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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione 1 Origine e storia dell'arte dell'ex libris 1 Il Novecento 7 Le tecniche grafiche 9 Sigle internazionali per la classificazione delle tecniche incisorie 13 Ex libris 17 Pietro Parigi 18 Dino Villani 26 Giuseppe Mainini 28 Lea Botteri 34 Eugenio Mario Raffo 36 Mimmo Guelfi (Hieronimus Guelfi) 42 Luigi Servolini 44 Aldo Galli 46 Virgilio Tramontin 50 Amleto Del Grosso 56 Padre Diego Donati 58 Bruno Colorio 64 Remo Wolf 72 Piero Clerici 80 Tranquillo Marangoni 84 Franco Brunello 92 Italo Zetti 98 Franco Rognoni 106 Dilvo Lotti 110 Renato Venezian 112 Maria Adriana Gai (Gay) 116 Gianluigi Uboldi 120 Salvatore Fiume 128 Bruno Ferretti 130 Costante Costantini 134 Maria Luisa (Nani) Negri 142 Pier Luigi Gerosa 146 Alda Ugolotti Bettati 152 Ernesto Guffanti 154 Giancesare Battaini 158 Benito Jacovitti 162 Walter Cremonini 164 Gabriele Mandel 168 Luca Crippa 176 Francesco Franco 178 Enrico Baj 180 Bruno Gozzo 182 Sergio Tarquinio 186 Alessandri (Lorenzo Alessandri) 192 Andrea Disertori 200 Erminio Gamba 202 Annarosa Carlevaro 206 Antonietta Viganone 208 Alberto Manfredi 212 Enrico Della Torre 216 Sigfrido Bartolini 220 Carmela Pozzi Sendresen 224 Guido Crepax 228 Vito Giovannelli 230 Maria Elisa Leboroni 238 Flavia Belò 244 Alina Kalczynska 246 Bruno Chersicla 254 Calisto Gritti 256 Lea Gyarmati 260 Bruno Missieri 262 Alessandro Berra 266 Alberto Trotta 268 Mario Guida 270 Teodoro Cotugno 274 Davide Moretti 276 Michele Rapisarda 280 Cristiano Beccaletto 284 Giuseppe Mirabella 288 Raffaello Lucci 294 Marcello Pennacchi 296 Antonio Grimaldi 302 Marilena Belloni 308 Angelo Sampietro 312 Danila Denti 314 Alda Failoni 316 Michela Levi 318 Bibliografia generale 321 Indice degli artisti 325 |
| << | < | > | >> |Pagina 1Introduzione
Origine e storia dell'arte dell'ex libris
L'inizio e gli ultimi decenni del nostro secolo sono stagioni particolarmente feconde per l'arte dell'ex libris. In entrambi questi periodi storici, che iniziano e concludono l'arco artistico del Novecento, l'editore Hoepli è presente con volumi dedicati a questa espressione artistica d'élite: nel 1902 con Gli ex libris italiani di Achille Bertarelli e David Prior; oggi con questa rassegna contemporanea, con la quale speriamo di continuare degnamente l'opera del Bertarelli. Ma cos'è veramente l'ex libris?, si potrà chiedere il neofita. Per meglio capirne il significato è opportuno risalire alle sue origini: il tempo in cui il libro era costituito da un codice manoscritto. Pochi esemplari, vergati uno per uno dall'attenta calligrafia degli amanuensi, per lo più monaci, che ne traevano il loro sostentamento nei conventi. Questi volumi, resi ancor più rari dalle preziose miniature che ornavano il testo e dalle ricche rilegature, erano insostituibili. Per riconoscerne l'appartenenza in caso di smarrimento, ricordarne la restituzione a chi lo aveva ricevuto in prestito, dimostrarne l'alienazione in caso di appropriazione altrui, la prima soluzione fu anche la più semplice: il proprietario scriveva di suo pugno (o faceva scrivere dallo scriba) il proprio nome sul frontespizio o sul risvolto della copertina, magari aggiungendo una frase di commento, una massima, un pensiero suscitato dalla lettura o un ammonimento alla restituzione. I primi libri stampati all'inizio del Quattrocento erano a carattere estremamente povero: ogni pagina veniva impressa da un'unica matrice in xilografia, cioè incisa manualmente su una tavoletta di legno (impressione tabellare) con illustrazioni commentate da poche scritte. I soggetti erano per lo più religiosi: l' Apocalissi, l' Ars moriendi, la Biblia pauperum. Dopo la metà del XV secolo il perfezionamento dell'arte tipografica, dovuto ai caratteri mobili introdotti da Gutenberg fra il 1439 e il 1450, diede un forte sviluppo alla produzione libraria. Il conseguente aumento dei volumi posseduti dai bibliofili e l'impossibilità di distinguere le diverse copie di una stessa edizione spingevano a personalizzare il libro con un contrassegno di proprietà più immediato e compiuto. Si cominciò a sostituire la firma autografa del proprietario con foglietti da incollare sul risvolto della copertina, su cui veniva stampato serialmente, in xilografia, il nome del proprietario insieme al disegno di uno stemma nobiliare. Infatti le più antiche biblioteche erano privilegio quasi esclusivo dei patrizi e dei conventi; nascevano così i primi ex libris araldici, accompagnati spesso da una scritta, l' impresa della casata, ossia il motto che figurava su armature, mantelli, monete, portali e decorazioni del castello o del palazzo. Le dizioni Ex libris..., Ex foliis..., Dai libri di..., Ex bibliotheca... comparvero frequentemente accanto al nome del bibliofilo solo dopo la metà del Settecento. [...] Il Settecento fu portatore di notevoli trasformazioni sociali e culturali: l'affermarsi della borghesia e dell'Illuminismo. Importanti biblioteche non furono più privilegio di castelli o conventi, ma entrarono, come strumento di lavoro e di diletto, anche nelle case di professionisti, studiosi e ricchi mercanti con velleità intellettuali. L'ex libris da esponente dello stato sociale del bibliofilo si trasformò in specchio della sua personalità: allo stemma araldico e all'emblema, comune ai componenti di una intera casata, si andarono aggiungendo e sostituendo una grande varietà di soggetti iconografici e motti ad personam, che riflettevano l'attività di avvocati, notai, medici, architetti, letterati, scienziati, oppure ne sintetizzavano il pensiero filosofico, i gusti, le virtù e a volte anche i vizi. Tipici del Settecento sono i cartellini da biblioteca con il ritratto del titolare dei volumi o il mappamondo simboleggiante la cultura enciclopedica in voga. Si può dire che nel secolo dei lumi l'ex libris cominciò ad assumere la sua odierna fisionomia. Nel 1796 venne inventata dal tedesco Alois Senefelder anche una nuova tecnica di riproduzione, la litografia, o disegno su pietra, che fu adottata per stampare in molti esemplari, oltre agli ex libris, anche i biglietti di visita, entrati in uso nella prima metà del secolo. Di formato generalmente orizzontale, riportavano il nome inquadrato in un cartiglio fiorito e molto spesso anch'essi venivano incollati sul retro delle copertine dei libri per indicarne la proprietà. [...] Da un abbandono ancora più antico la xilografia d'arte rinacque per merito del movimento Art Nouveau, teso al recupero di tematiche artistiche e artigianali anteriori all'inizio del XVI secolo. In tale contesto, in Italia la travolgente personalità di Gabriele D'Annunzio ispirò una schiera di artisti, facenti capo ad Adolfo De Carolis (1874-1928), a riportare alla dignità rinascimentale la xilografia e in particolare l'ex libris. Anche se il soggetto araldico venne pressoché abbandonato, l'ex libris xilografico ritrovò la sua funzione originaria nella sinteticità iconografica e letteraria. Dopo questo periodo aureo solo pochi e validi incisori continuarono questa tradizione per rari ma colti e raffinati collezionisti. L'exlibristica divenne così, fino ai nostri giorni, un'arte per pochi, sconosciuta non solo al grosso pubblico ma persino a intenditori di pittura e di incisione. [...] In questa rassegna vengono presentati artisti viventi o comunque nati dopo il 1900. Gli ex libris sono presentati nella loro grandezza naturale. Se per ragioni di spazio sono stati ridotti nella riproduzione, ne vengono indicate le misure reali in millimetri. | << | < | > | >> |Pagina 9Le tecniche graficheFin dalle origini, quando venne abbandonato il contrassegno di proprietà autografo, la prima delle esigenze intriseche dell'ex libris fu la sua ripetitività, tanto più sentita quanto più grande era il numero dei volumi componenti una stessa biblioteca. Quindi il primo fattore che ne determinò la trasformazione nel tempo fu costituito dal susseguirsi e dall'evoluzione dei sistemi di stampa: xilografia, calcografia, litografia, nate come strumento artigianale, sono divenute oggi la forma d'arte più ricercata in alternativa alla riproduzione fotomeccanica dell'immagine disegnata a penna. Per questo la storia e il confronto delle differenti tecniche di incisione sono fondamentali. La xilografia, o incisione a rilievo, antichissima invenzione cinese, si diffuse in Europa sul finire del XIV secolo. Per la matrice vengono generalmente usati legni di pero, ulivo, sorbo, noce, ciliegio, melo, oppure, secondo le necessità, legni morbidi come il cirmolo o estremamente compatti come il bosso. La tavola da incidere, dello spessore di circa 23 mm, deve presentarsi perfettamente compatta e levigata. La xilografia secondo il taglio del legno può essere di filo o di testa. In quella di filo il legno viene tagliato seguendone le fibre; in quella di testa il taglio risulta perpendicolare a esse. Nel procedimento più antico, quello dell'incisione di filo, si usano le lancette, coltellini a lama corta, che servono a creare le linee di contorno, le sgorbie di varie forme e misure e, per gli intagli più profondi, gli scalpellini. Per l'incisione di testa, che raggiunge effetti più raffinati, si preferiscono i bulini in acciaio e le ciappole di misure e punte assai diversificate. Nella xilografia il disegno, a rovescio, può essere eseguito direttamente sulla matrice oppure ricalcato. Nell'incidere devono essere lasciate in rilievo le parti che verranno inchiostrate, scavate le zone che risulteranno bianche nell'immagine. Il chiaroscuro — appena accennato nella xilografia di filo, più ricercato in quella di testa — si ottiene con tratteggi paralleli, più o meno fitti, oppure con tratti incrociati. Per inchiostrare si prepara una miscela composta da inchiostro e olio di lino, che verrà passata più volte sulla matrice con un rullo di cuoio o gomma. Quindi si sistema la tavoletta di legno, con la parte incisa rivolta verso l'alto, sul piano del torchio. Su di essa si adagia un foglio di carta protetto da un feltro, che serve a rendere più uniforme la pressione. [...]
Sigle internazionali per la classificazione delle tecniche incisorie
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