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| << | < | > | >> |Pagina 3Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su un canale morto.- Non è com'ero abituato. - Case lo senti dire da qualcuno, mentre si faceva largo tra la calca, a gomitate, per infilarsi nella porta dello Chat. - E' come se all'improvviso il mio corpo fosse affamato di droga, affamato da morire. - Era la voce d'uno di quei disperati che pullulavano abitualmente in quei quartieri multiformi e caotici chiamati in gergo «Sprawl». Il Chatsubo era un bar per espatriati professionisti: potevate berci per un'intera settimana senza mai sentire due sole parole in giapponese.
Ratz si stava occupando del bar; il suo braccio
meccanico si muoveva con scatti automatici sempre uguali
mentre riempiva alla spina un vassoio di bicchieri di Kirin.
Vide Case e sorrise. I suoi denti erano un mosaico di
acciaio dell'Europa orientale e di carie marrone. Case
trovò un posto al banco, fra l'improbabile abbronzatura di
una delle puttane di Lonny Zone e la fresca uniforme della
marina di un alto africano, i cui zigomi erano una
successione bene ordinata di crinali formati da cicatrici
tribali. - Wage è stato qui sul presto con due scagnozzi -
l'informò Ratz, riempiendo alla spina un bicchiere di Kirin
e spingendolo verso di lui attraverso il banco. - Forse
qualche affare con te, Case?
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