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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione 6 La sistematica dei pesci 7 Perché i pesci d'acqua dolce europei hanno distribuzioni così strane? 8 Le comunità di pesci nei fiumi 10 La zonizzazione dei corsi d'acqua italiani 12 Le comunità di pesci nei laghi 14 Le comunità di pesci nei canali e nei fossi 16 Problemi di conservazione delle acque dolci 18 Identificare un pesce 22 I Pesci d'Europa 24 Schede di riconoscimento: Petromizontidi 28 Acipenseridi 36 Anguillidi 44 Clupeidi 46 Ciprinidi 50 Cobitidi 124 Balitoridi 130 Siluridi 132 Ictaluridi 135 Esocidi 136 Salmonidi 138 Osmeridi 166 Gadidi 168 Ciprinodontidi 170 Pecilidi 172 Aterinidi 174 Gasterosteidi 176 Singnatidi 180 Cottidi 182 Serranidi 184 Centrarchidi 186 Percidi 188 Mugilidi 196 Blennidi 200 Gobidi 201 Pleuronettidi 206 Glossario 208 Indice delle specie 210 |
| << | < | > | >> |Pagina 6IntroduzioneQuesto libro è una guida tascabile che può essere utilizzata per l'identificazione delle specie dei pesci d'acqua dolce d'Europa. Dopo aver trascorso molti anni con la canna da pesca e la lenza a pescare pesci, nel 1986 ho iniziato un'intensa attività di studio dei pesci d'acqua dolce europei: la loro classificazione, l'accrescimento, le popolazioni, come si riproducono, cosa mangiano ed altri aspetti del loro comportamento. Questa mia attività di studio mi ha portato a svolgere indagini sul campo armato di lenza, canna da pesca, reti, trappole a bottiglia, binocolo e occhiali polarizzati: è sorprendente quanto si può osservare sul comportamento dei pesci stando seduti tranquilli sulle rive di un fiume limpido o di un lago. È inoltre sorprendente quante informazioni si possano raccogliere con una trappola per pesci fatta in casa, oppure quante cose si possano scoprire utilizzando un semplice retino tra i sassi e la vegetazione acquatica. I pescatori che mi osservavano erano stupefatti di scoprire le diverse specie di pesci presenti, che mai avrebbero immaginato che vivessero nei fiumi dove da sempre pescavano. La mia passione mi spinse poi ad un'approfondita ricerca bibliografica e a confronti con pescatori e altri studenti sul comportamento dei pesci. | << | < | > | >> |Pagina 7La sistematica dei pesciNel corso dell'Ottocento alcuni naturalisti suddividevano alcune specie di pesci in più specie, creando così una moltitudine di cosiddette specie separate. Per esempio, nel 1886, H.G. Seeley divise la trota europea in ben 26 specie separate. Durante la prima metà del Novecento questi zoologici "separatori" passarono di moda e alle loro tesi si sostituirono quelle degli "accorpatori". Quest'ultimi, prima di suddividere una specie in due o piú specie diverse, cercavano delle accurate e valide motivazioni scientifiche. Quello che il "separatore" considerava sufficiente per dividere le specie, ad esempio le differenti colorazioni, il numero di raggi in una pinna oppure una minima differenza nella forma di una pinna, per "gli "accorpatori" erano semplicemente variazioni naturali tra le diverse popolazione di una stessa specie. [...] Credo che questo sia sbagliato. Giocare con i nomi delle specie forse può dare soddisfazioni intellettuali, rendere famosi coloro che giocano. Ma per noi naturalisti che abbiamo bisogno dei nomi certi delle specie, questo gioco (che interessa anche gli altri gruppi di animali e le piante) non serve, e non serve neanche alla natura. Questa guida tascabile illustra in modo pratico i pesci d'acqua dolce d'Europa. Alcuni dei problemi nella classificazione delle specie possono essere esaminati in appositi testi d'approfondimento. | << | < | > | >> |Pagina 8Perché i pesci d'acqua dolce europei hanno distribuzioni così strane?Il Danubio ha 79 specie di pesci indigeni ma l'Islanda ne ha solo 6. La Francia e la Germania hanno 53 e 59 specie indigene rispettivamente, mentre il sud-est dell'Inghilterra ne ha solo 42 a la Scozia solo 17. Perché? Al culmine dell'ultima grande era glaciale quaternaria, che cominciò la sua regressione in Europa quasi 15.000 anni fa, gran parte del continente europeo era coperto da neve e ghiaccio o comunque caratterizzato da un clima molto più freddo di oggi, con inverni lunghi e gelidi. Questa particolare condizione climatica non consentiva la presenza di pesci nelle aree oggi interessate da laghi e fiumi. Le uniche popolazioni dei pesci si trovavano in cinque "rifugi" principali, con condizioni ambientali meno severe: nella penisola iberica, nella valle del Reno, in Francia meridionale, in Italia settentrionale nella valle del Po, che allora includeva il mare Adriatico prosciugato, nel nord-ovest della Grecia e nel Danubio ed altri fiumi attorno al Mar Nero. Quando i ghiacci si sciolsero, lasciarono dietro di sé laghi e fiumi con acque correnti, ambienti che potevano essere colonizzati dai pesci. Il problema era come raggiungere questi ambienti perché, con l'eccezione dell'anguilla, i pesci non sono in grado di attraversare la terra ferma. Vediamo dunque di capire com'è avvenuta l'irradiazione dei pesci nel continente europeo. | << | < | > | >> |Pagina 12La zonizzazione dei corsi d'acqua italiani
Rispetto allo schema proposto, che si riferisce per lo più ai grandi bacini
idrografici dell'Europa transalpina, i corsi d'acqua italiani presentano una
loro specifica zonizzazione che, nella maggior parte dei casi può far
riferimento a 4 zone caratterizzate da una diversa composizione dell'ittiofauna.
Zona a salmonidi (o della trota) Ruscelli con forte pendenza, acque correnti molto veloci, limpide, ben ossigenate e fredde (raramente superiori a 13-14°C). Substrato con grossi massi, ciottoli o ghiaia e macrofite assenti o scarse.
Specie guida:
trota fario, trota macrostigma, scazzone, sanguinerola.
Zona dei cirpinidi a deposizione litofila (cioè gameti deposti su substrato ghiaioso) Parte alta dei fiumi con acque veloci alternate a zone con acque più calme e profondità maggiori, discreta ossigenazione e temperatura raramente superiore ai 19-20°C. Substrato con sabbie e ghiaie fini e moderata presenza di macrofite.
Specie guida:
barbo, barbo canino, vairone, lampreda di ruscello, cavedano, ghiozzo di
ruscello.
Zona dei ciprinidi a deposizione fitofila (cioè gameti deposti su macrofite acquatiche) Parte medio-bassa dei fiumi con acque lente, spesso torbide, moderatamente ossigenate e temperature fino a 24-25°C. Substrato fangoso e abbondanti macrofite.
Specie guida:
tinca, scardola, triotto, cavedano.
Zona delle acque salmastre (o dei mugilidi) Parte terminale dei fiumi, dove le acque dolci incontrano quelle salate del mare. Temperatura ed ossigeno variabili. Substrato fangoso-sabbioso e moderata presenza di macrofite.
Specie guida:
anguilla, alosa, cefalo, muggine calamita, muggine labbrone, passera e ghiozzi
del genere Pomatoschistus.
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