|
|
| << | < | > | >> |IndiceINTRODUZIONE p. 1 PREFAZIONE alla nuova edizione 55 PREFAZIONE alla prima edizione 57 |
| << | < | > | >> |Pagina 764. SOMMARIO.Possiamo ricapitolare col dire che l'origine del pensiero sta sempre in una qualche perplessità, confusione o dubbio. Il pensiero non è un caso di combustione spontanea; non accade punto secondo 'principi generali'. Vi è qualcosa che lo occasiona e lo evoca. I comuni appelli a pensare, rivolti ad un bambino (come ad un adulto), senza tener conto della esistenza o meno, nella sua esperienza, di una qualche difficoltà che lo turbi o che alteri il suo equilibrio, sono altrettanto futili quanto, per cosí dire, l'invitarlo a sollevarsi da terra reggendosi con i lacci delle scarpe. Data una difficoltà, ciò che ne segue immediatamente è il suggerimento di una qualche via d'uscita; la formazione in via di prova di qualche piano o progetto, l'accoglimento di qualche teoria che dia ragione della peculiarità in questione, la considerazione di qualche soluzione del problema. I dati a disposizione non possono fornire la soluzione, possono suggerirla. Da dove nascono, allora, le suggestioni? Evidentemente dall'esperienza passata e dall'avere a disposizione un deposito di conoscenza rilevante. Se in passato si è avuta una qualche familiarità con situazioni del genere, se si è avuto a che fare con materiali della stessa specie, suggestioni piú o meno appropriate e capaci di venire in aiuto non mancheranno di presentarsi. Ma se non vi è stata una qualche esperienza analoga, la confusione rimane confusione. Anche quando un fanciullo (o un adulto) si trova personalmente di fronte ad un problema, è cosa assolutamente futile sollecitarlo insistentemente a pensare se egli non ha mai avuto in precedenza esperienze implicanti condizioni in qualche modo analoghe.
Vi può essere, tuttavia, uno stato di perplessità e così
pure una precedente esperienza dalla quale emerge un
suggerimento e ciò nonostante non esserci un atto di
pensiero riflessivo. Infatti si può non essere
sufficientemente
critici
nei riguardi delle idee che vengono in mente. Una persona
può arrivare di colpo ad una conclusione senza vagliare i
fondamenti su cui poggia, può andare avanti o indebitamente
abbreviare l'atto di indagine e di ricerca;
prendere la prima 'risposta' o soluzione che le viene in
mente, o per pigrizia mentale, o per torpore, o per
l'impazienza di raggiungere qualcosa di stabile. Si è in
grado di pensare riflessivamente solo allorquando si è
disposti a prolungare lo stato di sospensione e ad
assumersi il fastidio della ricerca. Per molte persone,
cosí la sospensione del giudizio, come la ricerca
intellettuale, rappresentano una cosa spiacevole: il loro
desiderio è di porvi termine il piú presto possibile. Esse
coltivano un iperpositivo e dogmatico abito mentale; o forse
pensano che una condizione di dubbio debba essere
considerata come una prova di inferiorità mentale. Questo
momento, in cui l'esame e la prova affiorano nell'indagine,
segna la differenza tra il pensiero riflessivo
ed un cattivo modo di pensare. Per essere genuinamente
pensanti, noi dobbiamo sostenere e protrarre quello stato
di dubbio che stimola ad una completa ricerca, in modo
da non accettare un'idea o asserire positivamente una
credenza finché non si siano trovate fondate ragioni per
giustificarla.
|