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| << | < | > | >> |IndicePresentazione di Allan Bay 1 Introduzione 3 Avvertenza importante! 6 Un ricettario "eretico" 6 Il pubblico cui è rivolto 7 La dispensa essenziale 7 Gli attrezzi indispensabili 8 La Pasta 11 Pasta al sugo classica (con opzioni e correzioni) 12 Opzione "fame violenta" 15 Opzione "sugo unto e sbruciacchiato" 16 Opzione tonno 16 Opzione "autunno" 17 Opzione pomodori freschi 17 Come fare i pelati 18 Opzione "ragù farlocco" 18 E il ragù normale?! 19 Carbonara 19 Pasta spinaci e ricotta 21 Pasta alle zucchine 22 Pasta alle verdure con panna 23 Esperienza é il nome che diamo ai nostri errori? 25 Pasta aglio olio e peperoncino 25 Opzione "hard" 26 Pasta al pesto con fagiolini e patate 27 Pasta alle verdure con scamorza affumicata 28 Pasta pomodoro e mozzarella 29 Pasta broccoli e patate 30 Pasta alla rucola con pomodorini e scaglie di grana 32 Pasta con insalata belga e gorgonzola (...cena solitaria) 33 Pasta coi porri 34 Pasta al pomodoro con burro e latte 34 Pasta piselli e porri 35 Pasta alle melanzane 35 Pasta alla trevisana 36 Pasta fagioli e pancetta 37 Pasta panna e funghi (o limone e funghi) 39 Pasta alle verdure grigliate 40 Pasta pomodoro, piselli e capperi 40 Pasta ai frutti di mare 42 Pasta alla "finta bottarga" (acciughe e mollica) 43 Pasta alle "finte sarde" col finocchietto (alla Puppi) 44 Pasta cronometro 45 Pasta panna salsiccia e funghi (freschi, secchi o surgelati) 46 Pasta al sugo con polpette 47 Pasta rucola, panna (o ricotta) e gamberetti 48 Pasta al pesto fatto in casa 49 Opzione "pesto bastardo" 51 Opzione "pestiamo qualcos'altro..." 51 Lasagne 52 Lasagne vegetariane 53 Gli Gnocchi 53 Pasta fresca 55 Minestre e Minestroni 59 Minestrone "surgelato special" 60 Passato di verdure con crostini 62 Zuppa secca 63 Minestra con sa merrah (o con ricotta salata) 64 Variazione "ellenica" 66 Minestra dell'influenza 66 Minestra con passatelli 67 Riso e Risotti 69 Risotto al nulla (con opzioni e correzioni) 71 Indice Opzione "con formaggio" 72 Opzione "porri e pepe" 72 Aggiunte vegetali di vario tipo (più breve divagazione...) 73 Risotto con funghi e zafferano 74 Risotto con salsiccia 76 Risotto con carciofi 77 Risotto cotenna e fagioli 78 Risotto con belga e trevisana (...al broncio) 79 Opzione "condimento frullato" 79 Risotto ai frutti di mare 80 Risotto con zucchine e fiori 81 Risotto alla zucca 82 Insalata di riso 84 Riso indonesiano "Fiammetta" 85 Riso pilaf 86 Pilaf creativo 87 Finto sushi (...o sushi mediterraneo) 88 Riso in bianco 88 Il brodo 89 La Pasta cotta a risotto? 92 Quali paste possono essere cucinate come dei risotti? 93 La Carne 97 Cotoletta alla milanese 98 Scaloppine 100 Fiorentina 101 Ossibuchi 102 Arrosto 103 Bollito 106 Vitello tonnato 106 Svizzera con sottiletta 109 Polpette creative 109 Polpette impanate e fritte 110 "Ciliegie bovine" 110 Costolette di maiale con "creme di panna" 110 Pollo arrosto 111 Salsiccia nel sugo di pomodoro 113 Pollo al curry 114 Carpaccio 115 Opzione "Dioniso" 115 Coniglio in pentola con soffrittone 116 Rotolo di pollo o tacchino con prosciutto e formaggio 117 Opzione "signor rotolo" 118 Tartare 119 Il Pesce 121 Rapido corso di avviamento professionale per la cottura del pesce 122 Filetto di trota salmonata al cartoccio 122 Opzione "brillante" 124 Pesce al forno 124 ... e in padella 126 Pesce al sale 126 Eschisiada 128 Sgombro con verdure 129 Brodo di pesce 131 Brodo di crostacei e scarti vari 132 Trote in salsa creativa 133 Gran risotto al nero di seppia 136 Pasta al nero? 140 Fritto misto 140 Qualche contorno 143 Pinzimonio 144 Peperoni al forno 145 Cipolline in agrodolce 146 Patate al forno 147 Finte patate al forno (in padella...) 148 Cipolle alla piastra 148 Verdure alla piastra (o sul fuoco) 149 Frittelle di zucchina 150 Insalatina 151 Patate infarinate al vino bianco 152 Fave con menta 152 Puré 153 Pomodori ripieni di maionese 153 E se vi insegnassi la maionese vera? 154 Piatti unici (hard e soft) 157 Pentolone di verdure bollite 158 Verza e patate con formaggio 159 Pasticcio messicano 159 Cous cous con verdure al curry 161 Variante "ittica" 164 Tabulé 164 La polenta 164 Polenta morbida con merluzzo (o con filetti di pesce persico) 165 Polenta ripassata in padella col burro e condita col formaggio 166 Opzione "Ma devo per forza ripassarla al burro?" 168 Polenta col sugo alla salsiccia 168 Pasticcio di polenta al forno 169 Piatti soft 170 Lattuga-bistecca 170 Insalata contrastata 171 Insalata mista 171 Torte salate 175 Ricotta e spinaci 176 Uova zucchine e pancetta 177 Patate e formaggio (Tortino svizzero) 178 Cavolfiore e fontina 179 Zucca e porri 179 Opzione "quello che vi pare" 180 Variazioni possibili sul formato delle torte salate 181 Frittate e Crépes 183 Le Frittate 184 Cipolle e patate con correzione caprina 184 Zucchine e porri con crosta di formaggio 186 Last minute 186 Spinaci e ricotta 187 Con gli spinaci 187 La frittata stessa può essere cotta al forno! 188 Tortino di riso 188 Opzione "pseudoarancini" 189 Le Crèpes 190 Crèpes farcite 192 Il Pane e le Bruschette 195 Pane frattau 197 Bruschette 198 Classica aglio pomodoro e sale 198 Col pesto e col pesto corretto 199 Col sugo 199 Con verdura grattugiata 199 Opzione "bruschetta frittatosa" 200 Alla bottarga 200 Finta pizza in tutte le variabili 200 Pane fatto in casa 200 Dolci,Vov e Caffè 203 Pesche al vino rosso 204 Ricotta e miele 205 Ricotta e scorza di arance 205 Frutti di bosco e gelato 206 Mousse al cioccolato 206 Opzione "finto gelato" 207 I preparati liofilizzati 208 Torta Gungui e tutte le possibili varianti 208 Opzione "pere e cioccolato" 210 Opzione "marmellata" 210 Opzione farina di castagne (o addirittura castagne...) 211 Opzione... delirio 211 Torte "panose" 211 Torta "Deliziosa" 211 Opzioni e correzioni 212 Torta allo yogurt 213 Torta alla ricotta 214 Torte con pasta sfoglia pronta 215 Con le mele 215 Strudel 216 Crostate con pasta frolla pronta 217 Torta al pane perso (o paio perdu, che è il pane secco...) 217 Tiramisù 220 Zabaione 221 Crèpes dolci 223 Vov 224 Caffè 225 Opzione "cremina" 228 Opzione "cremina hard" 230 Opzione "bomba" 230 Fuori ricetta 233 Il galateo aggiornato 234 Bevande a tavola 237 Spezie da balcone 239 Il lavaggio delle pentole 241 La dieta 242 Conclusione informale 247 |
| << | < | > | >> |Pagina 3"Io ho fame adesso" potrebbe essere il titolo della mia autobiografia perché io ho sempre avuto fame adesso e non all'ora dei pasti. "Io ho fame adesso" era quindi la mia protesta infuriata contro la convenzionalità degli orari alimentari. Fin dall'infanzia ho appreso la possibilità di prepararsi rapidi spuntini, piatti veloci e gustosi tappabuchi che includerò, in parte, in questo ricettario. Per il resto il titolo serva a ricordare il carattere essenziale e basilare di questo libro che parte innanzitutto dalla fame del cuoco e dalla sua necessità di prepararsi qualcosa per nutrirsi. L'arte culinaria nasce innanzitutto dall'appetito, ovvero dal desiderio di mangiare. "Desiderare" etimologicamente significa "non vedere le stelle necessarie a trarre gli auspici". Il termine esprime quindi un vuoto, una mancanza, che l'uomo è chiamato a colmare attraverso una rielaborazione personale. In questa operazione maturano i migliori frutti dell'esperienza umana. Il desiderio si colora di necessità, e nasce l'opera. Questo libro nasce praticamente per caso. È una specie di figlio indesiderato, ma non gli ho dedicato certo meno attenzioni per questa ragione. Il mio obiettivo originario era scrivere qualche ricetta fondamentale senza troppi fronzoli per il fidanzato della mia migliore amica, nonché coinquilina. Dopo un paio di ricette ero già completamente coinvolto in quello che poi è diventato il mio ricettario. E a quel punto sono arrivati i fronzoli. Ho cominciato a calarmi nella parte dello scrittore. Quasi involontariamente mi sono ritrovato in un dialogo serrato con il mio pubblico ideale. Mi sembrava di averlo davanti quel pubblico, vasto ed eterogeneo, desideroso di imparare i fondamenti della cucina nella forma tanto poco accademica che ho conferito loro fin da principio, un po' per scelta metodologica e un po' per rendere più simpatica la lettura. Hermann Grimm (storico dell'arte vissuto nella seconda metà del diciannovesimo secolo) diceva: "Se si vuole scrivere un libro, bisogna essere convinti che c'è un milione di lettori in spasmodica attesa di leggerlo". Questa frase mi aveva impressionato nonostante facessi molta fatica a immaginarmi anche solo una ventina tra amici e parenti che avessero una qualche voglia di accontentarmi leggendo la mia operetta. Da quel momento mi fu chiaro che se avessi voluto destare un qualche più vasto interesse, avrei dovuto chiarire, almeno nella mia testa, le finalità della mia esposizione. Di ricettari è notoriamente pieno il mondo. Ogni giorno in televisione decine di programmi e di servizi sono dedicati a questa o quell'altra tradizione gastronomica. E non sono nemmeno classificabili le innumerevoli pubblicazioni periodiche del settore. Cosa avevo da insegnare io? Nulla. Ed ecco chiarito il primo presupposto: non avrei trattato nessuna ricetta elaborata, nessun piatto presuntuoso o esteticamente ambizioso, mi sarei dedicato a una grammatica di base fatta di semplici ingredienti sempre reperibili e quasi sempre economici, dedicata espressamente ai principianti. Inoltre non avrei tralasciato gli alimenti meno nobili: surgelati, prodotti in scatola e simili, tanto snobbati dai sostenitori della "cucina genuina", quanto necessari e realmente utilizzati da ogni persona che non disponga di troppo tempo per prepararsi da mangiare. Platone diceva che la conoscenza è innata nell'uomo, e che quindi imparare significa ricordare, ovvero richiamare alla mente un sapere che è già in nostro possesso. Forse ho un po' semplificato. Ciò che dice Platone vale senz'altro per l'arte culinaria, che, nata dall'elaborazione dell'istinto di sopravvivenza, è appunto, nella sua forma primordiale, innata e istintiva. L'arte culinaria nell'antichità era considerata, al pari delle arti pittoriche, molto poco. Ciò fa riflettere su un'analogia molto significativa. Tanto le arti belle quanto l'arte culinaria si basano su un processo creativo. L'arte culinaria quindi, se posso permettermi una forzatura, è forse la più straordinaria forma di arte contemporanea che possa essere concepita. È innanzitutto reale espressione dello spirito di un popolo. È valutabile esteticamente tanto nel suo risultato concreto, quanto nella sua elaborazione. Ed è infine consumata da un pubblico che ne assorbe la sostanza con tutti i sensi.
Con questa lunga digressione potrei aver tratto in inganno il lettore che si
starà ora immaginando una sorta di trattato filosofico sofisticato e
incomprensibile. Il mio ricettario è proprio tutt'altro. Inutile che mi addentri
ora in una descrizione dettagliata del libro, dal momento che vi basterà
leggerne poche righe per capirne lo spirito. Un'introduzione formale era del
resto indispensabile, e ne ho approfittato per racchiudere in essa tutta la
serietà che non ritroverete più nel corso della lettura.
Avvertenza importante!
Questo libro è fatto in modo che non si possa estrapolare una ricetta dal
contesto per evitare di sorbirsi tutte le mie divagazioni e i miei racconti
inutili. Ho predisposto delle trappole per chi ha intenzione di perseguire
questa fruizione selettiva. Vi sono, ad esempio, indicazioni fondamentali per
una ricetta, che inserisco attraverso rimandi criptati, nella ricetta
precedente, e che non potete cogliere se non leggete il libro dall'inizio alla
fine. Altre ricette se le leggete da sole, o se saltate l'introduzione per
passare direttamente agli ingredienti, esplodono. Quindi... attenti a voi!
Un ricettario "eretico" Si tratta di un ricettario eretico per molte ragioni che espongo per punti, ossequioso a una sistematicità che incontrerete raramente nel seguito. Punto primo: ignora buona parte delle ufficiali norme culinarie e, come ho già detto, consiglia senza timore l'acquisto di surgelati, prodotti in scatola e dadi per brodo. Questi alimenti sono realmente consumati da chiunque non disponga di abbastanza tempo e voglia per fare la spesa quotidianamente e per occupare la propria serata cucinando. Punto secondo: è scritto da un cuoco non professionista ed è rivolto a un pubblico di principianti. È quindi una guida per imparare a cucinare partendo dalle cose più semplici. Punto terzo: le ricette affrontate sono molto facili ed economiche, e sono quelle realmente fattibili in un giorno qualsiasi della settimana in poco tempo. Attraverso semplici consigli per una spesa "intelligente", al lettore è offerta la possibilità di crearsi una dispensa varia e non immediatamente deperibile, a partire dalla quale si potranno eseguire buona parte delle ricette suggerite.
Punto quarto.
è farcito di aneddoti, esperienze personali e divagazioni solo raramente
motivate. La forma "chiacchierata" vorrebbe permettere una lettura rilassata e
integrale, su una comoda poltrona ancor prima che ai fornelli.
Il pubblico cui è rivolto È vasto ed eterogeneo. Parlo a tutti i single nelle loro varie declinazioni: giovani lavoratori, studenti che vivono da soli, studenti-lavoratori, laureati in lettere disoccupati e affamati (cioè la quasi totalità...), consulenti finanziari in carriera che non tornano mai a casa prima delle nove di sera, uomini di qualsiasi età che sono stati lasciati dalle proprie mogli o fidanzate con le quali convivevano e mangiano pizze surgelate ormai da diversi mesi, giovani donne emancipate ma denutrite, immigrati con molti figli e pochi soldi, bambini precoci, animali col pollice opponibile ecc. ecc. | << | < | > | >> |Pagina 11Un ricettario per principianti non può che partire dalla pasta, sicuramente l'alimento più capillarmente diffuso in Italia. È difficile stufarsi della pasta perché infiniti sono i modi in cui mangiarla. Io ne ho elencati una trentina, a partire dai più comuni, sebbene anche a questi io abbia apportato minime ma succulente modifiche. Breve premessa sulla cottura della pasta in generale, indipendentemente dal sugo: la pasta va calata in acqua bollente e salata, quindi rimestata nella pentola ogni tanto in modo che non si attacchi. Nei primi minuti è consigliabile lasciare la pentola coperta fino a che l'acqua non ricomincia a bollire. Chiunque impara a regolare la quantità d'acqua e di sale dopo poche prove, quindi con l'esperienza, ma, a beneficio degli insicuri, rivelerò le dosi esatte: un litro d'acqua per ogni cento grammi di pasta e circa 10 gr di sale per ogni litro. L'assenza di un bilancino elettronico rende le indicazioni relative al sale totalmente inutili...
Indipendentemente dai tempi indicati sulla confezione, saprete che la vostra
pasta è pronta quando, tagliando, mettiamo, un fusillo a metà, vedrete che la
sezione è di colore uniforme. Se invece vedete che l'interno è ancora chiaro
vuol dire che lì l'acqua non è ancora penetrata. Assaggiare la pasta prima di
scolarla è comunque una pratica utile qualora si vogliano variare i tempi di
cottura e ottenere una pasta più o meno al dente.
La pasta scolata e unita al sugo va quasi sempre saltata in padella per uno o
due minuti, e questa è già una ragione sufficiente per scolare la pasta comunque
un po' più al dente dal momento che continuerà brevemente a cuocere in padella.
Saltare la pasta serve a unire per bene il sugo e ad amalgamare tutti i sapori.
Indipendentemente da queste approssimative spiegazioni, saltate comunque la
pasta. Lo fanno tutti!
Pasta al sugo classica (con opzioni e correzioni) Potrebbe apparire superfluo spiegare la preparazione della pasta al sugo di pomodoro, ma visto che il mio lettore ideale si ciba di questo economico e gustoso piatto con straordinaria frequenza, sarà meglio fornire alcune indicazioni per prepararlo con fierezza e non con quel tipico atteggiamento dimesso e frustrato che si accompagna solitamente alla frase: "Che palle! Ancora pasta al pomodoro!" Innanzitutto gli ingredienti per il sugo. Il segreto sta chiaramente nel soffritto che, secondo me, deve essere abbondante e corposo. Vi fornisco le indicazioni per preparare un sugo per tre o quattro persone, ma, e questa è la mia prima lezioncina di economia domestica, può essere una buona idea quella di preparare sugo in abbondanza, da conservare in frigo per il giorno dopo o quello successivo ancora, o da surgelare. Infatti, una volta che vi adoperate per preparare un sugo, poco cambia che lo facciate per quattro o per otto persone, e in compenso, se ne avete fatto abbastanza, vi sarete creati una piccola riserva per quei numerosissimi giorni nei quali, piuttosto che cucinare, sareste pronti a rosicchiarvi gli stinchi pelosi del vostro fedelissimo pastore maremmano.
Quindi senza perdermi in raccomandazioni alla prima ricetta, procedo con
l'elenco degli ingredienti:
una cipolla di medie dimensioni (rossa o bianca, come preferite. Vanno benissimo anche i cipollotti freschi, lo scalogno, i porri, i cipollotti selvatici che si trovano nei campi...) una carota, ma non di quelle grandi come mattarelli e dure e insapori come dei Calippi un gambo di sedano (verde o bianco) uno spicchio d'aglio due barattoli di passata di pomodoro a pezzettoni o di pelati
basilico, o rosmarino o prezzemolo.
Preparazione: Tagliate la cipolla prima a metà e poi a fettine sottili senza sminuzzarla ulteriormente e senza privarvi dei vostri preziosissimi polpastrelli. Se però malauguratamente tra i vostri ospiti c'è il solito rompipalle a cui non piace la cipolla se la vede nel piatto, usate le mezzaluna. Possibilmente invece non usate il frullatore. Finché è possibile lascerò gli elettrodomestici fuori dal mio libro. La carota invece dovete tagliarla fine fine, soprattutto se non avete intenzione di far andare il sugo per due ore. La carota ci mette un sacco a cuocere e se la tagliate grossolanamente uno dei vostri amici sarcastici vi chiederà il motivo della ghiaia nel soffritto (non preoccupatevi, man mano che il libro procede diventerò sempre meno prolisso, ma in questo primo capitolo, che è anche un immenso prologo affetto da sindrome di gigantismo, sento l'incontenibile necessità di sfogarmi, e l'impulso fisiologico di dire cazzate...). Il sedano tagliatelo prima per il lungo in due o tre strisce e poi a rondelline sottili. Perfetto! (perdonate queste ridicole esclamazioni o, ed è meglio, eliminatele con un pennarello nero). Ora fate scaldare un po' d'olio (rigorosamente d'oliva, possibilmente extravergine) in una padella antiaderente se non avete il tempo di star dietro al sugo tutto il tempo, oppure in acciaio se c'è qualcuno con voi in cucina che vi fa compagnia, magari ascoltando musica italiana anni '60 alla radio, o recitando alcune battute del Padrino parte seconda quando non so chi insegna a non mi ricordo chi, come si fa il sugo al pomodoro con le polpette. Buttate tutto ciò che avete tagliato nella padella e spolverate con due cucchiaini rasi di sale grosso (non chiedetemi perché grosso e non fino, e non chiedetemi come si fa a spolverare del sale grosso!). Fate soffriggere a fuoco medio fino a che non vi sembra tutto abbastanza molle e unto. In altri libri potreste trovare: "Dorate la cipolla in padella", che non è altro che un eufemismo per dire quello che ho detto io... A questo punto aggiungete il barattolo di passata. Non importa la marca anche se ci sono chiaramente qualità diverse, e trattandosi di una minima differenza di prezzo, io consiglio di prendere marche buone, che non sono necessariamente le più famose. Comunque passata a pezzettoni. Non liquida.
Mischiate con un mestolo di legno la passata con il soffritto e aggiungete
un cucchiaino raso di zucchero. Se avete usato i pelati, anche qualcosina in
più. Col tempo si impara a riconoscere quando il pomodoro è un po' acido, ma per
non sbagliare lo zucchero mettetelo sempre (anche per contemplare la buffa
eventualità che vi si rovesci la zuccheriera nella padella trasformando il
vostro sugo in ketchup...).
Ora i tempi: se non avete fretta l'ideale è cuocere il tutto a fuoco lento per più tempo possibile. Io dico che una mezz'ora è già un buon tempo, ma se usate i pelati, o i perini crudi, è quasi tassativa l'ora di cottura. Se disponete quindi di parecchio tempo aggiungete anche due spicchi d'aglio interi se vi va, da togliere prima di condire la pasta. Cuoceranno insieme al sugo e non essendo soffritti non lo appesantiranno. Se invece non avete voglia di aspettare, o non potete, fate così: a fuoco veramente alto fate andare il sugo senza perderlo mai di vista e mescolandolo frequentemente. Se avete usato i pelati spiaccicateli col mestolo man mano che si asciuga l'acqua. In tal modo potranno essere sufficienti anche cinque minuti per la passata e... facciamo dieci per i pelati, ma lo capirete tranquillamente da voi. Ah, dimenticavo: controllate, assaggiando, se il sugo è salato al punto giusto. Noterete che quando ignoro le dosi, vi darò indicazioni del tipo "Assaggiate per vedere se va bene", oppure "Aggiungete tanto sale quanto basta". Le trascrizioni delle ricette che tentate invano di farvi spiegare dalle vostre nonne, sono piene di questo tipo di indicazioni. Quindi la mia non è una negligenza, bensì una precisa scelta di stile. Ritroverete in questo libro quella spontaneità e istintività primitiva che contraddistingue la cucina delle origini (come giustificazione per il fatto che non conosco le dosi del sale dovrebbe bastare, credo...). Scherzi a parte, non posso spiegare ogni passaggio nei dettagli. Ne va della già dubbia leggibilità del ricettario. Ribadisco per chi si fosse collegato solo ora: di pasta fate quella che volete, ma fatela saltare un po' in padella assieme al sugo prima di servirla (come vedete conosco perfettamente le abitudini di quei perversi lettori che saltano da un capoverso all'altro!). Ah, se volete aggiungere il basilico, mettetelo a circa tre quarti della cottura del sugo, oppure anche fresco alla fine. Non esiste una normativa certa in materia di basilico, anche se un mio amico ha reagito inorridito al fatto che io non aggiungessi il basilico solo alla fine... Se usate il basilico surgelato, che si trova in pratiche confezioni richiudibili al supermercato, va bene lo stesso, specie d'inverno. Più avanti parlerò comunque della possibilità di far crescere un po' di spezie sul balcone o anche sul davanzale. Se invece volete fare un sugo con il rosmarino, tritate direttamente gli aghi nel soffritto. Il grana non è fondamentale. Se l'avete finito, o non ve lo potete permettere, o se semplicemente preferite spendere l'equivalente di un pezzo di grana per comprare quattro bottiglie di vino per ubriacarvi in compagnia, facendo la scarpetta nel sugo abbondantissimo che avete appena preparato, non c'è problema. Anzi: invitatemi... | << | < | > | >> |Pagina 97Ci sono tantissimi piatti di carne che si possono fare con un minimo sforzo e con una discreta spesa. Il problema della selezione da proporre nel libro mi ha ossessionato per settimane. Mi dispiaceva liquidare l'argomento carne con due battute e un paio di consigli improbabili. Parlando di carne risento inoltre dell'eredità di due anni di vegetarianesimo che mi hanno profondamente segnato. Ad esempio tollero a fatica l'idea di comprare della carne a buon mercato e preferirei, nella mia utopica immaginazione, disporre di carne della quale conosco realmente la provenienza e quindi le condizioni dell'allevamento. L'ideale, per me, sarebbe poter assistere all'uccisione e alla macellazione dell'animale, cosa che è possibile solo quando sono in Sardegna dai miei parenti. Non è per spirito sanguinario, ma per onestà intellettuale: se ti mangio devo avere almeno il coraggio di vederti uccidere. Cotoletta alla milanese Come milanese, mi sento un po' obbligato a cominciare da questa ricetta. I milanesi parlano sempre male della propria città. Incominciamo a riconoscerle i suoi meriti a partire da questo meraviglioso piatto di carne. Per far ciò dobbiamo inanzitutto rifiutare, con una buona dose di spirito campanilistico, la priorità vantata dagli austriaci per la loro wienerschnitzel. Mi chiedo se i nostri nonni siano ancora segnati dal diffuso spirito antiaustriaco dei tempi passati. Provate a chiederlo ai vostri, o comunque ad un qualsiasi anziano. Aaaaah... è arrivato il momento per rivelarvi una mia ambizione segreta. Vorrei introdurre un corso di "storia della gastronomia" nella facoltà di lettere e filosofia. Cioè un corso che affronti tanto le origini dell'alimentazione quanto le sue evoluzioni culturali, connesse agli avvenimenti storici e alle scoperte scientifiche. Voi cosa ne pensate? Alla fine alla Statale di Milano ci sono corsi per tutto. Uno sulla gastronomia ci sta bene. Poi per Scienze dei Beni Culturali lo metterei come obbligatorio: "arte culinaria", lo dice la parola stessa. La cotoletta alla milanese si fa con la costoletta di vitello, quella con l'osso. Quindi non è che un qualsiasi pezzo di carne impanato e fritto costituisce una cotoletta (contrariamente a quello che pensavo un po' di tempo fa. Non vi dico quanto altrimenti buttate via il libro...). Vero è che si può realmente impanare e friggere di tutto: fette di pollo o tacchino, costolette di maiale, verdure tagliate a fette, vecchi vestiti che non usate più... L'impanatura è una tecnica, ma la cotoletta alla milanese è un piatto specifico.
Ecco ciò di cui avete bisogno:
costolette di vitello (una a testa) pan grattato (sarebbe meglio grattare solo la mollica. Se non avete pane secco in casa, perché come me siete abituati a mangiarlo piuttosto che a lasciarlo seccare, potete prendervi anche direttamente il preparato per impanatura. Ah! ve lo dico subito: i panettieri, almeno quelli milanesi, non vi vendono il pane secco)
un uovo (che basta per quattro cotolette) e burro a volontà
Il procedimento è drammaticamente semplice. Fate sciogliere il burro in una padella grande a sufficienza per contenere le cotolette che dovete preparare. Se le cuocete una alla volta dovete cambiare il burro ogni volta, perché altrimenti brucia coi residui del pan grattato. In un piatto avete l'uovo sbattuto. In un altro il pan grattato. Passate la cotoletta su entrambi i lati prima nell'uno e poi nell'altro e quindi mettetela in padella. La cotoletta talvolta cuocendo si imbarca. Per evitare ciò fate tre o quattro tagli profondi circa un centimetro sui bordi. Cuocetela circa cinque minuti per lato, ma giratela una sola volta se non volete ottenere una spugna unta d'olio invece che una cotoletta. Quando la tirate fuori poggiatela in un piatto dove avete messo un paio di fogli di scottex, in modo da asciugarla un po'. Quindi servite. Alcuni gradiscono una spremutina di limone. In una vaschetta al centro della tavola metterete dunque un limone tagliato a spicchi. | << | < | > | >> |Pagina 175La torta salata è uno di quegli alimenti che generalmente si trovano alle feste informali o alle cene in cui "ognuno porta qualcosa". È quindi indispensabile conoscerne i segreti della preparazione. Molto pochi per la verità, dal momento che non ho nessuna intenzione di insegnarvi a fare la pasta sfoglia e vi raccomando piuttosto l'acquisto di quella già pronta, fresca, arrotolata e già fornita della sua carta forno. Meglio di così! Costa veramente poco e viene sempre bene. La ripetibilità di simili successi in cucina è garantita in modo meccanico, e per questo non sempre desiderabile, solo dai prodotti industriali. Ma non temete. Il preparato industriale non vi ha esautorato dal ruolo di cuoco, perché il ripieno dovrete farlo voi e sempre voi dovrete capire quando la torta è pronta. I tempi di cottura variano a seconda dello spessore e della consistenza del suddetto ripieno. Ricotta e spinaci Per una torta con ricotta e spinaci procuratevi i seguenti ingredienti: 500 gr di spinaci surgelati 300 gr di ricotta e 100 gr di grana un uovo
una confezione di pasta sfoglia fresca
Fate bollire gli spinaci surgelati in una padella alta con l'acqua e poco sale. Quando si sono sciolti completamente aspettate altri cinque minuti e quindi scolateli in uno scolapasta dove li strizzerete accuratamente schiacciandoli con un mestolo di legno. Posateli quindi in un piatto affinché si intiepidiscano e tagliateli con coltello e forchetta in modo da spezzettarli per bene. Non è consigliato frullarli, perché formerebbero una pasta troppo compatta e il tortino risulterebbe un po' schiacciato. Non frullateli, ma tagliateli per bene. Scaldate il forno a 180 gradi e srotolate la pasta sfoglia sul tavolo in modo che respiri per una decina di minuti. Quando gli spinaci si sono intiepiditi metteteli in una ciotola capiente e unite la ricotta, l'uovo e il formaggio grattugiato. Amalgamate l'impasto e assaggiatene una punta, peraltro gustosissima, per controllare la salatura. In una teglia rotonda, che non deve essere necessariamente antiaderente, dal momento che la pasta sfoglia è protetta dalla carta forno, disponete la pasta facendola aderire ai bordi e versate l'impasto nel centro. Spalmate l'impasto su tutta la sfoglia e ripiegate i bordi su di esso. A seconda del diametro della vostra teglia vi verrà un tortino più o meno alto, ma non vi dovete preoccupare. Al limite si allungano un po' i tempi di cottura, ma il risultato non cambia, ovvero è sempre ottimo. Infornate e lasciate cuocere fino a che i bordi superiori della pasta sfoglia non si saranno scuriti. Questo è il criterio migliore che potete utilizzare. Credo comunque che quaranta minuti ci vogliano tutti. È praticamente impossibile che bruciate la pasta sfoglia. Una volta per esempio avevo fatto un ripieno un po' particolare e tra l'altro avevo cotto la torta in una teglia stretta e alta. Ho dovuto tenerla in forno per circa un'ora e dieci e la pasta era perfetta, cotta e friabile al punto giusto. Una volta pronta bisogna lasciare almeno che si intiepidisca, ed è buona anche fredda. Se non la finite conservatela in frigo. Anche lui ve ne sarà grato... | << | < | > | >> |Pagina 195Il pane è un alimento fondamentale nella vostra buffa cucina. Esso deve comparire in tutte le forme che la conservazione alimentare permette. Fresco, sempre quando è possibile. Secco, da grattugiare all'occorrenza. Surgelato, già tagliato in pratiche fette da sgelare in pochi minuti in forno. E infine allo stato embrionale, come farina e lievito... Le fette di pane surgelate si trasformano facilmente in bruschette variopinte, ideali per aperitivi, antipasti o semplicemente come spuntini blocca-fame (le comuni crisi di fame vanno bloccate, non saziate!). Un tipo di pane che prediligo in modo particolare è quello sardo: il pane carasau. Purtroppo "in continente" (espressione che chi è stato in Sardegna conoscerà bene) è difficile trovare del buon pane sardo. Non mancano i rivenditori di alimenti sardi, almeno nelle grandi città, ma anche quelli raramente vendono la versione originale del carasau (che la già citata Antonietta prepara da sé nel forno a legna costruito da mio zio...). Comunque sia, amo questo tipo di pane per i suoi molteplici usi e per la sua durata. Se ben conservato nella sua confezione da richiudere accuratamente ogni volta che si prende del pane, dura anche diversi mesi, senza che il sapore o la consistenza risultino alterati. È possibile consumarlo così com'è, accompagnandolo con del formaggio e del salame: oppure lo si può scaldare sul fuoco o in forno condito con un filo d'olio, del sale e del rosmarino. Ma la soluzione che io prediligo per questo disponibile alimento è quella del pane bagnato. Il pane carasau, una volta bagnato velocemente sotto il rubinetto da entrambi i lati, e quindi lasciato ad ammorbidirsi in un piatto per un paio di minuti, assume la consistenza di una vecchia spugnetta consumata. Si fa per dire... Diventa però molle e compatto, tale da poter essere arrotolato attorno ad un pezzo di formaggio come se fosse una benda. Ideale quindi il suo uso come guarnizione o come contenitore commestibile. Potreste usarlo per fare un sacchettino da farcire con verdure o con riso o con carne macinata. Potreste farci dei fiorellini da scaldare poi in forno in modo che conservino la forma. Insomma, potete farci un po' quello che volete. Lo scoprirete da soli, ma vi consiglio ancora un paio di applicazioni: usatelo come base per piatti di carne o di verdure, ovvero posatene due p tre pezzi sul piatto come per nasconderlo, e posateci sopra i vostri alimenti. Se poi questi sono un po' sugosi il pane si ammorbidirà con i liquidi rilasciati diventando estremamente gustoso. Spezzetatelo nelle vostre minestre o minestroni a sostituzione dei classici crostini. Nella forma spezzettata è anche fichissimo nel caffelatte al posto dei corn flakes. La mia nonna sarda era solita cenare con questa originale zuppetta.
L'unico piatto costituito in massima parte dal pane carasau è il pane
frattau, un piatto veloce e poco elaborato che sostituisce nobilmente la volgare
pizza surgelata.
Pane frattau Ingredienti: sugo di pomodoro in abbondanza, circa due bicchieri a porzione pane carasau, ovviamente pecorino sardo stagionato o grana
un uovo a testa
Mettete a bollire due dita d'acqua in una padella. Preparate quindi sul tavolo tanti piatti quanti sono i vostri amici o famigliari. Il sugo deve essere già pronto e caldo. Quindi bagnate dei pezzi di pane sardo grandi circa come una busta da lettera commerciale e posateli sui piatti, due o tre per piatto, in modo che una volta ammorbiditi costituiscano una base coprente. Alcuni parenti barbaricini invece di bagnare semplicemente il pane lo pucciano per un secondo nell'acqua bollente in modo che rimanga caldo nel piatto. Spalmate a cucchiaiate il sugo bollente su questa base e spolverateci sopra una o due cucchiaiate di formaggio. A questo punto procedete a strati: ancora pane bagnato, ancora sugo e ancora formaggio. Sul terzo o quarto strato poggerete l'uovo già cotto in camicia nell'acqua bollente. Per fare l'uovo in camicia rompete l'uovo e versatene il contenuto molto delicatamente nell'acqua bollente. Si rapprenderà come se lo aveste fatto fritto ma essendo bollito risulterà più leggero. Parlare di leggerezza in un piatto di pane bagnato suona un po' contraddittorio, ma prendetevi questo consiglio per quello che è...
Il sapore che dovrebbe accompagnare questo piatto isolano sarebbe quello
dell'armidda, che si potrebbe descrivere in modo molto poco adeguato come una
sorta di origano selvatico sardo (i sardi mi perdonino!). Unita al sugo durante
la cottura conferisce un sapore unico ed è, per così dire, il tratto distintivo
del piatto.
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