Copertina
Autore Lucía Etxebarría
Titolo Noi che non siamo come le altre
EdizioneGuanda, Parma, 2003, Narratori della Fenice , pag. 380, dim. 143x220x25 mm , Isbn 978-88-8246-270-3
OriginaleNosotras que no somos como las démas [1999]
TraduttoreRoberta Bovaia
LettoreElisabetta Cavalli, 2003
Classe narrativa spagnola
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Indice

PROLOGO                               5

DRAMATIS PERSONAE                    21

FENILETILAMINA (Raquel)              23

ACQUA (Susi)                         29

ABSENTA (Raquel)                     61

DESIDERATA (Maria)                   67

ALEXITIMIA (Elsa)                   125

LAPSUS LINGUAE (Susi)               135

VISIO SMARADIGNA (Elsa/Raquel)      153

TENEBRATULA (Maria)                 185

IMAGO (Elsa)                        195

VAGINA DENTATA (Raquel)             223

MNEMOSINA (Elsa)                    231

STIGMATA (Raquel/Jaime)             239

FIAT LUX (Eduardo)                  301

SED NON SATIATA (Raquel/Eduardo)    335

NOCTURNALIA (Jaime)                 353

VIRAGO (Elsa, Raquel, Susi, Maria)  365

 

 

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Pagina 5

PROLOGO



Non sono come le altre...

Tutte le bambine o i bambini nascono e crescono all'interno di una determinata cultura e dalla nascita in poi le abitudini della società in cui vivono configurano la loro esperienza e il loro comportamento. Le persone si preoccupano di educare i propri figli sin da piccoli a una condotta accettabile per il gruppo. Ma alcune culture sviluppano usanze che possono essere addirittura dannose per i singoli membri, dal momento che, a volte, un tratto culturale che si è rivelato prezioso in una determinata fase della storia del gruppo viene elaborato e riprodotto fino a quando non arriva a essere socialmente controproducente. È il fenomeno che in antropologia passa sotto la definizione di «elaborazione asociale di un tratto culturale».

In qualsiasi momento della storia i tentativi di mettere in discussione le forme tradizionali dell'azione e del pensiero vengono accolti con disprezzo e/o avversati. È normale che quando si verificano cambiamenti culturali i comportamenti che non si adeguano alle aspettative tradizionali possano creare confusione e disagio. Benché le connessioni tra i ruoli che adottiamo e la nostra identità sessuale - quello che sentiamo come significato dell'essere uomo o donna - siano arbitrarie, siamo stati condizionati in modo da crederli indissolubilmente uniti. Quando mettiamo in discussione la validità di tali connessioni restringiamo il limite di ciò che è socialmente accettabile e andiamo a sbattere il naso contro la disapprovazione. Logico.

È tipico della natura umana dare per scontato quanto si è appreso e conosciuto, quanto fa parte dei parametri quotidiani personali, senza fermarsi ad analizzarlo. Ma quando si smette di dare per scontati certi fatti e li si esamina alla luce di una mentalità critica, quel che esce dal confronto tra gli schemi mentali ereditati e la realtà. produrrà una riconsiderazione degli aspetti profondi del pensiero sociale, così come un attacco mosso dai settori più conservatori verso chi li mette in discussione. Un'analisi che contesti le premesse su cui si basano le istituzioni incontra normalmente una profonda resistenza. La critica alle convinzioni, ai valori e alle modalità di comportamento che sono stati presi per buoni per parecchio tempo comporta una minaccia per l'identità e l'autostima di molte persone, che si mettono subito sulla difensiva.

I principi e le rivendicazioni del movimento femminista, o di quello che viene definito post-femminismo, terza ondata femminista, o femminismo del potere (contro il femminismo della diversità), ovvero, le rivendicazioni di una serie di donne che sono cresciute in una società che ormai accetta, teoricamente ma non nella pratica, l'uguaglianza dei diritti e dei doveri tra uomini e donne, rappresentano un esempio di come un universo mentale venga messo in dubbio quando si esamina una realtà che si dava per scontata. Così alcune di noi non si accontentano di lavori sottovalutati, sottopagati o non pagati del tutto. Si sono stufate del fatto che il loro aspetto conti più delle loro azioni. Non accettano più di essere definite ninfomani se palesano i propri gusti sessuali o lesbiche solo perché non vogliono essere costrette a soddisfare quelli degli altri. Ad alcune di noi non piace sentir mettere in discussione la decisione di vivere sole con la scusa che non siamo state capaci di trovarci un vero uomo. Alcune di noi pretendono parità salariale e asili sovvenzionati.

Gli uomini e le donne vivono esperienze in parte identiche e in parte diverse e la loro visione del mondo, sfortunatamente, è destinata a essere condizionata dal sesso di appartenenza. A quanti sostengono il contrario ricorderò che nelle aziende spagnole le donne ricoprono per il due percento posizioni di dirigenza ad alto livello e per il novantanove percento funzioni di segreteria, che alla Real Academia della lingua spagnola ci sono quarantacinque uomini e una sola donna, che in Europa ci sono cinquantasette ministre e 515 ministri, che il venti percento delle donne spagnole subisce abitualmente maltrattamenti da parte del partner, che tra le diecimila donne che lavorano al ministero del Tesoro solo due ricoprono funzioni di direzione generale e che un terrificante venticinque percento delle donne spagnole è stato violentato o ha subito un tentativo di stupro.

Alcune di noi non vivono bene questo stato di cose. Ciò non significa che non ci piacciano gli uomini. Abbiamo o abbiamo avuto padri, fratelli e amanti uomini, che amiamo e rispettiamo. Semplicemente rivendichiamo un ordine sociale più equo che andrebbe a beneficiare tutto il sistema, non solo noi. Non siamo qui per dichiarare una guerra tra i sessi, ma per aprire un dibattito sulla necessità di riconsiderare la validità dei concetti obsoleti di maschile e femminile all'interno della nostra società, concetti che, lungi dall'essere il prodotto di una tendenza naturale, sono una costruzione sociale destinata a rafforzare la separazione artificiale tra uomini e donne, distanza creata per mantenere una struttura di potere squilibrata e ingiusta che, tutto sommato, danneggia entrambi i sessi.

Alcune di noi protestano.

Sono le donne a cui è dedicato questo libro.


Inizialmente era un libro di racconti...

Ma mi sono scoperta incapace di creare un personaggio e di abbandonarlo poi di sana pianta al suo destino, senza concedergli un po' più spazio in cui muoversi che poche misere pagine. E così le protagoniste di alcuni miei racconti sono riapparse in altri, si sono conosciute, si sono sedotte, si sono scambiate esperienze, sono andate avanti... E alla fine, credo, hanno deciso di abbandonarmi e se ne sono andate in cerca di un posto più comodo, più aerato, meno cupo dell'universo delle mie fantasie. Pertanto avverto il lettore che questi racconti (o capitoli) vanno letti nell'ordine in cui sono stati pensati, come se si trattasse di un romanzo.

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Pagina 23

FENILETILAMINA




Euforia. Tormento. Notti insonni. Giorni d'inerzia. Sogna a occhi aperti davanti al computer. Dimentica la borsa al supermercato. Prosegue dove invece dovrebbe svoltare. Parla ad alta voce mentre cammina da sola. Immagina cosa dirgli, o cos'avrebbe già dovuto dirgli. Cosa gli dirà al prossimo incontro. Corre stupidi rischi. Dice sciocchezze. Ride troppo. Parla di cose che dovrebbe tenere per sé. Rivela segreti. Passeggia all'alba. Qualcosa che le ha detto lui le riecheggia ancora nelle orecchie. Se chiude gli occhi vede il suo sorriso. Conserva i biglietti dei film che hanno visto insieme. Cosa ne penserebbe lui del libro che sta leggendo? Un profumo risveglia una catena infinita di ricordi. Una canzone la fa singhiozzare. Piange in media cento lacrime al giorno. E dorme, secondo le sue stime, all'incirca quattro ore per notte.

«Questo violento sconvolgimento emotivo (disordini di attenzione, connessioni intrusive, ipersensibilità ed esaltazione, quadri di ansietà) inizia con una piccola molecola chiamata feniletilamina (FEA), che si trova al termine di alcune cellule nervose e favorisce l'impulso di saltare da un neurone a quello successivo. È un'anfetamina naturale che si accumula nel sistema limbico, il centro emozionale del cervello. Il sentimento dell'amore» legge «può essere il risultato di una inondazione di FEA e altri eccitanti naturali che saturano il cervello, trasformando i sensi e alterando la realtà.»

Perde l'appetito, ma poi a volte le capita di assaltare il frigo alle sei di mattina. Crede di scorgerlo nel buio dei bar e poi capisce di essersi sbagliata. Scrive il suo nome su tovagliolini sporchi, e le tremano le mani quando risponde al telefono. Il pulsare del sangue le rimbomba nelle orecchie. Una telefonata potrebbe aprirle le porte del paradiso. Lascia l'acqua della doccia perennemente aperta. Accarezza i bambini sull'autobus e i cani rognosi che incontra per strada. Se passeggia al suo fianco, le sembra sempre di cadere e deve fare uno sforzo per ricordare come diavolo si fa a camminare. Si cambia d'abito davanti allo specchio settantasette volte prima di ogni appuntamento. Si scopre a imitare espressioni che gli ha copiato. A ripetere frasi sue nelle conversazioni.

«Dopo alcune settimane di somministrazione di inibitori della MAO» legge, «un uomo perennemente malato di passione ha cominciato ad affrontare con più calma le sue relazioni di coppia ed è addirittura riuscito a vivere da solo stando bene. Apparentemente, ormai, non anelava più alla risposta della FEA. Questo paziente era in terapia da anni. Tuttavia, evidentemente, finché non gli è stato somministrato un aiuto chimico, non è stato in grado di mettere in pratica quanto aveva scoperto a causa della sua irrefrenabile risposta emozionale.»

Beve troppo. Mangia cioccolata. Lascia le chiavi nella serratura. Quando dorme sola abbraccia il cuscino. Soppesa ogni istante del tempo passato insieme. Ricorda a memoria la taglia dei suoi golf. Di pantaloni, camicie, calze e scarpe. Chiama a casa sua quando sa di non trovarlo. Assapora il suono della sua voce nella segreteria telefonica. Ha una vera e propria ossessione per il colore della sua biancheria intima, e indossa una gonna, la prima in tutto l'anno. Enumera i suoi difetti per non idealizzarlo. E finisce per pensare che i suoi pregi sono abbaglianti. Fa settanta vasche a nuoto. Non si ferma a riposare. Cerca di pensare solo alle bracciate e all'acqua. Esce battendo i denti e non può dimenticare. Legge libri di autoaiuto che non gli piacerebbero. Sui romanzi tristi versa calde lacrime. Parla da sola nel métro, o con sconosciuti. Si è laccata di nero le unghie dei piedi. Non arriva mai puntuale a un appuntamento. Grida come una forsennata sotto il getto dell'acqua. Il più impercettibile dei suoi gesti le fa raggelare il sangue. Scrive lettere assurde che non gli ha mai spedito. Redige sciocchezze senza capo né coda. Teme che la chimica non possa fare niente per lei.

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