Autore Don DeLillo
Titolo Il silenzio
EdizioneEinaudi, Torino, 2021, , pag. 106, cop.rig.sov., dim. 12x18,5x1 cm , Isbn 978-88-06-24841-3
OriginaleThe Silence [2020]
TraduttoreFederica Aceto
LettoreRenato di Stefano, 2021
Classe narrativa statunitense












 

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Pagina 3

                                            Non so con quali armi si combatterà
                                            la Terza guerra mondiale, ma la
                                            Quarta guerra mondiale si combatterà
                                            con pietre e bastoni.

                                                                 Albert Einstein

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Pagina 7

1.

Parole, frasi, numeri, distanza destinazione.


L'uomo sfiorò il pulsante, modificando la posizione verticale del sedile. Si ritrovò con gli occhi fissi sul piú vicino dei piccoli schermi posizionati in alto, appena sotto la cappelliera: parole e numeri che cambiavano di continuo con il procedere del volo. Altitudine, temperatura esterna, velocità, ora di arrivo. Aveva sonno, ma continuava a guardare.

Heure à Parigi. Heure à Londra.

- Guarda, - disse, e la donna annui appena, continuando a scrivere su un quadernino azzurro.

L'uomo prese a snocciolare le parole e i numeri ad alta voce, perché altrimenti qual era il senso, a che pro limitarsi a osservare quei dettagli che cambiavano sempre per poi perdersi nei ronzii gemelli della sua mente e dell'aereo.

- Ok. Altitudine trentatremila e due piedi. Oh quanta precisione, - disse. - Température extérieure meno cinquantotto C.

S'interruppe e aspettò che la donna dicesse Celsius. Ma la donna, che guardava il quaderno poggiato sul tavolino estraibile davanti a sé, si fermò a pensare per qualche istante e poi riprese a scrivere.

- Ok. Ora di New York dodici e cinquantacinque. Non è specificato se a.m. o p.m. Ma direi che non ce n'è bisogno.

L'importante era dormire. Aveva bisogno di dormire. Ma il flusso di parole e numeri era incessante.

- Ora di arrivo sedici e trentadue. Velocità quattro sette uno miglia all'ora. Tempo di viaggio restante tre ore e trentaquattro minuti.

- Sto ripensando a quello che ci hanno dato da mangiare, - disse lei. - E allo champagne con il succo di mirtilli.

- Che però tu non hai preso.

- Mi sembrava un po' troppo pretenzioso. Invece non vedo l'ora di assaggiare gli scones.

Parlava e scriveva contemporaneamente.

- Ci tengo a pronunciare la parola in modo corretto, - disse. - Con la o breve. Oppure è un suono lungo?

Lui la osservava scrivere. Cos'è che stava scrivendo? Quello che lei stessa diceva? Le cose che si dicevano?

Lei disse: - Celsius. C. maiuscola. Era un cognome. Il nome non me lo ricordo.

- Ok. E vitesse? Che cosa significa vitesse?

- Sto pensando a Celsius e ai suoi studi sulla misurazione in gradi centigradi.

- E poi c'è Fahrenheit.

- C'è anche lui, si.

- Ma che cosa significa vitesse?

- Eh?

- Vitesse.

- Vitesse. Velocità, - rispose lei.

- Vitesse. Settecentoquarantotto km all'ora.

L'uomo si chiamava Jim Kripps. Ma per tutte le ore del volo il suo nome coincideva con il numero del posto a sedere. Questa era la prassi consolidata, la sua prassi personale, in conformità con il numero scritto sulla carta d'imbarco.

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Pagina 67

Ormai è chiaro che i codici nucleari vengono manipolati a distanza da determinati gruppi o organismi. Le armi nucleari di tutto il mondo non rispondono ai comandi. Niente missili che si alzano in volo sopra gli oceani, niente bombe sganciate da aerei supersonici.

E intanto la guerra procede e i termini continuano ad accumularsi.

Attacchi informatici, intrusioni digitali, aggressioni biologiche. Antrace, vaiolo, agenti patogeni. I morti e i menomati. Morte per fame, pestilenze, cos'altro?

Reti elettriche che collassano. Le nostre percezioni personali che sprofondano nella supremazia quantistica.

Il livello degli oceani si sta rapidamente alzando? Le temperature continuano ad aumentare, di ora in ora, di minuto in minuto?

La gente vive in prima persona i ricordi di conflitti passati, la diffusione del terrorismo, le riprese traballanti di qualcuno che si avvicina a un'ambasciata con addosso un giubbotto esplosivo? Pregare e morire. Una guerra che possiamo vedere ed esperire sensorialmente.

Si può dire che queste memorie contengano sprazzi di nostalgia?

La gente ricomincia a farsi vedere nelle strade, con una certa cautela all'inizio, e poi sulla scia di un senso di liberazione, tutti camminano, guardano, s'interrogano, donne e uomini, drappelli casuali di adolescenti, tutti che si accompagnano vicendevolmente mentre attraversano l'insonnia di massa di questo tempo inaudito.

E non è strano il fatto che certi sembrino aver accettato questa sospensione, questo guasto? Forse è qualcosa che hanno sempre desiderato a livello subliminale, subatomico? Alcune persone, sempre e solo alcune, un numero minuscolo di abitanti umani del pianeta terra, il terzo pianeta più vicino al sole, regno dell'esistenza mortale.

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Pagina 86

Max si fa largo tra la folla nelle strade e ripensando suo malgrado a una cosa che ha detto il giovane si chiede se quanto sta vedendo qui e ora non sia solo un aspetto della mente di Martin Dekker che si riadatta alla tridimensionalità.

È così anche nelle altre città, gente in preda a una furia distruttrice, nessun posto dove andare a rifugiarsi? Le folle di una città canadese si allargheranno sempre piú fino a unirsi alle folle di qui? L'Europa è un'unica folla dalle proporzioni inverosimili? Che ore sono adesso in Europa? Le pubbliche piazze ora pullulano di gente, decine di migliaia di persone, in tutta l'Asia, in tutta l'Africa, ovunque nel mondo?

Mentre la gente cerca di rivolgere la parola a lui e alle altre persone, gli passano per la mente nomi di paesi e gli torna in mente sua figlia che sta a Boston, con due figli e un marito, e l'altra figlia in viaggio chissà dove; per uno strano momento condensato di claustrofobia allo stato puro non riesce a ricordare i loro nomi.

Si appoggia a un muro e osserva.

In altri tempi, piú o meno ordinari, c'era sempre qualcuno con lo sguardo perso nel proprio cellulare, di mattina, a mezzogiorno, di sera, in mezzo al marciapiede, incurante degli altri che gli passavano velocemente accanto, completamente immerso, ipnotizzato, consumato dall'apparecchio, con gli altri che quasi gli andavano incontro per poi schivarlo all'ultimo momento; e adesso questi tossicodipendenti digitali non possono fare niente, i cellulari sono fuori uso, ogni cosa è fuori uso, completamente totalmente fuori uso.

Dice a se stesso che è giunta l'ora di tornare a casa e che dovrà farsi largo vigorosamente tra la folla che avanza china per proteggersi dal freddo, mille facce al minuto, gente che lotta, che mena le mani, piccole sommosse qua e là, imprecazioni che si librano nell'aria. Rimane fermo ancora per qualche istante, tende i muscoli delle spalle per l'impresa e decide che quando arriverà al suo edificio conterà tutti i gradini fino al suo appartamento. Lo faceva un tempo, ma sono passati decenni, e comincia a chiedersi il senso di tutto questo.

E poi si immerge nella fiumana di gente.

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