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Inverni in Sicilia
Č rimasta a ogni strada
la sua vela d'azzurro;
vi rimangono i labili
portici della schiuma,
le colonne rigate,
l'umidità del mare
sopra i vetri malchiusi.
I cacciatori s'appostano
fra le ruvide salvie.
Cresce il lutto alle porte
la neve nei cortili
la voce dei torrenti
le gemme ai mandorleti.
Il vino vi fa leggeri
il sole vi fa innocenti
come il bucato steso
che odora d'aria,
vi coglie e vi rilava
sui mercati e le soglie
nudi come ginestre
in queste belle mattine.
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4 giugno 1944
I sandali di tela fatti in casa
vissero una sera: e fu per correre
incontro alla pace, ai cancelli
dorati del Colle Oppio,
un soldato
ne usciva, a braccia sciolte
alto, colore di sabbia, il volto
di sabbia viva, affaticata come sera
di qualche lunga torrida giornata.
Perché di lontano
veniva, lontano
guardava e non mi vedeva,
la sua mano reggeva
il ramoscello di rose
che gli avevo donato,
s'era fermato a respirare
contro il Colosseo.
I sandali si ruppero al ritorno
per la strada impazzita. Zoppicando
tornavo a casa. La notte
demmo fondo alla triste
scorta di burro e a tutte le provviste.
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Anni
E quegli anni? Perduti.
Mi pareva di pensare
ma non era. Era solo cercare
di attraversare la strada.
Dal capire ero lontana ma cercavo
come lottare nel sonno.
Mi spiaccicavano. Tutto m'uccideva
il mio vivere strabico, i sussurri
fischianti degli oggetti, tu salutandomi
lasciandomi sotto la tenda d'ossigeno
del mio bel lavoro di traduttrice
di poesia, sia pure. Gridavo.
I gridi, la poesia
la mia, mi piombavano sul tavolo
composti come cadaveri di rondini.
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Ancora alle nuove femministe
Dunque eravate tutti responsabili.
E io che così sola ho spostato
i massi più pesanti. Tutto succedeva
perché ero donna ma questo l'ho sempre saputo.
Stavo alle regole del gioco e basta.
Ora un sole retrospettivo di tramonto
accarezza frutti tardivi,
una stanca libertà si libera la fronte annuvolata,
si scalda le membra di naufraga sulla sabbia,
un coro mi spunta intorno di voci ignare
e consapevoli, accende di fuochi, di mani
quella wasteland che si stende
alle mie spalle, che non mi dispiace
aver traversato da sola,
forse tanto più ora che apprendo
il personale e/è politico.
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Si chiude
I raggi della sera ruotano azzurri frusciano
dietro la guardia in bicicletta che fa il suo giro,
suona la tromba del silenzio da una vicina caserma
oppure da una vecchia antologia,
ombre s'addentrano curve nei viali
col passaporto della notte, le mani
degli alberi macchiate d'inchiostro
spingono frotte di bambini e balie
verso le velette socchiuse dei cancelli,
dal folto della siepe di petti-d'angelo
o di biancospini o reseda o a piacere
dal cuore del poeta preferito
lui l'usignolo comincia a cantare
gli amori perduti, perduti
in tanti modi che modula l'usignolo,
i silenzi come sorsi di vino invecchiato
che gli amori invecchiati pasteggiano in silenzio.
Scatta il lucchetto, presto signori si chiude.
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S'estenuano le sere
S'estenuano le sere
e le rose in fila
come educande.
La pioggia avara friggendo
vaporò dalle aiuole.
Ora sale
un fumo dalle rovine d'erba.
Fiottano
zampilli ininterrotte elegie.
Là passo invisibile dove salite
mettono a un brusio di corde
sferzanti la rara ghiaia.
Ignorata come un insetto
traverso un pugno di ragazzi vocianti
intorno a un pallone.
Solo le giacche ferme
per terra a fare da porta
hanno d'umano.
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Post-Carmen
Non so come
disse la Signora
ancora bella ballando a tre
sulla segatura del Cinema
con il levriero d'argento
del bastone e il braccio
di buon panno
dell'accompagnatore
di giovinezza
lustro e opaco Non so
di preciso fino a quando
le donne come i boschi
bruceranno per dolo
distrazione
o autocombustione.
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