Copertina
Autore Philip K. Dick
Titolo I giocatori di Titano
EdizioneNord, Milano, 1980 [1967], Narrativa d'anticipazione
OriginaleThe Game Players of Titan [1963]
PrefazioneCarlo Pagetti
TraduttoreLucia Morelli
LettoreRenato di Stefano, 1985
Classe fantascienza
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Pagina 1 [ inizio libro ]

CAPITOLO PRIMO



Era stata una brutta serata, e quando cercò di ritornare a casa ebbe una terribile discussione con la sua automobile.

- Signor Garden, lei non è affatto in condizioni di guidare. La prego di innestare il meccanismo auto-auto e di sdraiarsi sul sedile posteriore.

Peter Garden sedette davanti ai comandi e disse, cercando di pronunciare distintamente le parole:

- Stammi a sentire, tu, sono perfettamente in grado di guidare. Un bicchierino, o anche parecchi bicchierini, aiutano a sentirsi piú lucidi. Perciò piantala di dire stupidaggini. - Premette il pulsante dell'avviamento, ma non accadde nulla. - Avviati, maledizione!

- Non ha inserito la chiave - disse l'auto-auto.

- E va bene, mi arrendo - rispose Garden. Si sentiva umiliato. Forse la macchina aveva ragione. Inserí la chiave, con un gesto rassegnato. Il motore si avviò, ma i comandi non rispondevano. Si rendeva perfettamente conto che, sotto il cofano, l'Effetto Rushmore, faceva ancora sentire la sua influenza: era inutile insistere. - E va bene, guida tu - disse, con tutta la dignità che riusci a ostentare. - Visto che ci tieni tanto. Probabilmente sbaglierai tutto, come fai sempre tutte le volte che io sono... tutte le volte che non mi sento bene.

Prese posto sul sedile posteriore e si sdraiò, mentre la macchina si sollevava da terra e saettava attraverso il cielo notturno, facendo lampeggiare le luci di posizione. Dio, quanto stava male. Quel dolore di testa lo stava uccidendo.

Come sempre, il suo pensiero corse al Gioco.

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Pagina 211 [ fine libro ]

Mentre avviava la macchina, l'uomo disse, cortesemente: - Sono il dottor E.G. Philipsen.

Lei lo fissò. Sapeva chi era: era certa di saperlo. O meglio, sapeva che cosa era.

- Vuole scendere? - le chiese il dottor Philipson. - Se vuole, posso lasciarla dove l'ho trovata.

- N-no! - mormorò Freya. Si rilassò sul sedile, scrutando attenta l'uomo e riflettendo.

- Signora Gaines - le disse il dottor E.G. Philipson, - le piacerebbe lavorare per noi, tanto per cambiare? - La guardò, sorridendo: un sorriso privo di calore e di allegria. Un sorriso assolutamente gelido.

- E' una proposta interessante - rispose Freya. - Ma dovrei pensarci sopra. Non posso decidere cosí, all'improvviso. - Era una proposta molto interessante, davvero, pensò.

- Avrà tempo per decidere - disse il dottor Philipson. - Noi siamo pazienti. Avrà tutto il tempo del mondo. - E gli occhi gli scintillarono.

Freya gli sorrise.

Canterellando soddisfatto fra sé e sé, il dottor Philipson diresse la macchina verso l'Idaho, sfrecciando nel buio cielo notturno della Terra.

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