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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione 9 I. La condizione delle formiche 17 II. La storia della vita 23 III. Approvvigionamento e distribuzione degli alimenti 33 IV. I sensi delle formiche 41 V. Tipi di esistenza presso le formiche 51 VI. Guerra e schiavismo 71 VII. Ospiti e parassiti 85 VIII. Le termiti o "formiche bianche" 97 IX. Le formiche e l'uomo 113 Postfazione di Roberto Visicchio e Francesco le Moli 119 |
| << | < | > | >> |Pagina 17I. La condizione delle formicheLe formiche sono gli insetti sociali più importanti e forse i più interessanti. le tremila e più specie in cui si raggruppano sono tutte organizzate socialmente e presentano la divisione in caste, per quanto le loro comunità varino enormemente sia per complessità sia per dimensioni. In alcune specie i nidi ospitano solo poche dozzine di individui, mentre tra le Atta una sola colonia può contenerne mezzo milione. Le formiche (eccezion fatta per qualche mostruosa regina, pesante e gonfia di uova) non raggiungono mai le dimensioni delle vespe, o delle api. Le neutre più grosse non pesano nemmeno un grammo, e ne occorrerebbero più di centomila per superare il peso di un uomo medio. Ciononostante la gamma delle dimensioni delle formiche adulte è molto più ampia di quella degli uomini. Anche ponendo a un'estremità i nani e all'altra gli individui mostruosamente sviluppati, sarà agevole constatare che l'essere umano più grosso peserà al massimo venticinque o trenta volte più del piccolo, mentre, riferendoci solo ai tipi normali, il rapporto verrà ridotto a meno di uno a dieci. Invece le formiche più leggere, quali, ad esempio, le più piccole operaie Carebara, pesano parecchie migliaia di volte meno delle loro più grandi parenti. In una stessa colonia il peso individuale può variare dall'uno al mille, come accade per le già menzionate Carebara, o come accadrebbe fra gli uomini, e le donne, normali e i lillipuziani - se questi esistessero realmente - viventi in un'unica comunità. I formicai sono di norma sotterranei, e caratterizzati da una grande irregolarità di costruzione, la quale risalta sopratutto se li paragoniamo ai nidi delle api e delle vespe. Non vi si trovano più celle per il miele, né stanze separate per le larve. Ciò che resta è un insieme diseguale di camere comunicanti l'una con l'altra e tutte assieme con l'esterno, per mezzo di una serie di passaggi altrettanto irregolare. Per tale assenza di precisione geometrica la costruzione del formicaio presenta un interesse meno immediato per noi; ciononostante, l'irregolarità è in effetti un segno di evoluzione perché significa che le abitudini delle formiche sono molto più plasmabili e adattabili, e che al presentarsi di condizioni sfavorevoli il vecchio nido può essere abbandonato con la massima facilità e se ne può costruire uno nuovo con minimo dispendio di tempo e di fatica. Lo stesso discorso vale per l'allevamento della prole che non ha una pouponnière fissa e stabile, ma viene spostata da una camera all'altra a seconda delle variazioni di temperatura e di umidità; le pupe talvolta sono portate fuori a prendere il sole e, quando il formicaio viene disturbato, l'intera covata può essere condotta in tutta fretta in un luogo sicuro. Questo metodo, confrontato con i procedimenti più meccanici delle api, presenta ovviamente vantaggi non solo diretti, ma anche indiretti, in quanto permette alle operaie di essere in costante e intimo contatto con i piccoli, il che non può non aver influito sull'evoluzione della loro intelligenza. Se la vicinanza continua di questi esseri inermi affidati interamente a loro ha favorito lo svilupparsi di molte qualità sociali nelle nutrici, la dimestichezza con le cose circostanti dovuta alla vita sulla Terra e della Terra ha indubbiamente contribuito al progresso della loro intelligenza e pertinacia. | << | < | > | >> |Pagina 66Le formiche damigianeCome le formiche mietitrici debbono immagazzinare i semi di cui si nutrono per affrontare la stagione secca, così anche quelle che vivono di gocce di miele e che abitano le regioni aride si trovano nella necessità di adottare un qualche sistema per conservare le provviste. E non è facile riporre gli alimenti liquidi. L'ape da miele ha risolto il problema, ma il favo è il risultato di una lunga e graduale evoluzione. Le formiche non hanno mai adoperato questo tipo di dispensa, e pensare a trovare di punto in bianco un vaso o altro recipiente con un coperchio che le protegga dall'aria non è semplice quando l'evoluzione opera principalmente sull'istinto. Le formiche da miele sono giunte a una diversa soluzione che per noi riesce inaspettata, ma che è abbastanza naturale negli insetti: esse trasformano alcune delle operaie in vasi da conserva. Questi recipienti di miele viventi hanno un gozzo enormemente dilatato e le operaie che vanno in giro a raccogliere il cibo nella stagione dell'abbondanza le riempiono al massimo con il rigurgito fino a quando il loro addome si gonfia al punto da divenire un enorme sacco sferico, dove gli elementi dello scheletro talvolta restano isolati su una vasta area di pelle elastica fortemente tesa. Le "ripiene", come vengono chiamate, sono assolutamente incapaci di camminare e restano sospese con le zampe al soffitto di certe camere speciali; dal soffitto di tali camere pende per mesi un certo numero di queste damigiane viventi. Nella stagione secca le comuni operaie le stimolano al rigurgito col solito sistema, accarezzandone le teste, e l'intera colonia si mantiene in vita grazie al loro ventre capace. | << | < | > | >> |Pagina 68Le formiche legionarieIl costume della rapina è stato portato ai suoi estremi limiti dalle formiche legionarie o scacciatrici, cui abbiamo già accennato. Queste terribili creature con i loro istinti di distruzione, le loro abitudini nomadi e il gran numero delle orde, ci ricordano le schiere degli Unni e dei Tartari della nostra Storia. Ma anche qui ecco apparire le fondamentali differenze fra l'uomo e l'insetto. Il più turbolento dei Mongoli era capace di acquietarsi in una forma di vita stabile e civile, mentre le formiche condottiere saranno necessariamente e per sempre condannate entro i limiti del loro tipo di esistenza dalla mano terrea dell'ereditarietà. Il loro nomadismo e la loro ferocia sono permanenti, le loro scorrerie sono invasioni barbariche che non avranno mai fine. La loro cecità ce le rende più misteriose, ma essa in fondo non è che uno dei tanti esempi della subordinazione della vista all'odorato propria delle formiche. Le legionarie presentano di solito un gran polimorfismo fra le neutre: i soldati, fortissimi, sono capaci di assalire le prede più grosse; da loro sono attaccati e uccisi anche cavalli e greggi, che vengono poi messi a disposizione delle altre compagne; le operaie più piccole sono altrettanto feroci e si impegnano a non lasciar vive le creature di proporzioni inferiori. I maschi, come di consueto, sono alati, ma le regine sono sempre attere e si trasformano in grosse macchine da uova, superate in gonfiezza solo dalle termiti. | << | < | > | >> |Pagina 71VI. Guerra e schiavismoLe formiche sono tra i pochissimi esseri viventi oltre all'uomo che vanno alla guerra. Gli insetti non sociali, i ragni, i pesci, gli uccelli e i mammiferi combattono fra loro per il cibo o per il proprio compagno e per i luoghi dove allevano la prole, ma tutto questo non è la guerra. Quando un branco di lupi attacca una mandria di cavalli selvatici, ecco che ci si comincia ad avvicinare alla guerra. Volendo tuttavia usare i termini esatti, si dovrebbe dire che queste sono battaglie fra eserciti della stessa specie o di specie affini. Presso le formiche esistono tutte le gradazioni di combattimento: dalla pura e semplice predoneria tipo quella delle legionarie - alla quale non viene opposta resistenza da parte di altre formiche - attraverso vari stadi, nei quali può capitare che le specie assalite si difendano con energia o anche prendano l'offensiva, si giunge alla normale guerra fra specie strettamente affini e, finalmente, alle battaglie fra nidi diversi della stessa specie.
Le più note prodezze militari delle formiche sono connesse con le incursioni
delle schiaviste nei formicai delle specie affini cui esse intendono sottrarre
le pupe da allevare come schiave. La biologia generale dello schiavismo (o
dulosi)
verrà trattata più avanti; ma qui potremo parlare dei suoi aspetti puramente
militari.
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