|
|
| << | < | > | >> |IndicePremessa XI Capitolo 1 Ma bisogna proprio saper scrivere? 1 1.1 Fantasia e ortografia 1 1.2 Si può imparare a scrivere bene? 4 1.3 Farsi leggere, farsi capire 5 Capitolo 2 I segreti di un'ortografia impeccabile 9 2.1 Considerazioni generali 9 2.2 Gli accenti in italiano 10 A. A che serve l'accento? 10 B. Accento grave (\) o accento acuto (/ )? 11 C. L'accento circonflesso 12 2.3 Accenti e apostrofi con i monosillabi 12 A. Monosillabi e accenti 12 B. Il caso di "se"/"sé" 13 C. I monosillabi con i dittonghi 13 D. Monosillabi e apostrofi 14 2.4 Gli apostrofi davanti alle parole che iniziano con una vocale 14 2.5 Alcuni plurali un po' insidiosi 15 A. Nomi e aggettivi in -cia e -gia 15 B. Nomi e aggettivi in -co e -go 16 C. Il plurale delle parole straniere 17 2.6 Maiuscole e minuscole 17 Appendice 20 Tabella di riferimento per accenti e apostrofi 20 Capitolo 3 Morfologia e sintassi 21 3.1 Avvertenza 21 3.2 Problemi di concordanze 22 A. Soggetto e predicato 22 B. Pronomi relativi 22 C. Pronomi personali 23 3.3 Sui tempi dei verbi 23 A. Omogeneità 23 B. I tempi del racconto 23 3.4 Indicativo e congiuntivo nelle frasi subordinate 25 A. Indicativo e congiuntivo 25 B. Dove decidere è facile: proposizioni finali, causali, concessive 25 C. E quando bisogna scegliere? 26 D. Qualche esempio con oggettive e soggettive 27 3.5 Possibilità di sottintendere il soggetto e sua posizione 29 A. Quando il soggetto di una frase può essere sottinteso 29 B. Posizione del soggetto in periodi con una principale e una secondaria che abbiano lo stesso soggetto 30 C. Posizione del soggetto in periodi con una principale e una secondaria che non abbiano lo stesso soggetto 31 3.6 Costruzioni con il gerundio e il participio 31 3.7 La punteggiatura 32 A. Criteri generali 32 C. Casi di periodi formati da una principale e da una secondaria 33 D. Uso della virgola all'interno di una frase 34 E. Il punto interrogativo e il punto esclamativo34 F. Le virgolette 35 Capitolo 4 La proprietà del linguaggio 37 4.1 Considerazioni generali 37 4.2 Le preposizioni 38 4.3 Aggettivi, avverbi e locuzioni con valore temporale 39 4.4 I linguaggi settoriali 41 Capitolo 5 Eufonie, simmetrie, ripetizioni 45 5.1 Premessa 45 5.2 Eufonie vecchie e nuove 46 5.3 Simmetrie e armonie sintattiche 48 5.4 Ripetizioni 50 Capitolo 6 La "costruzione"di un testo scritto 53 6.1 Dal parlato allo scritto 53 6.2 L'ordine del discorso 55 6.3 Ciò che del discorso parlato non va nel testo scritto 57 A. Premessa 57 B. Sintassi del discorso parlato e sintassi del testo scritto 58 C. Problemi di lessico e morfologia 59 6.4 Sulle "soglie" del testo: il titolo 60 A. Il senso del titolo 60 B. Titolo descrittivo e titolo valutativo 60 C. La sintassi del titolo 61 Capitolo 7 Quando si "comunica" per mestiere 63 7.1 Dallo scrivere bene allo scrivere meglio 63 7.2 Brevi note sulla retorica 64 7.3 Le regole d'oro di un buon discorso secondo gli antichi 67 7.4 L'arte del persuadere oggi 68 7.5 Il concetto di "figura retorica" 69 7.6 Le principali figure retoriche 69 7.7 Il circolo della comunicazione e le funzioni del linguaggio 74 7.8 Testi informativi, argomentativi, regolativi, narrativi 76 Capitolo 8 Forme della comunicazione professionale 79 8.1 L'abstract 79 8.2 La lettera 81 A. Importanza dell'aspetto esteriore 82 B. La "forma" di una lettera: disposizione delle parti e scelte grafiche 83 C. I vari tipi di lettera e la retorica della comunicazione 88 8.3 Il messaggio e-mail 90 A. Riflessioni introduttive 90 B. Il sesso... dell'e-mail 91 C. Come è strutturato un e-mail 92 D. L'importanza del campo "Oggetto" 92 E. Caratteri e impaginazione di un e-mail 93 F. Lo stile di un e-mail 94 G. Gli "emoticon" o "smile" (o "faccine") 95 H. Il "Reply" 96 8.4 Il comunicato stampa 96 A. Che cos'è un comunicato stampa 96 B. I destinatari di un comunicato stampa 97 C. Impostazione e layout 98 D. Il contenuto 99 E. Lo stile 100 F. La rilettura finale 101 G. Come inviare un comunicato stampa 101 8.5 La relazione 101 8.6 Il meeting report (resoconto o verbale di riunione o di seduta) 105 8.7 Il brief o briefing 108 8.8 La brochure, il dépliant, il leaflet 109 8.9 La struttura del dépliant tra informazione e promozione 110 8.10 La newsletter aziendale 118 8.11 Il "Curriculum Vitae" 121 A. Premessa 121 B. Impostazione generale 122 C. Modi e tempi dell'esposizione 122 D. L'ordine dell'esposizione 122 E. Valorizzazione delle proprie capacità, ma con misura 123 F. Allestimento di "curricula" con varianti 123 G. L'importanza della lettera di accompagnamento 124 8.12 Il saggio accademico (tesi, articolo, libro) 125 A. Premessa 125 B. La copertina e il frontespizio 126 C. Il testo 127 D. Le citazioni 128 E. Le note 129 F. Riferimenti bibliografici in nota relativi a libri 130 G. Riferimenti bibliografici in nota relativi ad articoli pubblicati su periodici (sistema italiano) 132 H. Riferimenti bibliografici in nota relativi ad articoli pubblicati su periodici (sistema anglosassone) 133 I. La bibliografia 133 L. Gli indici 135 Capitolo 9 Letteratura e comunicazione 137 9.1 Linguaggio letterario e linguaggio pubblicitario 137 9.2 Testi letterari e comunicazione professionale 139 9.3 Leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità 140 A. Le Lezioni americane di Calvino 140 B. Leggerezza (Lightness) 141 C. Rapidità (Quikness) 144 D. Esattezza (Exactitude) 145 E. Visibilità (Visibility) 148 F. Molteplicità (Multiplicity) 149 9.4 Raccontare, citare 151 9.5 Colori, forme, suoni, odori, sapori, consistenze 152 Capitolo 10 Verifica delle competenze linguistiche: schede di lavoro 155 Premessa 155 Capitolo 11 Lettere e comunicati stampa: buoni e cattivi esempi 175 11.1 La lettera: layout e aspetti formali 175 11.2 Lettere di studenti al vaglio 182 11.3 Scrivere per informare 182 11.4 Scrivere per stabilire o tenere un contatto 186 11.5 Scrivere per invitare 191 11.6 Scrivere per convincere 194 11.7 Il comunicato stampa: layout ed evidenza della notizia 197 11.8 Comunicati stampa a confronto 197 11.9 Comunicati stampa nell'ambito del non-profit 201 Capitolo 12 Altri esempi di testi professionali 203 12.1 L'abstract 203 Abstract di 150 parole 206 Abstract di 100 parole 206 12.2 Il messaggio e-mail 207 Esempio di messaggio 207 Risposta di tipo tradizionale 207 Risposta stile e-mail 208 Risposta stile e-mail con reply inframezzato al messaggio ricevuto 208 12.3 La relazione 208 12.4 Il meeting report e il brief 211 12.5 Il curriculum vitae 216 Prima versione 217 Seconda versione 218 Bibliografia 223 Postfazione 225 |
| << | < | > | >> |Pagina 11
Ma bisogna proprio saper scrivere?
1.1 Fantasia e ortografia "Fantasia" è una delle parole piú affascinanti del nostro vocabolario. Evoca piacere e valori positivi. Fa pensare a gente allegra, che sa prendere bene la vita, ad artisti e a persone di successo. "Ortografia" è parola assai meno simpatica: odora di scuola vecchia maniera, di regole e di diligenza noiosa, pedante. La mia domanda è: per comunicare bene, quando si scrive, basta la fantasia, o ci vuole anche l'ortografia, con tutto ciò che la segue? "Ortografia", in senso proprio, significa solo "grafia corretta", ma qui, metonimicamente, autorizzati dall'etimologia, le diamo un significato piú ampio, quasi identificandola con ciò di cui in realtà è solo la base, cioè la "scrittura" considerata in tutti i suoi aspetti e non, come si dovrebbe, esclusivamente in ciò che attiene alla corretta grafia. La risposta, avendo posto cosí la domanda, viene da sé. Ed è in qualche modo una risposta controcorrente. Le idee, sia quelle di tutti i giorni, sia quelle della scienza e della cultura, ma anche le creazioni della più alata fantasia, hanno bisogno, per essere "comunicate", di una lingua. E di una lingua quanto mai flessibile e ricca, limpida ed espressiva. Ciò vale per la lingua parlata, ma ancora di piú per la lingua scritta. La comunicazione orale gode infatti di appoggi che a quella scritta sono negati. Può essere gridata o sussurata, può giocare su inflessioni e tonalità, può avvalersi delle espressioni del viso e dei gesti. La lingua scritta no. Dunque è a lei che bisognerebbe prestare le cure piú attente. In realtà, di fatto, almeno in Italia, la scuola, l'università, la cultura in genere, hanno sempre attribuito un ruolo di maggior rilievo alla comunicazione orale, e spesso, in quella scritta, guardano solo ai cosiddetti "contenuti" e trascurano i valori della correttezza, della chiarezza, della capacità di sintesi, come sottintendendo che, quando c'è un buon "contenuto" è indifferente il modo in cui lo si esprime. Cosí spesso molti studenti che primeggiano in tutte le altre abilità, quando si tratta di redigere una relazione o di scrivere una lettera, si trasformano da giganti in nanerottoli. E il problema riguarda, ahimè, anche numerosi professionisti. Avete mai letto certe lettere o relazioni scritte da medici, ingegneri, architetti, persino da avvocati? Ma anche parecchi professionisti della comunicazione spesso non sono da meno. Magari non sbagliano il taglio di un comunicato stampa o di un brief. Però una spruzzata di errori di ortografia e di sintassi a volte, soprattutto quando si trovano ad affrontare un testo di proporzioni ampie, se la lasciano sfuggire. E i libri di testo che si usano nelle scuole e nelle università? Quelli in cui si trovano veri e propri errori riguardanti la sintassi e la proprietà di linguaggio costituiscono per fortuna un drappello non troppo nutrito, ma quelli in cui si incontrano piccoli errori di ortografia, nonostante la diffusione dei correttori ortografici dei software di scrittura, sono assai di piú. E guai a far notare scherzosamente a un collega che "po'" si scrive con l'apostrofo e non con l'accento, che la prima persona del verbo "dare" non vuole l'accento e la terza persona sí, o che un certo modo di usare la punteggiatura rende incomprensibili molte sue pagine. Ti risponde che sei un pedante e che quel che conta è il livello scientifico, l'originalità di quel che si scrive. Attenzione, dunque! Se siamo tra coloro che tendono ad attribuire autorità, almeno linguistica, ad un testo per il solo fatto che sia stampato (si tratti di un giornale, di un libro, di una guida turistica o di un libretto di istruzioni), liberiamoci subito da questo pre-giudizio! In un testo stampato spesso fioriscono errori né piú e né meno che in un compito di terza media. E non parliamo di ciò che si legge in certi siti internet. Ciò non suoni però come una scusante consolatoria per i distratti e gli approssimativi. Una persona che non sa scrivere è comunque in una posizione di svantaggio nei confronti di chi lo sa fare. Figuriamoci poi se deve presentarsi con una lettera a un possibile datore di lavoro o ad un ente a cui vuol chiedere una borsa di studio o uno stage o se deve proporre un progetto di cui non riesce a descrivere in modo chiaro e convincente caratteristiche e vantaggi. E se a scrivere male è un professionista della comunicazione? Perde quanto meno in prestigio e credibilità. Se poi scrive dei libri e ha dei lettori, studenti o no che siano, c'è da scommetterci: i suoi libri circoleranno fregiati degli sberleffi gialli di impietosi evidenziatori proprio nei punti in cui faranno mostra di sé le sviste piú divertenti o le piú involute e incomprensibili circonlocuzioni. Ma a che si deve tanta trascuratezza su un aspetto cosí importante del comunicare persino fra gli addetti ai lavori? Le cause sono molteplici. Una va cercata sicuramente nell'insofferenza che si è diffusa in Italia a partire dagli anniSettanta — anche per i nuovi metodi didattici di cui si diceva – nei confronti di tutto quello a cui veniva attribuita la patente di normatività imposta dalla tradizione, di nozionismo sterile. All'insegna del suggestivo slogan "l'immaginazione al potere" si sono messe al bando anche la grammatica e la proprietà del linguaggio. Certo, era bene affrancarsi dai purismi eccessivi, dalle ampollosità del tempo che fu, dalle frasi fatte! Bisognava imparare ad usare una lingua piú viva e fresca! Ma da molti questo giusto criterio è stato interpretato nel senso che dare libero corso alla fantasia significasse abdicare a qualsiasi criterio di correttezza e organicità, a qualsiasi esigenza di ordine logico, sintattico, ortografico. Blaterando che "ciò che conta sono le idee e le emozioni, non la forma" si è dimenticato che qualsiasi idea ed emozione viene "comunicata" attraverso una forma e che perciò qualunque idea, qualunque emozione viene comunicata in modo tanto piú chiaro ed efficace quanto meglio questa forma la esprime.
Un altro motivo per cui spesso a scuola non ci si preoccupa di coltivare le
abilità linguistiche degli studenti è che insegnare a scrivere non è facile. E
molto piú facile – o almeno cosí sembra – spiegare una poesia o un romanzo,
raccontare la vita di un autore, fare una lezione di storia. Anche perché
insegnare a scrivere non significa certo prendere in mano una grammatica e dire
ai propri allievi di studiare da pagina tale a pagina talaltra.
Ancora piú singolare mi sembra il fatto che in molte delle cosiddette scuole di "scrittura creativa", che sono una realtà molto simpatica che si è diffusa parecchio anche in Italia, non si pensi quasi mai che, prima di arrivare alla scrittura creativa, bisognerebbe assicurarsi che sia ben saldo il livello della scrittura. Ne consegue che negli esperimenti letterari dei volenterosi allievi che si divertono a costruire racconti gialli, rosa, neri o verdi, poesie romantiche o futuriste, incipit alla Conan Doyle o epiloghi alla Hitchcock, e magari vedono anche premiati e pubblicati i loro parti creativi, fioriscano gli svarioni.
Insomma, è giunta l'ora di dirlo: l'uso di una lingua corretta e scorrevole,
l'obiettivo della chiarezza e della proprietà non sono degli
optional.
La nostra lingua dev'essere agile, moderna, al passo coi tempi. Non è una
prospettiva puristica quella che ci interessa. E non è il caso di stare con
coloro che mettono per principio al bando le parole straniere, gergali,
dialettali o qualsiasi neologismo.
Le parole straniere, gergali o dialettali, così come i neologismi, se usati
senza eccessi, non sono necessariamente elementi negativi, anzi! Quel che conta
è sapersene servire con gusto e intelligenza, come elementi di ricchezza e non
di confusione. Una lingua corretta non è una lingua epurata da tutto quello che
è vivo! È però una lingua che comunica. Una lingua che nel rispetto
dell'ortografia, della sintassi, della proprietà del linguaggio trova supporti
potenti per comunicare meglio. Una lingua che sa mettere la parola giusta al
posto giusto, che si fa intendere, che non affatica e non infastidisce chi legge
con prolissità e contorcimenti, che conosce i suoi
obiettivi e possiede gli strumenti per raggiungerli.
|