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| << | < | > | >> |Indice7 Introduzione di Mario Infelise 19 Nota ai testi 21 DIALOGO DEL VENDITORE DI LIBRI 57 Note 61 Riferimenti bibliografici |
| << | < | > | >> |Pagina 7L'11 marzo 1570 Nicolò Franco, scrittore, venne impiccato a Roma. Pochi giorni prima il tribunale del Sant'Ufficio aveva emesso la sentenza di un lungo processo nel corso del quale era stato accusato d'essere autore di un violento libello contro il papa Paolo IV e la sua famiglia. L'opera, circolata solo manoscritta, era intitolata Commento sopra la vita et costumi di Gio. Pietro Carafa che fu Paolo IV chiamato et sopra le qualità de tutti i suoi et di coloro che con lui governaro in pontificato. La condanna a morte poneva termine a una vita vissuta pericolosamente all'insegna della scrittura, in contatto con alcuni dei principali letterati d'Italia, in continuo movimento su e giù per la penisola. Personaggio fortemente controverso, considerato una sorta di Aretino minore senza lo stesso talento, aveva pagato di persona la difficoltà di vivere da letterato, barcamenandosi tra protettori diversi e conformismi contrapposti. Era però riuscito, malgrado tutto, a mantenere qualche brandello di dignità. E in tempi che raccomandavano prudenza, di fronte all'Inquisizione che non aveva esitato a torturarlo, aveva avuto il coraggio di riaffermare la stima nei riguardi di Erasmo da Rotterdam e il dispiacere per le molte opere che l'indice dei libri proibiti aveva tolto dalla circolazione. [...] Il Dialogo che qui si presenta è l'ottavo dei dieci raccolti nel volume pubblicato da Giolito nel settembre del 1539. È un buon documento circa gli ambienti intellettuali di quegli anni e sui rapporti con il commercio librario. Per quanto immaginaria, si tratta di una delle più antiche rappresentazioni di una libreria veneziana. Sannio, che impersona l'autore di origine beneventana e quindi sannita, illustra all'amico Vincenzo Cautano l'opportunità di farsi libraio, poiché si tratta dell'unica possibilità per guadagnarsi da vivere con un'attività meccanica – le sole in grado di recare profitti – pur rimanendo a contatto con le lettere. Con tutto il disincanto del letterato che sa di greco e di latino, Sannio spiega ironicamente i principi del mestiere in un'epoca in cui a suo dire le scienze andavano declinando, incapace di tenere nel giusto conto gli effettivi valori. «Per guadagnare un bel thesoro ogni anno» non si doveva pertanto stare troppo a distinguere tra opere di qualità e «scartaffi merdosi». Occorreva tenere in bottega tutti i libri, senza fare discriminazioni tra buoni e cattivi. Anzi erano spesso proprio i più volgari, quelli scritti dai «goffi», dai «gnoranti», dai «ceretani» a vendersi con maggiore facilità. | << | < | > | >> |Pagina 24SANNIO AL FONTE Caballino, Al fonte Caballino, Al fonte Caballino, o ignoranti, o ciechi, che non vedete i bufali di mezzo giorno. Vegniate a me se volete essere da qualche cosa. Io, Io, Io, e null'altro, ho la ver'arte da fare tutti gli huomini Salamoni. A me dico, o buona gente; chi vuole imparare lettere senza prattica di pedanti. Che regole di Theodoro Gaza, Di lascari, Di Lancilotto, di Cantalitio, e de le forche, che gli appicchino quanti sono? Ma veggio il Cautano, se non m'inganno. Egli e pur d'esso. Stupirà senza dubbio, vedendomi in questo abito di ciurmatore. Ben venga il Cautano. CAUTANO Che fate qui Sannio? Che vuol'essere questo vostro salire in banca? SANNIO Per vendere a l'incanto la mia vertu, per arricchire i poveri d'intelletto, e per insegnare in un giorno tutte le cose, che io prometto e che stanno scritte nel Cartone, che mi sta finanzi. Leggetelo, che 'l saprete. | << | < | > | >> |Pagina 30SANNIO Fa pure l'elettione di quella, che piu ti piace. Cè tra l'altre l'essere mercatante, barbiere, calzolaio, sartore, spetiale, fabro, e mill'altre spetie, le quali a me non pare che facciano al tuo proposito, ma per quegli che non sono atti ad apprendere altra vertu. Tu sei invecchiato si puo dire fra le scienze. E se ben pare, che il vostro ingegno non vi rechi ricchezza al mondo, mercè de l'avaritia di chi puote e non vuole, non e questa general miseria de vertuosi? Vuoi tu per cio sdegnarti, e lasciando quello, per cui sei fatto nobile, et immortale, darti in preda d'uno essercitio manuale, donde, e vile, e sconosciuto sarai nel mondo? Bello honore, che ti darebbe ogn'arte. Se tu prima pensassi d'essere buon mercatante, ti saria di bisogno, porti lhonore dietro le spalle. Impero che per far bene la mercantia, ti converrebbe lasciar la casa in abbandono, et a l'abritrio di chi ne volesse, porre l'anima, e la conscienza di banda, imparare giuramenti, i piu sollenni del mondo, per fare che la gente t'havesse a credere. Se ti farai Barbiero, eccoti schiavo d'ogni facchino. Sarai come la puttana publica ne i bordelli, la quale e tenuta di darne a chiunche s'offere di pagarla. Se Spetiale, se Sartore, e se Calzolaio, eccoti fatto un ladro in padre, in figlio, et in Spirito Santo. Che piu? Se ti farai Pittore, e non arrivi ad un Titiano, non ne sarai il Prencipe. Se Architetto, e non diventi un Serlio, non ne sarai approvato da le ver'opre. Se Scrittore, e non giungi a l'Alunno, non si potra dire, che sappi scrivere. E se Miniatore, e non t'agguagli al Giallo, non sarai, ne unico, ne singolare.CAUTANO Dunque, che cosa ci saria buona per me? SANNIO Ci saria l'arte de i Librari, ove per entravenire il traficare de i Libri, e di carte scritte, saria manco male l'essercitarla. CAUTANO In somma, non si potrebbe pensare meglio mistiero, perche si possa e guadagnare e studiare tutto in un tratto. E percio mi vo fermare in questo. Se c'hai qualche secreto da vero amico, qualche bel modo, ch'io come ignorante, che ne sono, mi ci possa ammaestrare saputamente, siami liberale di cio che se ci puo dire, che ve ne saro gratissimo conoscitore. SANNIO Son contento, Cautano, solamente perche vediate, ch'io vendo fatti, e non favole, e quel che io non mostro con l'intelletto, e tempo perduto per ciascun'altro. Hora tu dei sapere, che se ben l'arte di vender Libri, pare la piu facile, che si ritruovi, per essercitarla ben bene, bisogna altro, che haver bottega con la bella insegna apiccata dinanzi a la porta, carte quà, libri indorati là, legatori dentro, e legatori fuori, starti là fitto come un bastone, e dire, tanto ne voglio, e tanto ne volsi. Vi bisogna havere mill'altre industrie, e che tutte si sappiano mostrare a tempo, per guadagnare un bel thesoro ogni anno. Prima v'è di mistiero che tengniate di tutti libri. Non guardare, che il tale e buono, et il tale e tristo, quegli si spacciano, e questi non; perche opre domani si venderanno, che hoggi non hanno corso, et quelle che hoggi corrono, domani saranno zoppe. Non guardare, che l'opre de goffi, de ceretani, e de gnoranti han qualche spaccio tal volta, perche di la a tre di, si scopre la cosa in rame, e quanto piu stanno, piu vanno a monte, e le cose de i veramente dotti restano sempre in piede. Si che per la miglior parte si e, l'havere d'ogni insalata. Gli appetiti de gli huomini sono diversi. A chi piace l'Orlando Furioso, et a chi l'Ancroia, a chi il Seraphino, et a chi il Petrarca, a chi lhistoria del Sabellico, et a chi quella di Gioan Villani. A chi i capitoli del Bernia, et a chi quegli del Signor Quinto. A chi le regole del Fortunio, a chi le tre fontane del Liburnio. Et a chi la Cazzaria de l'Arsiccio, et a chi la vita de Santi Padri CAUTANO Questa prima regola mi par molto difficile, dicendomi che io tenga di tutti Libri. Perche, se coloro, che componono, e che stampano, sono hoggi le due parti de gli huomini, chi potra mai raccogliere tanti libri?
SANNIO
Dunque ogni carta scritta, ogni scartaffo merdoso,
et ogni cosaccia data alle stampe tu chiami libro?
Non dico, che ci tengniate verbi gratia tutti i commenti sopra il Petrarca, ma
le cose dei Principali,
e de i famosi, come sarebbe a dir. Tutte l'opre di
Messer Lazzaro da Bassano. Tutte l'opre di Messer Lampridio. Tutte l'opre di
Messer Celio calcagnino. Tutte l'opre di Messer Triphon Gabriele.
Tutte l'opre di Messer Giulio Camillo. Tutte
l'opre di messer'Ubaldino. Tutte l'opre di Messer
Claudio Tolomeo. Tutte l'opre del Romolo.
Tutte l'opre del Blosio. Tutte l'opre del Cesano.
E tutte l'opre del Iovio sino a lhistoria de i Turchi.
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