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| << | < | > | >> |Indicep. VII Prefazione SEZIONE A INTRODUZIONE 1 Capitolo 1 Comportamento animale e comportamento umano 5 Capitolo 2 Che cos'è il comportamento sociale? 5 Il problema della classificazione 5 Relazioni tra il comportamento sociale e altre categorie di comportamento 7 Nomendatura e classificazione del comportamento 11 Lo stato del comportamento sociale 13 Qualità dei rapporti sociali 17 Sommario SEZIONE B DUE PROBLEMI FONDAMENTALI 18 Capitolo 3 Il problema della motivazione 18 Perché il concetto di «istinto» è caduto in discredito 19 I fenomeni fondamentali 20 Uso delle variabili intermedie 23 Spontaneità 24 Fattori esterni - stimoli scatenanti e stimoli motivanti 25 Fattori interni 25 Fattori negativi e stimoli consumatori 28 Meccanismi 29 Motivazione animale e motivazione umana 29 Le reti causali 31 Sommario 32 Capitolo 4 Il problema dello sviluppo 39 Conclusione SEZIONE C COMUNICAZIONE 40 Capitolo 5 Che cos'è la comunicazione? 44 Capitolo 6 Liberatori sociali 44 Selezione degli stimoli e liberatori sociali 51 Liberatori sociali e conflitto 60 L'evoluzione dei liberatori sociali 66 Le informazioni trasmesse dai liberatori sociali 71 L'importanza del contesto 72 Sommario 74 Capitolo 7 Limiti del metodo basato sui liberatori sociali 79 Sommario 80 Capitolo 8 Movimenti non adattati per una funzione di segnalazione 80 Analisi sequenziale 86 Comunicazione sull'ambiente 89 Sommario 91 Capitolo 9 Sviluppo della comunicazione non-verbale 91 Lo sviluppo dei moduli motori di segnalazione 100 L'uso dei movimenti-segnale 101 Sviluppo della reattività appropriata 102 Sommario 103 Capitolo 10 Comunicazione non-verbale umana 103 La diversità della comunicazione non-verbale umana 106 Classificazione della comunicazione non-verbale umana 110 Origini dei movimenti comunicativi umani 124 Comunicazione non-verbale e linguaggio umano 130 Sommario SEZIONE D LO SVILUPPO DEL COMPORTAMENTO SOCIALE 131 Capitolo 11 Lo sviluppo del comportamento sociale negli Uccelli 142 Sommario 143 Capitolo 12 Prime fasi dello sviluppo del comportamento sociale nei Primati 143 Introduzione 144 I primi moduli di movimento e lo sviluppo delle abilità motorie 147 Reattività iniziale agli stimoli e sviluppo delle capacità percettive 151 Comportamento materno iniziale 155 Limitazione della gamma degli stimoli efficaci e formazione di preferenze 159 Comunicazione tra madre e figlio 164 Ulteriori esperienze nel rapporto madre-figlio 168 Conclusione 170 Sommario Capitolo 13 Il corso dell'interazione madre-figlio nei macachi rhesus 171 Introduzione 171 Modificazioni che insorgono nel rapporto madre-figlio nei macachi rhesus col crescere dell'età del figlio 176 L'importanza delle modificazioni nella madre e nel figlio nel produrre le modificazioni legate all'età 182 Valore selettivo dell'interazione madre-figlio 184 Contributi delle differenze tra le madri e tra i figli alle differenze tra i rapporti 186 Separazione temporanea tra la madre e il figlio 195 Sommario e conclusione 196 Capitolo 14 Compagni sociali diversi dalla madre 196 Introduzione 196 «Zie» 198 Maschi 202 Coetanei 204 Conclusione 206 Caoitolo 15 Alcuni effetti successivi della esperienza sociale precoce 206 Introduzione 207 Interazioni tra i fattori esperienzali 211 Allevamento in condizioni di privazione sociale 215 Effetti a lungo termine delle variazioni nell'ambiente sociale iniziale 219 Apprendimento sociale 221 Sommario SEZIONE E AGGRESSIVITÀ, COMPORTAMENTO SOCIOSESSUALE 223 Capitolo 16 Comportamento aggressivo 223 Difficoltà di una definizione 228 Le cause dell'aggressività negli animali 235 È inevitabile l'aggressività? 242 La violenza in natura 245 L'aggressività è una caratteristica umana positiva? 248 Le basi dell'aggressività umana 252 Sommario 253 Capitolo 17 Lo sviluppo del comportamento aggressivo 253 Fattori genetici 254 Precursori dell'aggressività 255 Fattori esperienziali 259 Sviluppo dell'aggressività nell'uomo 263 Conclusione 264 Capitolo 18 Comportamento sociosessuale 26A Introduzione 264 Stagioni riproduttive 268 Monogamia e poligamia: scelta del compagno 270 La cute sessuale, l'accoppiamento e il ciclo mestruale 273 Corteggiamento 274 Copulazione 276 Monta e presentazione in contesti non-sessuali 276 Conclusione 277 Capitolo 19 Lo sviluppo del comportamento sociosessuale 277 Azione perinatale degli ormoni 278 Ormoni puberali e postpuberali 279 Fattori esperienziali 283 Sommario SEZIONE F STRUTTURA DEL GRUPPO 284 Capitolo 20 Introduzione ai problenú della struttura del gruppo 284 Struttura del gruppo e comportamento individuale 287 Dimensioni della complessità nei gruppi animali 293 Densità del gruppo 296 Sommario 297 Capitolo 21 Coesione e scissione del branco: altruismo 297 Coesione e scissione 301 Comportamento altruistico 304 Capitolo 22 Rango 304 Predominanza 312 Rango dipendente e coalizioni 315 Leadersbip e controllo 317 Struttura dell'attenzione 319 Conclusione 320 Capitolo 23 Complessità della struttura 320 La struttura all'interno del branco 326 Sociogrammmi 333 Il nesso sociale 335 Reti 337 Cluster analysis 339 Rango e transazione 343 Conclusione 346 Capitolo 24 Ruolo 353 Capitolo 25 Relazioni spaziali fra i gruppi 357 Capitolo 26 Differenze adattative nella struttura del gruppo 363 Sommario 364 Epilogo 365 Specie citate nel testo 367 Bibliografia 404 Indici 404 Indice dei nomi 410 Indice analitico |
| << | < | > | >> |Pagina VIIPrefazionePer comprendere il comportamento umano bisogna risolvere problemi infinitamente più difficili di quelli che occorre affrontare per far giungere un uomo sulla Luna o per svelare la struttura delle molecole complesse, I problemi sono anche più importanti e più urgenti. Per affrontarli si devono sfruttare tutte le fonti di dati sicuri di cui si dispone. Una di esse è costituita dagli studi sugli animali. Talvolta tali studi sono utili nella misura in cui gli animali assomigliano all'uomo, e talvolta sono utili proprio perché gli animali sono diversi e consentono di studiare problemi in forma semplificata, isolata o esagerata. Possono aiutare a comprendere il comportamento dell'uomo non solo attraverso un effettivo confronto tra l'animale e l'uomo, ma anche aiutando a perfezionare le categorie e i concetti usati per descrivere e spiegare il comportamento e la struttura sociale. Il ricorso agli animali presenta però alcuni pericoli: è molto facile giungere a generalizzazioni avventate, scivolare dalla realtà nella fantasia, scegliere esempi che siano in accordo con i pregiudizi. Gli studi sugli animali devono essere perciò usati con circospezione e devono essere specificati i limiti della loro utilità. In questo libro ho tentato di passare in rassegna alcuni studi sulle specie non-umane che possono aiutare a comprendere il comportamento sociale umano. Nel far questo ho scelto, per esaminarli, quegli argomenti ai quali i dati ricavati dagli animali sembravano più pertinenti. Perciò, ho concentrato l'attenzione sui problemi della causazione e dello sviluppo, trascurando quelli dell'evoluzione e dell'ecologia. E, poiché è molto probabile che il loro comportamento sia pertinente al nostro, ho ricavato la maggior parte del materiale dagli studi sui Primati non-umani, pur avendo discusso i dati sulle altre specie quando ciò permetteva di illustrare meglio problemi o i principi. Di conseguenza, ho dovuto tralasciare molti affascinanti aspetti del comportamento sociale (per esempio, ho menzionato solo di sfuggita gli insetti sociali e ho inserito poco materiale sui Vertebrati inferiori), ma ho ritenuto opportuno farlo per poter approfondire in maniera adeguata il tema prescelto. Essendo un biologo di professione, ho concentrato la mia attenzione sugli animali. In certi casi ho messo in evidenza la pertinenza all'uomo, ma in molti altri ho ritenuto che fosse evidente al lettore e non abbisognasse di alcun commento. In altri casi mi è sembrato che il compito di un biologo fosse soltanto quello di presentare i dati, lasciando agli psicologi, ai sociologi o agli antropologi il compito di formulare analogie. E talvolta ho ritenuto opportuno procedere nell'altro senso, cioè, di servirmi dell'approfondita conoscenza del caso umano per chiarire il comportamento degli animali. | << | < | > | >> |Pagina 18Capitolo 3Il problema della motivazione | << | < | > | >> |Pagina 31SommarioAbbiamo visto, quindi, che non è utile ipotizzare «istinti» per spiegare le modificazioni del comportamento presentato da un animale. Resici conto che la motivazione è un gruppo di problemi, abbiamo visto che si può arrivare a una certa comprensione usando variabili intermedie. La gamma di utilità di questo metodo è però limitata e la tentazione di reificare le variabili fa sorgere immediati pericoli. Per comprendere i meccanismi implicati dobbiamo adottare un metodo analitico, cioè, scomporre il problema identificando le modificazioni interne da cui dipendono le modificazioni della reattività. Abbiamo visto che possiamo identificare stimoli interni ed esterni e modificazioni ormonali che esercitano un'influenza positiva su particolari tipi di comportamento e stimoli (anche in questo caso interni o esterni) e modificazioni intraneurali che esercitano effetti negativi. Ma quanto più sono intangibili i fattori esterni che influenzano il comportamento in questione, tanto più è difficile il problema della motivazione. Infine, sebbene sia spesso utile classificare gli elementi di comportamento in categorie causali, queste categorie hanno un limitato campo di validità. | << | < | > | >> |Pagina 364EpilogoNei capitoli precedenti abbiamo considerato la natura del comportamento sociale, dei rapporti sociali, e il loro sviluppo. Nella discussione ci siamo occupati in gran parte delle scimmie e degli antropoidi e, per concludere, può valere la pena di sottolineare un'altra volta che, naturalmente, gli studi delle specie non-umane non possono dirci tutto sul comportamento sociale umano. Ma, in parte per le loro assomiglianze con l'uomo e in parte perché la loro relativa semplicità mette in rilievo i problemi teorici e concettuali, possono aiutarci a comprendere noi stessi. Abbiamo visto, per esempio, come il rapporto madre-figlio si sviluppa da vari tipi, relativamente semplici, di interazione fra madre e figlio: le ricerche sperimentali e osservazionali sulle forme non-umane aiutano a comprendere come ciascuno giunge a rispondere all'altro come individuo, in un rapporto dinamico continuo ma sempre mutevole. In circostanze normali, ciò spiana la strada alle interazioni con i coetanei, le zie e gli altri individui, con alcuni dei quali possono essere stabiliti rapporti individuali. Abbiamo considerato anche altri due tipi di interazione sociale - il comportamento agonistico e quello sessuale - discutendo di come il comportamento sia modellato durante lo sviluppo e come sia controllato nell'adulto. In ogni caso abbiamo visto che generalmente esistono assomiglianze fra il comportamento dei Primati non-umaní e quello dell'uomo. Abbiamo anche accertato molte differenze, derivanti da differenze nelle capacità cognitive e intellettuali e dalla enorme influenza dei fattori culturali nel caso umano. Il rapporto madre-figlio, e tutti quelli successivi, non esistono come entità indipendenti: ogni rapporto è intrecciato in un nesso sociale e la sua natura è influenzata in una certa misura (talvolta superficialmente, talvolta profondamente) da ogni altro rapporto che coinvolga l'uno e l'altro partner. L'ultima sezione, che si è occupata soprattutto della struttura dei gruppi, ha concentrato l'attenzione soltanto sul comportamento dei Primati non-umani. Lo studio della struttura dei gruppi umani conduce inevitabilmente a discutere in quale misura la struttura è determinata dai rapporti esistenti all'interno del gruppo e in quale misura li determina. Nel caso dei Primati non-umani, la seconda possibilità è molto meno importante che nell'uomo. I gruppi di Primati non-umani possono essere perciò interessanti non tanto per i modi in cui assomigliano ai gruppi umani o perché danno un'idea della vita sociale dei protoominidi, ma proprio per questa differenza che li distingue dai gruppi umani. La loro struttura presenta la complessità che può derivare dalle interazioni fra gli individui, con una minima influenza della cultura e della tradizione. |
| << | < | > | >> |RiferimentiBibliografia ADLER, N., and HOGAN, J.N. (1963). Classical conditioning and punishment of an instinctive response in Betta splendens. Anim. Behav., 11, 351-354. AHRENS, R. (1954). Beitrage zur Entwicklung des Physiognomie und Mimikerkennes. Z. Exp. ang. Psychol., 2, 402-454,599-633. AINSWORTH, M.D. (1962). The effects of maternal deprivation: a review of findings and controversy in the context of research strategy. In "Deprivation of Maternal Care," World Health Organization, Geneva. - (1963). The development of infant-mother interaction among the Ganda. In "Determinants of Infant Behaviour," vol. 2, Ed. B.M. Foss, Methuen, London. - (1967). "Infancy in Uganda: Infant Care and the Crowth of Attachment." Johns Hopkins, Baltimore. - (1969). Object relations, dependency and attachment: a theoretical review of the infant-mother relationship. Child Devel., 40, 969-1025. - and BELL, S.M. (in press). Mother-infant interaction and the development of competence. In "The Crowth of Competence," Eds. K.J. Connolly and J.S. Bruner, Academic, London and New York. - , BELL, S.M.V., and STAYTON, D.J. (1971). Individual differences in strange-situation behaviour of one-year olds. In Schaffer (197la). - and WITTIG, B.A. (1969). Attachment and exploratory behaviour of one-year-olds in a strange situation. In "Determinants of Infant Behaviour," vol. 4, Ed. B.M. Foss, Methuen, London. ALDRICH-BLAKE, F.P.G. (1970). Problems of social structure in forest monkeys. In "Social Behaviour in Birds and Mammals," Ed. J.H. Crook, Academic, London and New York. - , DUNN, T.K., DUNBAR, R.I.M., and HEADLEY, P.M. (1971). Observations on baboons, Papio anubis, in an arid region in Ethiopia. Folia Primatol., 15, 1-35. ALEXANDER, B.K. (1970). Parental care of adult male Japanese monkeys. Behaviour, 36, 270-285. - and BOWERS, J.M. (1967). The social structure of the Oregon troop of Japanese macaques. Primates, 8,333-340. - (1969). Social organization of a troop of Japanese monkeys in a two-acre enclosure. Folia Primatol., 10, 230-242. - and HUGHES, J. (1971). Canine teeth and rank in Japanese monkeys. Primates, 12, 91-93. - and ROTH, E.M. (1971). The effects of acute crowding on aggressive behavior of Japanese monkeys. Behaviour, 39, 73-90. ALTMANN, S.A. (1962). A field study of the sociobiology of rhesus monkeys, Macaca mulatta. Ann. N.Y. Acad. Sci., 102, 338-435. - (1965). Sociobiology of rhesus monkeys. II: Stochastics of social communication. J. Theor. Biol., 8, 490-522. - (Ed.) (1967a). "Social Communication among Primates." The University of Chicago Press, Chicago. - (1967b). The structure of primate social communication. In Altmann (1967a). - (1968). Sociobiology of rhesus monkeys. III. The basic communication network. Behaviour, 32, 17-32. - and ALTMANN, J. (1970). Baboon ecology. Bibl. Primatol., 12, 1-220. [...] | << | < | |