Copertina
Autore Umberto Eco
Titolo Segno
EdizioneIsedi, Milano, 1973, Enciclopedia filosofica
LettoreRenato di Stefano, 1980
Classe semiotica , comunicazione , filosofia
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Indice


  9 Premessa

 22 1.   Il processo segnico

 22 1.1. Il segno come elemento del
         processo di comunicazione
 24 1.2. Il segno come elemento del
         processo di significazione
 28 1.3. Tre modi di considerare il segno:
         semantica, sintattica e
         pragmatica
 28 1.4. L'unità segnica minimale

 32 2.   Le classificazioni dei segni

 32 2.1. Segni distinti per la fonte
 33 2.2. Significazione e inferenza
 36 2.3. Segni distinti per il grado di
         specificità segnica (ovvero,
         segni il cui significante si
         presta a usi non segnici)
 38 2.4. Segni distinti per l'intenzione e
         il grado di coscienza del loro
         emittente
 43 2.5. Segni distinti per canale fisico
         e apparato ricevente umano
 45 2.6. Segni distinti in rapporto al
         loro significato
 49 2.7. Segni distinti per la
         replicabilità del significante
 51 2.8. Segni distinti per il tipo di lega-
         me presunto col referente
 58 2.9. Segni distinti per il
         comportamento che stimolano nel
         destinatario
 61 2.10.Le funzioni del discorso
 63 2.11.Il tentativo di una
         classificazione generale
         riassuntiva dei segni

 66 3.   La struttura dei segni
         linguistici

 66 3.1. Le componenti elementari del
         segno e le sue articolazioni
 67 3.2. Paradigma e sintagma
 68 3.3. Struttura del fonema: i tratti
         distintivi
 71 3.4. Il sistema
 72 3.5. Sistema e codice
 73 3.6. Espressione e Contenuto, Sostanza
         e Forma
 75 3.7. I tratti semantici
 77 3.8. L'analisi componenziale
 80 3.9. Il Sistema del Contenuto
 82 3.10.Lingua, Parola, Discorso
 84 3.11.Denotazione e connotazione -
         Metalinguaggio
 86 3.12.Le articolazioni dei segni non
         linguistici
 89 3.13.I limiti del modello linguistico
 90 3.14.Conclusioni

 92 4.   I problemi filosofici del segno

 92 4.1. L'uomo come animale simbolico
 94 4.2. Le metafisiche pansemiotiche
 99 4.3. I rapporti tra segno, pensiero e
         realtà
132 4.4. Il mito dell'univocità del segno
136 4.5. L'interpretante e la semiosi
         illimitata

139 5.   Lineamenti di una teoria
         unificata del segno

139 5.l. Premessa
140 5.2. Il segnale
140 5.3. Il segno
141 5.4. Legge di progressività del
         processo segnico o della semiosi
         illimitata
142 5.5. Natura relazionale del segno
142 5.6. Convenzionalità del segno
143 5.7. Il codice in senso stretto
144 5.8. L'interpretante
145 5.9. Semiosi e riferimento
146 5.10.Gli indici vettori
148 5.11.Le unità culturali
150 5.12.Socialità e osservabilità delle
         unità culturali
151 5.13.Il sistema semantico
152 5.14.La denotazione
152 5.15.La connotazione
153 5.16.Il semema
153 5.17.La definizione
154 5.18.Il codice come sistema di sistemi
155 5.19.Il semema e il contesto
155 5.20.Il senso
156 5.21.Cultura come sistema di segni
156 5.22.Cultura come segmentazione del
         contenuto
157 5.23.La produzione del segno
157 5.24.La ristrutturazione dei sistemi
         semantici
158 5.25.Decodifica e interpretazione
159 5.26.La pratica sémiotica

160 Guida bibliografica

 

 

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Pagina 9

Premessa

            Les paroles seules comptent.
            Le ceste est bavardage.
                                 IONESCO
I. Supponiamo che il signor Sigma, durante un soggiorno a Parigi, cominci ad avvertire dei disturbi alla "pancia". Ho usato un termine generico perché il signor Sigma ha ancora una sensazione confusa. Ora fa mente locale e cerca di definire il disturbo: bruciori di stomaco? spasimi? dolori viscerali? Egli cerca di dare un nome a stimoli imprecisi: dando loro un nome li culturalizza, cioè riassume quello che era un fenomeno naturale sotto precise rubriche "codificate", cerca quindi di dare a una sua esperienza personale una qualifica che la renda simile ad altre esperienze già nominate nei libri di medicina o negli articoli di giornale.

Ora ha trovato la parola che gli sembra giusta: questa parola sta per il disturbo che egli avverte. Visto che intende comunicare i suoi disturbi a un medico, egli sa che potrà usare la parola (che il medico è in grado di capire) in luogo del disturbo (che il medico non avverte e forse non ha mai avvertito in vita sua).

Chiunque sarebbe disposto a dire che questa parola, che il signor Sigma ha individuato, sia un segno. Ma il nostro problema è più complesso.

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5. Lineamenti di una teoria unificata dei segno

5.1. Premessa

Una teoria unificata del segno aspira a definire la categoria di Segno in modo tale che la definizione si adatti a tutte le varietà di segni registrabili e classificabili, così da costituirne l'insieme di caratteristiche fondamentali comuni.

Una teoria unificata del segno non può che proporre un modello astratto, il quale rischia di sembrare tautologico perché, nello spiegare come un segno funziona, fa appello a nozioni quali "regola", "collegamento", "componente", eccetera, i quali hanno indubbiamente valore metalinguistico ma non spiegano di fatto cosa sia una regola e cosa sia un collegamento. Questa impressione dipende dal fatto che tali nozioni in ultima analisi corrispondono presumibilmente a comportamenti neurali. Quindi una teoria del segno sembra rinviare a fenomeni mentali non altrimenti analizzabili. Si evita tuttavia questo inconveniente se si intendono tutte le definizioni seguenti come definizioni operazionali, nel senso che potrebbero dar luogo alla costruzione di un automa capace di comportamento segnico. Se si fosse in grado di costruire un automa capace di associare a uno stimolo significante un comportamento per cui esso fornisce in uscita un altro significante che ne costituisce l'interpretante, ovvero la traduzione in termini di altri segni e così via all'infinito, si sarebbe realizzata una situazione affine al comportamento segnico umano, nel corso del quale segni-stimolo suscitano segni-risposta senza che mai si possa attingere la realtà mentale sottostante, se non attraverso segni.

Lette in tal modo le definizioni che seguono non appariranno più né vaghe né tautologiche: esse costituiranno la teoria di un'intelligenza artificiale capace di comunicare attraverso rapporti di significazione.

 

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Riferimenti


Bibliografia generale

AUTORI VARI
1929 Il circolo linguistico di Praga, Milano, Silva, 1966
1962 Usi e significati del termine struttura, Milano,
     Bompiani, 1965
1966 I problemi attuali della linguistica, Milano, Bompiani,
     1968

ANTAL, Lázló
1963 Problemi di significato, Milano, Silva, 1967

ARCAINI, Enrico
1967 Principi di linguistica applicata, Bologna, Il Mulino

ASHBY, Ross
1960 Progetto per un cervello, Milano, Bompiani, 1970

AUSTIN, J.L.
1958 Performative constative, in Philosophy and ordinary
     language, a cura di E. Caton, Urbana, 1963
1962 How to do things with words, Oxford Un. Press

AUZIAA, Jean Marie
1967 La chiave dello strutturalismo, Milano, Mursia, 1969

BALLY, Charles
1932 Linguistica generale, Milano, Il Saggiatore, 1963

BARTHES, Roland
1964 Elementi di semiologia, Torino, Einaudi, 1966
1967 Sistema della moda, Torino, Einaudi, 1970
1970 La retorica antica, Milano, Bompiani, 1972

BAUDRILLARD, Jean
1968 Il sistema degli oggetti, Milano, Bompiani, 1972

BENSE, Max
1965 Estetica, Milano, Bompiani (in pubblicazione)

BENVENISTE, Emile
1966 Problemi di linguistica generale, Milano,
     Il Saggiatore, 1971

BETTETINI, Gian Franco
1968 Cinema: lingua e scrittura, Milano, Bompiani
1971 L'indice del realismo, Milano, Bompiani
1972 La crisi dell'iconicità nella metafora visiva,
     in « VS », 3

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