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Pagina 3
PREFAZIONE
E' profondamente ingiusto sussumere degli atteggiamenti
umani - in tutta la loro varietà, in tutte le loro sfumature
- sotto due concetti generici e polemici come quelli di
"apocalittico" e "integrato". Certe cose si fanno perché la
titolazione di un libro ha le sue esigenze (si tratta, lo
vedremo, di industria culturale, ma cercheremo appunto di
dire come questo termine vada assunto in una accezione il
più possibile decongestionata); e si fanno anche perché, se
si vuole impostare un discorso introduttivo ai saggi che
seguiranno, occorrerà fatalmente identificare alcune linee
metodologiche generali: e per definire ciò che
non
si vorrebbe fare, risulta comodo tipicizzare all'estremo una
serie di scelte culturali, che naturalmente andrebbero
analizzate in concreto e con maggiore serenità. Ma questo è
compito dei vari saggi e non di una introduzione. D'altra
parte a coloro che definiamo come apocalittici o integrati,
rimproveriamo proprio di avere diffuso dei concetti
altrettanto generici - dei "concetti feticcio" - e di averli
usati come teste di turco per polemiche improduttive o per
operazioni mercantili di cui noi stessi quotidianamente ci
nutriamo.
Tanto è vero che per definire la natura di questi saggi,
per poterci fare intendere preliminarmente dal lettore,
anche noi siamo obbligati a ricorrere a un concetto generico
e ambiguo come quello di "cultura di massa". Tanto
generico, ambiguo e improprio, che proprio ad esso si deve
lo sviluppo dei due tipi di atteggiammenti ai quali (con
ingenerosa ma indispensabile vis polemica) stiamo muovendo
alcune contestazioni.
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