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| << | < | > | >> |Indice7 I. Sognare i piaceri dell'amore 10 l. Il metodo di Artemidoro 23 2. L'analisi 31 3. Il sogno e l'atto 41 II. La cultura di sé 73 III. Sé e gli altri 76 l. Il ruolo matrimoniale 85 2. Il gioco politico 101 IV. Il corpo 109 1. Galeno 116 2. Benefici o deleteri 127 3. Il regime dei piaceri 136 4. Il lavoro dell'anima 147 V. La donna 152 l. Il legame coniugale 166 2. La questione del monopolio 177 3. I piaceri del matrimonio 187 VI. I ragazzi 193 l. Plutarco 210 2. Lo Pseudo-Luciano 226 3. Una nuova Erotica 231 Conclusione 239 Indice delle opere citate |
| << | < | > | >> |Pagina 231Tutta una riflessione morale sull'attività sessuale e i suoi piacerí sembra sottolineare, nei primi due secoli della nostra era, un certo rafforzamento delle tematiche di austerità. Vi sono medici che considerano allarmati gli effetti della pratica sessuale, tendono a raccomandare l'astinenza e dichiarano di preferire la verginità all'uso dei piaceri. E vi sono filosofi che condannano ogni eventuale relazione extramatrimoniale e prescrivono agli sposi una fedeltà rigorosa e assoluta. Infine, l'amore per i ragazzi sembra essere investito da una certa squalifica dottrinale.Si deve forse riconoscere, nello schema che così si prefigura, l'abbozzo di una morale a venire, quella che si troverà nel cristianesimo quando l'atto sessuale stesso sarà considerato un male, quando non gli si attribuirà legittimità che all'interno del legame coniugale e quando l'amore per i ragazzi sarà condannato come contro natura? E si deve supporre che nel mondo greco-romano alcuni avessero già presagito quel modello di austerità sessuale cui si darà poi, nelle società cristiane, struttura legale e supporto istituzionale? Si troverebbe così, formulato da alcuni filosofi austeri - voci isolate in un mondo che austero non sembrava l'abbozzo di una morale diversa, destinata, nel corso dei secoli seguenti, ad assumere delle forme più rigide e una validità più generale.
La questione è importante e s'iscrive in una lunga
tradizione. A partire dal Rinascimento, essa ha tracciato,
sia nel cattolicesimo che nel protestantesimo, delle linee
di divisione in qualche modo similari: da una parte, coloro
per i quali una certa morale antica era molto vicina al
cristianesimo (è la tesi della
Manuductio ad stoicam philosophiam
di Juste Lipse che C. Barth ha poi radicalizzato facendo di
Epitteto un autentico cristiano; ed è, più tardi, da parte
cattolica, la tesi di J.-P. Camus e soprattutto dell'
Épictète chrétien
di Jean-Marie de Bordeaux); dall'altra, coloro che
ritenevano lo stoicismo nient'altro che una filosofia,
basata senz'altro sulla virtù, ma irriducibilmente pagana
(vedi Saumaise, fra i protestanti, e Arnauld o Tillemont per
quanto riguarda i cattolici). La posta in gioco, tuttavia,
non consisteva semplicemente nel far rientrare alcuni dei
filosofi antichi nell'ambito della fede cristiana o nel
preservare quest'ultima da ogni contaminazione pagana; il
problema era anche quello di determinare quali fondamenti
dare a una morale i cui elementi prescrittivi sembravano,
fino a un certo punto, comuni alla filosofia greco-romana e
alla religione cristiana.
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