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| << | < | > | >> |IndiceIX Presentazione (Angela Virzo De Santo) XI Prefazione (Virginio Bettini) 3 Introduzione 9 PARTE PRIMA - Principi 11 1 Inquadramento disciplinare 1.1 Breve cronistoria 1.2 Una visione ontologica 1.3 La definizione di paesaggio 25 2 Nascita ed evoluzione della ecologia dei paesaggio 2.1 La nascita di una nuova disciplina 2.2 L'ecologia del paesaggio in Italia 35 3 Funzioni ecosistemiche e funzioni corologiche nella definizione del paesaggio 3.1 Rapporti tra dimensione ecosistemica e dimensione corologica 49 4 L'eco-field come dimensione percepibile del paesaggio 4.1 L'eco-field nella dimensione del paesaggio 4.2 Come si misura un eco-field 4.3 Caratteri distintivi degli eco-field tra piante, animali e processi 63 5 Classificare i paesaggi 5.1 Classificare i paesaggi 5.2 Il paesaggio aereo 5.3 Il paesaggio acquatico 5.4 I paesaggi terrestri 83 6 La teoria della biogeografia insulare 6.1 La teoria della biogeografia insulare 6.2 Il concetto di equilibrio delle specie 6.3 Il ruolo delle isole «stepping stones» 93 7 La macroecologia 7.1 La macroecologia: una nuova sfida alla complessità ecologica 7.2 Le proprietà emergenti dei sistemi complessi 7.3 Evoluzione e proprietà emergenti 7.4 Caratteristiche dell'approccio macroecologico 103 8 La teoria gerarchica 8.1 La teoria gerarchica ed i paesaggi 113 9 I sistemi source-sink 9.1 I sistemi source-sink 9.2 Il modello «Birth, Immigration, Death, Emigration» (BIDE) 9.3 La verifica demografica del modello 9.4 I sistemi pseudo sink 9.5 Come discriminare un habitat source da uno di tipo sink 9.6 Adattamento imperfetto stabile («Stable maladaptation») 9.7 Trappole ecologiche 9.8 L'inversione source-sink 9.9 Nicchia ecologica e modello source-sink 9.10 La funzione source-sink in una comunità 9.11 Sistemi source-sink ed il mantenimento delle popolazioni 129 10 Complessità, informazione e stati entropici dei sistemi ecologici 10.1 La complessità 10.2 Alcune definizioni 10.3 Concetti guida alla complessità e meccanismi 10.4 La teoria dell'informazione 10.5 Individuazione delle unità 10.6 La permutazione delle unità 10.7 L'entropia 10.8 Complessità e reti. La teoria dei grafi 10.9 Caos e complessità 151 11 La scala in ecologia e le proprietà scalari dei paesaggi 11.1 Le dimensioni dei paesaggi e le loro proprietà scalari 11.2 La necessità di cambiare scala 11.3 Processi e scale 11.4 Scala ed eco-field 163 12 Struttura dei paesaggi: genesi, eterogeneità, patches e matrici. Teoria della percolazione 12.1 La strutturazione dei paesaggi 12.2 Il carattere eterogeneo dei paesaggi 12.3 Le tipologie della eterogeneità 12.4 La patch 12.5 L'ecotopo 12.6 La matrice 12.7 La teoria della percolazione 191 13 Caratteri strutturali dei paesaggi: gli ecotoni 13.1 Il paradigma degli ecotoni 13.2 La nascita di un nuovo paradigma 13.3 Tipologie di ecotoni 13.4 Caratteri strutturali degli ecotoni 13.5 I caratteri funzionali degli ecotoni 13.6 I fattori esogeni 13.7 I fattori endogeni 13.8 Le proprietà di un ecotono 13.9 La percezione degli ecotoni 13.10 La complessità degli ecotoni 211 14 Teorie e modelli delle metapopolaziòni 14.1 Il modello delle metapopolazioni 14.2 Un modello di diffusione ed invasione 14.3 Il modello logistico 14.4 Il modello di Levins 14.5 Il modello continente-isola di Harrison (1991) 14.6 Il modello di Levins e la distruzione degli habitat 14.7 I modelli spazialmente espliciti 14.8 Il modello spaziale su basi realistiche 14.9 Il modello della funzione incidente 225 15 Dinamiche dei paesaggi: il disturbo 15.1 Dinamiche dei paesaggi: il disturbo 15.2 Le cause dei disturbo 15.3 Le esondazioni 15.4 Gli incendi 15.5 Le coperture nevose 15.6 Il disturbo da agenti bíotici: gli organismi patogeni 15.7 Il disturbo forestale per effetto della caduta degli alberi 15.8 Il disturbo animale 15.9 L'aratura del cotico erboso 15.10 Il disturbo antropico 245 16 Dinamiche dei paesaggi: la frammentazione 16.1 La frammentazione 16.2 I meccanismi spaziali della frammentazione 16.3 Gli effetti della frammentazione sulle specie e sulle comunità 255 17 Proprietà emergenti dei paesaggi: stabilità, resilienza, ascendenza e autocatalisi 17.1 La stabilità 17.2 La stabilità dei mosaici ambientali 17.3 La resilienza 17.4 L'ascendenza 17.5 I processi autocatalitici 269 18 Dinamiche dei paesaggi: il flusso di materiali e nutrienti 18.1 Il flusso dei materiali e dei nutrienti 18.2 La circolazione dell'acqua 18.3 L'acqua come vettore di batteri 18.4 Le dinamiche dei nutrienti 18.5 Dinamiche dei nutrienti e vegetazione 18.6 Rapporto tra nutrienti e paesaggio 285 PARTE SECONDA - Metodi 287 19 Introduzione ai metodi di analisi dei paesaggio 19.1 Introduzione ai metodi di analisi 295 20 Indici numerici, spaziali e di connettività per l'analisi del paesaggio 20.1 Indici numerici 20.2 Indici di distanza 20.3 Indici di connettività e la teoria dei grafi ordinari 20.4 Indici spaziali 337 21 Elementi di statistica spaziale 21.1 Introduzione 21.2 I patterns spaziali 21.3 Indici di analisi della distribuzione spaziale 21.4 I metodi della varianza dei blocchi quadrati 353 22 L'applicazione dei frattali all'ecologia del paesaggio 22.1 Introduzione ai frattali 22.2 Le basi formali dei frattali 22.3 I frattali regolari («exact fractals») 22.4 L'applicazione della matematica dei frattali alla ecologia del paesaggio 369 23 I modelli neutri 23.1 Introduzione ai modelli neutri 23.2 Come costruire i modelli neutri 23.3 I modelli neutri «random» 23.4 Modelli neutri con contagio 23.5 Modelli neutri gerarchici 23.6 Modelli neutri multifrattali 379 24 I Geographíc Information Systems (GIS) 24.1 Introduzione ai «Geographic Information Systems» 24.2 Le componenti di un GIS 24.3 Le procedure dei GIS 24.4 La rappresentazione dei dati 24.5 Analisi ulteriori con il GiS: MacGIS e FRAGSTAT 423 25 I Global Positioning Systems (GPS) 25.1 Introduzione 25.2 Principi di funzionamento di un GPS 25.3 L'hardware 25.4 La correzione differenziale 25.5 Le applicazioni dei GPS 25.6 La raccolta dei dati 433 26 Analisi delle immagini digitali 26.1 Introduzione ai «remote sensing» 26.2 La natura delle immagini digitali 26.3 Caratteristiche delle immagini digitali 26.4 Il trattamento delle immagini digitali 26.5 Analisi delle immagini 26.6 La classificazione guidata attraverso i «training sets» 26.7 L'analisi delle dinamiche ambientali: un esempio di applicazione delle tecniche di «remote sensing» 459 PARTE TERZA - Applicazioni 461 27 Struttura e dinamica di popolazioni e comunità animali nel paesaggio 27.1 Introduzione 27.2 La scelta dell'habitat (eco-field) 27.3 Gli animali come costruttori di paesaggi 27.4 La formazione di patches per effetto dello scavo 27.5 I patterns di movimento degli animali in rapporto al mosaico ambientale 27.6 Evidenze sperimentali delle modalità dispersivi in micromammiferi 27.7 La selezione dell'habitat in mosaici ambientali complessi 27.8 Interazionì tra roditori e mosaico ambientale 27.9 Assiomi 27.10 Note conclusive 485 28 La valutazione dei paesaggi 28.1 Introduzione alla valutazione dei paesaggi 28.2 La valutazione dei paesaggi 28.3 Le procedure di valutazione 28.4 Tipologie di indicatori per la valutazione 28.5 La salute ambientale 28.6 La valutazione strutturale dei paesaggi 28.7 La valutazione dei debito ecologico 541 29 La gestione dei paesaggi 29.1 Introduzione 29.2 La formulazione delle decisioni gestionali 29.3 Le dimensioni spaziali della gestione ambientale 29.4 La gestione delle specie 29.5 La gestione dei patterns 29.6 La gestione dei processi 29.7 La gestione delle aree funzionali 579 30 La conservazione dei paesaggi 30.1 Principi generali 30.2 Criteri di conservazione del paesaggio 30.3 La conservazione degli hot-spots della biodiversità 30.4 Strategie di conservazione 30.5 La conservazione dei frammenti di habitat 30.6 Il ruolo delle aree «buffer» 30.7 Le aree «core», loro importanza e funzioni 30.8 La conservazione attraverso la prospettiva del paesaggio 605 31 I paesaggi culturali 31.1 Introduzione 31.2 Nascita ed evoluzione di un paesaggio culturale 31.3 I caratteri strutturali 31.4 Dinamiche: la gestione attraverso i processi 31.5 La coltivazione del bosco 31.6 Il ruolo dei paesaggi culturali nella conservazione della biodiversità 31.7 La protezione dei paesaggi culturali 31.8 Il declino dei paesaggi culturali: cause, conseguenze e rimedi 627 Appendice Risposte alle domande 629 Glossario 643 Blibliografia 659 Indice analitico |
| << | < | > | >> |Pagina 3Lo scopo di questo testo è la presentazione di un approccio innovativo allo studio ed alla valutazione della complessità ambientale attraverso l'utilizzo delle basi paradigmatiche e metodologiche messe in campo dall'ecologia del paesaggio (o Landscape Ecology). Questo libro rappresenta un sforzo di sintesi ma anche di aggiornamento su di una disciplina, l'ecologia del paesaggio che, pur nella sua recente comparsa sulla scena delle discipline ecologiche, tanta importanza ha assunto in questi ultimi decenni sia nel settore teorico che in quello applicato. Di fatto molte parti qui presentate sono una rivisitazione di molti argomenti che ho già esposto in precedenti pubblicazioni (Farina 1993, 1995a, 1998, 2000) ma che trovano in questo nuovo lavoro un respiro più ampio, aggiornato e maggiormente collegato con l'ecologia di base ed applicata. Il testo è organizzato in tre parti (principi, metodi ed applicazioni, Fig. 1) di cui la prima si compone di 18 capitoli, la seconda di 8 e la terza di 5. La distribuzione degli argomenti è tale da consentire di utilizzare questo testo in un corso universitario annuale. La prima parte è dedicata alla storia della disciplina, ai principi ispiratori, alle teorie ed ai paradigmi ad essa collegati. In questa parte si fanno cenni di biogeografia insulare e di macro ecologia. Nella seconda parte sono illustrati i principali metodi di analisi del paesaggio attraverso la presentazione di indici e di strumenti come i GIS e le metodologie di analisi delle immagini digitali. Nella terza parte si affronta lo studio della struttura e dinamica delle popolazioni e comunità animali nel contesto del paesaggio, la valutazione, gestione e conservazione dei paesaggi. La parte si chiude con uno spazio riservato alla descrizione dei paesaggi culturali. | << | < | > | >> |Pagina 141.2 Una visione ontologicaQuando si studia la complessità appare subito manifesta la difficoltà dell'approccio, da dove incominciare ad analizzare strutture e funzioni, spostandoci dalla «normal science» sensu Kuhn (1962) verso nuovi campi d'indagine. Spesso è come trovarsi alla base di una parete da scalare ed il primo passo è proprio quello di attaccarsi alla parete, di piantare il primo chiodo. L'ostilità di una parete è paragonabile all'ostilità nell'approccio alla complessità. Credo importante in questo cammino fare chiarezza fin da principio soprattutto perché le strette relazioni tra ambiente fisico ed ambiente biologico possono facilmente confonderci le idee. Di recente (Farina 1998) proprio per ridurre l'incertezza dell'approccio, la confusione tra i paradigmi, la sovrapposizione di metodologie ha distinto due visioni ontologiche della complessità del mondo reale secondo la prospettiva dei processi e la prospettiva degli organismi (Fig. 1.2). In realtà di fatto dovremmo parlare di attori: attori abiotici (come luce, vento, acque, calore/energia) e di attori biotici (organismi: dai virus fino alle società umane) (Fig. 1.3). Il termine attore non è strettamente tecnico ma esprime di fatto la funzione di una entità che si muove utilizzando un copione che può essere quello delle leggi fisiche di base o di meccanismi imposti dalla struttura genetica degli organismi. Ogni attore si esprime attraverso dei processi e questi processi a loro volta creano e/o condizionano i patterns ambientali che ne derivano. Descriveremo più avanti i processi ed i patterns che maggiormente vengono intercettati dall'ecologia del paesaggio, non nascondendo comunque le difficoltà che subito appaiono quando si vorrebbe tenere distinti i processi dai patterns. Infatti se è vero che i processi creano patterns, è altrettanto vero che i patterns a loro volta condizionano altri processi. Per esempio un incendio condiziona la struttura di un bosco, ma a sua volta il livello di eterogeneità di un bosco (pattern) può condizionare la propagazione di un incendio (processo). Va comunque detto al fine di evitare confusione che ben diversa è la dimensione occupata dagli attori abiotici che si esprimono attraverso processi a grande valenza scalare, rispetto ai processi attivati dagli attori biotici (Fig. 1.2). Infatti una entità come l'acqua può esprimere i processi erosivi attraverso un range di scale che va dal millimetro a cui una goccia d'acqua si rapporta con il substrato (suolo) con cui viene violentemente a contatto quando cade, alle migliaia di chilometri delle erosioni costiere del mare, o ad altrettanti grandi spazi nel trasporto dei sedimenti in un fiume come il Nilo o il Mississippi. Altrettanto può dirsi per un incendio che può interessare la struttura epigea di erbe come la struttura di interi versanti forestati.
Esiste comunque un altro modo di avvicinarsi alla
complessità ecologica facendo distinzione tra i diversi
organismi. Possiamo di fatto considerare gli organismi come
il calibro attraverso il quale la complessità viene non solo
percepita ma anche misurata e/o valutata. In questo modo
possiamo raggruppare in quattro categorie gli organismi e
parlare di percezione della complessità in un ambito
microscopico (virus/batteri/alghe unicellulari), in un
ambito geobotanico (alghe pluricellulari e piante superiori
(cormofite), un ambito animale (invertebrati/vertebrati) ed
infine un ambito umano (Fig. 1.4). Questa distinzione che
potrebbe sembrare al principio troppo semplicistica e
scontata, acquista un grande valore ontologico quando viene
associata alla concezione più avanzata di paesaggio e quando
sarà legata, come vedremo nel prossimo capitolo al concetto
di eco-field.
1.3 La definizione di paesaggio
Il paesaggio può essere definito come una configurazione spaziale di patches di dimensioni rilevanti per il fenomeno considerato o per l'organismo selezionato. Di fatto il paesaggio è una entità geografica che esiste solo nel momento in cui noi possiamo intercettarlo con i nostri sensi. Sulla definizione di paesaggio esistono molte differenti e contrastanti versioni che nascono da basi disciplinari spesso tra loro molto lontane (Tab. 1.1). Il paesaggio può essere definito semplicemente come «una porzione di mondo reale» entro il quale siamo interessati a descrivere ed interpretare processi e patterns. Questo interesse nel porre processi e patterns in un contesto geografico può portare a conclusioni differenti a seconda se noi utilizziamo per questo attori abiotici o attori biotici. Spesso analizzando una porzione di mondo reale ci troviamo nella condizione di dover decifrare comportamenti, effetti e dinamiche di più attori contemporaneamente. Il quadro che ne esce è quanto mai complesso ed estremamente soggettivo. Sono certo che la soggettivazione ecologica non sia solamente un modo per giustificare certi approcci ma una visione critica di ciò che noi osserviamo nel mondo reale. In ultimo credo che si possa definire il paesaggio come uno spazio geografico in cui la complessità ecologica è espressa in vario modo attraverso attori concorrenti che nelle loro funzioni si sovrappongono, interagiscono in vario modo attraverso meccanismi di feedback. Ne consegue che la dimensione di un paesaggio non è solo quella intercettata dall'uomo: alcuni chilometri, ma può essere anche di soli pochi millimetri se ci riferiamo ad organismi come virus o batteri, ad alcune decine di metri se ci riferiamo a piccoli organismi. Esistono quindi paesaggi di processi, paesaggi di patterns, entrambi sono scalati dalle dimensioni degli attori considerati. Allora va da sé che potremo individuare all'interno di ogni paesaggio altri paesaggi di dimensioni inferiori in una specie di gerarchia. In questo modo possiamo trovare delle nuove chiavi interpretativi della complessità. Le dimensioni di un paesaggio sono tali da comprendere non solo i tratti e le dinamiche dell'organismo considerato ma anche repliche lungo un gradiente di distanze. Non a caso possiamo valutare le dimensioni di un territorio di un uccello canoro solamente se conosciamo i limiti del suo territorio attraverso l'incontro di altri organismi conspecifici (Fig. 1.7). Il paesaggio è quindi una porzione del mondo reale delimitato spazialmente sulla base del processo o organismo «calibro» . Non esiste di fatto il paesaggio, ma tanti paesaggi quanti sono i processi e gli organismi. | << | < | > | >> |Pagina 28819.1 Introduzione ai metodi di analisiL'ecologia del paesaggio, moderna scienza intra-disciplinare, si interessa della struttura e del funzionamento dei sistemi ambientali attraverso un range di scale spazio-temporali molto ampio. Va premesso che gli interessi della ricerca e le possibilità applicative per la valutazione e la gestione ambientale sono così vasti e complessi che non è compito agevole riassumere le metodiche messe in campo. L'analisi ambientale eseguita utilizzando i paradigmi dell'ecologia del paesaggio utilizza quindi metodi che si rifanno sia all'analisi matematica canonica come all'analisi spaziale. Esistono sostanzialmente quattro approcci metodologici: un approccio numerico sensu strictu, un approccio spaziale, un approccio multiscalare ed infine un approccio modellistico (Fig, 19.1).
Con il primo approccio struttura, complessità e
dinamiche di un mosaico ambientale sono analizzate con
l'impiego di indici numerici che raccolgono le informazioní
complessive che emergono da un'area ignorando la componente
spaziale. Appartengono a questa categoria tutti gli indici
di diversità numerica. Con il secondo approccio l'analisi
spaziale tiene conto dei caratteri emergenti dei mosaici
ambientali in quanto entità discrete collocate in una
dimensione euclidea. Per questo gli indici in grado di
quantificare forma, dimensione e distribuzione degli
elementi vengono formalizzati attraverso il supporto dei
sistemi geografici informativi (GIS). Elementi di
statistica spaziale consentono di verificare il livello di
casualità degli arrangiamenti spaziali.
Con il terzo approccio, la multiscalarità tende a mettere in
evidenza i caratteri che si conservano muovendoci attraverso
differenti scale spazio-temporali, per questo l'applicazione
della matematica dei frattali appare come uno degli
strumenti con maggiori potenzialità. Infine con il quarto
approccio la modellistica spaziale appare uno degli
strumenti dotati di maggiore incisività nel percepire
e simulare le dinamiche ambientali. Modelli neutrali,
modelli spaziali espliciti, automi cellulari, grafi sono
alcuni degli strumenti operativi. Va comunque premesso che
non è possibile fornire in un dettaglio completo tutti i
metodi oggi disponibili nell'analisi del paesaggio anche
perché gli approcci possono essere molto diversificati ed
infine il metodo adottato dipende da quale analisi si
intende produrre (Hargis et al., 1997).
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