Copertina
Autore Robert A. Hinde
Titolo Le basi biologiche del comportamento sociale umano
SottotitoloStudiare gli animali per comprendere l'uomo
EdizioneZanichelli, Bologna, 1993 [1977], Serie di psicologia 6 , pag.416, dim.145x210x22 mm , Isbn 978-88-08-04062-6
OriginaleBiological bases of human social behaviour
EdizioneMc Graw Hill, Londra, 1974
TraduttoreAlfredo Suvero
LettoreGiulia di Stefano, 1994
Classe scienze naturali , scienze sociali , scienze umane
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Indice


p.  VII  Prefazione

    SEZIONE A   INTRODUZIONE

  1 Capitolo 1 Comportamento animale e
               comportamento umano

  5 Capitolo 2 Che cos'è il comportamento
               sociale?

  5 Il problema della classificazione
  5 Relazioni tra il comportamento sociale e
    altre categorie di comportamento
  7 Nomendatura e classificazione del
    comportamento
 11 Lo stato del comportamento sociale
 13 Qualità dei rapporti sociali
 17 Sommario


    SEZIONE B   DUE PROBLEMI FONDAMENTALI

 18 Capitolo 3 Il problema della motivazione

 18 Perché il concetto di «istinto» è caduto
    in discredito
 19 I fenomeni fondamentali
 20 Uso delle variabili intermedie
 23 Spontaneità
 24 Fattori esterni - stimoli scatenanti e
    stimoli motivanti
 25 Fattori interni
 25 Fattori negativi e stimoli consumatori
 28 Meccanismi
 29 Motivazione animale e motivazione umana
 29 Le reti causali
 31 Sommario

 32 Capitolo 4 Il problema dello sviluppo

 39 Conclusione


    SEZIONE C   COMUNICAZIONE

 40 Capitolo 5 Che cos'è la comunicazione?

 44 Capitolo 6 Liberatori sociali

 44 Selezione degli stimoli e liberatori
    sociali
 51 Liberatori sociali e conflitto
 60 L'evoluzione dei liberatori sociali
 66 Le informazioni trasmesse dai liberatori
    sociali
 71 L'importanza del contesto
 72 Sommario

 74 Capitolo 7 Limiti del metodo basato sui
               liberatori sociali

 79 Sommario

 80 Capitolo 8 Movimenti non adattati per una
               funzione di segnalazione

 80 Analisi sequenziale
 86 Comunicazione sull'ambiente
 89 Sommario

 91 Capitolo 9 Sviluppo della comunicazione
               non-verbale

 91 Lo sviluppo dei moduli motori di
    segnalazione
100 L'uso dei movimenti-segnale
101 Sviluppo della reattività appropriata
102 Sommario

103 Capitolo 10 Comunicazione non-verbale
                umana

103 La diversità della comunicazione
    non-verbale umana
106 Classificazione della comunicazione
    non-verbale umana
110 Origini dei movimenti comunicativi umani
124 Comunicazione non-verbale e linguaggio
    umano
130 Sommario


    SEZIONE D   LO SVILUPPO DEL COMPORTAMENTO
                SOCIALE

131 Capitolo 11 Lo sviluppo del comportamento
                sociale negli Uccelli

142 Sommario

143 Capitolo 12 Prime fasi dello sviluppo del
                comportamento sociale nei
                Primati

143 Introduzione
144 I primi moduli di movimento e lo sviluppo
    delle abilità motorie
147 Reattività iniziale agli stimoli e
    sviluppo delle capacità percettive
151 Comportamento materno iniziale
155 Limitazione della gamma degli stimoli
    efficaci e formazione di preferenze
159 Comunicazione tra madre e figlio
164 Ulteriori esperienze nel rapporto
    madre-figlio
168 Conclusione
170 Sommario

    Capitolo 13 Il corso dell'interazione
                madre-figlio nei macachi
                rhesus

171 Introduzione
171 Modificazioni che insorgono nel rapporto
    madre-figlio nei macachi rhesus col
    crescere dell'età del figlio
176 L'importanza delle modificazioni nella
    madre e nel figlio nel produrre le
    modificazioni legate all'età
182 Valore selettivo dell'interazione
    madre-figlio
184 Contributi delle differenze tra le madri
    e tra i figli alle differenze tra i
    rapporti
186 Separazione temporanea tra la madre e il
    figlio
195 Sommario e conclusione

196 Capitolo 14 Compagni sociali diversi
                dalla madre

196 Introduzione
196 «Zie»
198 Maschi
202 Coetanei
204 Conclusione

206 Caoitolo 15 Alcuni effetti successivi
                della esperienza sociale
                precoce

206 Introduzione
207 Interazioni tra i fattori esperienzali
211 Allevamento in condizioni di privazione
    sociale
215 Effetti a lungo termine delle variazioni
    nell'ambiente sociale iniziale
219 Apprendimento sociale
221 Sommario


    SEZIONE E   AGGRESSIVITÀ, COMPORTAMENTO
                SOCIOSESSUALE

223 Capitolo 16 Comportamento aggressivo

223 Difficoltà di una definizione
228 Le cause dell'aggressività negli animali
235 È inevitabile l'aggressività?
242 La violenza in natura
245 L'aggressività è una caratteristica umana
    positiva?
248 Le basi dell'aggressività umana
252 Sommario

253 Capitolo 17 Lo sviluppo del comportamento
                aggressivo

253 Fattori genetici
254 Precursori dell'aggressività
255 Fattori esperienziali
259 Sviluppo dell'aggressività nell'uomo
263 Conclusione

264 Capitolo 18 Comportamento sociosessuale

26A Introduzione
264 Stagioni riproduttive
268 Monogamia e poligamia: scelta del
    compagno
270 La cute sessuale, l'accoppiamento e il
    ciclo mestruale
273 Corteggiamento
274 Copulazione
276 Monta e presentazione in contesti
    non-sessuali
276 Conclusione

277 Capitolo 19 Lo sviluppo del comportamento
                sociosessuale

277 Azione perinatale degli ormoni
278 Ormoni puberali e postpuberali
279 Fattori esperienziali
283 Sommario


    SEZIONE F   STRUTTURA DEL GRUPPO

284 Capitolo 20 Introduzione ai problenú
                della struttura del gruppo

284 Struttura del gruppo e comportamento
    individuale
287 Dimensioni della complessità nei gruppi
    animali
293 Densità del gruppo
296 Sommario

297 Capitolo 21 Coesione e scissione del
                branco: altruismo

297 Coesione e scissione
301 Comportamento altruistico

304 Capitolo 22 Rango

304 Predominanza
312 Rango dipendente e coalizioni
315 Leadersbip e controllo
317 Struttura dell'attenzione
319 Conclusione

320 Capitolo 23 Complessità della struttura

320 La struttura all'interno del branco
326 Sociogrammmi
333 Il nesso sociale
335 Reti
337 Cluster analysis
339 Rango e transazione
343 Conclusione

346 Capitolo 24 Ruolo

353 Capitolo 25 Relazioni spaziali fra i
                gruppi

357 Capitolo 26 Differenze adattative nella
                struttura del gruppo

363 Sommario
364 Epilogo

365 Specie citate nel testo
367 Bibliografia
404 Indici
404 Indice dei nomi
410 Indice analitico

 

 

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Pagina VII

Prefazione

Per comprendere il comportamento umano bisogna risolvere problemi infinitamente più difficili di quelli che occorre affrontare per far giungere un uomo sulla Luna o per svelare la struttura delle molecole complesse,

I problemi sono anche più importanti e più urgenti. Per affrontarli si devono sfruttare tutte le fonti di dati sicuri di cui si dispone. Una di esse è costituita dagli studi sugli animali. Talvolta tali studi sono utili nella misura in cui gli animali assomigliano all'uomo, e talvolta sono utili proprio perché gli animali sono diversi e consentono di studiare problemi in forma semplificata, isolata o esagerata. Possono aiutare a comprendere il comportamento dell'uomo non solo attraverso un effettivo confronto tra l'animale e l'uomo, ma anche aiutando a perfezionare le categorie e i concetti usati per descrivere e spiegare il comportamento e la struttura sociale. Il ricorso agli animali presenta però alcuni pericoli: è molto facile giungere a generalizzazioni avventate, scivolare dalla realtà nella fantasia, scegliere esempi che siano in accordo con i pregiudizi. Gli studi sugli animali devono essere perciò usati con circospezione e devono essere specificati i limiti della loro utilità.

In questo libro ho tentato di passare in rassegna alcuni studi sulle specie non-umane che possono aiutare a comprendere il comportamento sociale umano. Nel far questo ho scelto, per esaminarli, quegli argomenti ai quali i dati ricavati dagli animali sembravano più pertinenti. Perciò, ho concentrato l'attenzione sui problemi della causazione e dello sviluppo, trascurando quelli dell'evoluzione e dell'ecologia. E, poiché è molto probabile che il loro comportamento sia pertinente al nostro, ho ricavato la maggior parte del materiale dagli studi sui Primati non-umani, pur avendo discusso i dati sulle altre specie quando ciò permetteva di illustrare meglio problemi o i principi. Di conseguenza, ho dovuto tralasciare molti affascinanti aspetti del comportamento sociale (per esempio, ho menzionato solo di sfuggita gli insetti sociali e ho inserito poco materiale sui Vertebrati inferiori), ma ho ritenuto opportuno farlo per poter approfondire in maniera adeguata il tema prescelto.

Essendo un biologo di professione, ho concentrato la mia attenzione sugli animali. In certi casi ho messo in evidenza la pertinenza all'uomo, ma in molti altri ho ritenuto che fosse evidente al lettore e non abbisognasse di alcun commento. In altri casi mi è sembrato che il compito di un biologo fosse soltanto quello di presentare i dati, lasciando agli psicologi, ai sociologi o agli antropologi il compito di formulare analogie. E talvolta ho ritenuto opportuno procedere nell'altro senso, cioè, di servirmi dell'approfondita conoscenza del caso umano per chiarire il comportamento degli animali.

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Pagina 18

Capitolo 3
Il problema della motivazione

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Pagina 31

Sommario

Abbiamo visto, quindi, che non è utile ipotizzare «istinti» per spiegare le modificazioni del comportamento presentato da un animale. Resici conto che la motivazione è un gruppo di problemi, abbiamo visto che si può arrivare a una certa comprensione usando variabili intermedie. La gamma di utilità di questo metodo è però limitata e la tentazione di reificare le variabili fa sorgere immediati pericoli. Per comprendere i meccanismi implicati dobbiamo adottare un metodo analitico, cioè, scomporre il problema identificando le modificazioni interne da cui dipendono le modificazioni della reattività. Abbiamo visto che possiamo identificare stimoli interni ed esterni e modificazioni ormonali che esercitano un'influenza positiva su particolari tipi di comportamento e stimoli (anche in questo caso interni o esterni) e modificazioni intraneurali che esercitano effetti negativi. Ma quanto più sono intangibili i fattori esterni che influenzano il comportamento in questione, tanto più è difficile il problema della motivazione. Infine, sebbene sia spesso utile classificare gli elementi di comportamento in categorie causali, queste categorie hanno un limitato campo di validità.

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Pagina 364

Epilogo

Nei capitoli precedenti abbiamo considerato la natura del comportamento sociale, dei rapporti sociali, e il loro sviluppo. Nella discussione ci siamo occupati in gran parte delle scimmie e degli antropoidi e, per concludere, può valere la pena di sottolineare un'altra volta che, naturalmente, gli studi delle specie non-umane non possono dirci tutto sul comportamento sociale umano. Ma, in parte per le loro assomiglianze con l'uomo e in parte perché la loro relativa semplicità mette in rilievo i problemi teorici e concettuali, possono aiutarci a comprendere noi stessi. Abbiamo visto, per esempio, come il rapporto madre-figlio si sviluppa da vari tipi, relativamente semplici, di interazione fra madre e figlio: le ricerche sperimentali e osservazionali sulle forme non-umane aiutano a comprendere come ciascuno giunge a rispondere all'altro come individuo, in un rapporto dinamico continuo ma sempre mutevole. In circostanze normali, ciò spiana la strada alle interazioni con i coetanei, le zie e gli altri individui, con alcuni dei quali possono essere stabiliti rapporti individuali.

Abbiamo considerato anche altri due tipi di interazione sociale - il comportamento agonistico e quello sessuale - discutendo di come il comportamento sia modellato durante lo sviluppo e come sia controllato nell'adulto. In ogni caso abbiamo visto che generalmente esistono assomiglianze fra il comportamento dei Primati non-umaní e quello dell'uomo. Abbiamo anche accertato molte differenze, derivanti da differenze nelle capacità cognitive e intellettuali e dalla enorme influenza dei fattori culturali nel caso umano.

Il rapporto madre-figlio, e tutti quelli successivi, non esistono come entità indipendenti: ogni rapporto è intrecciato in un nesso sociale e la sua natura è influenzata in una certa misura (talvolta superficialmente, talvolta profondamente) da ogni altro rapporto che coinvolga l'uno e l'altro partner. L'ultima sezione, che si è occupata soprattutto della struttura dei gruppi, ha concentrato l'attenzione soltanto sul comportamento dei Primati non-umani. Lo studio della struttura dei gruppi umani conduce inevitabilmente a discutere in quale misura la struttura è determinata dai rapporti esistenti all'interno del gruppo e in quale misura li determina. Nel caso dei Primati non-umani, la seconda possibilità è molto meno importante che nell'uomo. I gruppi di Primati non-umani possono essere perciò interessanti non tanto per i modi in cui assomigliano ai gruppi umani o perché danno un'idea della vita sociale dei protoominidi, ma proprio per questa differenza che li distingue dai gruppi umani. La loro struttura presenta la complessità che può derivare dalle interazioni fra gli individui, con una minima influenza della cultura e della tradizione.

 

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Riferimenti


Bibliografia

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