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| << | < | > | >> |Pagina 3 [ inizio libro ]Anche se è stato un sonno breve, come questo di mezz'ora, dopo bisogna ricominciare tutto da capo. Sono procedure normali della continuità, e seduto in treno posso farle con delicatezza. Ho cominciato solo ascoltando: siamo fermi, ma non in una stazione, c'è troppo silenzio; e d'altra parte sembra una sosta troppo rassegnata perché si tratti di un segnale chiuso.Ho aperto gli occhi, e forse non ero pronto. Il militare di mezza età, al quale avevo prestato il giornale prima di addormentarmi, dice sorridendo: «Si è rotto il treno». Si alza, prende il berretto e l'impermeabile dalla retina e una sua cartella di cuoio; poi si affaccia al finestrino e fa un cenno definitivo: «E' meglio andare a piedi».
Anch'io guardo fuori ma è difficile rendersi conto:
siamo tra le rocce e il mare, in pieno paesaggio. Lui si
gira sulla porta dello scompartimento, si aggiusta
l'impermeabile tirando giú la divisa. Dice: «Manca solo un
chilometro alla stazione, dopo la curva. Se aspettiamo che
salgano da Trieste per il traino ci vorrà un'ora». Saluta,
senza uscire. Sono appena all'inizio, e la disponibilità è
ancora un'intenzione che non dovrei tradire subito. Cosí ho
raccolto le mie cose e l'ho seguito.
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