte: c'erano state lamentele per la sua intolleranza, per i giudizi troppo pesanti sui parrocchiani. Cercò di avviare una propria chiesa, ma il sinodo presbiteriano non gli rivolgeva nemmeno la parola e lui si ritrovò a vendere immaginette e libri religiosi, roba del genere. Suo figlio deve aver fatto una vitaccia. Immagino sia stato anche per questo che la moglie si era data al bere."

La religione non aveva una posizione centrale nella vita di Kathryn. Lei, Wes e Maggie celebravano Pasqua e Natale, anche se in quei casi i simboli delle feste erano un coniglio e un ometto allegro vestito di rosso. Kathryn preferiva trasmettere ai figli la propria etica: regole solide e incontrovertibili, comuni quasi a ogni fede. Tuttavia aveva passato nelle forze dell'ordine un tempo sufficiente a capire che la religione ha spesso un ruolo importante nel crimine. Non solo per quanto riguardava atti premeditati di terrorismo, ma anche in casi più semplici. Una volta lei e Michael O'Neil avevano passato insieme dieci ore in un affollato garage a Marina, una città poco lontano, a negoziare con un ministro fondamentalista che in nome di Cristo intendeva uccidere la moglie e la figlia teenager, perché quest'ultima era incinta. Erano riusciti a salvare la famiglia; a Kathryn era rimasta la fastidiosa sensazione che la religiosità portata all'estremo potesse essere molto pericolosa.

Nagle continuava: "Il padre di Pell si ritirò, traslocò a Phoenix e si risposò. La seconda moglie è morta due anni fa e Joseph l'anno scorso. Attacco di cuore. Non risulta che il figlio sia rimasto in contatto con lui. Non aveva zii né da parte di madre né da parte di padre, tranne quella di Bakersfield".

"Quella con l'Alzheimer?"

"Sì. In compenso Pell ha un fratello."

Dunque non era figlio unico, come aveva affermato.

"Un fratello maggiore: si è trasferito a Londra da anni e si occupa delle vendite di una compagnia import-export americana. Non rilascia interviste. Tutto quello che ho è un nome, Richard Pell."

"Vedrò di farlo rintracciare", disse Kathryn, rivolta a Kellogg.

"Cugini?" chiese l'agente dell'FBI.

"La zia non si è mai sposata." Lo scrittore batté un dito su un foglio e ridacchiò. "E adesso arriviamo a quando Pell aveva diciassette-diciotto anni. Faceva dentro e fuori dal riformatorio, più che altro per scippi, taccheggio, furto d'auto. Ma nessun precedente per atti di violenza. La sua fedina, all'inizio, sorprendentemente tranquilla: non risultano risse o aggressioni, sembra che non perdesse mai la calma. Un poliziotto disse di avere l'impressione che il ragazzo potesse fare del male a qualcuno solo se gli era utile sul piano tattico. Non traeva piacere dalla violenza, né la aborriva. Per lui era semplicemente uno strumento."

Kathryn pensò alla sua valutazione precedente: uccidere senza emozioni, solo quando era conveniente.

"Inoltre, nessun precedente per droga. Pell non sembra averne mai fatto uso. E non beve, o non beveva, alcool."

"E l'istruzione?"

"Questo sì che è interessante. È un soggetto brillante. Al liceo sarebbe stato il primo della classe, ma la sua frequenza scolastica era bassa. In carcere ha studiato legge da autodidatta e si è difeso da solo al processo di appello per il caso Croyton."

Kathryn ripensò ai commenti di Pell sulla Hastings Law School.

"Ed è arrivato dritto fino alla Corte Suprema della California. Solo che l'anno scorso lo hanno respinto. Dev'essere stato un brutto colpo. Pell era sicuro che lo avrebbero rilasciato."

"Be', si vede che è furbo, anche se non abbastanza da stare fuori di prigione." Kellogg indicò un paragrafo della biografia da cui risultava qualcosa come settantacinque arresti.

"Questo sì che è un curriculum!"

"E non è che la punta dell'iceberg. Di solito Pell faceva in modo che fossero altri a commettere i reati. Probabilmente centinaia di volte è stato arrestato qualcun altro al suo posto: rapine, furti, taccheggio, borseggio. Era così che viveva, facendo fare il lavoro sporco a quelli che gli stavano intorno."

"Oliver", disse Kellogg.

"Come?"

"Charles Dickens. Oliver Twist... L'avete mai letto?"

"Ho visto il film", rispose Kathryn.

"Paragone azzeccato. Fagin, quello che organizzava la banda di borseggiatori. Così faceva Pell."

"'La prego, signore, posso averne ancora?'" disse Kellogg, con un pessimo accento cockney. Kathryn rise e lui si strinse nelle spalle.

"Pell lasciò Bakersfield e andò a San Francisco. Entrò in un giro, si fece beccare per qualcosa, niente di serio. Per un po' non si seppe niente di lui, fino a quando non fu fermato nella California settentrionale, nel corso di un'indagine per omicidio."

"Omicidio?"

"Già. L'assassinio di Charles Pickering a Redding. Píckering lavorava per la contea, all'ufficio del catasto. Fu pugnalato a morte sulle colline fuori città circa un'ora dopo essere stato visto mentre parlava con qualcuno che assomigliava a Pell. Un delitto brutale. La vittima ricevette dozzine di coltellate. Un bagno di sangue. Ma Pell aveva un alibi: una ragazza con cui stava al momento del delitto. E non c'erano prove dirette a suo carico. La polizia locale lo tenne dentro una settimana per vagabondaggio, poi alla fine lo lasciò andare. Il caso non fu mai risolto. Dopo di che il nostro Daniel mise insieme la Famiglia a Seaside. Altri anni di furti e taccheggio, qualche aggressione, uno o due incendi dolosi. Fu sospettato di avere picchiato a sangue un biker che viveva nelle vicinanze, la vittima però non lo denunciò. Più o meno un mese dopo avvenne la strage dai Croyton. Da allora è rimasto in prigione... be', fino a ieri."

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