Copertina
Autore Stephen Jay Gould
Titolo Intelligenza e pregiudizio
SottotitoloLe pretese scientifiche del razzismo
EdizioneEditori Riuniti, Roma, 1991, I Grandi , Isbn 978-88-359-3438-7
OriginaleThe mismeausure of man [1981]
LettoreRenato di Stefano, 1991
Classe biologia , scienze naturali , storia della scienza , evoluzione , antropologia
PrimaPagina


al sito dell'editore


per l'acquisto su IBS.IT

per l'acquisto su BOL.IT

per l'acquisto su AMAZON.IT

 

| << |  <  |  >  | >> |

Indice


 XI  Ringraziamenti

     Intelligenza e pregiudizio

  3  1.  Introduzione

 15  2.  La poligenesi e la craniometria
         in America prima di Darwin

 16  Un contesto culturale comune
 24  Stili preevoluzionisti di razzismo
     scientifico: monogenesi e poligenesi
 27  Louis Agassiz: Il teorico americano
     della poligenesi
 36  Samuel George Morton, empirista della
     poligenesi
...
 61  3.  La misurazione delle teste

 61  La seduzione dei numeri
...
 72  I maestri della craniometria:
     Paul Broca e la sua scuola
...
107  4.  La misurazione dei corpi

108  La scimmia che è in tutti noi: la
     ricapitolazione
118  La scimmia che è in alcuni di noi:
     l'antropologia criminale
...
143  5.  La teoria ereditaria del QI
...
243  6.  Il vero errore di Cyril Burt

243  La storia di Sir Cyril Burt
249  Correlazione, causa e analisi fattoriale
...
339  7.  Una conclusione positiva

339  La critica come scienza positiva
340  Apprendere attraverso la critica
342  Biologia e natura umana

355  Epilogo

357  Note
369  Bibliografia

 

 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 4 [ determinismo, razze, ereditarietà, intelligenza, craniometria, tests psicologici ]

Questo libro riguarda la versione scientifica del racconto di Platone e l'argomento generale può essere definito "determinismo biologico". Esso sostiene che le norme comportamentali comuni e le differenze sociali ed economiche tra i gruppi umani - in primo luogo razze, classi e sessi - derivano da distinzioni innate ereditate e che la società, in questo senso, è un esatto riflesso della biologia. Questo libro discute, in prospettiva storica, uno dei temi principali del determinismo biologico: la pretesa secondo cui il merito può essere assegnato agli individui e ai gruppi "misurando l'intelligenza come una quantità globale". Due principali fonti di dati hanno sostenuto questo tema: la craniometria (o misurazione del cranio) e una certa prassi nell'uso dei test psicologici.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 6 [ scienza, fatti, cultura, teorie ]

La scienza, dal momento che viene praticata dall'uomo, è un'attività socialmente inserita. Essa progredisce per impressioni, immaginazione ed intuizione. La maggioranza dei suoi cambiamenti nel tempo non registra un avvicinamento alla verità assoluta, ma il mutamento dei contesti culturali che la influenzano così fortemente. I fatti non sono frammenti puri e incontaminati d'informazione; anche la cultura influenza che cosa vediamo e come la vediamo. Le teorie, inoltre, non sono inesorabili induzioni di fatti. Le teorie più creative sono spesso visioni fantasiose imposte dui fatti: anche la fonte di immaginazione è fortemente culturale.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 8 [ determinismo, reificazione, intelligenza, cervello, classificazione, razze, classi, sessi, uomo ]

Il determinismo biologico è un argomento troppo vasto per un solo uomo ed un solo libro ...

Cominciamo con uno degli errori: la "reificazione" cioè la nostra tendenza a convertire concetti astratti in entità, a materializzarli. Riconosciamo l'importanza del potere intellettuale nella nostra vita e desideriamo caratterizzarla, allo scopo di operare tra la gente le divisioni e le distinzioni che il nostro sistema culturale e politico ci detta. A questo insieme straordinariamente complesso e multivariegato di capacità umane assegnamo, quindi, il nome "intelligenza". Questo simbolo grafico viene quindi materializzato, e ottiene così il suo dubbio stato di cosa unitaria.

Non appena l'intelligenza diviene un'entità, le procedure standard della scienza prescrivono che vengano cercati per esse un sito ed un substrato fisico. Dato che il cervello è la sede del potere intellettuale, lì l'intelligenza deve risiedere.

Incontriamo ora il secondo errore: la "classificazione", cioè la nostra tendenza ad ordinare una variazione complessa in una scala ascendente. ...

Ma, il classificare richiede un criterio per assegnare tutti gli individui alla loro appropriata posizione nella singola serie. E quale migliore criterio di un numero oggettivo? Lo stile comune, quindi, che racchiude entrambi gli errori è stata la quantificazione, la misurazione, cioè, dell'intelligenza espressa in un singolo numero per ogni persona. Questo libro riguarda, quindi, l'astrazione dell'intelligenza come entità singola, la sua collocazione dentro il cervello, la sua quantificazione in un numero per ogni individuo e l'uso di questi numeri per classificare le persone in una singola serie di valore, per trovare invariabilmente che i gruppi oppressi e svantaggiati - razze, classi o sessi - sono innatamente inferiori e meritano il loro stato. In breve, questo libro riguarda l'erroneità della misurazione dell'uomo, così come è stata condotta sino ad oggi.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 60 [ schiavitù, poligenesi, religione, scienza, Darwin, colonialismo, razze, classi, sessi ]

I difensori della schiavitù non avevano bisogno dello poligenesi. La religione stava ancora sopra la scienza come fonte primaria per la razionalizzazione dell'ordine sociale. Ma il dibattito americano sulla poligenesi può rappresentare l'ultima volta che degli argomenti, nell'uso scientifico, non formavano una prima linea di difesa per lo status quo e l'inalterabile qualità delle differenze umane. La guerra civile era proprio dietro l'angolo, ma anche il 1859 e "L'origine delle specie" di Darwin. Le successive tesi per la schiavitù, il colonialismo, le differenze razziali, la struttura in classi e i ruoli sessuali sarebbero avanzate essenzialmente sotto la bandiera della scienza.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 62 [ scienza, numeri, teorie ]

La scienza affonda le radici nell'interpretazione creativa. I numeri suggeriscono, costringono e confortano: essi non specificano, di per sé, il contenuto di teorie scientifiche. Le teorie sono costruite sull'interpretazione dei numeri e gli interpreti sono spesso intrappolati dalla loro stessa retorica.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 97 [ Le Bon, donne, misogenia, Aristotele, razze, sessi ]

Nel 1879, Gustave Le Bon, il più misogino della scuola di Broca, utilizzò questi dati per pubblicare quello che deve essere il più infame attacco contro le donne mai pubblicato nella storia della letteratura scientifica moderna (ce ne vuole per battere Aristotele). Le Bon non fu un marginale seminatore d'odio. Egli fu un fondatore della psicologia sociale e scrisse uno studio sul comportamento di massa ancor oggi citato e rispettato (La psychologie des foules, 1895). I suoi scritti ebbero una forte influenza anche su Mussolini. Le Bon concludeva:

"Tra le razze più intelligenti, come tra i parigini, esiste un gran numero di donne i cui cervelli sono più vicini nelle dimensioni a quelli dei gorilla che non a quelli maschili più sviluppati. Questa inferiorità è talmente ovvia che nessuno potrebbe contestarla per un momento; quello su cui si può discutere è il grado di inferiorità. Tutti gli psicologi che hanno studiato l'intelligenza delle donne, come pure poeti e romanzieri, riconoscono oggi che esse sono la forma più bassa dell'evoluzione umana e che sono più simili ai bambini e ai selvaggi che non all'uomo adulto e civilizzato. Sono assolutamente incostanti, mancano di pensiero e di logica e sono incapaci di ragionare. Senza dubbio esistono donne di notevole talento, superiori all'uomo medio, ma esse sono eccezionali come la nascita di una qualsiasi mostruosità, ad esempio di un gorilla con due teste, e possiamo quindi evitare di prenderle in considerazione" (1879, pp.60-61).

Le Bon non trascurò le implicazioni sociali delle sue vedute. Egli era inorridito per la proposta di alcuni riformatori americani di garantire alle donne un'istruzione superiore sulla stessa base degli uomini: "Il desiderio di fornire loro la stessa educazione e, di conseguenza, di proporre per esse gli stessi obiettivi [degli uomini] è una pericolosa chimera [...]. Il giorno che non capiranno che la natura le ha destinate ad occupazioni inferiori, le donne lasceranno la casa e parteciperanno alle nostre battaglie; quel giorno segnerà l'inizio di una rivoluzione sociale e tutto ciò che conserva i sacri legami della famiglia scomparirà" (1879, p.62). Suona familiare?

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 100 [ Montessori ]

Maria Montessori non limitò la sua attività a una riforma pedagogica per l'infanzia, ma per molti anni tenne corsi di antropologia all'Università di Roma. A dir poco, non fu certo una sostenitrice dell'egalitarismo. Accettò la maggior parte del lavoro di Broca e fu una sostenitrice della teoria della criminalità innata sviluppata da Cesare Lombroso (capitolo seguente). Misurò quindi la circonferenza delle teste dei bambini nelle sue scuole e dedusse che quelli con migliori prospettive avevano cervelli più grandi.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 112 [ Spencer, donne, Cope ]

Herbert Spencer, l'apostolo del darwinismo sociale, offri uno stringato riassunto (1895, pp.89-90): "I tratti intellettuali degli incivili [...] sono tratti ricorrenti nei bambini dei civili".

Dato che la ricapitolazione divenne un punto focale per la teoria generale del determinismo biologico, molti scienzati maschi estesero le tesi alle donne. E.D. Cope affermo che le "caratteristiche metafisiche" delle donne erano "molto simili, nella natura essenziale, a quelle che gli uomini esibiscono ad uno stadio di sviluppo precoce [...]. Il gentil sesso è caratterizzato da una maggiore impressionabilità; [...] la calorosità dell'emozione e la sottomissione all'influenza di questa piuttosto che a quella della logica; la timidezza e l'irregolarità dell'azione nel mondo esterno. Tutte queste qualità appartengono, come di regola generale, al sesso maschile in qualche periodo della vita, sebbene individui diversi la perdano in periodi molto diversi [...]. Probabilmente la maggior parte degli uomini può ricordarsi di un periodo precoce della loro vita in cui la natura emotiva aveva il sopravvento - un tempo in cui l'emozione alla vista del sofferente veniva suscitata più facilmente che in anni più maturi [...]. Forse tutti gli uomini possono rievocare un periodo della giovinezza in cui erano adoratori di eroi - in cui sentivano il bisogno di un braccio più forte ed amavano alzare gli occhi all'amico potente che poteva simpatizzare con essi ed aiutarli. Questo è lo "stadio femminile" del carattere (1887,p.159).

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 119 [ Lombroso, criminali ]

La teoria di Lombroso non era solo una vaga affermazione secondo cui il crimine è ereditario - affermazioni del genere erano abbastanza comuni al suo tempo - ma una teoria "evoluzionistica" specifica basata su dati antropometrici. I criminali sono regressioni evolutive fra di noi. I germi di un passato ancestrale giacciono addormentati nella nostra ereditè. In alcuni sfortunati individui, il passato ritorna in vita. Questi individui sono innatamente guidati ad agire come farebbero una normale scimmia antropomorfa o un selvaggio, ma tale comportamento viene ritenuto criminale nella nostra società civile. Fortunatamente, possiamo identificare i criminali nati perchè portano i segni anatomici della loro natura scimmiesca. Il loro atavismo è sia fisico che mentale, ma i segni fisici, o stimmate come Lombroso li chiamò, sono decisivi.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 123 [ Lombroso, media ]

Le stimmate anatomiche di Lombroso (Fig.12), per la maggior parte, non erano né patologie né variazioni discontinue, ma valori estremi di una curva normale che si approssima alle misure medie dello stesso tratto nelle grandi scimmie antropomorfe. (In termini moderni, questa è la fonte fondamentale dell'errore di Lonbroso. La lunghezza del braccio varia tra gli uomini e alcuni individui devono avere le braccia più lunghe di altri. Lo scimpanzè medio ha un braccio più lungo dell'umano medio, ma ciò non significa che un umano dotato di un braccio relativamente lungo è geneticamente simile alle scimmie antropomorfe. La variazione normale "entro" una popolazione è un fenomeno biologico diverso dalle differenze dei valori medi "tra" popolazioni. Questo errore si verifica ripetutamente. È alla base dell'errore di Arthur Jensen nell'asserire che le differenze medie di QI tra gli americani bianchi e quelli neri sono largamente ereditate. Un vero atavismo è un tratto ancestrale discontinuo basato geneticamente: un cavallo nato casualmente con dita laterali funzionali, ad esempio). Tra le sue stimmate scimmiesche, Lombroso elencò (1887,PP.660-661): maggiore spessore del cranio, semplicità delle suture craniche, mascelle grandi, preminenza della faccia sul cranio, braccia relativamente lunghe, rughe precoci, fronte stretta e bassa, orecchie grandi, assenza di calvizie, pelle più scura, maggiore acuità visiva, ridotta sensibilità al dolore e assenza di reazioni vascolari (l'arrossire). Al congresso internazionale di antropologia criminale nel 1886, egli sostenne anche che i piedi delle prostitute sono spesso prensili come quelli delle scimmie (Fig.13) (l'alluce notevolmente separato dalle altre dita).

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 248 [ analisi fattoriale, intelligenza ]

... L'analisi fattoriale, nonostante il suo status di pura matematica deduttiva, fu inventata in un contesto sociale e per ragioni precise. E, sebbene la sua base matematica sia inattaccabile, il suo uso continuo come strumento d'apprendimento della struttura fisica dell'intelletto si è impantanata in profondi errori concettuali fin dall'inizio. L'erroe principale, infatti, ha riguardato uno dei temi principali di questo libro: la materializzazione, cioè l'idea che un concetto tanto nebuloso e definito in chiave sociale come l'intelligenza possa essere identificato come una "cosa" con una localizzazione nel cervello e un grado definito di ereditabilità e che possa esser misurato ed espressa con un semplice numero, permettendo così un ordinamento lineare delle persone a seconda di quanta ne possiedono.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 253 [ correlazioni ]

Riassumendo, la gran parte delle correlazioni non è causale; quando le correlazioni sono causali, raramente il fatto e la forza della correlazione specificano la natura della causa.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 260 [ intelligenza, analisi fattoriale, Spearman ]

Negli studi sull'intelligenza, l'analisi fattoriale è stata applicata alle matrici di correlazione tra test mentali. ...

Poiché la maggior parte dei coefficienti di correlazione della matrice sono positivi, l'analisi fattoriale deve avere una prima componente principale ragionevolmente forte. Spearman calcolò indirettamente questa componente nel 1904 e poi fece la cardinale inferenza non valida che da allora ha afflitto l'analisi fattoriale. La materializzò come un' "entità" e cercò di darne un'interpretazione causale non ambigua. La chiamò g, o intelligenza generale ed immaginò di aver identificato una qualità unitaria sottesa a tutta l'attività mentale cognitiva, una qualità che poteva essere espressa come un singolo numero e essere usata per classificare la gente lungo una scala lineare del patrimonio intellettuale.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 340 [ teoria, scienza, creazionismo, darwinismo ]

... Ma il cestino della teoria è sempre pieno; le scienze lavorano in elaborati contesti per spiegare i fatti sin dall'inizio. La biologia creazionista era completamente in errore sull'origine delle specie, ma il marchio di creazionismo di Cuvier non fu una concenzione del mondo più vuota o meno sviluppata di quella di Darwin. La scienza avanza in primo luogo per rimpiazzi, non per aggiunte. Se il cestino è sempre pieno, allora le mele marce devono essere scartate prima che se ne possano aggiungere di migliori.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 341 [ ordine ]

Cosa più importante, e motivo della necessità della conoscenza biologica, è che la notevole mancanza di differenziazione genetica tra i gruppi umani - una base biologica fondamentale per screditare il determinismo - è un fatto contingente della storia evolutiva, non una verità a priori o necessaria. Il mondo potrebbe esser stato ordinato in modo diverso.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 341 [ razze ]

... Ma i biologi hanno affermato recentemente, come si sospettava da tempo, che tutte le differenze genetiche generali tra le razze umane sono straordinariamente piccole. Sebbene le frequenze di differenti stati di un gene differiscano tra le razze, non abbiamo trovato nessun "gene della razza", cioè stati fissi in certe razze e assenti in altre. Lewontin (1972) ha studiato la variazione in 17 geni del codice per le differenze nel sangue e trovò che solo il 6,3% della variazione può essere attribuita alla razza. Un pieno 85,4% della variazione si ha all'interno delle popolazioni locali.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 343 [ cervello, evoluzione, cultura ]

... L'unicità umana risiede prima di tutto nei nostri cervelli. È espressa nella cultura costruita sulla nostra intelligenza e sul potere che ci dà per manipolare il mondo. Le società umane cambiano con l'evoluzione culturale, non come risultato di alterazioni biologiche. Non abbiamo prove di cambiamenti biologici nella dimensione o nella struttura del cervello da quando "Homo sapiens" apparve nei reperti fossili di circa cinquantamila anni fa. (Broca aveva ragione ad affermare che la capacità cranica dei crani di Cro Magnon era uguale se non superiore alla nostra.) Tutto quello che abbiamo fatto da allora - la più grande trasformazione nel più breve tempo che il nostro pianeta ha provato da quando la crosta si solidificò quasi quattro miliardi di anni fa - è il prodotto dell' evoluzione culturale. L'evoluzione biologica (darwiniana) continua nella nostra specie, ma la sua velocità, al confronto con l'evoluzione culturale, è così incomparabilmente lenta che il suo impatto sulla storia di "Homo sapiens" è stato piccolo. Mentre la frequenza del gene dell'anemia falciforme tra i neri d'America si è andata riducendo, abbiamo inventato la ferrovia, l'automobile, la radio e la televisione, la bomba atomica, il calcolatore, l'aeroplano e l'astronave. L'evoluzione culturale può procedere così rapidamente perché opera, come l'evoluzione biologica non fa, in modo "lamarckiano": mediante l'ereditarietà dei caratteri acquisiti. Qualsiasi cosa una generazione apprenda, passa alla successiva attraverso scrittura, l'istruzione, l'inculcazione, il rituale, la tradizione e una schiera di metodi che gli uomini hanno sviluppato per assicurare la continuità della cultura. L'evoluzione darwiniana, d'altra parte, è un processo indiretto: anzitutto la variazione genetica deve essere disponibile per costruire caratteristiche vantaggiose e la selezione naturale deve poi conservarla. Poiché la variazione genetica sorge casualmente, non diretta in modo preferenziale verso caratteristiche vantaggiose, il processo darwiniano opera lentamente. L'evoluzione culturale non è solo rapida, è anche prontamente reversibile perché i suoi prodotti non sono codificati nei nostri geni.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 344 [ cultura, determinismo, cervello, intelligenza, evoluzione ]

... Oggi noi crediamo che le differenze nelle attitudini e negli stili di pensiero tra i gruppi umani siano di solito i prodotti non genetici dell'evoluzione culturale. In breve, la base "biologica" dell'unicità umana ci porta a rifiutare il determinismo biologico. Il nostro grande cervello è il fondamento biologico dell'intelligenza; l'intelligenza è la base della cultura; e la trasmissione culturale arreca una nuova modalità di evoluzione più efficiente dei processi darwiniani nel suo ambito limitato: l' "ereditarietà" e la modificazione del comportamento appreso. Come ha affermato il filosofo Stephen Toulmin (1977, p.4): "La cultura ha il potere di imporsi alla natura dal suo interno".

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 345 [ sociobiologia, selezione naturale, darwinismo, altruismo, egoismo ]

La sociobiologia comincia con una lettura moderna di che cosa la selezione naturale è, cioè, il successo riproduttivo differenziale degli individui. Secondo l'imperativo darwiniano, gli individui vengono selezionati per portare al massimo il contributo dei propri geni per le future generazioni, e questo è tutto. (Il darwinismo non è una teoria del progresso, della complessità crescente o dell'armonia evoluta per il bene della specie o degli ecosistemi). Paradossalmente (come sembra a molti), l'altruismo come l'egoismo possono essere selezionati con lo stesso criterio: atti di generosità possono giovare agli individui o perché stabiliscono legami di obbligo reciproco o perché aiutano i parenti che portano copie dei geni dell'altruista.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 352 [ flessibilità, evoluzione, neotenia, antomia, cervello ]

La flessibilità è il marchio dell'evoluzione umana. Se gli esseri umani si sono evoluti, come credo, in base alla neotenia, allora siamo, in un senso più che metaforico, bambini permanenti. (Nella neotenia, i ritmi di sviluppo diminuiscono e gli stadi giovanili degli antenati divengono le caratteristiche adulte dei discendenti.) Molte caratteristiche centrali della nostra anatomia ci legano agli stadi fetali e giovanili dei primati: faccia piccola, cranio a volta e un cervello grosso in rapporto alla dimensione del corpo, alluce non ruotato, foramen magnum sotto il cranio per un orientamneto corretto della testa nella postura eretta, distribuzione di peli soprattutto sulla testa, le ascelle e l'area pubica.

| << |  <  |