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| << | < | > | >> |IndicePREFAZIONE ALLA NUOVA EDIZIONE 9 INTRODUZIONE 11 Nota sulle datazioni al radiocarbonio calibrate dendrocronologicamente e tavola cronologica 13 1. IL RETROTERRA CULTURALE 17 Definizione di "Civiltà dell'Antica Europa" e suo significato 17 Suddivisioni regionali e cronologiche dell'Antica Europa 20 L'area egea e centro-balcanica 20 L'area adriatica 26 Il bacino danubiano medio 28 L'area balcanica orientale 31 L'area moldava e ucraina occidentale 34 2. SCHEMATISMO 39 Stenografia scultorea 39 La realtà non fisica dell'artista neolitico 40 La tendenza verso una scultura più figurativa nell'era calcolitica 44 3. COSTUMI RITUALI 47 Motivi decorativi delle statuine: ricostruzione dell'abbigliamento e degli ornamenti di età neolitica nell'Antica Europa 47 Cinture poggiate sui fianchi 48 Abiti 48 Il costume maschile 55 Calzature 55 Pettinatura e copricapi 58 In sintesi 59 4. LA MASCHERA 61 Sembianze non umane 61 La maschera Vinča 64 Evoluzione della maschera Vinča 65 Decorazione e fori per la sospensione di oggetti 69 Esempi paralleli a Creta e nell'Antica Grecia, e l'importanza del teatro 70 5. I LUOGHI DI CULTO E IL RUOLO DELLE STATUINE 72 Modelli di tempio 72 Resti di templi e aree sacrificali 76 Paralleli con i templi minoico-micenei 80 Arredi sacri e oggetti collegati a pratiche di culto 86 Offerte votive: statuine, vasi, fusaiole e altri oggetti con iscrizioni 91 Per riassumere 94 6. IMMAGINI COSMOGONICHE E COSMOLOGICHE 95 I quattro angoli del mondo, la Luna e il toro 95 Il serpente 100 L'uovo primordiale 107 Il pesce 116 7. LE SIGNORE DELLE ACQUE: DEA SERPENTE E DEA UCCELLO 118 L'invocazione della pioggia, l'orso e gli ideogrammi della Dea Uccello 119 Il meandro, simbolo delle acque cosmiche 131 L'origine della Dea Uccello e la sua immagine nel Neolitico 141 La Signora Uccello e la Signora Serpente dell'età Calcolitica 142 La Dea Serpente e Uccello come nutrice 151 Riepilogo 151 La Dea Uccello e la Dea Serpente nella Creta minoica e nell'Antica Grecia 152 8. LA GRANDE DEA DI VITA, MORTE E RINASCITA 158 La dea androgina e corpulenta con braccia incrociate del periodo neolitico 158 La dea crisalide dell'epoca calcolitica 163 La dea, magica fonte di vita: la sua bocca, le sue mani e le sue uova 169 Le epifanie 175 Il cane, un doppio della Dea Luna 175 La cerva, un doppio della Dea della Rigenerazione 178 Il rospo e la tartaruga: la Dea nella forma di feto umano 181 L'istrice: la Dea nella forma di utero o feto animale 187 L'ape e la farfalla: la Dea della trasformazione e della rigenerazione nata da un toro 187 L'orsa: la Dea come madre e nutrice 196 Riepilogo: i vari aspetti della Grande Dea preistorica 202 Ecate e Artemide: sopravvivenza della Grande Dea dell'Antica Europa nell'Antica Grecia e nell'Anatolia occidentale 203 9. LA DEA GRAVIDA DELLA VEGETAZIONE 207 Punto (seme) e losanga (campo seminato) 211 La Dea gravida introno 214 Il maiale, animale sacro della Dea della vegetazione 217 Riferimenti a Demetra, Kore e Persefone nella mitologia greca 221 10. IL DIO DELL'ANNO 222 Il fallo 223 Il Dio itifallico mascherato 230 Il toro con maschera umana 230 Richiami a Dioniso 233 Il "Dio triste" 236 Il bimbo divino 241 CONCLUSIONI 243 ABBREVIAZIONI 246 SITI E DATAZIONI AL RADIOCARBONIO 249 BIBLIOGRAFIA 270 CATALOGO 290 |
| << | < | > | >> |Pagina 9PREFAZIONE ALLA NUOVA EDIZIONEMolto nuovo materiale sull'immaginario mitico dell'Antica Europa si è reso disponibile nel decennio trascorso dalla prima stesura del libro [1974, ndt], inizialmente intitolato Gli dei e le dee dell'Antica Europa, che qui presentiamo in nuova edizione [1982, ndt], ma i concetti base sono rimasti immutati. Le nuove scoperte hanno solo rafforzato e sostenuto l'ipotesi di una cultura chiamata Antica Europa caratterizzata dalla centralità della donna nella società e dal culto di una Dea che incarna il principio creativo in quanto Fonte e Procacciatrice di Tutto. In questa cultura, l'elemento maschile, sia umano che animale, rappresenta poteri spontanei e stimolatori di vita, ma non generatori. Questa priorità è invece rappresentata nell'attuale titolo del libro, in cui si è scambiato l'ordine delle parole: da The Gods and Goddesses a The Goddesses and Gods of Old Europe. Lespressione Antica Europa si applica alla cultura pre-indoeuropea nel nostro continente, cultura matrifocale e probabilmente matrilineare, agricola e sedentaria, egualitaria e pacifica. Essa si differenzia nettamente dalla successiva cultura proto-indoeuropea, patriarcale, gerarchica, pastorale, nomade e orientata in senso bellico, che si è sovrapposta alla precedente cultura in tutta Europa, a parte alcune frange meridionali e occidentali, fra il 4500 e il 2500 a.C. Durante e dopo questo periodo, le divinità femminili, o più precisamente la Dea Creatrice nei suoi molteplici aspetti, è stata ampiamente sostituita dalle divinità prevalentemente maschili degli Indoeuropei. L'analisi dell'immaginario mitico dell'Antica Europa ha rinsaldato il legame fra la religione del Paleolitico superiore e quella del substrato pre-indoeuropeo: se non si considera la vastissima documentazione dell'Antica Europa, non si possono capire né le strutture ideologiche paleolitiche né quelle della fase più antica della storia dei Greci e di altre popolazioni europee. La continuità del culto della Dea per un periodo superiore ai 20.000 anni, dal Paleolitico al Neolitico e anche oltre, è dimostrata dalla persistenza di vari repertori di immagini convenzionali. I suoi specifici aspetti di potenza – come quella di nutrire, rendere fertile e dare la vita – sono radicati e duraturi. La loro identificazione è stata compiuta mediante lo studio dei segni simbolici incisi sulle statuine e associati a oggetti di culto, nonché contesto, caratteristiche e analogie. Una documentazione più dettagliata sarà pubblicata in uno studio sui segni e i simboli dell'Antica Europa [The Language of the Goddess, 1989, ndt]. L'intento del presente volume è quello di comunicare alcuni concetti sulla varietà e complessità delle concezioni filosofiche dei nostri antenati europei. Los Angeles, California 1981 Marija Gimbutas | << | < | > | >> |Pagina 11INTRODUZIONELa tradizione scultorea e pittorica che incontriamo nell'Antica Europa (per una definizione dell'espressione si veda p. 17) risale al Paleolitico. Nell'immaginario artistico e mitico non è possibile tracciare una linea fra le due epoche, cioè fra il Paleolitico e il Neolitico, così come non è possibile tracciare una linea fra piante e animali selvatici e addomesticati. Una gran parte del simbolismo dei primi agricoltori è stato mutuato dai cacciatori e dai pescatori. Immagini come il pesce, il serpente, l'uccello o le corna non sono invenzioni di età neolitica; hanno radici in epoca paleolitica. Eppure, l'arte e i miti dei primi agricoltori si differenziano nell'ispirazione, e quindi nella forma e nel contenuto, da quelli dei cacciatori e dei pescatori. Statuine in argilla e pietra vengono prodotte molto tempo prima del vasellame che compare intorno al 6500 a.C. Il grande aumento di sculture in epoca neolitica e la misura in cui si differenziano da tipologie paleolitiche non è da attribuire a innovazioni tecnologiche, ma alla stanzialità degli insediamenti e alla crescita delle comunità. L'economia contadina lega i villaggi alla terra e ai ritmi biologici di piante e animali da cui la loro esistenza dipende in modo esclusivo. Il cambiamento ciclico, la morte e la rinascita sono prerogativa di potenze sovrannaturali e di conseguenza si istituiscono prescrizioni speciali per proteggere le capricciose energie vitali assicurando il loro avvicendamento. A partire dal Settimo millennio a.C., tratti associati alla psicologia e alla religione del contadino sono un aspetto caratteristico dell'arte scultorea. Quest'arte non imita consapevolmente le forme naturali, ma cerca piuttosto di esprimere concetti astratti. Attualmente sono note 30.000 sculture in miniatura d'argilla, marmo, osso, rame e oro provenienti da un totale di 3.000 siti dell'Europa sud-orientale di epoca neolitica e calcolitica. Enormi quantità di vasellame rituale, altari, corredi sacrificali, oggetti con iscrizioni, modelli di templi in argilla, templi veri e propri e dipinti su vasi e pareti di luoghi sacri già da soli bastano a testimoniare una civiltà nel senso pieno del termine. In questi tre millenni, si è avuto un progressivo aumento di varietà stilistica, che ha prodotto un'altrettanto ampia varietà di forme individuali. Al tempo stesso, un'espressione più naturalistica di tratti anatomici comuni si è gradualmente emancipata dall'iniziale subordinazione alla finalità simbolica. Lo studio di queste sculture più articolate, dei loro ideogrammi e simboli e della pittura vascolare che ha raggiunto un alto grado di sviluppo ha permesso all'Autrice di caratterizzare le varie tipologie divine femminili e maschili, le loro epifanie, i fedeli ad esse devoti, e le scene di culto con cui erano associate. Dunque, è possibile parlare di un vero e proprio pantheon sacro di cui si possono ricostruire i costumi e le maschere, facendo luce con molta evidenza sulla vita e sul dramma rituali nel modo in cui vengono vissuti. Decifrando le immagini e i segni ricorrenti con l'ausilio di analisi quantitative e qualitative, appare chiaro che i primi europei esprimono il culto attraverso la mediazione di un idolo. Nelle miniature scolpite dell'Antica Europa, appaiono evidenti i sentimenti di una rappresentazione rituale che coinvolge molti attori, sia divinità che fedeli. In sostanza, una pratica dello stesso tipo sembra diffusa in Anatolia, Siria, Palestina e Mesopotamia nei periodi corrispondenti; ma solo nell'Europa sud-orientale si trova una quantità di statuine tale da consentire un'analisi comparativa. I templi, gli oggetti di culto, il magnifico vasellame nero e a colori, i costumi, l'elaborato cerimoniale religioso e il ricco immaginario mitico, molto più complesso di quanto non si sia supposto finora, parlano di una cultura e di una società europea raffinate. Non si possono più liquidare le vicende evolutive del Neolitico e del Calcolitico europeo con il solito assioma: Ex oriente lux. Quando i magnifici tesori della civiltà minoica sono stati riportati alla luce all'inizio del Ventesimo secolo, Sir Arthur Evans scrisse: "Mi arrischio a credere che lo studio scientifico della civiltà greca stia diventando sempre meno possibile senza prendere in debita considerazione quella del mondo miceneo e minoico che l'hanno preceduta" (JHS 1912: p. 277). Anche se la sua osservazione è ampiamente giustificata, bisogna porsi la questione di che cosa sia accaduto prima della civiltà minoica. Lo studio di questa cultura, per cui ho proposto la definizione di Antica Europa, rivela nuove dimensioni cronologiche e una nuova concezione delle origini della civiltà europea. Non è stata un'unica isoletta leggendaria, rubata al mare circa 9000 anni fa, a dare origine alla favolosa civiltà di Creta e delle Cicladi, ma una parte ragguardevole dell'Europa circondata dal Mediterraneo orientale, dall'Egeo e dal mare Adriatico. Le numerose isole erano utili alla navigazione e rendevano più facile la comunicazione con l'Anatolia, i paesi del Levante e la Mesopotamia. Le fertili vallate fluviali attirano i primi agricoltori che si insediano sempre più all'interno della penisola balcanica e della valle danubiana. L'Antica Europa è il prodotto dell'ibridazione dei popoli e delle culture del Mediterraneo e dell'Europa sud-orientale. La civiltà europea fra il 6500 e il 3500 a.C. non è un riflesso provinciale del Vicino Oriente, di cui assimila i progressi attraverso la diffusione e le invasioni periodiche, ma una cultura differente che elabora una sua identità originale. Molti aspetti di questa cultura sono ancora da esplorare. Uno degli scopi principali di questo libro è presentare quelle che potremmo chiamare le manifestazioni spirituali dell'Antica Europa. L'immaginario mitico dell'epoca preistorica ci racconta molto dell'umanità, dei concetti della struttura del cosmo, dell'origine del mondo e della vita umana, vegetale e animale, nonché della sua lotta e dei suoi rapporti con la natura. Non può essere dimenticato che attraverso il mito, le immagini e i simboli l'essere umano comprende e manifesta la sua essenza. Anche se è illustrato riccamente, questo volume non pretende di presentare ogni aspetto dell'immaginario mitico dell'Antica Europa; le immagini sono state selezionate fra molte migliaia, con l'idea di mostrare gli esempi più rappresentativi e non soltanto le sculture e i vasi più belli. Le fonti informative sono tratte da siti archeologici dove sono stati compiuti scavi, che sono elencati con i dati delle cronologie a fine volume. La documentazione degli oggetti riprodotti si trova nel Catalogo. | << | < | > | >> |Pagina 171. IL RETROTERRA CULTURALE
DEFINIZIONE DI "CIVILTÀ DELL'ANTICA EUROPA" E SUO SIGNIFICATO
Villaggi con economie basate su piante e animali addomesticati appaiono in Europa sud-orientale fin dal Settimo millennio a.C. e le energie spirituali che accompagnano questo cambiamento organizzativo si manifestano in una tradizione artistica che caratterizza il Neolitico fin dal suo esordio. Lo sviluppo di un'economia di produzione del cibo e le successive evoluzioni culturali non possono ormai essere sbrigativamente spiegati come innovazioni introdotte da coloni di incerta identità provenienti dall'Anatolia o dal Mediterraneo orientale. Durante il Settimo, Sesto e Quinto millennio a.C., i contadini dell'Europa sud-orientale elaborano un modello culturale unico, contemporaneo ad analoghi sviluppi in Anatolia, Mesopotamia, Siria-Palestina ed Egitto. L'apice viene raggiunto nel 5000 a.C. Per descrivere l'identità collettiva e il livello raggiunto dai vari gruppi culturali dell'Europa sud-orientale nel Neolitico e nel Calcolitico, introduciamo qui una nuova definizione, quella di Civiltà dell'Antica Europa. L'area occupata si estende dall'Egeo e dall'Adriatico, comprese le isole, verso nord fino a Cecoslovacchia, Polonia meridionale e Ucraina occidentale. (Mappa I) Fra il 7000 e il 3500 a.C., gli abitanti di questa regione elaborano un'organizzazione sociale molto più complessa dei vicini occidentali e settentrionali, costruendo insediamenti che spesso si trasformano in piccoli centri urbani, dove necessariamente fioriscono specialità artigianali e sorgono istituzioni religiose e amministrative. Queste popolazioni scoprono in modo autonomo la possibilità di utilizzare il rame e l'oro per costruire ornamenti e arnesi e sembra che abbiano elaborato una forma rudimentale di scrittura. Se si definisce civiltà la capacità di una certa popolazione di adattarsi all'ambiente mettendo a punto il necessario complesso di arti, tecnologia, scrittura e relazioni sociali, è evidente che l'Antica Europa rientra in questa categoria con ampio margine di successo. Le tracce più eloquenti di questa cultura neolitica europea sono le sculture che testimoniano aspetti della vita altrimenti inaccessibili agli archeologi: le mode nell'abbigliamento, il rituale religioso e le immagini mitiche. Gli abitanti dell'Europa sud-orientale di settemila anni fa (fase iniziale del Neolitico) non sono contadini primitivi. Nel corso di due millenni di stabilizzazione agricola, il loro benessere materiale migliora stabilmente grazie allo sfruttamento sempre più efficace delle fertili valli fluviali. Si coltivano frumento, orzo, veccia, piselli e altri legumi e si allevano tutti gli animali addomesticati presenti oggi nei Balcani, a eccezione del cavallo. La tecnica ceramica e la lavorazione dell'osso e della pietra progrediscono e, intorno al 5500 a.C., nell'Europa sud-orientale si comincia a lavorare il rame. Il commercio e le comunicazioni, che si erano sviluppati nel corso dei millenni, devono aver fornito un enorme slancio incrociato alla crescita culturale. L'archeologo può dedurre l'esistenza di commerci ad ampio raggio dalla vasta diffusione di ossidiana, alabastro, marmo e conchiglie di Spondilo. I mari e le vie d'acqua interne senza dubbio costituiscono le vie di comunicazioni più importanti e l'ossidiana viene trasportata via mare già dall'inizio del Settimo millennio a.C. L'uso di imbarcazioni è attestato dal Sesto millennio in poi, come testimoniano i disegni sulle ceramiche. Il costante aumento di benessere e la complessità dell'organizzazione sociale producono sicuramente nell'Europa sud-orientale una civiltà urbana in larga parte analoga a quella del Vicino Oriente e della Creta del Terzo e Secondo millennio a.C. La fioritura culturale in continua espansione delle società europee nel Quinto millennio a.C. viene tuttavia interrotta dall'infiltrazione aggressiva e dall'insediamento di pastori seminomadi, antenati degli Indoeuropei, che sconvolgono l'equilibrio di gran parte dell'Europa centrale e orientale nel Quarto millennio a.C. La ceramica variopinta e l'arte scultorea della civiltà in evoluzione dell'Antica Europa svaniscono all'improvviso; solo intorno all'Egeo e sulle isole la tradizione sopravvive fino alla fine del Terzo millennio a.C. e a Creta fino a metà del Secondo millennio a.C. La cultura ellenica antica in Grecia e nelle isole Cicladi e la civiltà minoica a Creta con la sua profusione di arte palaziale costituiscono esempi paradigmatici della cultura neolitica e calcolitica dell'Antica Europa. | << | < | > | >> |Pagina 243CONCLUSIONINell'arte scultorea e nella pittura figurativa, gli antenati agricoltori hanno ricreato il loro mondo mitico e il culto dei loro dèi. Eventi primordiali, personaggi importanti del pantheon con innumerevoli epifanie, adepti e partecipanti a cerimonie rituali, tutto sembra vivere di vita propria in varie rappresentazioni. I miti e il dramma stagionale vanno riportati in scena mediante l'idolo (la statuina), ognuna con diversa intenzione e con invocazione delle divinità appropriate. La molteplicità della motivazione e del proposito è testimoniata da santuari, sacrifici, abbigliamento cerimoniale, maschere, figure danzanti o saltellanti, strumenti musicali, corredo sacro, cucchiai e coppe da libagione e altre numerose e varie raffigurazioni di oggetti ed eventi che costituivano il contesto delle feste religiose. Forgiando immagini di dèi, adoratori e attori del dramma, ci si garantiva il ritorno ciclico e il rinnovamento della vita. Molte statuine sono ex-voto e, al pari delle parole delle preghiere, erano dedicati alla Grande Dea, alla Dea Serpente e Uccello, alla Dea della vegetazione o al Dio maschile, prototipo di Dioniso, demone della vegetazione. Pesce, uovo, uccello, serpente in sembianza femminile svolgevano una parte nei miti della creazione e la dea femminile era il principio creativo. La Dea Serpente e la Dea Uccello creano il mondo, lo caricano di energia e nutrono la Terra e le sue creature con l'elemento apportatore di vita, concepito come acqua. Le acque del cielo e della terra sono sotto il loro controllo. La Grande Dea emerge miracolosamente dalla morte, dal toro sacrificale e nel suo corpo comincia la nuova vita. Non è la Terra, ma una femmina umana, capace di trasformarsi in molte forme viventi: cerva, cane, rospo, ape, farfalla, albero o pilastro. Il compito di sostenere la vita era il motivo dominante nell'immaginario mitico dell'Antica Europa, per cui la rigenerazione era una delle manifestazioni più importanti. Naturalmente, la Dea che era responsabile della trasformazione dalla morte alla vita diventava la figura centrale nel pantheon degli dèi. Lei, la Grande Dea, era associata al crescente lunare, a disegni quadripartiti e corna taurine, simboli di creazione e di cambiamento incessanti. La misteriosa trasformazione è espressa molto vividamente nella sua epifania in forma di bruco, crisalide e farfalla. Infatti, attraverso questo simbolismo, il nostro antenato proclamava di credere nella bellezza della vita giovane. L'ubiquità dei simboli fallici designa la glorificazione dei poteri della vita spontanea. Il fallicismo è privo di qualunque allusione oscena; nel contesto del rito religioso, è una forma di catarsi, non di procreazione simbolica. Non ci sono prove che in epoca neolitica l'umanità comprendesse il concepimento biologico. Con l'avvento dell'agricoltura, il contadino comincia a osservare i fenomeni della Terra miracolosa più da vicino e più intensamente di quanto non avesse fatto il cacciatore-pescatore che lo aveva preceduto. Emerge una divinità a sé stante, la Dea della vegetazione, un simbolo della natura sacrale del seme e del campo seminato, i cui legami con la Grande Dea sono intimi. In modo significativo, quasi tutte le dee neolitiche sono immagini complesse in cui si sovrappongono tratti provenienti da epoche preagricole e agricole. Uccello acquatico, cervo, orso, pesce, serpente, rospo, tartaruga e concetto di ibridazione animale-uomo vengono ereditati dall'epoca paleolitica e continuano a servire come personificazioni delle dee e degli dèi. Non sono mai esistiti una religione o un immaginario mitico creati nuovi di zecca dagli agricoltori all'inizio dell'epoca della produzione del cibo. Nell'Antica Europa il mondo del mito non era polarizzato in femminile e maschile come presso gli Indoeuropei e molti altri popoli nomadi e pastori delle steppe. Entrambi i principi si manifestavano uno accanto all'altro. La divinità maschile in forma di giovane uomo o animale di sesso maschile compare per affermare e rafforzare le forze del femminile creativo e attivo. Nessuno dei due principi è subordinato all'altro; completandosi, il loro potere raddoppia. Il tema centrale della riproposizione dei miti ovviamente è la celebrazione della nascita di un bambino. La nuova creatura è simbolo di nuova vita, e la speranza di sopravvivenza è alimentata da dee mascherate da Serpente, Uccello e Orsa. Nutrici mascherate che indossano una sacca (statuine con la "gobba") sembrano aver svolto un ruolo di protettrici della creatura che più avanti cresce e diventa giovane divinità. Il Dio maschile, il Dioniso delle origini, è saturo di un significato strettamente legato a quello di una Grande Dea nel suo aspetto di Dea della natura vergine e Dea della vegetazione. Sono divinità del ciclo vitale naturale, preoccupate del problema della morte e della rigenerazione, ed erano tutte venerate come simboli di vita esuberante. Il pantheon riflette una società dominata dalla madre. Il ruolo della donna non è soggetto all'uomo, e tutto quello che è stato creato con l'avvento del Neolitico e con la fioritura della civiltà minoica è il risultato di una struttura in cui tutte le risorse della natura umana, femminile e maschile, vengono utilizzate nel pieno potenziale della forza creativa. L'immaginario mitico e le pratiche religiose dell'Antica Europa proseguono con la civiltà cretese. La cultura minoica rispecchia gli stessi valori, la stessa attitudine manuale all'impegno artistico, la stessa glorificazione della bellezza virginea della vita. L'Antica Europa aveva gusto e stile, si distingueva per il suo carattere stravagante, fantasioso e sofisticato; la sua cultura era degnamente apparentata alla civiltà minoica. In passato, alcuni studiosi hanno classificato la preistoria e protostoria europee considerandole rispettivamente epoca matriarcale e patriarcale. "L'inizio dell'epoca psicologico-matriarcale — afferma Neumann — si perde nelle nebbie della preistoria, ma la parte terminale all'alba della nostra epoca storica si dispiega magnificamente davanti ai nostri occhi" (Neumann 1955, 92). Da allora è stata sostituita dal mondo patriarcale con il suo diverso simbolismo e i suoi diversi valori. Il mondo maschile è quello degli Indoeuropei, che non si sviluppa nell'Antica Europa, ma si sovrappone ad essa. Si incontrano due serie completamente diverse di immagini mitiche. I simboli del gruppo maschile sostituiscono le immagini dell'Antica Europa. Alcuni degli antichi elementi si fondono insieme sostituendo il nuovo immaginario simbolico, e perdendo così il significato originario. Alcune immagini sopravvivono accanto alle nuove, gettando nel caos la precedente armonia. Con perdite e aggiunte si creano nuovi complessi simbolici che si riflettono al meglio nella mitologia greca. Non si possono sempre distinguere le tracce dell'antico, perché vengono trasformate o distorte. Eppure è sorprendente che i concetti mitici dell'Antica Europa siano sopravvissuti così a lungo. Lo studio delle immagini mitiche offre una delle migliori prove che il mondo dell'Antica Europa non era un mondo protoindoeuropeo, e che non esiste una linea diretta e serena nello sviluppo dei moderni europei. La più antica civiltà europea è stata barbaramente distrutta dall'elemento patriarcale e non si è mai ripresa, ma la sua eredità aleggia nel substrato che ha nutrito gli ulteriori sviluppi culturali europei. Le creazioni dell'Antica Europa non sono andate perdute, si sono trasformate e hanno enormemente arricchito la psiche europea.
Per la civiltà occidentale, l'insegnamento inizia con i Greci e di rado le
persone si chiedono quali forze si nascondessero dietro a quell'esordio. Ma
la civiltà europea non si è formata nello spazio di pochi secoli; le radici sono
più profonde, si estendono a un periodo di circa seimila anni. Ovvero, i resti
dei miti e dei concetti artistici dell'Antica Europa, durata dal Settimo al
Quarto millennio a.C., sono stati trasmessi al moderno mondo occidentale
e sono diventati parte del suo retaggio culturale.
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