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| << | < | > | >> |IndiceIl primato etrusco 3 Periodo arcaico VII-VI secolo a.C. 21 Le placche Boccanera 23 Le placche Campana 28 Tomba dei Tori 35 Tomba degli Auguri 42 Tomba delle Leonesse 50 Periodo classico V secolo a.C. 59 Tomba del Barone 61 Tomba dei Leopardi 68 Tomba del Triclinio 75 Sarcofago delle Amazzoni 82 Periodo ellenistico III-I secolo a.C. 87 Tomba dell'Orco 89 Tomba François 98 Tomba del Tifone 110 Note 115 Postfazione La voce della terra 119 Bibliografia 123 |
| << | < | > | >> |Pagina 3Il primato etruscoAgli inizi dell'età del Ferro si verificò in Italia un cambiamento epocale: la fine di un modo millenario di pensare e di vivere, e l'inizio di un nuovo ciclo storico. Al grande mutamento contribuì anche l'espansione della civiltà etrusca nel centro Italia. Una civiltà portatrice di un vasto retaggio di conoscenze, arti e tecniche che per la prima volta nella storia fecero la loro comparsa nella penisola: architettura civile, militare e religiosa, metallurgia, scrittura, ingegneria, idraulica, navigazione. Una civiltà altresì di antiche e celebrate origini, detentrice di un sapere tramandato gelosamente da una casta di re sacri, i Lucumoni. Fu una sorta di rivoluzione, pari a quella della prima civiltà industriale europea di inizio Ottocento. Prima degli Etruschi le tracce di metallurgia ed edilizia sono molto esigue, la scrittura è assente, come ogni forma evoluta di discipline artistiche e tecniche. Un esempio: in campo musicale, sono conosciuti strumenti semplici come fischietti d'osso, percussioni primitive, nacchere e poco altro. Furono gli Etruschi a introdurre una completa strumentazione musicale: strumenti a fiato di metallo e a corde in legni pregiati, flauti a più canne, percussioni metalliche. Comparve anche la prima e perfezionata disciplina pittorica. Un netto primato di civiltà di cui non si è ancora sufficientemente mostrata la complessità, né tantomeno le profonde ripercussioni sulla successiva storia di Roma e della Cristianità.
Senza gli artefici etruschi, senza la scienza sacra dei Lucumoni,
Roma non sarebbe mai nata.
Arte sacra Nello scenario storico del Mediterraneo antico, due sono i punti di riferimento per la pittura etrusca: l'Egitto e Creta. Presso ciascuna di queste civiltà la pittura fu essenzialmente utilizzata per esprimere contenuti figurativi e simbolici propri di un'arte sacra. Anticamente il mestiere del pittore, e dell'artista in genere, si svolgeva in stretto contatto con l'ambiente sacerdotale e sapienziale delle corti regali: del Faraone egizio, del Minos cretese, del Lucumone etrusco. Le dinastie di questi re-sacerdoti detenevano il patronato sullo sviluppo delle arti che, nate come sacre, erano materia di loro stretta competenza. Gli elementi pittorici che accomunano la pittura etrusca a quella minoica ed egizia sono l'estrema ricchezza e vivacità cromatica e l'elegante realismo delle immagini. Emerge anche un peculiare simbolismo cosmologico e ultraterreno, a indicare il profondo interesse per altri mondi e dimensioni. È una pittura falsamente naturalista, anche se può apparire tale. Animali, alberi, sorgenti, figure umane non furono dipinti per imitare la natura o raccontare storie di vita quotidiana, ma per onorare il grande mistero del ciclo vitale, che si manifesta nella dinamica bipolare di vita e morte, luce e tenebre, maschile e femminile e ogni altra coppia di elementi complementari e opposti. La struttura di tale impianto pittorico non è semplice e nemmeno primitiva, elementare e naif, come ha preteso una vecchia e riduttiva esegesi critica. Siamo in presenza di un'arte imperniata su precise nozioni compositive di geometria sacra, con proporzioni, numeri e forme ideate per creare un preciso impatto visivo e comunicativo. Le pitture evocano miti ancestrali e complessi simbolismi, con volumi e tonalità impostati su forti contrapposizioni cromatiche. La vivida realtà delle immagini e la realtà allusiva dei simboli affiorano simultaneamente. Bipolarità, dualismo, contrapposizione: questo è il sistema etrusco di far parlare le figure, mettendole in parallelo, scuro su chiaro, come nelle composizioni a scacchiera, frequenti nelle decorazioni parietali. La scacchiera, segno grafico del principio di contrapposizione, è tra i simboli più frequenti dell'arte etrusca. Numerose sono le cosiddette "porte dell'aldilà"; scolpite in bassorilievo o dipinte nei sepolcri, quadrettate a scacchiera. Secondo la tradizione classica, gli Etruschi nel sito dove sorse Roma avevano eseguito un piano di fondazione seguendo uno schema a scacchiera, per questo la città fu poi ricordata come l'antica Roma 'quadrata'. Anche altri insediamenti, il più noto dei quali è Marzabotto, furono fondati con pianta a scacchiera. La scacchiera, il reticolato, i labirinti dedalici sono tra i più comuni simboli dell'iconografia tirrenica. È una simbologia già rinvenibile nei grafismi di età preistorica, il cui significato rimanda alla 'trama' della vita, al misterioso intrecciarsi di elementi opposti, da cui ha origine la vita. La pittura, e l'arte in genere, fu per gli Etruschi materia sacra e simbolica che non si può comprendere con una formale lettura di superficie, ma piuttosto evocando il senso simbolico delle immagini, mai descrittive o usate per motivi estetici, ma collocate sempre in un preciso spazio espressivo nell'insieme della composizione. | << | < | > | >> |Pagina 15Interpretazione letterale e simbolicaRiguardo alla pittura etrusca esiste un'esegesi critica, formulata dal 'padre' dell'etruscologia, l'archeologo Massimo Pallottino, che si fonda su una precisa linea interpretativa. Scrive l'autore: "...per conoscere la mentalità e i costumi del popolo etrusco e, più genericamente parlando, della civiltà dell'antica Italia, queste raffigurazioni (= gli affreschi etruschi) che sono sempre orientate verso la ricerca di una visione concreta, immediata ed episodica della realtà, hanno un eccezionale valore di documento". Partendo da tali premesse, Pallottino ha focalizzato la sua interpretazione sugli elementi "concreti, immediati ed episodici" degli affreschi, trascurando completamente il loro valore simbolico. Senza una lettura simbolica, gli affreschi sono nature morte, immagini di cui si può dire come ci appaiono, ma non cosa comunicano. Il linguaggio artistico di letterati, poeti o pittori, si è attenuto nel mondo antico, fino ad epoca medioevale, alla regola che il linguaggio – di parole e immagini – doveva avere tre livelli di lettura per essere ritenuto completo e perfezionato: formale, simbolico e allegorico. La regola fu onorata anche dal padre della lingua italiana, Dante Alighieri, che nella sua Commedia seguì la tradizione, utilizzando un linguaggio simbolico e allegorico ancor oggi non completamente decodificato. Anche Giordano Bruno, Rabelais, Nerval, Collodi e molti altri, si servirono nelle loro opere di un linguaggio simbolico, del quale sono evidenti i differenti livelli di lettura e interpretazione. Il filo di un'invisibile tradizione lega questi artisti di età moderna all'arcaico mondo degli Etruschi. Ancora oggi il linguaggio simbolico etrusco è sottostimato o ignorato dagli studi accademici. Esiste però una scuola di ricerche che del simbolismo ha fatto preziosa materia di studio, anche se ha focalizzato il suo interesse sulla civiltà egizia. | << | < | > | >> |Pagina 18Tecnica pittoricaLa tecnica pittorica degli artisti etruschi è la prima a comparire nell'Italia antica. Precedentemente per trovare tracce di pittura biso- gna risalire al paleolitico quando, in alcune caverne (Liguria, Puglia), furono eseguite schematiche raffigurazioni pittoriche magico-sacrali. La tecnica etrusca dell'affresco parietale non è dissimile da quelle di altre civiltà del Mediterraneo: gli affreschi venivano eseguiti su un leggero strato di intonaco ancora fresco, di modo che il colore potesse penetrare nello strato umido per fissarsi in profondità. In altri casi la pittura era eseguita direttamente sulla superficie litica, precedentemente levigata. Molto spesso, prima di dare il colore, l'artista disegnava i contorni delle figure. Solo in seguito riempiva gli spazi contornati con i colori. I colori usati erano minerali e vegetali; nella fase più antica si trovano: bianco di calce, nero di carbone vegetale, blu di lapislazzulo, rosso e giallo di ocra. Nella fase ionico-etrusca vennero aggiunti colori intermedi: verde, violaceo, grigio, rosa, bianco avorio e altri ancora.
Gli affreschi etruschi sono presenti dall'età orientalizzante (VII sec.
a.C.) alla classica (VI-V sec. a.C.) e all'ellenistica (III-I sec. a.C.).
L'esegesi storico-critica ha suddiviso la pittura etrusca in tre periodi
ma, sebbene siano evidenti le differenze di stile emerge una continuità, dal
settimo al primo secolo a.C., di temi e contenuti, rigorosamente fondati sulla
bipolarità dei simboli e sulla credenza in un'altra vita.
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