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| << | < | > | >> |IndiceINDICE GENERALE Prefazione e ringraziamenti pag. 7 Il secolo: uno sguardo a volo d'uccello 13 PARTE PRIMA L'ETA DELLA CATASTROFE I L'epoca della guerra totale 33 II La rivoluzione mondiale 71 III Nell'abisso economico 107 IV La caduta del liberismo 135 V Contro il nemico comune 173 VI Le arti: 1914-1945 215 VII Fine degli imperi 239 PARTE SECONDA L'ETA DELL'ORO VIII La Guerra fredda 267 IX Gli anni d'oro 303 X La rivoluzione sociale: 1945-1990 339 XI La rivoluzione culturale 377 XII Il Terzo mondo 405 XIII Il socialismo reale 436 PARTE TERZA LA FRANA XIV I decenni di crisi 471 XV Terzo mondo e rivoluzione 505 XVI Fine del socialismo 537 XVII Morte dell'avanguardia: l'arte dopo il 1950 580 XVIII Stregoni e apprendisti stregoni: le scienze naturali 605 XIX Verso il terzo millennio 645 Letture di approfondimento 677 Riferimenti bibliografici 683 Indice dei nomi 705 |
| << | < | > | >> |Pagina 7Nessuno può scrivere la storia del ventesimo secolo allo stesso modo in cui scriverebbe la storia di qualunque altra epoca, se non altro perché non si può raccontare l'età della propria vita allo stesso modo in cui si può (e si deve) scrivere la storia di periodi conosciuti solo dall'esterno, di seconda o di terza mano, attraverso le fonti den'epoca o le opere degli storici successivi. L'arco della mia vita coincide quasi interamente con il periodo di cui tratta questo libro e per la maggior parte di essa, dalla prima adolescenza fino a oggi, sono stato consapevole degli avvenimenti pubblici, vale a dire ho accumulato opinioni e pregiudizi che derivano dalla mia condizione di contemporaneo più che da quella di studioso. Per questo motivo ho evitato quasi sempre nella mia carriera di storico di trattare professionalmente dell'epoca che si sviluppa dopo il 1914, sebbene non mi sia astenuto dallo scrivere intorno a questo periodo in altre sedi, non storiografiche. L'epoca di cui «mi sono occupato», come dicono gli addetti ai lavori, è l'ottocento. Penso che ora sia possibile considerare in una prospettiva storica il Novecento, cioè quel Secolo breve che va dal 1914 alla fine dell'Unione Sovietica, ma mi accosto a questo periodo senza la conoscenza della letteratura scientifica che lo riguarda e solo con una qualche infarinatura delle fonti archivistiche che i numerosissimi storici del ventesimo secolo hanno accumulato. [...] I lettori devono accettare sulla fiducia la maggior parte delle affermazioni di questo libro, a prescindere da quelle che risultano palesemente valutazioni personali dell'autore. Non ha senso sovraccaricare un libro come questo con un vasto apparato di rimandi eruditi. Ho cercato di limitare i rimandi alle sole fonti delle citazioni, a quelle delle statistiche e di altri dati numerici - fonti diverse forniscono talvolta cifre diverse - e a occasionali fonti di supporto per affermazioni che i lettori potrebbero trovare insolite o inattese e per alcuni punti dove la discutibile opinione dell'autore potrebbe richiedere qualche appoggio. | << | < | > | >> |Pagina 13La distruzione del passato, o meglio la distruzione dei meccanismi sociali che connettono l'esperienza dei contemporanei a quella delle generazioni precedenti, è uno dei fenomeni più tipici e insieme più strani degli ultimi anni del Novecento. La maggior parte dei giovani,alla fine del secolo è cresciuta in una sorta di presente permanente, nel quale manca ogni rapporto organico con il passato storico del tempo in cui essi vivono. Questo fenomeno fa si che la presenza e l'attività degli storici, il cui compito è di ricordare ciò che gli altri dimenticano, siano ancor più essenziali alla fine del secondo millennio di quanto mai lo siano state nei secoli scorsi. Ma proprio per questo motivo gli storici devono essere più che semplici cronisti e compilatori di memorie, sebbene anche questa sia la loro necessaria funzione. Nel 1989 tutti i governi, e soprattutto i ministeri degli Esteri, avrebbero tratto grande beneficio da un seminario di storia sugli accordi di pace successivi alla prima guerra mondiale, accordi che la maggior parte di loro dimostrava di aver dimenticato.
Comunque l'intento di questo libro non è di narrare la
storia del periodo che è oggetto della nostra trattazione,
cioè del Secolo breve che va dal 1914 al 1991, benché chi
come me abbia dovuto rispondere alla domanda, mossagli da un
intelligente studente americano, se la locuzione «seconda
guerra mondiale» significasse che c'era stata anche una
«prima guerra mondiale», è ben consapevole che non si può
dare per scontata la conoscenza dei fatti anche più
elementari della storia del nostro secolo. Il mio obiettivo
è di comprendere e di spiegare
perché
le cose siano andate in un certo modo e come i fatti si
colleghino tra loro. Per tutti i miei coetanei, che sono
vissuti lungo tutto il Secolo breve o per gran parte di
esso, questo compito è anche, inevitabilmente, uno sforzo
autobiografico. Parliamo dei nostri ricordi, ampliandoli e
correggendoli, e ne parliamo come uomini e donne di un tempo
e di uno spazio particolari, coinvolti, in varie guise,
nella storia; ne parliamo come attori di un dramma - per
quanto insignificanti siano state le nostre parti -,
come osservatori del nostro tempo e, non da ultimo, come
persone le cui opinioni sul secolo sono state formate da ciò
che noi siamo giunti a considerare come i suoi eventi
cruciali. Noi siamo parte di questo secolo ed esso è parte
di noi. I lettori che appartengono a un'altra epoca, per
esempio lo studente che accede all'università nel momento in
cui questo libro viene scritto, per il quale perfino la
guerra del Vietnam rientra nella preistoria, non dovrebbero
dimenticarlo.
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