Copertina
Autore Ernesto de Martino
Titolo Sud e magia
EdizioneFeltrinelli, Milano, 2001 [1959], UE 1675 , pag. 208, dim. 125x193x13 mm , Isbn 978-88-07-81675-8
PrefazioneUmberto Galimberti
LettoreRenato di Stefano, 2002
Classe scienze sociali , etnografia , etnologia
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Indice


VII   Introduzione di Umberto Galimberti

  7   Prefazione

 13   Magia lucana

 15   l. La fascinazione
 21   2. Fascinazione ed eros
 27   3. La rappresentazione magica della malattia
 40   4. Infanzia e fascinazione
 55   5. La fascinazione del latte materno
 64   6. La tempesta
 68   7. Vita magica di Albano

 87   Magia, cattolicesimo e alta cwltura

 89   l. Crisi della presenza e protezione magica
 98   2. L'orizzonte della crisi
104   3. La destorificazione del negativo
109   4. Magia lucana e magia
117   5. Magia lucana e cattolicesimo meridionale
130   6. Illuminismo napoletano e jettatura
158   7. Sensibilità romantica, polemica
         protestante e jettatura
172   8. Regno di Napoli e jettatura

181   Epilogo

185   Appendice
      Intorno al tarantolismo pugliese

191   Note

 

 

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Pagina 13

Magia lucana


1. La fascinazione



Il tema fondamentale della bassa magia cerimoniale lucana è la fascinazione (in dialetto: fascinatura o affascino). Con questo termine si indica una condizione psichica di impedimento e di inibizione, e al tempo stesso un senso di dominazione, un essere agito da una forza altrettanto potente quanto occulta, che lascia senza margine l'autonomia della persona, la sua capacità di decisione e di scelta. Col termine affascino si designa anche la forza ostile che circola nell'aria, e che insidia inibendo o costringendo. L'immagine del legamento, e del fascinato come "legato", si riflette nel termine sinonimo di attaccatura talora impiegato per desigliare la fascinazione: in particolare l' attaccatura di sangue è un legame rappresentato simbolicamente come sangue che non fluisce liberamente nelle vene. Cefalgia, sonnolenza, spossatezza, rilassamento, ipocondria accompagnano spesso la fascinazione: ma l'esperienza di una forza indominabile e funesta resta il tratto caratteristico. La fascinazione comporta un agente fascinatore e una vittima, e quando l'agente è configurato in forma umana, la fascinazione si determina come malocchio, cioè come influenza maligna che procede dallo sguardo invidioso (onde il malocchio è anche chiamato invidia), con varie sfumature che vanno dalla influenza piú o meno involontaria alla fattura deliberatamente ordita con un cerimoniale definito, e che può essere - ed è allora particolarmente temibile - fattura a morte. L'esperienza di dominazione può spingersi sino al punto che una personalità aberrante, e in contrasto con le norme accettate dalla comunità, invade piú o meno completamente il comportamento: il soggetto non sarà piú allora semplicemente un fascinato, ma uno spiritato, cioè un posseduto o un ossesso, da esorcizzare.

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Pagina 87

Magia, cattolicesimo e alta cultura



1. Crisi della presenza e protezione magica



Se ci chiediamo quali sono le ragioni che fanno ancora sopravvivere una ideologia cosi arcaica nella Lucania di oggi, la risposta piú immediata è che tuttora in Lucania un regime arcaico di esistenza impegna ancora larghi strati sociali, malgrado la civiltà moderna. E certamente la precarietà dei beni elementari della vita, l'incertezza delle prospettive concernenti il futuro, la pressione esercitata sugli individui da parte di forze naturali e sociali non controllabili, la carenza di forme di assistenza sociale, l'asprezza della fatica nel quadro di una economia agricola arretrata, l'angusta memoria di comportamenti razionali efficaci con cui fronteggiare realisticamente i momenti critici dell'esistenza costituiscono altrettante condizioni che favoriscono il mantenersi delle pratiche magiche. L'immensa potenza del negativo lungo tutto l'arco della vita individuale, col suo corteo di traumi, scacchi, frustrazioni, e la correlativa angustia e fragilità di quel positivo per eccellenza che è l'azione realisticamente orientata in una società che "deve" essere fatta dall'uomo e destinata all'uomo, di fronte a una natura che "deve' essere senza sosta umanata dalla demiurgia della cultura: ecco - si dirà - la radice della magia lucana, come di ogni altra forma di magia. Tuttavia questo rapporto fra regime esistenziale e magia resta generico e ovvio, e in fondo poco concludente. I temi della forza magica, della fascinazìone, della possessione, della fattura e dell'esorcismo, sono senza dubbio in connessione con l'immensa potenza del negativo quotidiano che incombe sugli individui dalla nascita alla morte: ma il carattere di questa connessione resta nel vago. Analogamente le ideologie magiche relative alla gravidanza, al parto, all'allattamento, allo svezzamento, ai rischi cui è esposto il bambino nei primi anni di vita sono senza dubbio in rapporto con i dati relativi all'alto numero delle gravidanze e degli aborti spontanei, alla nati-mortalità, ai disturbi dell'allattamento, alla carenza di forme assistenziali per la gestante, la partoriente, la madre, il bambino; e si potrà anche fare appello alla ignoranza, all'analfabetismo e simili: ma con ciò non si va oltre una impostazione di tipo "illuministico" o "positivistico" nella quale la magia si confonde in ogni caso con le aberrazioni della mente umana, o addirittura con i deliri di cui si occupa la psicopatologia. Piú concludente si fa il discorso analitico quando cercheremo di trarre il significato psicologico di quanto abbiamo indicato come potenza dei negativo nel regime esistenziale lucano. Ora questo significato psicologico mette in luce un negativo piú grave di qualsiasi mancanza di un bene particolare: mette in luce il rischio che la stessa presenza individuale si smarrisca come centro di decisione e di scelta, e naufraghi in una negazione che colpisce la stessa possibilità di un qualsiasi comportamento culturale.

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Ora in queste condizioni di labilitá della presenza si innesta la funzione protettiva delle pratiche magiche. La magia lucana è un insieme di tecniche socializzate e tradizionalizzate rivolte a proteggere la presenza dalle crisi di "miseria psicologica" e a ridischiudere mediatamente - cioè in virtú di tale protezione - le potenze operative realisticamente orientate. In un regime esistenziale in cui la potenza del negativo coinvolge lo stesso centro della positività culturale, cioè la presenza in quanto energia operativa, serba valore e funzione l'impiego della potenza tecnica dell'uomo non già nel senso profano del produrre i beni materiali economici, o gli strumenti materiali e mentali per il migliore controllo della natura, ma nel senso della difesa di quel bene fondamentale che è la condizione stessa di una partecipazione, per angusta che sia, alla vita culturale. Nel regime esistenziale lucano non ha soltanto particolare rilievo il negativo, per es. della fame o della malattia, ma altresi quello - ben piú grave - dei rischi di naufragio della stessa presenza individuale che, mediante l'opera, deve pur fronteggiare in un senso realistico la fame o la malattia, o qualunque altra situazione critica dell'esistenza. E appunto per questo ancora nella Lucania d'oggi hanno corso tecniche magiche che aiutano la presenza a reintegrarsi dalle sue crisi. Piano realistico e piano magico della tecnica non entrano in contraddizione soggettiva fra di loro perché la magia non ha propriamente per oggetto, come la tecnica profana, la soppressione di questo o quel negativo, ma la protezione della presenza dai rischi della crisi esistenziale di fronte alle manifestazioni del negativo. Finché sussiste il bisogno di protezione il conflitto non ha luogo; ovvero resta puramente ideale e oratorio: qui sta la ragione per cui il piano magico si mantiene sostanzialmente "impermeabile all'esperienza", e cioè sia agli insuccessi delle pratiche magiche, sia alla constatazione che i successi accompagnano piú frequentemente i comportamenti realistici che non quelli magici.

La protezione magica, cosi come emerge dal materiale relativo alla magia lucana, si effettua mercé la istituzione di un piano metastorico che assolve a due distinte funzioni protettive. Innanzi tutto tale piano fonda un orizzonte rappresentativo stabile e tradizionalizzato nel quale la varietà rischiosa delle possibili crisi individuali trova il suo momento di arresto, di configurazione, di unificazione e di reintegrazione culturali. Al tempo stesso il piano metastorico funziona come luogo di "destorificazione" del divenire, cioè come luogo in cui, mediante la iterazione di identici modelli operativi, può essere di volta in volta riassorbita la proliferazione storica dell'accadere, e quivi amputata del suo negativo attuale e possibile. In quanto orizzonte stabile della crisi la magia offre il quadro mitico di forze magiche, di fascinazioni e possessioni, di fatture e di esorcismi, e istituzionalizza la figura di operatori magici specializzati; con ciò il vario possibile perdersi della presenza è ripreso in configurazioni, in simboli, in sistemi univocamente definiti di influenze metastoriche, in prospettive di pronti soccorsi da parte di esorcisti e di guaritori. In quanto operazione stereotipa di riassorbimento del negativo nell'ordine metastorico, la magia è piú propriamente rito, potenza del gesto e della parola cerimoniali, efficacia permanente di una certa definita materia sensibile (per es.: gli abitini); con ciò la varietà storica delle resistenze e degli aspetti negativi del divenire viene ricondotta alla iterazione di uno stesso ordine risolutore, nel quale il negativo è "per natura" sempre sospeso o annientato: infatti sul piano metastorico della magia tutte le gravidanze sono condotte felicemente a termine, tutti i neonati sono vivi e vitali, il latte fluisce sempre abbondante nel seno delle madri, tutte le malattie guariscono, tutte le prospettive incerte si definiscono, tutte le tempeste vanno a scaricarsi in luoghi deserti, e cosi via, proprio all'epposto di ciò che accade nella storia. In virtú del piano metastorico come orizzonte della crisi e come luogo di destorificazione del divenire si instaura un regime protetto di esistenza, che per un verso ripara dalle irruzioni caotiche dell'inconscio e per un altro verso getta un velo sull'accadere e consente di "stare nella storia come se non stesse". In virtú di tale duplice complementare funzione protettiva la presenza individuale si mantiene nel mondo, e attraversa i momenti critici reali o affronta le reali prospettive incerte "come se" tutto fosse già deciso sul piano metastorico secondo i modelli che esso esibisce: ma intanto, pur entro questo regime protetto di esistenza, si reintegra il bene fondamentale da proteggere, cioè la presenza individuale, la quale attraversa il momento critico o affronta la prospettiva incerta ridischiudendosi di fatto ai comportamenti realistici e ai valori profani che la crisi senza protezione magica avrebbe, nelle condizioni date, compromesso.

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Pagina 181

Epilogo



L'analisi del documento etnografico ha messo in evidenza, nelle campagne del sud, la sopravvivenza dell'antica fascinazione stregonesca, in connessione con altri tratti magici affini, quali la possessione e l'esorcismo, la fattura e la controfattura. Da questa analisi è risultato come fascinazione, possessione, esorcismo, fattura e controfattura sono da ricondurre alla insicurezza della vita quotidiana, alla enorme potenza del negativo e alla carenza di prospettive di azione realisticamente orientata per fronteggiare i momenti critici dell'esistenza, e soprattutto al riflesso psicologico di essere-agito-da con i suoi connessi rischi psichici. In queste condizioni il momento magico acquista particolare rilievo, in quanto soddisfa il bisogno di reintegrazione psicologica mediante tecniche che fermano la crisi in definiti orizzonti mitico-rituali e occultano la storicità del divenire e la consapevolezza della responsabilità individuale, consentendo in tal modo di affrontare in un regime protetto la potenza del negativo nella storia. Dall'analisi etnografica è altresi risultato come il momento magico non è limitato alla bassa magia cerimoniale e non sta in assoluto isolamento rispetto al resto della vita culturale, ma si articola in raccordi e formazioni intermedie che concernono il cattolicesimo popolare e le sue particolari accentuazioni magiche meridionali, sino al centro dello stesso culto cattolico. Partendo dal presupposto che il perdurare del momento magico in una società moderna stia a testimoniare contraddizioni e arresti di sviluppo che vanno ricercati nelle stesse forme egemoniche della vita culturale, all'analisi etnografica ha fatto seguito un'analisi piú strettamente storiografica, indirizzata a misurare la partecipazione dell'alta cultura meridionale all'alternativa fra magia e razionalità da cui è nata la civiltà moderna. E l'attenzione si è fermata sul fatto che l'illuminismo napoletano ha scarsamente partecipato alla esplicita presa di coscienza di tale alternativa. Al contrario, fra alcuni illuministi napoletani alla fine del '700 prese forma la ideologia della jettatura come singolare compromesso pratico tra magia e razionalità. La jettatura napoletana non fu una opzione seria, ma una ambiguità faceta: tuttavia proprio questa ambiguità faceta diventò costume caratteristico, distinguendo la jettatura dal fascino stregonesco e da quello della magia naturale. Tale limite interno dell'illuminismo napoletano in rapporto all'illuminismo anglo-francese trova la sua giustificazione nella storia (o piú esattamente nella non-storia) del regno di Napoli, cioè nel suo attardarsi nelle contraddizioni di una debole monarchia semifeudale mentre altrove fioriva la civiltà comunale e si venivano formando le grandi monarchie nazionali: onde quando l'illuminiamo anglo-francese fu introdotto in Napoli non trovò qui le condizioni sociali e politiche dei suoi paesi d'origine, e soprattutto non poté innestarsi nella esperienza razionalizzatrice di un vigoroso medio ceto dei commerci e delle industrie, nel quadro di una monarchia nazionale in espansione: in Napoli il razionalismo illuministico entrò cioè in reazione e in contraddizione con una struttura sociale e con un regime esistenziale non soltanto dominati dall'irrazionale, dal disordine, dal caso, ma altresí privi di forze civili adeguate per dilatare nella società e per consolidare in costume la polemica antimagica e le esigenze di razionalizzazione della vita incluse nel moto illuministico. Da questo contrasto nacque la ideologia della jettatura, e si diffuse il correlativo costume.

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