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| << | < | > | >> |Pagina 13 [ inizio libro ]Memorie felici di un'infante; la balia Rosina La creatura sgraziata che mi viene incontro dallo specchio ombrato dell'ingresso, che separa la cucina dal bagno, e quello dalla stanza del divano, sono io.Allorché, per disattenzione o per sventatezza, mi accade di alzare gli occhi verso lei, la consistenza ragguardevole delle carni e la foggia confusa dell'abbigliamento mi sbalordiscono non meno dello sguardo opaco. Quello strano animaletto dall'aria spaurita e indolente sono io, e lo specchio, nelle parti in cui non è cieco, conserva intatto il suo diabolico potere e mi guarda con odio, rimandando il disordine zingaresco del mio bottino. Gli fuggo dinanzi tremante, ed esso m'insegue fin dove può. La stanza del divano, dove mi dirigo per riavermi, è avvolta nell'ombra stagnante delle imposte sempre chiuse, e sulla parete di fondo troneggia, coperto alla meglio da vecchie lenzuola, l'assedio fantastico dei miei preziosi. | << | < | > | >> |Pagina 166 [ fine libro ]Eccoli! Avanzano scambiandosi gli identici volti, coi corpi intrecciatí in una danza sincronica: entrambi sono giovani, entrambi sono vecchi e quando l'uno è giovane, l'altra veste il suo volto vecchio; e quando l'altro è vecchio, quella prende il suo volto giovane. Come la favola che inizia dove finisce, come la vita che segue alla morte, come il giorno che nasce dalla notte: essi sono gemelli e l'una vive nell'altro.Con un sospiro, guardo la pallida luce del giorno che se ne va con la sua ombra lunga sulle mie pezze: nessuno più mi chiamerà, nessuno mi verrà a cercare. Forse riceverò ancora qualche lettera da Titina e rivedrò la mia balia Rosina; forse incontrerò mio padre e ci arrenderemo a un sorriso.
Forse, mi dico, forse.
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