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Pagina 39
[ sogni ]
Quando "osservavo" i sogni, i
risvegli erano tremendi. Mentre si
comincia a risvegliarsi c'è un
momento in cui ci si sente
paralizzati, legati al letto,
oppure soffocati sotto strati di
coperte. È difficile da spiegare,
c'è per un attimo la sensazione che
non se ne uscirà, non si è sicuri
di riuscire a svegliarsi. Da
sveglio, sembra ridicolo: che io
sappia, non esiste una malattia per
cui ci si addormenta senza più
svegliarsi, ci si può sempre
svegliare.
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Pagina 171
[ fisica ]
In quel momento la fisica mi
nauseava; eppure prima era stata un
piacere. Mi piaceva perché era un
gioco, facevo quello che mi veniva
in mente, importante o inutile che
fosse per lo sviluppo della fisica
nucleare. Bastava che
m'interessasse: che fosse un gioco
divertente. Al liceo, notare che
il getto d'acqua in uscita dal
rubinetto si va assottigliando era
stato uno stimolo sufficiente
perché mi divertissi a calcolarne
la curva. Non era certo importante
per il futuro della scienza,
qualcuno c'era anzi arrivato prima
di me. Ma non era questo, a
contare. Inventavo le cose,
giocavo con le cose, per il mio
divertimento.
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Pagina 285
[ rabbini ]
Che amara delusione! Aprivano
gli occhi sul mondo unicamente per
interpretare meglio il Talmud!
Pensate un po'! In tempi come
questi, ci sono giovani che
studiano per entrare nella società
e fare quanche cosa - essere
rabbini - e l'unico motivo per cui
la scienza li interessa è che i
loro antichi bizantinismi vengono
leggermente offuscati da un nuovo
fenomeno.
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Pagina 330
[ l'io, allucinazioni ]
Questa volta, mi dissi entrando
nel cassone, avrei avuto delle
allucinazioni a qualunque costo.
All'improvviso mi accorsi - è
difficile da spiegare - d'essere a
due centimetri da me stesso. Cioè
il mio respiro, in entrata e in
uscita, era decentrato: il mio io
stava di lato, circa due centimetri
in là.
Ma dov'è situato il mio io? Mi
chiedevo. Tutti credono si trovi
nel cervello, lo so, ma come fanno
ad esserne certi? Avevo letto
abbastanza per sapere anche che non
era un fatto così evidente, prima
che fossero stati compiuti molti
approfonditi studi psicologici. I
Greci pensavano si trovasse nel
fegato, per esempio. Mi chiesi se
per caso i bambini deducano la
collocazione dell'io dal veder gli
adulti battersi la fronte con la
mano e dire: « Fammi pensare! »
L'idea che l'io fosse situato
dietro agli occhi poteva essere una
pura convenzione. Se potevo
muovere il mio io di due
centimetri, potevo spostarlo anche
più lontano. Fu l'inizio delle
allucinazioni.
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