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| << | < | > | >> |IndicePrefazione 5 I. STORIE VERE 7 Nota 9 Intervista con Pietro Micca 11 Stelle e stellette 18 Una storia vera 38 Concorsi a cattedra 43 Quando entrai nella PP2 49 Correzioni editoriali 53 Conversazione a Babilonia 55 Italia 2000 57 Dell'esternazione 59 II. ISTRUZIONI PER L'USO 61 Nota 63 Come fare l'indiano 64 Come presentare un catalogo d'arte 67 Come organizzare una biblioteca pubblica 73 Come fare le vacanze intelligente 75 Come sostituire una patente rubata 77 Come seguire le istruzioni 83 Come evitare malattie contagiose 85 Come viaggiare con un salmone 88 Come fare un inventario 90 Come comperare gadgets 92 Come diventare cavaliere di Malta 99 Come mangiare in aereo 101 Come parlare degli animali 103 Come scrivere un'introduzione 105 Come presentare in Tv 107 Come usare la cuccuma maledetta 110 Come impiegare il tempo 112 Come usare il tassista 114 Come smentire una smentita 116 Come cestinare i telegrammi 118 Come inizia e come finisce 120 Come non sapere l'ora 122 Come passare la dogana 124 Come non usare il fax 126 Come reagire ai volti noti 128 Come riconoscere un film porno 130 Come mangiare il gelato 132 Come non dire "esatto" 134 Come guardarsi dalle vedove 135 Come non parlare di calcio 137 Come giustificare una biblioteca privata 139 Come non usare il telefonino cellulare 141 Come viaggiare sui treni americani 143 Come scegliere un mestiere redditizio 145 Come mettere i puntini di sospensione 147 III. FRAMMENTI DALLA CACOPEDIA 151 Nota 153 Dell'impossibilità di costruire la carta dell'impero 1 a 1 157 Tre civette sul comò 164 L'Anopticon 176 The Wom 177 Il pensiero di Brachamutanda 181 Come falsificare Eraclito 183 Il teorema degli ottocento colori 186 Progetto per una facoltà d'Irrivelanza comparata 188 Lineamenti di critica quantistica 191 Utrum Deus sit 195 IV. FILASTROCCHE PER ADULTI 199 Nota 201 Filosofi in libertà 203 Scrittori in libertà 244 Edipo Re 255 Un inedito di Dante su Saussure 256 Alessandro Manzoni, La Gnosi 257 Piccola metafisica portatile 262 Cbansons à boire per congressi scientifici 268 V. GIOCHI DI PAROLE 275 Nota 277 Undici nuove danze per Montale 278 Iniziali 282 Come va? 288 Il libro mascherato 291 Ircocervi 295 Continuazioni 304 Anagrammi 307 Anagrammi a posteriori 312 Dodici indovinelli 317 Dialogo del Becero Muto con Boote 325 VI. IL MIRACOLO DI SAN BAUDOLINO 329 |
| << | < | > | >> |Pagina 139Di solito, fin da piccolo, sono stato esposto a due (e due sole) sorte di battute: "Tu sei (lei è) quello che risponde sempre" e "Tu risuoni (lei risuona) nelle valli". Per tutta l'infanzia ho creduto che, per un caso curioso, tutte le persone che incontravo fossero stupide. Poi, arrivato alla mia tarda età, ho dovuto convincermi che ci sono due leggi a cui nessun essere umano può sottrarsi: la prima idea che viene in mente è la più ovvia, e avuta una idea ovvia, non viene in mente che altri possano già averla avuta prima. Dispongo di una collezione di titoli di recensioni, in tutte le lingue di ceppo indoeuropeo, che si muovono tra "L'eco di Eco" e "Un libro che fa eco". Salvo che in questo caso ho il sospetto che questa non sia la prima idea che è venuta in mente al redattore; è che la redazione si è riunita, ha discusso una ventina di titoli possibili, e finalmente il caporedattore si è illuminato in volto e ha detto: "Ragazzi, mi è venuta una idea fantastica!" E i collaboratori. "Capo, sei un demonio, come è che ti vengono?" "E un dono," avrà risposto. Con questo non voglio dire che la gente sia banale. Prendere come inedita, inventata per illuminazione divina, una ovvietà, rivela una certa freschezza di spirito, un entusiasmo per la vita e la sua imprevedibilità, un amore per le idee - per piccole che siano. Ricorderò sempre il mio primo incontro con quel grande uomo che è stato Erving Goffman: lo ammiravo e amavo per la genialità e profondità con cui sapeva cogliere e descrivere le più sottili sfumature del comportamento sociale, per la capacità con cui sapeva individuare tratti infinitesimali che a tutti erano sfuggiti sino ad allora. Ci siamo seduti in un caffè all'aperto e dopo un poco, guardando la strada, mi ha detto: "Sai, io credo che ormai nelle città circolino troppe automobili." Forse non ci aveva mai pensato, perché pensava a cose ben più importanti; aveva avuto una illuminazione improvvisa e la freschezza mentale per enunciarla. Io, piccolo snob avvelenato dalla Seconda inattuale di Nietzsche, avrei avuto ritegno a dirlo, anche se lo penso. Il secondo shock da ovvietà sopravviene a molti che si trovano nelle mie condizioni, che cioè posseggono una biblioteca abbastanza vasta - tale che entrando in casa nostra non si può fare a meno di notarla, anche perché non c'è altro. Il visitatore entra e dice: "Quanti libri! Li ha letti tutti?" All'inizio ritenevo che la frase rivelasse solo persone di scarsa dimestichezza con il libro, aduse a vedere solo scaffalettti con cinque gialli e una enciclopedia dei ragazzi a dispense. Ma l'esperienza mi ha insegnato che la frase viene pronunciata anche da persone insospettabili. Si può dire che si tratta pur sempre di persone che hanno una nozione dello scaffale come deposito di libri letti e non della biblioteca come strumento di lavoro, ma non basta. Ritengo che di fronte a molti libri chiunque sia preso dall'angoscia della conoscenza, e fatalmente scivoli verso la domanda che esprime il suo tormento e i suoi rimorsi. Il problema è che alla battuta "Lei è quello che risponde" basta reagire con un risolino e al massimo, se si vuol essere gentili, con un "Buona, questa!" Ma alla domanda sui libri occorre rispondere, mentre la mascella si irrigidisce e rivoli di sudore diaccio colano lungo la colonna vertebrale. Io un tempo avevo adottato la risposta sprezzante: "Non ne ho letto nessuno, altrimenti perché li terrei qui?" Ma è una risposta pericolosa perché scatena l'ovvia reazione: "E dove mette quelli che ha letto?" Migliore è la risposta standard di Roberto Leydi: "Molti di più, signore, molti di più", che gela l'avversario e lo piomba in uno stato di stuporosa venerazione. Ma la trovo impietosa e ansiogena. Ora ho ripiegato verso l'affermazione: "No, questi sono quelli che debbo leggere entro il mese prossimo, gli altri li tengo all'università", risposta che da un lato suggerisce una sublime strategia ergonomica, e dall'altro induce il visitatore ad anticipare il momento del congedo. (1990) | << | < | > | >> |Pagina 164La letteratura sulla sestina dell'Anonimo delle Civette riempie ormai non pochi scaffali, sì che lo storico di questa fortuna critica non può esimersi da una certa qual umbratile peritanza nel consacrarsene dossografo. [...] Fissiamone la text-tura nella versione che il Segre ("Testo, contesto, co-testo e cocòtesto", in: Strumenti Criptici,3,9,1970), con puntigliosa acribia, ne stabiliva - e definitivamente - nel non lontano 1970: Ambarabà ciccì coccò tre civette sul comò che facevano l'amore con la figlia del dottore. Ma la mamma le chiamò... Ambarabà ciccì coccò. Di questa sestina non poche versioni in altra lingua, "à savoir" quella francese, prodotta dell'Ouvroir de Littérature Potentielle, che recita: Ambaraba cici coco, trois chouettes qui font dodo en baisant sur la commode une fille très à la mode. Mais maman cria aussitôt: Ambaraba cici coco! Dove si nota la perdita della "figlia del dottore", ricuperata a livello connotativo attraverso l'allusione a una ragazza di non tradizionali costumi (Cfr. Francesco Alberoni, "Amore e movimento sul comò", in: La grotta dell'ovipara,2,1979). Per passare poi all'anonima versione tedesca, non immune da influenze di Hugo Ball e forse, per un orecchio attento e sensibile, dal magistero di Christian Morgenstern: Ambaraba Zi Zi Koko, Drei Käuze auf dem Vertiko, Die Legten sich aufs Ohr Mit der Tochter vom Doktor. Doch da schrie die Mutter so. Ambaraba Zi Zi Koko! Più interessante, come esito poetico, ma certamente "extra moenia" per quanto riguarda le leggi di genere e il complesso di rinvii extratestuali, la versione inglese che l'Almansi (Guido Almansi, "Parlare d'uccelli", in: Nuovi Orcomenti,6,settembre 1976) attribuisce al Count Palmiro Vicarion: There were three old Owls of Cochoers screwing a girl onto a big Chest of Drawers. But the Maid was the Daughter of a Doctor, and their Mother cried: "Come back, lousy old Owls of Cochoers!" | << | < | > | >> |Pagina 167Trattasi, come è evidente a prima vista, di un quinario doppio (ripetuto all'inizio e alla fine) con doppia accentuazione su prima e quarta e seconda e quarta sillaba, che introduce quattro ottonari dattilici, di modo che i sei versi procedano a rima baciata. Faticosa e "stupenda conquista", come osserva il Contini nel saggio citato, se si consideri che in una versione precedente (di incerta attribuzione) il secondo verso recitava "tre civette sulla cassettiera", con evidente perdita di energia metrica e accentuativa ("il problema dell'energia nella tradizione italiana", numero speciale di «Belfagor», rivista di sottogoverno, 1981, in particolare gli interventi di Di Donna e Martelli. Vedi pure, su questa versione, Claudio Petruccioli, "falso o autentico?, in «Nord Sid», 33,1981).In ogni caso, per una mirabile analisi strutturale della sestina, rimane insuperato il magistrale «Les Chouettes» di Jakobson e Lévi- Strauss, dove anzitutto si mette in luce come i primi due ottonari presentino esseri infraumani (le civette e il comò) mentre i due seguenti presentano esseri umani, e parimenti nel primo e nel terzo ottonario sono in scena dei soggetti, e nel secondo e nel quarto delle azioni. Questa portentosa simmetria semantica è rinforzata, con splendido parallelismo, da uno straordinario gioco di opposizioni fonologiche. | << | < | > | >> |Pagina 188Dipartimento di ossimorica Urbanistica tzigana Enologia musulmana Fonetica del film muto Iconologia Braille Istituzioni di rivoluzione Lingue franco-germaniche Lingue uralo-melanesiane Lingue ugro-romanze Idrografia selenitica Dinamica parmenidea Statica eraclitea Oceanografia tibetana Microscopia siderale Oftalmologia gastrica Spartanica bizantina Istituzioni di devianza Istituzioni di aristocratica di massa Istituzioni di oligarchica popolare Storia delle tradizioni innovative Elementi di senescenza dei momenti aurorali Dialettica tautologica Eristica booleana [...] Dipartimento di tetrapiloctomia (1) Idrogrammatologia Poziosezione Avunculogratulazione meccanica Piropigia Pilocatabasi Perlocutoria della scatotecnica Tecnica delle soluzioni mentulopensili Sodomocinesica Sceleropatomittenza[...] (1) Malgrado le denominazioni tecniche (il cui ermetismo è dovuto anche a ragioni di decenza), il buon etimologo saprà dedurne i contenuti, che sono nell'ordine: tecnica della scrittura su superfici idriche, arte di tagliare il brodo, costruzione di macchine per salutare la zia (antico suggerimento di Nicola Abbagnano), tecnica di appiccar fuoco alla natiche altrui, arte di scamparsela per un pelo, analisi di formule come "vaffanculo", arte di attaccarselo al membro virile, ritmica della penetrazione a posteriori, arte dell'inviare qualcuno a morire ammazzato. Per tetrapiloctomia si intende ovviamente la scienza che consente di spaccare un capello in quattro. | << | < | > | >> |Pagina 244Raccontar vi vo bel bello quel che accadde a Proust Marcello ch'era un vecchio cataplasma sempre oppresso ahimè dall'asma e vegliato giorno e sera da una anziana cameriera. Ma un bel dì verso le tre mentre si sorbiva il tè sentì in bocca un gusto strano, indicibil, sovrumano, quasi in casa più non fosse, fiacco e oppresso dalla tosse, ma di colpo, sai com'è, | << | < | > | >> |Pagina 248Qui comincia l'avventura non di san Bonaventura ma di un giovin che per caso si educò su san Tommaso poi, sprezzandone ogni stilema, di Dublino fece un mondo che non finse a tutto tondo, rivelandone sapiente il valor polivalente. Già la vista si annebbiava, e parlando egli mostrava. Come Omero (e lo diceva): era cieco, eppur vedeva. | << | < | > | >> |Pagina 255Il vispo Tiresia avea nel boschetto di Tebe sorpreso Edipo soletto. E con un sogghigno il cieco maligno gridava: "Su presto, l'hai fatto l'incesto?" A lui sospirando l'afflitto gridò: "Se sto copulando che male ti fo? Tu sì mi fai male svelando il fatale complesso, che ignoro! Deh, taci, t'imploro!" Tiresia, quel bieco, rispose: "Macché! Son cieco? Sii cieco! Perché solo a me?" | << | < | > | >> |Pagina 269Era alto così era grasso così lo chiamavan Socrate. Passeggiava di qua, passeggiava di là, giù per l'agorà. | << | < | > | >> |Pagina 269Bacone - sono empirista anglosassòne, Bacone, Bacone, Bacone - gli idola espungo a profusione e piaccio a tutte le persone, Bacone, Bacone. | << | < | > | >> |Pagina 270Kant filosofetto che mi piace tant perché non fa dud-du-dù du-dubito ergo sum! | << | < | > | >> |Pagina 271Oh che bella pensée che tieni che bella pensée sauvage bricolage - bricolage me la dai la tua pensée... Io ne tengo un'altra in testa con ugual tassonomia, pensée mia, pensée tua in onore di Lévi-Strauss! | << | < | > | >> |Pagina 273Canto di esilio degli pseudoconcetti esiliati a Chiasso dallo storicismo idealista borbonico(sul motivo di «Addio Lugano bella») Addio Peano bello, addio logica mia! Dal pescasserolese cacciato fuggi via e pensi già alla sorte, del povero Ardigò. Tutti i positivisti fuggono rattristati i truci idealisti cacciano anche Vailati e irridono alla sorte del povero Ardigò. Via la sociologia e Michels vade retro! Al bando messo sia puranco il buon Pareto... e gli auguran la sorte del povero Ardigò. Sraffa si esilia, pure economista arguto, hai tu pretese oscure, o Spirito Assoluto! (Sraffa fuggiasco in treno parla con Wittgenstein.) Ma alfin verrà quel giorno che crederem nel dato! Quel dì faran ritorno i figli del Trattato! Faranno le vendette del povero Ardigò. Ritorneran sicuri con marcia trionfale vinca sull'Atto Puro la Logica Formale! Dopo la gita a Chiasso trionferanno ancor! | << | < | > | >> |Pagina 282BOCCACCIO. Bravi bambini bisesso ballano bevono blaterano bellamente beffandosi bubboni. Buffalmacco birbante burla bonaccione baluginandogli benefico berillo. Bene, bis!... Bacalare baccaglia... Bene, bis!... Beatrice, Biondello, Bruno, Borsiere Beritola, Bernabò, Beltramo... Bis, bis! Beati borghesi... | << | < | > | >> |Pagina 282CALVINO. Cosimo che cavalca cime campestri, cavalieri che cessano coesistere, cadetti craquelés, cosmicomiche, codici, carte cabalistiche, città ciecamente credibili... Contes come "Candide". Canzono cantando, con celere critica. | << | < | > | >> |Pagina 282DANTE. Dirò di detti dal desir dittati. Dirò di donna deificata. Dirò di demotico dictamine. Dopo dirò di dannate dimore di Dite (di divorator di discendenti), di dolcissimi dolenti (dodici + dodici dignitari Dodecannesi), di devoti Dottori dicenti di Degnità di Dio. Dopodiché dirannomi divino. Dopotutto desideravo dicessermelo. | << | < | > | >> |Pagina 283FOSCOLO. Forti fosse funeree forti fini figurano, facendo fiammeggiar felici financo funebri faci. | << | < | > | >> |Pagina 283GOLDONI. Gentili gentildonne, godemo e gingillamose: gondola! | << | < | > | >> |Pagina 283LEOPARDI. Lodo la limpida luna, levandole lamento. Litorale lontano, lirica lusinga... | << | < | > | >> |Pagina 283MANZONI. Mondella, mite, modesta, mira maritare meccanico meschino, ma miserabile moscardino macchina misfatti. Malgrado maneggi menzognera monaca, magnanimo Monsignore mandala Milano, mentre minaccia maligno male microbico. Moretto minchione mescolasi marasma, millanta: manette. Morte, monatti. Ma Maria Misericordia miracola: malvagio muore maleodorante, Mondella merita matrimonio. Molti maschietti. Meno male. Morale: mai mischiarsi manifestazioni, mai menare martelli. | << | < | > | >> |Pagina 288Icaro: "Uno schianto." Proserpina: "Mi sento giù." Edipo: "La mamma è contenta." Priapo: "Cazzi miei." Ulisse: "Siamo a cavallo." Omero: "Me la vedo nera." Talete: "Ho l'acqua alla gola." Pitagora: "Tutto quadra." Ippocrate: "Sinché c'è la salute.." Platone: "Idealmente." Aristotele: "Mi sento in forma." Plotino: "Da Dio." Muzio Scevola: "Se solo mi dessero una mano..." Giulio Cesare: "Sa, si vive per i figli..." Lucifero: "Come Dio comanda." Noè: "Guardi che mare." Boole: "O bene o male." Croce: "Non possiamo non dirci in buone condizioni di spirito." Wittgenstein: "Meglio non parlarne" Cantor: "Nell'insieme, bene." Picasso: "Va a periodi." Lenin: "Cosa vuole che faccia?" Hitler: "Forse ho trovato la soluzione." Heisenberg: "Dipende." Pirandello: "Secondo chi?" Hilton: "Gente che va, gente che viene." Sotheby: "D'incanto." Michaelstaedter: "Faccio di necessità virtù." Bloch: "Spero bene." Gallup: "Ora chiedo." Freud: "Dica lei." D'Annunzio: "Va che è un piacere." Popper: "Provi che vado male." Ungaretti: "Bene (a capo) grazie." Fermi: "O la va o la spacca." Foucault: "Chi?" Spielberg: "Bene, E.T.?" Queneau: "Bene grazie, grazie bene, eeaie bngrz, genera zie b." Camus: "Di peste." Mishima: "A pancia vuota." Eichmann: "Mi sento più sollevato..." Vittorio Emanuele III: "Mi lasci perdere..." Pitecantropo: "C'è ancora un po' di coda, occorre attendere." Ludovico il Bavaro: "Sto facendo una dieta." Savanarola: "E' il fumo che mi fa male." Orlando: "Scusi, vado di furia." Virginia Woolf: "Speriamo che domani faccia bel tempo." McLuhan: "Mezzo e mezzo." Piero Manzoni: "Di merda." Eliot: "Una desolazione." Barnard: "Basta aver del cuore." Serena Grandi: "Ho un peso sul cuore." Signora Riello: "Sono stufa." Rubbia: "Come fisico, bene." | << | < | |