Copertina
Autore Stephen Giles
Titolo Un perfetto papà
EdizioneRed, Milano, 2008, Piccoli e grandi manuali 84 , pag. 96, cop.fle., dim. 15x21x0,8 cm , Isbn 978-88-7447-927-6
OriginaleYou're the Daddy [2006]
TraduttoreSara Volpato
LettoreSara Allodi, 2008
Classe bambini
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Indice


  5 Introduzione

  7 I primi giorni: il bambino incontra il papà

 22 Finalmente a casa: il bambino incontra la famiglia

 36 Le prime settimane: il bambino incontra il mondo

 49 In vacanza e a casa: il bambino cambia il mondo

 63 I primi sei mesi: il mondo cambia il bambino

 76 Verso l'anno: il bambino scopre il movimento

 90 Epilogo


 

 

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Pagina 7

I primi giorni: il bambino incontra il papà


La notte scorsa sono diventato papà. Da quello che mi ricordo alle 23.40 – il momento esatto della nascita di mio figlio – non c'erano trombe o angeli, nemmeno troppi lamenti o digrignare di denti. Ricordo di aver pensato che era proprio come dopo essere stati al bar. Il momento in cui ti fai passare la sbornia.

Non mi sentivo davvero sobrio, ma ero lontanissimo dal bar. Ero in una sala operatoria, in lotta con la mia testa per riordinare gli incredibili eventi delle ore precedenti. Tutto è incominciato quando mia moglie Lindsay è rimasta virtualmente paralizzata dai dolori che l'avevano perseguitata durante la gravidanza. Stava sopportando il dolore e l'agonia delle contrazioni da quella che sembrava un'eternità, prima che decidessero di portarla nel reparto di emergenza per il parto cesareo.


In pochi minuti tutto è finito, ci hanno fatto vedere il nostro bambino e mi hanno portato in una stanza accanto, mentre lo staff medico ricuciva mia moglie, che era distrutta. Poi mi hanno messo il bambino in braccio per le prime coccole.

Un occhio dalle palpebre pesanti sbirciava sospettoso il fluorescente mondo esterno, l'altro rimaneva chiuso, intento a dormire ancora un po'. Aveva solo cinque minuti e già ero suo papà.


Infine Lindsay e il bambino sono stati trasportati nella loro stanza e sono potuto stare con loro fino a quando li hanno sistemati, poi mi hanno chiesto di andarmene. Sono arrivato a casa intorno alla una, con lo sguardo offuscato, disorientato, ma ancora completamente sveglio. La nostra casa fredda e scura era in assoluto contrasto con il calore rovente e le luci abbaglianti dell'ospedale. Mi sentivo stordito, nauseato e mentalmente esausto. Era il momento giusto per avvisare la famiglia.

Ciao, sono Stephen. Un 'ciao' molto stanco. Sì, ho solo chiamato per... un 'sì' eccitato. Per dirti... un 'sì' impaziente. Che Lindsay ha avuto, che abbiamo avuto... rumore di denti digrignati seguiti da un 'sì' frustrato. Un bambino, bambino: insomma, un maschietto.

Un momento di sollievo nella pausa che è seguita, poi un esplodere di congratulazioni come un tappo di champagne, un traboccare di milioni di domande sul peso, l'altezza, il nome, naturalmente accompagnate da dichiarazioni di preferenza. Io dicevo quel poco che ricordavo, e proclamavo la mia ignoranza su sottili dettagli, come il nome, che non era ancora stato deciso. Ho telefonato al mio migliore amico per dirgli che non avevo la minima idea di cosa stavo facendo. Sembrava capire. Dopo di che ho bevuto qualcosa, mangiato qualcosa, ho preso in considerazione l'idea di mettere tutte le bottiglie di detersivi su una mensola alta e di arrotondare gli angoli del tavolo da pranzo, per evitare pericoli al bambino, ma ci ho ripensato e sono andato per un po' nella sua cameretta, finché mi sono dirottato a letto con il libro di fiabe da cinque minuti: mi sono però addormentato dopo quattro.


L'ultima cosa che mi ha detto Lindsay la scorsa notte è stato di riposare e di non avere fretta di ritornare all'ospedale. La cosa mi attirava, ma non intendevo certo passare dormendo proprio la prima mattina di mio figlio al mondo, così ho puntato la sveglia. Precauzione inutile, ci ha pensato la gatta a svegliarmi alle sei grattando la porta della camera: aveva bisogno di uscire e, anche se ha una finestra sempre aperta, di mattina le piace uscire dalla porta principale.

Anche i cani, per fortuna in vacanza presso 'l'hotel suoceri', hanno simili manie irritanti. Passo la mia vita a soddisfare gli strani capricci dei miei familiari. Ora ne è appena arrivato un altro e so già che farò i salti mortali per renderlo felice per anni.

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Pagina 13

Un lavoro di alta specializzazione
Breve introduzione al cambio dei pannolini


Non importa cosa ti dicono i corsi e i libri, non c'è sostituto all'esperienza quando arriva un bambino. È impossibile imparare l'arte di mettere un pannolino a un bambino che strilla usando un bambolotto, quindi la vostra migliore possibilità è aspettare di essere alla presenza di un bambino vero prima di provare.

Tuttavia non significa che lo dovete fare da soli; le ostetriche e le infermiere del reparto maternità sono a portata di mano per darvi i suggerimenti base per la cura del neonato. Non sentitevi sminuiti se ne avete bisogno perché lo facciamo tutti.

Tutto dipende da quanto è stato arduo il travaglio della vostra compagna e quanto tollerate la presenza di parenti in casa, verrà sicuramente il momento in cui nei primi giorni dovrete rimboccarvi le maniche e cambiare un pannolino, o lavare e vestire vostro figlio.

Ci sono due cose essenziali da ricordare: essere pronti e niente panico. Prima di iniziare qualsiasi mansione, assicuratevi di avere tutti gli strumenti a portata di mano; pannolini, borsa per i pannolini sporchi, salviettine o cotone e acqua, asciugamano, vestiti ecc. Non dovete lasciare un bambino su un fasciatoio mentre voi siete in giro alla ricerca del necessario, nemmeno un neonato. In generale gli uomini tendono a reagire a un dato problema (per esempio, i pannolini sporchi) annullando il problema (per esempio, togliendoli immediatamente); a volte però così si può peggiorare la situazione. Siate calmi, metodici e sistematici. È questione di fiducia, se fate capire al bambino che avete la situazione sotto controllo, andrà tutto bene.

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Pagina 36

Le prime settimane: il bambino incontra il mondo


Sono un grande tifoso dell'ostetrica. No, non di quella, ma della meravigliosa donna che è venuta per la prima volta oggi e ci ha detto che Oliver ha preso qualche etto e che è un bambino in perfetta salute. Non poteva immaginare tutto lo scompiglio che si era creato intorno a questo fatto. Potevamo riprendere a respirare.

Ero contento che avevamo avuto ragione, anche se forse c'erano stati degli errori, ma lui stava bene. Mi seccava però che la nostra prima settimana come famiglia era stata offuscata da troppe paure inutili. Dato che non ci potevo fare niente, probabilmente mi rimaneva solo di prenderla con filosofia: era tempo di andare avanti.


Abbiamo pianificato un'avventura per festeggiare la buona notizia e abbiamo deciso di lanciarci nella prima uscita della famiglia Giles: un viaggio di ben 25 km in macchina, con una fermata a metà strada per il pranzo. Una distanza gestibile: non troppo lontano, in modo da poter tornare a casa in caso di emergenza, e non così vicino da essere riconosciuti se Oliver si metteva a urlare a squarciagola. Una volta d'accordo sulla destinazione, abbiamo iniziato il semplice processo conosciuto come 'preparativi'. Funziona così: gli abbiamo dato da mangiare, lo abbiamo cambiato e vestito. Poi abbiamo capito che avremmo dovuto portare un cambio di vestiti, pannolini e fazzoletti; un paio di pannolini per stare sicuri, ma era meglio aggiungere un paio di cambi di vestiti, non si sa mai. Ho smontato la carrozzina e l'ho messa nel bagagliaio.


E i giocattoli? Di quali giocattoli aveva bisogno? Siamo andati alla ricerca di giocattoli per far fronte a un viaggio di 25 km, con pranzo a metà. Abbiamo completato la sua attrezzatura per stare fuori di casa e quella per stare in macchina, passando 5 minuti a discutere sui pro e contro della carrozzina e decidendo per il contro. L'ho scaricata e l'ho rimontata.

Ancora prima di partire c'è stato bisogno di un altro cambio e di finire la poppata. Abbiamo tolto i vestiti a Oliver, lo abbiamo fatto mangiare e lo abbiamo cambiato e rivestito di nuovo. Sono uscito a scaldare la macchina, Lindsay è arrivata con Oliver e io sono tornato indietro a chiudere il gruppo portando una montagna di prodotti per bambini. Quando tutto è stato stipato nella macchina, eravamo pronti a partire. Erano solo le tre del pomeriggio.

Migliorerà, miglioreremo. Dobbiamo farlo, a meno che vogliamo passare la vita a pranzare a metà pomeriggio. Avere un bambino a rimorchio richiede un'incredibile quantità di accortezze e, incline come sono a chiudermi fuori di casa e a dimenticare la borsa, la strada per diventare organizzato sarà ancora lunga.

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Pagina 65

Un neonato e il suo papà
Gestire il tempo con il bambino quando siete soli



Dovrebbe essere così facile prendersi cura di un bambino. Sono piccoli, pieni di meraviglia per il mondo che li circonda e non chiedono quasi mai soldi. Ma io ho fatto in modo di rendere l'esperienza stressante e carica di complicazioni.

La prima regola per trascorrere del tempo da soli con vostro figlio è conoscere le sue abitudini — pannolini, pasti ecc. — e seguirle, anche se rovinano la vostra fantastica gita nel parco a tema per bambini. Non siate troppo ambiziosi e non dimenticate di portare con voi tutto quello di cui avete bisogno, anche se si tratta di una breve gita: pannolini, borse, fazzoletti, vestiti di ricambio.

Alcuni miei amici, con le intenzioni più nobili, hanno cercato di rendere molto speciale il tempo passato con i loro bambini andando a correre con i gokart, calandosi in corda doppia dalle pareti o facendo qualcosa di ugualmente inappropriato. Non è questo il momento per dimostrare quanto siete disinvolti o irresponsabili come padri, questo avverrà molto più avanti quando vostro figlio sarà più grandicello. D'altra parte il neonato non sarà per niente impressionato dai vostri sforzi.

La cosa migliore è trascorrere più tempo possibile interagendo con il vostro bambino, sia che significhi portarlo a fare una passeggiata o semplicemente sedersi su una coperta in giardino, si tratta di muoversi in un ambiente tranquillo e rilassato.

Se state insieme un'intera giornata, o anche un week end, è importante che il bambino abbia un luogo sicuro in cui giocare mentre siete momentaneamente fuori dalla stanza. I rigorosi manuali per bambini vi dicono che non dovete mai lasciare il bambino incustodito, ma non ti dicono mai come rispondere al campanello, al telefono o ai bisogni della natura. Un bel box sicuro è indispensabile; potete comprarne uno pieghevole senza spendere troppo, oltre al fatto che è semplice da montare e smontare in base alle vostre esigenze.

Non agitatevi se il bambino non gradisce le vostre iniziative. Con un neonato non si può ragionare e quindi non ha senso cercare di persuaderlo su qualcosa, tuttavia i piccolini sono prevedibili e si distraggono facilmente, quindi se il vostro si lamenta cambiate soggetto e continuate a farlo finché trovate qualcosa che funziona.

Infine, assicuratevi di sapere dove sono conservate le medicine e dove tenete la tesserina e il libretto sanitario del bambino.

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