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| << | < | > | >> |Indicep. V Premessa di Daniele Brolli XI Il cyberpunk, che cosa si trova in Italia Cuori elettrici 3 WILLIAM GIBSON 4 La stanza di Skinner 17 TOM MADDOX 18 In un paesaggio distante 25 RICHARD KADREY 26 Schiacciafuoco 35 TIM FERRET 36 Dentro il cavo 5I PAT CADIGAN 52 Iniziazione di un Bimbo Bello 67 PAUL DI FILIPPO 68 Vita di strada 85 RICHARD CALDER 86 L'ALLure 105 BRUCE STERLING 106 Chernobyl neurale 117 MICHAEL SWANWICK 118 Preveggenza 133 RUDY RUCKER 134 Ronzio 147 L'ultimo ponte di Einstein-Rosen 157 GEORGE ALEC EFFINGER 158 Il gattino di Schr¢dlnger |
| << | < | > | >> |Pagina 4LA STANZA DI SKINNERHalloween, lei s'intrufola in un vecchio albergo sulla Geary: da un lato c'è la zona malfamata della frangia cannibale, dall'altro i gusci grigi di alcuni immensi magazzini. Preme la guancia contro il vetro gelido per spiare verso la torre del ponte piú vicina, dove c'è la stanza di Skinner, che questa notte è illuminata a festa da torce e lampadine da addobbo. E' troppo lontana ma quella vista le dà sicurezza, i tizi lí con lei si sono imbottiti di chissà cosa, uno di loro fa dei rumori in bagno... e all'improvviso si sente toccare: un dito gelido che le sfiora la pelle insinuandosi sopra la cintola e le scivola sotto l'orlo del giubbotto di Skinner e sotto il maglione. Non è il contatto a farla trasalire, ma l'improvvisa consapevolezza del calore del proprio corpo, sudato come una serra, sigillato con una lampo dentro il grembo soffocante del vecchio giubbotto, con le cuciture e i gomiti lisi e scoloriti, un tintinnare di ferraglia ogni volta che si muove... moschettoni, anelli delle cerniere, stelle a cinque punte... Dà un colpetto di pollice sul solco nella lama per farla scattare in posizione, pronta a colpire. La lama non è piú lunga del suo mignolo, la forma somiglia vagamente a una testa di uccello: l'occhio è il foro su cui appoggia il pollice. Sia la lama che l'impugnatura sono di acciaio temperato, come pure il massiccio fermaglio con tre viti bullonate che può essere agganciato saldamente allo stivale, alla cintura o al polsino. Un profilo di rasoio dentellato. L'uomo, che in realtà è un ragazzo, sgrana gli occhi. Non ha visto la lama, ma l'ha intuita da quel movimento eloquente, cosí ritrae la mano. Indietreggia barcollante, accenna un sogghigno incerto e poi inzuppa l'estremità già fradicia di un sigaro in un calice pieno di una sostanza chimica trasparente. - Festeggiavo, - dice e dà un tiro al sigaro. - Halloween? In un primo momento il nome non gli dice niente. Si limita a fissarla come se lei non fosse lí, esalando un nastro di fumo azzurrognolo verso l'alto soffitto della suite. Abbassa il sigaro. Si lecca le labbra. - Adesso vivo qui, - dice, - in questo albergo. Da centocinquanta giorni -. Anche lui ha un giubbotto di pelle, ma non come quello di Skinner. Cuoio sottile di animale che veste come seta pesante, color tabacco. Le torna in mente l'odore delle riviste con la costola ingiallita nella stanza di Skinner. Alcune sono cosí vecchie che le illustrazioni sono soltanto ombre grigie, proprio come appare a volte la città dal ponte. Avrebbe trovato un animale tipo questo anche lassú? - Non è male come albergo, - commenta lui, e immerge di nuovo l'estremità verde del sigaro nel bicchiere. Lei sblocca la lama e richiude il coltello premendolo contro la coscia. L'altro trasalisce al suono dello scatto. Ha qualche problema a focalizzare. - Cento... cinquanta giorni.
Dietro di lui, lei vede che gli altri si sono buttati
sull'enorme letto. Cuoio, pizzo, pelle bianca, henné
lucente. I rumori dal bagno crescono, ma sembra che nessuno
li senta. Stretta nel caldo tropicale del giubbotto di
Skinner, lei rinfila il coltello sotto la cintura. Era
salita lí in cerca di qualcosa, e non ha trovato altro che
cupa disperazione, una debolezza d'animo che la sconvolge e
forse è proprio per questo che suda tanto, che gronda...
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