Copertina
Autore Gabriele Gravina
Titolo Il senso del movimento
SottotitoloGlossario della classica terminologia sportiva
EdizioneESA, Pescara, 2006 , pag. 168, ill., cop.fle., dim. 220x280x18 mm , Isbn 978-88-901482-5-5
LettoreElisabetta Cavalli, 2006
Classe sport , storia antica , illustrazione
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Indice


prefazione                         8
introduzione                      10

glossario                         14

postfazione                      160
cronologia                       164
indice delle illustrazioni       166



 

 

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Pagina 9

Lo sport, in un'accezione praticamente uguale a quella moderna, ha accompagnato il cammino dell'uomo occidentale fin dall'inizio della sua storia, dando continuamente la misura del corso di una civiltà. Quando una civiltà fiorisce e comincia a crescere, vediamo l'attività propriamente sportiva fiorire e crescere con essa; il declino e la decadenza di un popolo o di un territorio, peraltro, si accompagnano sempre con un declino, un impoverimento o una censura delle attività sportive. Gli antichi Greci misuravano il loro tempo a partire dalla prima Olimpiade, il 776 a.C.: a quella data la civiltà ellenica aveva già una sua dimensione, una sua definizione, una sua storia e i suoi giochi. La distinzione fra la nozione di "educazione fisica" e quella di "sport" era già definita più o meno come la intendiamo oggi al tempo della prima Olimpiade: all'attività atletica e all'esecizio del corpo, per scopi militari o di benessere, si contrapponeva, fin da molto prima, l'organizzazione di competizioni che avessero regole, premi, spettatori, vincitori e vinti e anche professionisti e dilettanti. Le Olimpiadi riuscirono a codificare e, propriamente, fondare lo sport moderno e a codificarsi come un evento la cui popolarità e il cui impatto pubblico era, facendo le debite proporzioni, superiori a quello attuale. Non è esatto che i conflitti militari venissero interrotti nel corso delle Olimpiadi, tuttavia un atleta che vi partecipasse godeva di una sua immunità, attraversando territori in guerra. L'atleta rappresentava la sua città: una vittoria olimpica poteva significare benefici economici e politici e ciò spinse, con gli anni, alla nascita di un professionismo con caratteri spesso estremizzati e discussi da filosofi e intellettuali, in maniera non meno accesa di quanto avviene oggi sui quotidiani sportivi. La conquista romana, pur non significando la morte delle Olimpiadi, ebbe un forte impatto sullo spirito ideale dei giochi, e nella Roma Imperiale vediamo mutare i contorni dello sport, insieme con le discipline praticate e il tipo di aspettative che il pubblico nutre nei confronti dello spettacolo sportivo. Non è illegittimo immaginare un mondo romano che finisce in qualche modo con l'esasperare l'attenzione alla disciplina sportiva: si può solo azzardare il parallelo con le esagerazioni che proprio in questi anni caratterizzano il calcio e i club in Italia e non solo. Nel 393 d.C. si svolgeva in Elide l'ultima Olimpiade: l'impero Romano andava verso la sua decadenza lasciando posto al Medioevo. Lo sport oggi è però modellato decisamente su quello del mondo antico, che ne ha dato le coordinate ideologiche e ne costituisce, nel bene e nel male, uno specchio. Come è avvenuto per altri compartimenti della nostra cultura (si pensi, tanto per fare un esempio, alla navigazione o al diritto), l'importanza delle Olimpiadi e dei giochi fu tale da sopravvivere a tanti secoli in cui le attività sportive furono messe in ombra. E il mondo dello sport moderno può trovare nel mondo antico suggerimenti, indicazioni, aneddoti, storie ed esempi, da imitare o da evitare.

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Pagina 97

MAGISTER COLLEGIORUM si occupavano di allestire i giochi, così come i magistri vicorum organizzavano le feste negli incroci delle strade.

MAGISTER GLADIATORUM o lanista (vedi voce), colui che insegnava ai gladiatori l'arte del combattere.

MALUS palo, antenna di notevole altezza eretta nel circo a somiglianza dell'albero delle navi. Veniva utilizzato per sostenere drappi e tendoni.

MANSUETARII domatori. Affrontavano anche lunghi viaggi per catturare animali esotici che poi addomesticavano con la frusta per farli esibire nei circhi e negli anfiteatri.

MANUS attacco e stoccata dei gladiatori. La prima era data per provocare l'avversario.

MAPPA drappo con il quale si dava il segnale di partenza alle quadrighe (l'espressione utilizzata era mittere mappam). Solitamente era dipinta con immagini di cavalli, carri, palme e simili. Il comando di inizio gara poteva essere dato dal console, dal pretore, dall'imperatore, dal magistrato e consisteva in un suono di tromba e solitamente si faceva cadere un drappo, mappa. L'origine di questa usanza pare sia da attribuire a Nerone: udì, durante un pranzo, le urla della folla che assistendo ai giochi reclamava a gran voce l'inizio della corsa. Egli, infastidito, intervenne gettando il suo tovagliolo e i cavalli partirono.

MAPPARIUS nel circo di Costantinopoli aveva il compito di dare il segnale di inizio dei giochi.

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PALAESTRA in Grecia la palestra era un piazzale annesso al ginnasio dove i giovani potevano allenarsi alla lotta e al pugilato. A Roma era invece inserita il più delle volte nel complesso termale e vi si svolgeva ogni tipo di attività fisica. Questi spazi erano ornati con statue di atleti. La costruzione delle palestre, sul modello greco, prevedeva esedre spaziose e peristili piuttosto lunghi in modo da sviluppare un perimetro di passeggio pari a due stadi, la lunghezza che i Greci chiamano diàulos (doppia corsa). L'esedra si componeva di tre portici, cui se ne aggiungeva un quarto rivolto verso sud. Non tutti sono concordi nel ritenere che il pavimento delle palestre fosse cosparso di sabbia e polvere per consentire ai gareggianti di lottare in maniera più stabile e di non scivolare con i piedi.

PALAESTRITA era l'altleta che si esercitava in palestra, ma anche colui che ungeva gli atleti nel ginnasio e si occupava di depilarli con particolari resine mescolate con pece greca. Al loro servizio vi erano i gimnasai (istruttori) e gli aleiptai (untori e massaggiatori).

PALARIA tecnica di apprendimento della scherma che le reclute dell'esercito svolgevano con l'ausilio di un palo. Con un'altezza di 6 piedi romani, i pali erano ben piantati a terra per impedire qualsiasi oscillazione. Ci si esercitava al palo in maniera duplice: contro di esso da vicino con i lanciotti (lance corte) o anche con spade di legno, oppure da lontano, colpendolo con armi da getto, dardi e giavellotti.

PALIO da palia, gara. Premio di una gara. Il palio veniva sempre esposto davanti agli occhi di tutti prima delle competizioni. Secondo l'antico costume, infatti, era stata stabilita la presenza di premi in tutte le gare: nel pugilato, nella corsa e nella lotta.

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UNCTIO l'atto dell'ungersi precedeva solitamente sia l'esercitazione fisica che il bagno. Nelle terme e nelle palestre erano sempre assicurati olio e unguenti. Chi frequentava il ginnasio per esercitarsi si spogliava nell' apodyterion (vedi voce). Quelli che volevano cimentarsi, nella lotta o nel pancrazio venivano unti dagli aliptae (vedi voce) prima del combattimento. Gli atleti potevano frizionarsi da soli o l'uno con l'altro e chi poteva permetterselo si faceva massaggiare e ungere dai propri schiavi o da quelli presi in affitto sul luogo. Cosparsi poi di polvere, al termine degli esercizi tornavano nella stanza delle frizioni per ripulirsi con lo strigile (vedi STRIGIL). La materia degli unguenti era di vario genere. Al tempo di Aristotele (384 - 322 a.C) ci si ungeva con olio semplice o con olio mescolato ad acqua perché si riteneva che l'acqua facilitasse la penetrazione dell'unguento. Per frizionare gli atleti, in sostituzione dell'olio, presso alcune popolazioni barbare veniva utilizzato anche il burro. Un'altra mistura, molto diffusa per l'unzione, era ottenuta dalla commistione di olio, polvere e cera (ceroma). Alcuni si massaggiavano con il salnitro o con la schiuma di salnitro (vedi APHRONITRUM). Abitualmente si mescolava la polvere all'olio affinché le membra ammorbidite sostenessero la fatica senza alcun pericolo di strappi ai muscoli. Lucano (39 - 65 d.C) riteneva che i lottatori fossero soliti cospargersi con la polvere per rendere i corpi più forti. Sembra inoltre che gli atleti usassero mischiare polvere e unguenti anche per refrigerarsi e per arrestare il sudore. Talvolta all'olio si aggiungeva la cera perché l'unguento aderisse al corpo per un tempo maggiore. Coloro che vincevano gareggiando contro avversari unti e senza polvere erano degni di maggior gloria. Per alcuni l'olio serviva a proteggere il corpo dal freddo e per ridurre la stanchezza. Usate dopo il bagno, queste miscele servivano anche per mantenere l'umidità e il calore accumulati.

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