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| << | < | > | >> |Pagina 11 [ inizio libro ]La breve pausa di pensoso silenzio nella partita di scarabeo fu interrotta da un fruscio di plastica alla gattaiola: era Portland Bill che rientrava. Nessuno ci fece caso. Michael e Gladys Herbert erano in vantaggio, con Gladys che se la cavava un po' meglio del marito. Gli Herbert giocavano spesso a scarabeo, e ci sapevano proprio fare. Il colonnello Edward Phelps - loro vicino di casa e buon amico - segnava il passo, e Phyllis, la sua nipote americana di diciannove anni, se l'era cavata bene, ma negli ultimi dieci minuti aveva perso interesse al gioco. Presto sarebbe stata l'ora del tè. Il colonnello era insonnolito, e lo lasciava vedere. - Muto, - disse il colonnello meditabondo, schiacciando l'indice sul suo baffo alla Kipling. - Peccato, stavo pensando a terremoto. - Se hai muto, zio Eddie, - disse Phyllis, - come fai a ricavare moto? Il gatto produsse un rumore più prolungato, lì alla gattaiola, e con la coda nera e i quarti posteriori pezzati ormai dentro casa camminava all'indietro trascinando qualcosa attraverso l'ovale di plastica. La cosa che aveva portato dentro era biancastra e lunga all'incirca quindici centimetri. - Ha preso un altro uccello, - disse Michael, impaziente che Eddie facesse il suo gioco, in modo da poter fare lui un'abile mossa, prima che qualcuno gliela soffiasse. - Si direbbe un'altra zampa d'oca, - disse Gladys, dando un'occhiata. - Puh!
Alla fine il colonnello fece la sua mossa, aggiunse un
IM a PORTO. Michael mosse, suscitando un gridolino di
ammirazione da parte di Pbyllis per il SUO ASTRO attaccato
a FIGLI, la A del quale gli fece ottenere RAZZIA.
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