Copertina
Autore Miquel de Palol
Titolo Un uomo qualunque
SottotitoloEsercizi sul punto di vista II: Apologo
EdizioneVoland, Roma, 2009, intrecci 59 , pag. 250, cop.fle., dim. 14,5x20,5x1,8 cm , Isbn 978-88-6243-026-5
OriginaleUn Home Vulgar [2006]
CuratorePatrizio Rigobon
TraduttorePatrizio Rigobon
LettoreDavide Allodi, 2010
Classe narrativa spagnola , narrativa catalana , musica
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Indice


I   Arrivo a Twerpdyen.
    Sistemazione e contatto iniziale.
    Prima notte.                                          13
II  Sistemazione dei materiali e inizio del lavoro.
    Presentazione della squadra-riprese.
    Intervista con la stampa locale.                      20
III Aperitivo con Bettina e pranzo con Martina;
    Varcoe si aggrega.
    Sebastian rifiuta altri incarichi.
    Un vampiro semina il terrore nel quartiere.           32
IV  Sebastian esamina gli elementi decorativi.
    Presentazione del resto della squadra.
    Bill gli apparecchia una stanza nell'edificio
    annesso all'ala del restauro e lì, rivedendo
    delle carte, trova una poesia.                        46
V   Possibili limitazioni di bilancio.
    Bettina porta a Sebastian il testo dell'intervista
    e chiacchierano a lungo insieme.
    Sebastian non può fare assegnamento su Ronni
    e a fine giornata non si sente tanto bene.            55
VI  Visita con Martina al Castello
    dei Due Giovanni. Sebastian dedica
    qualche tempo alle sue carte private.
    Scorribanda notturna per il lato oscuro.              69
VII Scompare una bambina della vicina scuola.
    La tragedia si abbatte su Twerpdyen.
    Problemi di bilancio. Sebastian e Bettina
    salgono sulla Jakobitoren.                            83

[...]

XVIII Nessuno ritiene di doversi scusare con Sebastian.
      La polizia non ha fugato i dubbi e va a trovarlo.
      Più tardi Sebastian parla con Martina
      e la sera partecipa al vernissage
      in cui la squadra-riprese gli fa un omaggio.       221
XIX   Sebastian sale per l'ultima volta sulla Jakobitoren.
      Il Comune delibera una settimana di lutto cittadino.
      L'inaugurazione ufficiale dell'organo
      restaurato viene rinviata.
      Gli organizzatori e l'équipe dei collaboratori
      offrono a Sebastian una
      festa privata di commiato.                         230

Esercizi sul punto di vista                              238
Appendice                                                239
Il punto di vista del traduttore                         247


 

 

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Pagina 13

I
Arrivo a Twerpdyen.
Sistemazione e contatto iniziale.
Prima notte.



L'uomo con la grande valigia rigida a rotelle dal manico retrattile usci dall'aeroporto, prese un taxi e arrivò a Twerpdyen parecchio prima dell'ora di cena, ma già a notte pesta. Si sistemò in un albergo di poche stanze di fronte al canale e impiegò più del necessario a disfare il bagaglio. Lo disturbava il rancido colore fucsia del tappeto, forse anche perché aveva ormai dimenticato l'ultima volta che era stato lì. Era seccante non averne più memoria e gli occasionali ricordi associati gli davano fastidio: la coperta e il cuscino supplementari in fondo all'armadio, le chiavi dorate, fruscii e odori, prospettive incompiute.

Borggreve mi aveva avvisato che sarebbe venuto a prendermi all'aeroporto? pensava. Oppure mi ero sbagliato e l'appuntamento era qui, in albergo? guardava l'orologio. In ogni caso, a che ora? Dopo qualche tempo passato a girare nella sala degli arrivi internazionali, un po' in ansia perché faceva buio in fretta, dovette arrangiarsi da solo. Non che questo fosse un problema. L'incertezza, il fastidio, semmai. Dover prendere delle decisioni, non potersi abbandonare, come aveva previsto, all'iniziativa di un altro che conosce meglio la strada. L'autobus non si vedeva, optare per un taxi gli sembrava troppo lusso tanto per cominciare, benché non l'avrebbe certo ammesso davanti a nessuno. Il tragitto di quasi tre quarti d'ora sotto la pioggia, cambiando continuamente autostrada e poi lungo carrozzabili con visibilità ridotta, dove passa a malapena una macchina. Suonò il telefono e rispose al primo squillo.

— Dottor Bosch, il signor Borggreve l'aspetta alla reception.

— Grazie. Scendo immediatamente.

Si rimise la giacca, estrasse dal cassetto i fascicoli che aveva appena riposto e costatò che c'era tutto l'occorrente, gli appunti, gli occhiali, il pennarello fine. Era necessario prenderlo? Non ora, ora sarebbe stato un atto di pura deferenza, una bella perdita di tempo. Rimase a contemplare la strada rifulgente, incorniciata dalla finestra, lo scrittoio, la cartellina di plastica azzurra contenente carta da lettera. In un angolo una piccola lampada, in un altro un calice solitario, un sottobicchiere giallo, non una bottiglia, né una caraffa. Un calice per ogni evenienza.

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Pagina 25

– Tanto per cominciare, vorrei che mi parlasse della storia dell'organo della Jakobikerk e del valore dello strumento.

Sebastian fece un gesto d'insofferenza.

– Il reverendo Mals, suo amico, ha pubblicato un opuscolo turistico dov'è spiegata la storia.

– Lo so, – disse lei con un moto d'impazienza vagamente somigliante a un sorriso – il testo lo ha scritto mio padre. Le chiedo una valutazione da esperto. Aggiungo che l'articolo verrà pubblicato nel supplemento di un gruppo di testate nazionali. Serve quindi qualche informazione più generale.

Sebastian fece un respiro, si spostò indietro e lasciò che lo sguardo si perdesse nei quadri di tema biblico appesi alla parete in fondo.

– L'organo della Jakobikerk è uno degli esemplari più belli e armoniosi di questo strumento, dotato di quello che noi chiamiamo prospetto amburghese, vale a dire una cassa per ogni manuale, che determina la sua configurazione esterna: nove campate con due torri del pedale sui fianchi opposti, al centro il grand'organo, in alto quello di volta, tra l'uno e l'altro il pettorale e sulla balaustra della tribuna il positivo.

Il sorriso di Bettina si spense.

– Troppa grazia. Nel servizio pubblicheremo le foto sulle condizioni in cui si trovava.

– L'importanza dello strumento deriva da due ordini di ragioni: la prima, che non è mai stato danneggiato da eventi bellici; la seconda, che la decadenza del principato fino alla sua completa scomparsa ai tempi di Napoleone e la carenza di potere d'acquisto da parte delle forze vive della città ridussero al minimo aggiunte e lavori di rinnovamento, comuni dall'epoca romantica all'inizio del XX secolo, mantenendone quasi intatta la struttura d'insieme. Θ quel che si dice un organo di grandi dimensioni, il più grande della regione, l'unico ad avere quattro manuali e il pedale dello stesso periodo, uno strumento dotato di settantacinque registri senza contare tremoli e accoppiamenti, di capitale importanza sia per la qualità musicale che per l'architettura organistica e l'iconografia... Vado troppo veloce?

— Nessun problema. Tutto registrato.

— Sulla base di uno strumento del XVI secolo, ampliato e restaurato cent'anni più tardi, il corpo dell'attuale fu costruito tra il 1704 e il 1718, con un'interruzione nel 1713 e un'altra nel 1716; il definitivo completamento dello strumento è del 1723, sempre a opera di Andreas Azbger... Sa come si scrive? — chiese allungandosi verso gli appunti. — No, Azbgir è la grafia antica — lei non rettificò e Sebastian alzò le spalle. – Era figlio di Veit Azbgir, il celebre giocatore dell'Incarnazione di Valvi, cosa che, pur attendendo una conferma a strumento smontato, può esser stata determinante tanto nell'impostazione timbrica quanto nell'organizzazione dell'iconografia statuaria...

— Mi scusi, — lo interrompe — dovrebbe parlare in modo più semplice, è troppo complicato. Consideri che il destinatario è il lettore di un quotidiano, il comune cittadino.

Sebastian fece un profondo respiro.

— Volevo dire che nelle statue si nota un compromesso tra i temi mitologici (questo deve aver richiamato l'attenzione dei fedeli di tutte le generazioni, no?) e quelli cristiani. C'è una Filomela, ma anche un Re Davide, un Giacobbe e l'Angelo, una Madonna.

Ci fu una pausa di silenzio. Sebastian voleva la conferma che era sulla buona strada, Bettina aspettava qualche altra indicazione prima di pronunciarsi. Siccome non ne venivano, continuò.

— Quali sono i criteri del restauro?

— Ritornare alle condizioni del 1723 eliminando le modifiche successive. Conservarne i vantaggi, estensione dei manuali e del pedale, ripristinando al contempo il suono originale per riportare lo strumento a condizioni ottimali. Ricomporre gli elementi deteriorati, completare quelli che, nell'ampliamento dei registri, sono rimasti a un'estensione inferiore rispetto agli altri, ristabilire la pressione dell'aria e l'accordatura originali, ripristinare il diapason...

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Pagina 29

– La sua filosofia d'intervento appare chiara. Vuole aggiungere qualche considerazione particolare sull'organo?

Sebastian ci pensò su e con lo sguardo perduto nell'infinito del muro disse:

– L'organo rappresenta la più alta realizzazione del vecchio sogno umanista di costruire una macchina capace di esprimere l'universo, in un rapporto che, per analogia, consenta all'individuo di proiettarsi nella totalità. Esiste dai tempi antichi, ma è significativo che i suoi grandi avanzamenti procedano in parallelo con quelli della scienza e della tecnica e si blocchino quando scienza e tecnica toccano il limite delle possibilità meccaniche, mirando ad altri orizzonti. Nell'organo si vuole racchiudere tutta l'orchestra, i solisti e le voci umane. La disposizione del prospetto, che evoca con maggiore o minore approssimazione la facciata di un tempio, di un altare, di un polittico, con relative sculture e simbolismi, ci rivela l'aspirazione e manifesta il proponimento dei suoi artefici.

Rimasero entrambi in silenzio.

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Pagina 41

– Gli artisti dell'ortodossia esoterica non sono mai stati di prim'ordine – diceva Frans. – Cosa sono i Kircher, i Meyrinck, i Muffat in confronto a Bach, Shakespeare, Michelangelo?

– Possiamo trovare esempi contrari. Virgilio, Dante, Dόrer, Bacon, Newton – disse Tim. – Non ti fare imbottire la testa dalla propaganda cristiana. D'altro canto non sono disposto ad accettare che Biber, Buxtehude e Fischer siano artisti di seconda categoria.

– Non metterai Reincken, Cabezón o Pachelbel a livello di Bach?

– Non può figurare nessuno accanto a lui, – disse Bill, e rivolgendosi a Sebastian – parlavamo della sacralità di Bach, del suo valore intrinseco.

– Bach non è sacro perché tratta temi religiosi e nemmeno perché lavora al soldo della Chiesa, – disse Sebastian – ma per la presenza di Eracle, di Febo, per la numerologia neoplatonica nella sua opera. E nemmeno per questo, perché allora tutti i musicisti dell'epoca sarebbero sacri. Bach razionalizza l'eredità di Muffat, Pachelbel, Fischer e più in generale dei sincretisti della cabala, dei neopitagorici, dell'alchimia e dell'astrologia. La serie di brani ordinati secondo le tonalità, dalle suite allo stesso Clavicembalo ben temperato, che altro è se non una seriazione astrale sulla linea dell' Hexachordum Apollinis, dell' Apparatus Musico-Organisticus, del Musikalischer Parnassus, del Blumenstrauss, dell' Ars Magna Consoni et Dissoni?

– Secondo quanto affermi, – disse Frans – più tardi Bach si ricrede perché le ultime grandi opere, le Goldberg, le Variazioni canoniche, l' Arte della fuga, sono ciascuna nella stessa tonalità e prive di rimandi tematici.

– E l' Offerta musicale? – replicò Bill.

– Altro discorso – gli disse Sebastian che tornò a voltarsi verso Frans. – Non si ricrede, anzi al contrario, rende tutto essenziale, portando il concetto alle estreme conseguenze, libero dai mascheramenti dei rimandi. Attraverso l'astrazione diventa universale. A tal punto ha introiettato il carattere delle analogie che non occorre più renderlo esplicito, perché sarebbe ridondante. Ha trasceso i particolari delle forme ausiliari, gli aneddoti mnemonici. Il Clavicembalo ben temperato illustra l'armonia universale meglio di quanto non facciano le rappresentazioni grafiche di Kircher e di Fludd.

– Un'altra teoria vuole che Bach, – disse Tim – come d'altronde fa Shakespeare con la magia celtica, sia un devastatore di tradizioni perché, avendo rinunciato all'iniziazione, la sfrutta senza arricchirla. In questo senso è un traditore.

– Vi è anche chi sostiene che, distaccandosi dall'ortodossia dell'oggettività, – disse Frans – Bach diventi davvero esoterico. La sua sacralità è personale e segreta, cioè autentica. Sebbene le generazioni successive lo abbiano considerato un formalista in rapporto al processo di degeometrizzazione formale del XIX secolo.

– Che ne pensi, Sebastian? – disse Bill. – Questa discussione ha un qualche interesse per noi?

– Qualunque operazione è giustificata solo dal risultato. Le categorie si accreditano in modo reciproco. I buoni sentimenti e le grandi emozioni nulla sono senza una disciplina artistica in grado di formalizzarle, mentre una struttura impeccabile, con una soluzione numerica perfetta, affascinerà lo storico ma, se il risultato non commuove, che se ne fa? Senza carne, le ossa non sono nulla, ma la carne non si regge senza le ossa.

– A meno che tu non desideri un buono stufato – disse Frans.

– Stavo pensando a un animale vivo.

– Non occorre spingersi tanto lontano – disse Bill. – Bach è figlio della sua epoca e se non adotta certe strutture iconografiche e filosofiche è perché queste sono già passate di moda, anche perché il pensiero empirico ha superato molte delle sue stesse conquiste pratiche.

– Quando per Bach giunge il momento di dover adottare un modello tra l' Ariadne musica e il Blumenstrauss, – disse Sebastian – egli tira fuori il rasoio di Ockham e guarda avanti anziché crogiolarsi nei misteri del mito. Con la sistematizzazione dell'universo tonale a detrimento di quello modale, Bach sottrae la musica al mondo della magia, perché ormai non gli serve più, conducendola nel mondo della scienza. Il Clavicembalo ben temperato rappresenta le esequie del neoplatonismo musicale.

– Come l'organo è stato superato dall'elettronica? – replicò Frans, e Sebastian fece un gesto di noncuranza. – Davvero lo ha superato o non lo ha piuttosto dimenticato?

– Fa lo stesso, il risultato non cambia – disse Tim. – Quando Beethoven compone la Nona, la musica delle sfere non costituisce più la forma dell'opera, ma solo l'argomento. Ormai è un'altra cosa. Il Romanticismo e la Modernità sono inimmaginabili senza la liquidazione del neoplatonismo.

– Proprio così, – ribadì Frans – quando infatti gli scienziati privano dell'aura divina o divinizzano completamente, dipende dal punto di vista, le proprie discipline, conferendo loro uno statuto autonomo, adottando razionalizzazioni numeriche come base dei rispettivi sistemi, agli artisti pare che le forme siano state contaminate da un materialismo che rende insensibili, dal quale l'espressione delle vicende umane deve quindi sganciarsi. Ecco, in questo è da vedere il disastro del Romanticismo: gli artisti sono stati derubati del portafogli e invece di pretenderlo indietro e, se occorre, combattere per recuperarlo, scappano dalla parte opposta. L'invenzione dura ancora due o tre generazioni, per inerzia, e poi, anche se c'è sempre qualcuno che non se ne accorge, un po' alla volta si esaurisce, fino ad annullarsi.

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Pagina 139

– L'analisi storica non basta – intervenne Bill – per decidere se dobbiamo fare un organo dal suono caldo, avvolgente e potente, come quelli della scuola amburghese, quelli di Trost e di Hildebrandt, direttamente suggeriti da Bach a suo gusto, oppure diafano, con suoni spiccati, come quelli di Silbermann, più facile da suonare ma anche più esigente, poiché i difetti dell'esecuzione risaltano con maggiore nettezza.

– Così gli avversari dell'uno parleranno di un suono evanescente e impastato, mentre quelli dell'altro, di uno freddo – disse Bettina e scoppiò a ridere. – Un organo biedermeier o un organo virtuale.

– O digitale! Un suono che affronti la chiarezza del fraseggio e sia rispettoso del tono e dell'accordatura dell'epoca... – disse Bill.

– Non dobbiamo nemmeno fare un organo per giapponesi – li interruppe Sebastian, ricordando nel contempo la discussione sulla musica da camera, dal duo fino all'ottetto, al massimo, favorita dal vecchio rispetto neoplatonico per la dimensione sinfonica: ogni strumento è presente con le specificità del suo statuto, nessuno sottomette l'altro, marcate individualità, nitidezza nel gioco di relazione tra le parti. – Θ un problema ideologico se Rilling oppure Goebel e Brόggen, l'eterna discussione. Oggi è questa, tre generazioni fa era tra Toscanini o Furtwδngler. Una questione di comodità? di indolenza?

– Va al di là dei meri tecnicismi storicisti. La questione generale ci sfugge; nel nostro caso ci deve guidare nel recupero del mondo artistico dell'epoca – disse Bill.

– Ovvero il più vicino possibile a esso, e puoi star ben certo che i Kretzschmar, Koopman, Rogg e tutti gli organisti impegnati nella ricerca dello spirito autentico lo apprezzeranno – concluse Sebastian appoggiando sul tavolo i fascicoli. – Verifichiamo quanto fatto finora. Siamo ritornati dal diapason barocco italiano a quello tedesco, – leggendo – il La centrale del flauto di otto piedi, a 15°C, da 463 Hz a 415Hz. Nelle prove parziali finora è andato tutto liscio. Siamo riusciti a ottenere le stesse colle e gli stessi legni di rovere della stessa consistenza e densità per le canne tappate; la stessa lega per quelle metalliche, importante per la risonanza e fondamentale nel contrappunto, per le sonorità dell'epoca. Abbiamo ripristinato il temperamento secondo l'accordatura azbgeriniana...

– Che non abbiamo potuto ricostruire in modo affidabile – disse Gisèle.

– Ci fondiamo su dati storici – rispose Sebastian passandole delle fotocopie.

– Georg Andreas Sorge, – lesse Gisèle – in alcuni manoscritti per la seconda edizione del suo Gesprδch zwischen einem Musico Theoretico und einem Studioso musices... scoperti tra documenti degli archivi sovietici e acquisiti dall'università di Harvard, aggiunge allo studio dei temperamenti di Praetorius, Printz, Werckmeister, Neidhardt, Silbermann quello di Azbger, cioè l' Azbgerischen Temperatur...

– La disuguaglianza azbgeriana è una variante attenuata della partizione mesotonica, nello specifico 1/5 di comma, con una correzione assunta dalla scala ipofrigia. Θ addirittura ricomparsa la celebre quinta del lupo Sol diesis Mi bemolle, documentata nella valutazione dell'esperto del 1723.

– Numeri, – disse Bettina – ancora una volta. Anche se la maggioranza di noi ignora il loro significato.

– 20 + 30 = 100 non vuol dire di per sé nulla, – disse Sebastian – evoca soltanto la numerazione in base 5. In base 10 sarebbe 10 + 15 = 25, cioè 5^2, oppure, semplificando i termini, 2 + 3 = 5. Un modo di dire 5 attraverso tutte le vie possibili, ma inaccessibile ad analfabeti di ritorno. Il 5 è il numero platonico per eccellenza. Θ la firma del principe Haas.

– L'estrema vendetta del principe neoplatonico – aggiunse Alain.

– Della quale siamo appena diventati i fedeli esecutori, in nome del rigore storico. Il cinismo positivista portato alle estreme conseguenze. Ecco, queste sono le conseguenze pratiche di tutto il discorso sul nostro lavoro.

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Pagina 161

Lorenz Hartwintscher, Provinciale degli ecclesianisti, lo stava già aspettando in ufficio quando Sebastian arrivò nella palazzina attigua alla sagrestia.

– Mi rincresce, – guardò l'orologio – sono in anticipo.

Si strinsero la mano e Sebastian lo fece accomodare.

– Dispiace a me, – rispose – sarei dovuto arrivare prima per riceverla.

– Non si preoccupi.

– Gradisce un po' di whisky? – domandò Sebastian.

– No, la ringrazio molto. Come procedono i lavori?

– Benissimo. Se vuole dopo facciamo un giro insieme.

– Grazie mille, sarà un piacere. Θ da molto tempo che volevo farle visita. Nella nostra comunità serpeggia una certa inquietudine a proposito della filosofia del restauro e dei risultati.

Sebastian assunse un'espressione più neutrale possibile.

– Immagino.

– Ci sta a cuore l'unità delle immagini della chiesa.

– Si riferisce alle sculture dell'organo, suppongo.

– Anche all'accordatura. Evidentemente alla maggioranza delle persone la questione sfugge, ma nelle comunità scientifiche e politiche questi fatti non passano inosservati.

– Capisco perfettamente. Cosa vuole che faccia?

– Che si attenga all'autentica tradizione della Jakobikerk – Sebastian fece un gesto come a dire "a sapere qual è". – Al nostro cristianesimo autoctono e tradizionale. Vogliamo che vi si attenga lasciando in secondo piano il suo personale punto di vista.

– Non l'ho mai messo né in primo, né in secondo, né in terzo piano, il mio personale punto di vista.

– Io credo di sì, anche se non la biasimo per un atto così umano. Non deve ignorare che nella genuina tradizione, lungo tutta la Storia, ci sono state frequenti quanto pericolose interferenze e falsificazioni in nome d'interessi spuri.

Sebastian cominciava a scocciarsi.

– E io, secondo lei, in nome di quali interessi spuri starei interferendo e falsificando?

Il Provinciale fece un sorriso ieratico.

– Non mi fraintenda, non giudico le sue intenzioni né la sua onestà, mi preoccupano soltanto la sua provenienza e i suoi vincoli culturali – fece un gesto come per accarezzare il dorso d'un animale. – D'altro canto le nostre relazioni con le comunità ebraiche sono sempre state eccellenti, salvo quando si sono radicalizzate su posizioni sioniste.

– L'idea di radicalità suole essere differente se applicata a sé stessi o agli altri.

– Quando l'essenza soverchia ogni altra considerazione, a questo mi riferisco.

– Non è il mio caso.

– Forse non nelle intenzioni, ma in termini oggettivi la sua biografia può lasciare spazio a un equivoco.

Il colloquio stava diventando spinoso.

– Lei crede? Θ così ben informato sulla mia vita?

– In termini oggettivi non abbia il benché minimo dubbio. Quello che non sappiamo è quale parte del suo passato domina i suoi sentimenti.

— Magari se me lo chiede più esplicitamente potrei darle la risposta che vuole.

Si guardarono fisso negli occhi. Questo imbecille avrà la mia età o è più vecchio? pensava Sebastian.

– Lei ha fatto un ottimo lavoro, ma per quanto uno si sforzi, non potrà mai cancellare una biografia al punto da rendere impossibile a un altro di trovarvi qualcosa di sconveniente – Sebastian continuava a guardarlo fisso negli occhi. – Suo padre era uno scienziato di grande valore al soldo di Degussa, un'azienda che produce armamenti ad alto contenuto tecnologico, industria chiave anche nello sviluppo della bomba atomica. All'inizio della seconda guerra mondiale pagò la sopravvivenza sua e del figlio, la posizione nell'azienda e nella società, con la deportazione della moglie ebrea ad Auschwitz.

– Lei cos'è: antitedesco o antisemita? – sbottò Sebastian.

– Si calmi, dottor Bosch. Noi non siamo anti nessuno. Le relazioni tra lei e suo padre sono sempre state condizionate dalla morte di sua madre. Di questa morte, ora che non può attribuirla ad altri, lei stesso si addossa la responsabilità.

– Questa è una sua speculazione. A prescindere da come l'abbia saputo, lei non ha alcun diritto di sputarmelo in faccia. Le potrei dire che il nostro colloquio è terminato.

– Perché non lo fa?

– Perché mi sono impegnato con il sindaco e col signor Varcoe a essere gentile con lei – abbozzò un freddo sorriso. – E questo che c'entra con l'organo?

– Molto. A seconda del pensiero spirituale a cui lei si sente vincolato e della sua inclinazione a farne una bandiera, il risultato potrà essere molto diverso.

– Mi considero vincolato alla Storia.

– La verità sta più in alto della Storia.

– Sono parole e poco importa. Verità o Storia, mi è indifferente. La chiami onestà, se lo preferisce. Va a finire tutto lì.

– E secondo lei dove va a finire? Alle immagini autentiche o alle mistificazioni pagane?

Sebastian scrollò le spalle.

– Non so lei cosa c'entri. Con quale diritto si permette di sindacare, d'interferire nel lavoro accampando pretese?

– Sono responsabile della comunità. Io devo attenermi alla verità.

– Questa frase suona terribile, signore mio. Colui che cerca la verità e ha il potere di affermare di averla trovata è lo stesso che finisce col rinchiudere la gente nei campi di concentramento, visto che ha tirato fuori l'argomento. Se è incapace di ammettere che parte da un preconcetto, possiamo discuterne fino ad accapigliarci, ma non ci metteremo mai d'accordo.

– Per lei, dottor Bosch, le fedi religiose sono preconcetti?

– E che altro sennò? – rise con un guizzo di crudeltà. – Certo, lei mi può sempre dire che il preconcetto non necessariamente conduce al falso.

– Sono cose serie.

– Altroché. Per questo protesto: magari tutti agissero con il mio stesso rigore – l'altro stava per parlare, ma Sebastian non glielo permise. – Vuole vedere i lavori di restauro? Vuole la documentazione grafica e l'analisi completa di come stavano le cose, il prima e il dopo del nostro intervento?

L'altro fece un risolino.

– Dottor Bosch, lei sa benissimo che esistono mezzi tecnici perfettamente in grado di falsificare.

Sebastian lo affrontò.

– Ora basta. Anni di preparativi, mesi di lavoro, ore di studio, riscontro dei dati e relative discussioni, per sentirmi dire che ho falsificato. La saluto, signore.

– Sicuro di sapere cosa fa?

– Mai avuto le idee più chiare in vita mia. Addio e buona giornata.

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