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| << | < | > | >> |IndicePrefazione 5 Primo atto 11 Secondo atto 30 Terzo atto 56 Quarto atto 90 Il bastone e la carota Cosa si nasconde dietro questo racconto? 115 |
| << | < | > | >> |Pagina 11In questo paese tutti vivono felici e contenti. La gente lavora qualche ora al giorno facendo ciò che preferisce, e poi va a passeggio, a suonare uno strumento, a fare esperimenti o bolle di sapone. In mezzo al paese c'è una casa molto grande dove non vive nessuno, ma dove c'è di tutto. Il signor Marrone, ad esempio, costruisce orologi a cucù. Quando finisce un orologio, lo porta al Magazzino, così chi ne ha bisogno se lo prende. E siccome il signor Marrone è rimasto senza carote, approfitta del viaggio e se ne porta via alcune per farci la sua zuppa preferita. Gli abitanti di questo paese sono felici, perché lavorano con buonumore facendo quello che preferiscono, lasciano ciò che producono al Magazzino e quando hanno bisogno di qualcosa ci tornano e la prendono con tutta la libertà del mondo. Ma, aspettate un momento! Sta arrivando il signor Righe, ed è su tutte le furie! «Accipicchia! cosa ti è successo? Non hai una bella faccia!», gli dicono i suoi amici, seduti sulla panchina della piazza del paese. Il signor Righe, in preda all'eccitazione, racconta la sua disavventura: «Ieri, dopo aver fatto una passeggiata, mi sono accorto di avere le scarpe bucate. Guardate qua che gallerie! Così, stamattina sono andato al Magazzino a prenderne un paio nuovo, quelle rosse del numero 36 che uso sempre, e vedo che non ce n'è neanche un paio! Allora vado a casa del calzolaio, il signor Giallo, per sapere cosa succede. Suono svariate volte il campanello, ma niente. Quando ormai me ne sto per andare, si apre la porta e fa capolino il signor Giallo, in pigiama e con gli occhi cisposi: "Lo sai che non ci sono più scarpe rosse del 36 nel Magazzino?", gli dico. "Lasciami dormire", mi risponde sbadigliando. "Ieri sera sono uscito, e ho ancora un gran sonno!". E, SBAM! mi chiude letteralmente la porta in faccia. Ed eccomi qua, furibondo e con le scarpe bucate!!». I suoi amici si alzano dalla panchina come se stesse andando a fuoco e cominciano a camminare su e giù, parlando e gesticolando tutti assieme. «Non può essere!!». «Ma non si vergogna??». «E adesso che scarpe ti metterai?». La notizia si sparge in men che non si dica: «Il signor Giallo ci ha lasciato senza scarpe, il signor Giallo ci ha lasciato senza scarpe!!». Alcuni vanno a casa del signor Giallo, ma il signor Giallo non apre la porta, si è messo i tappi nelle orecchie e sta dormendo come un ghiro! Altri vanno al Magazzino per vedere se mancano altre scarpe oltre a quelle rosse del numero 36. | << | < | > | >> |Pagina 90Comincia l'assemblea. Il signor Rosso prende la parola: «Scusatemi per gli urli di prima. Sono un contadino, amo la terra e ho vissuto sempre vicino ai miei ulivi. Il rumore del fiume, proprio come quello dell'olio che esce dall'oliera, per me è una musica celestiale. Quando un contadino vede il fiume pieno di grasso, di bolle bianche e di pesci morti, e le sponde tutte annerite, gli cadono le braccia...». «È così che il signor Magro si è arricchito a spese nostre, sciupando il bene comune!». «Che smetta di insudiciare il fiume, o finirà per distruggere i nostri raccolti!». «Abbiamo diritto di bere acqua pulita, giusto, signor Magro?!». Il signor Magro ha lo sguardo fisso per terra. È prostrato per quello che gli dicono, ma il suo orgoglio ferito lo spinge a esclamare: «Bene, e allora? Staremo senza crocchette?!». «Forse non c'è bisogno di restare senza crocchette, ma devi riparare le tue malefatte!», risponde il signor Giallo. «Sì, che ripulisca il fiume! Che lo pulisca con le sue mani!!». La discussione continua ancora un bel pezzo, tutti sono indignati. Alla sera, il signor Magro, il Re delle Crocchette, torna a casa con la coda fra le gambe. | << | < | > | >> |Pagina 115Il racconto Il bastone e la carota si articola a partire dal concetto di incentivo. Il comportamento delle persone risponde agli incentivi generati dalle situazioni sociali (tutto quello che condiziona o motiva ad agire in un modo o nell'altro). Possiamo vedere le diverse forme di organizzazione economica come modi più o meno efficaci di trattare i problemi legati agli incentivi, fondamentali per il funzionamento di una società. Ad esempio, all'origine della crisi mondiale dell'inizio del XXI secolo ci sono problemi di incentivi nel comportamento di banchieri, agenti finanziari, azionisti, debitori, governanti e banche centrali. | << | < | > | >> |Pagina 117PROBLEMI: siccome si può prendere quello che si vuole senza dover dare nulla in cambio, mancano incentivi per: a) lavorare e produrre; b) limitare il consumo;
c) produrre i beni più apprezzati.
RISULTATO: SCARSITÀ! | << | < | > | >> |Pagina 118ESEMPI: schiavitù, sistema feudale, totalitarismo.
INCENTIVI:
punizioni (il bastone) per chi non fa
quello che gli viene chiesto (violenza, prigione,
privazione di beni di consumo).
PROBLEMI: a) mancanza di libertà e diritti; b) sfruttamento da parte di chi comanda;
c) mancanza di informazioni (preferenze, costi) e
incentivi per produrre i beni più apprezzati.
RISULTATO: OPPRESSIONE, POVETÀ, INEFFICIENZA. | << | < | > | >> |Pagina 119ESEMPIO: capitalismo. INCENTIVI (LEGATI AI DIRITTI DI PROPRIETÀ): a) per lavorare e produrre (carote in proporzione a quello che si produce, il bastone è mancanza di carote); b) per limitare il consumo (se un bene scarseggia, il suo prezzo relativo aumenta e i consumatori ne comprano meno); c) per produrre i beni più apprezzati (i prezzi relativi sono segnali: se aumenta la domanda di un bene, il suo prezzo relativo è più alto e ci sono più incentivi per produrre);
d) per l'innovazione.
PROBLEMI: a) rischio di rimanere senza niente a causa di circostanze avverse (una persona che si ammala o subisce un infortunio non può lavorare; un temporale che distrugge un raccolto; che non ci sia domanda per alcuni prodotti o servizi); b) esternalità (non si prendono in considerazione gli effetti collaterali che le nostre azioni possono avere sugli altri, ad esempio l'inquinamento) e i beni pubblici (non si produce una quantità sufficiente dei beni che non si possono vendere individualmente, ma da cui tutti traggono vantaggio, ad esempio la difesa del territorio);
c) possibili abusi e sfruttamento a causa di concentrazione di potere,
mancanza di concorrenza e di opportunità alternative, che danneggiano i
lavoratori e i consumatori.
RISULTATO: POVERTÀ in mezzo all'abbondanza, DISUGUAGLIANZA, INEFFICIENZE SOCIALI. | << | < | > | >> |Pagina 121ESEMPIO: mercato con protezione sociale, Stato sociale. • Al mercato del terzo atto si aggiungono: a) un sistema di assicurazione o protezione sociale: ognuno deposita una parte dei suoi prodotti in un fondo comune, dal quale si può prelevarne una quantità limitata, qualora, per circostanze avverse, ci si trovi senza i beni necessari per vivere;
b) delle norme correttive delle esternalità (esempio: chi inquina, paga).
INCENTIVI: come nel terzo atto, ma sempre che l'assicurazione sociale sia limitata (se una persona può ottenere tutto in modo gratuito non ha incentivi per sforzarsi di prevenire i risultati avversi).
Inoltre, incentivi per responsabilizzarsi degli effetti collaterali delle
proprie azioni sugli altri.
PROBLEMI:
rimangono disuguaglianze, eventualmente anche grandi (non tutti hanno le stesse
capacità e opportunità per produrre le cose di maggior valore), possibili
concentrazioni di potere e
abusi, anche se si elimina la povertà assoluta.
E DOPO?
La storia continua.
Al mercato e allo stato
sociale si può aggiungere la pratica della reciprocità, del regalo, della
condivizione, la redistribuzione volontaria...
La possibilità di far sì che un'utopia diventi realtà.
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