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| << | < | > | >> |Pagina 7PrefazioneIl nostro dizionario (lessicale nel senso fono-morfologico, semantico ed etimologico, di rado fraseologico-sintattico) non rivendica pretese "eccessive", se non quelle d'avere scelto lemmi sicuri (o quasi), evitando sia parole obsolete che quelle solitamente abbordate con ricostruzioni linguistiche fantascientifiche e fasulle. Ma quali sono gli elementari criteri d'impostazione cui risponde l'arduo lavoro? 1) È ben ovvio che una sana impostazione "etimologica" (quando e in quale forma è nato un lemma?) ha bisogno d'un vocabolario storico curato con rigore scientifico, di cui da sempre si sospira la comparsa (troppo pallido ed esangue risulta l'unico e incompleto tentativo in tal senso assicurato dal De Ritis nel secolo XIX). 2) Conseguenza immediata: specie la seconda parte del XX secolo ha fatto registrare – grazie all'importanza dei "mass media" – un grande avvicinamento fra "lingua comunemente parlata nel quotidiano peninsulare" e i dialetti locali, con un'insolita e abbondante osmosi, senza parlare di piú rare ed antiche penetrazioni dovute alla "lingua letteraria". Pertanto, mancando precise ed orientative documentazioni storiche, non sempre è lecito stabilire se un lemma debba ascrivere la sua derivazione a un periodo storicamente piú o meno vicino oppure ben lontano (precedente rispetto al cinquecentesco inizio della dominazione spagnola), quindi da ancorare in un'epoca in cui ancóra il latino medievale e rinascimentale locale aveva la sua vitalità, se non addirittura a una lontanissima latinità – per cosí dire – originaria e ininterrotta. 3) Ogni lemma è súbito presentato nella scrittura tradizionale, da noi resa col grassetto; invece in parentesi, col corsivo, abbiamo indicato la pronunzia, propiziandone la precisa lettura mediante letterine in apice e tipograficamente ridotte per segnalarne il suono chiuso ed evanescente (sempre monotonamente eguale, qualunque sia la vocale che compare ufficialmente in esponente). A tal proposito un'aggiunta è doverosa: qua e là abbiamo ipotizzato la probabilità del metaplasmo, giacché certi indizi (piú istintivi che scientifici, avvalorati dalla premessa dell'articolo) ci fanno pencolare verso forme di desinenze che però non escludono la possibilità di altre, dal momento che il dubbio è offerto dal suono evanescente della sillaba finale: "limmito o limmite" (...)? "lutamma o lutamme" (...)? "mano o mana" (...)? Fanno séguito il significato o i significati di ciascún lemma, a cui talvolta si affianca la fraseologia in certi sintagmi piú specifici. C'è infine il suggello dell' etimologia: qui, di fronte a lemmi latini (tuttavia – ribadiamo – col frequente dubbio del diretto rapporto fra antico latino locale e conseguente sviluppo dialettale o non piuttosto influsso d'un italiano recenziore), spesso abbiamo indugiato nel descrivere le graduali fasi fono-morfologiche che via via hanno condotto il lemma alla forma definitiva. 4) Una precisazione: i lemmi desunti dal latino sono presentati in base al caso Accusativo, piattaforma d'avvio per il graduale passaggio nel "latino regionale" o nel cosiddetto "italiano", ma accanto a cui abbiamo segnalato qualche eccezionale ascendenza al Nominativo; cosí abbiamo prontamente additato la permanenza di taluni "generi neutri", come con chiarezza mostrano l'articolo 'o dal lat. "(il)lud" e l'inizio consonantico con raddoppiamento per assimilazione regressiva. | << | < | > | >> |Pagina 59Caiotula (...): sost. f = "donna di facili costumi". Etim.: forse da un (femina) *caveott-ula, in riferimento a un ristretto covo in cui ella mal si muove.Calabbrese / calavrese (...): agg. e sost. = "calabrese; testardo". Etim.: ovvia la derivazione geografica, in riferimento specie a studenti impegnati in trasferta a Napoli. Calabbresèlla (...): sost. f = "gioco di carte, tressette". Etim.: Calabria. Calascione (...): sost. m. = "colascione", simile al liuto. Etim.: spagn. "colachón". Calimma (...): sost. f. = "calore, alidore". Etim.: verbo lat. "calére", con suffisso -imma (cfr. zuzzimma = sozzura, sporcizia; canimma = fetore di cane). Calore (...): sost. m. = "calore, alidore". Etim.: Accus. lat. "calore-m", dedotto dal verbo lat. "calére" = esser caldo, ardere. Caloscia (...): sost. f = "soprascarpa per la pioggia". Etim.: dal franc. "galoche", incrociato con "cal(zare)" Calura (...): sost. f = "calore, alidore"; v. "calore". Cammera (...): sost. f = "camera". Etim.: lat. "camera-m", dal gr. "kamàra", col frequente raddoppiamento di "m" dovuto al tipo sdrucciolo della parola (cfr. cammurrista = camorrista). Cammarella (...): sost. f = "cameretta"; dimin. di "cammera". Cammariere (...): sost. m. = "cameriere"; derivato da "càmmara" + suff. di pertinenza "-iere". Cammenatura (...): sost. f = "andatura, modo di camminare"; v. "cammenà". Cammesara (...): sost. f = "camiciaia". Etim.: Accus. *camisiaria-m = addetta alle camicie. Cammese (...): sost. m. = "càmice". Etim.: dal gr. bizantino "kàmasos = tunica", incrociato con "camicia" (= cammísa); il raddopp. è propiziato dal tipo sdrucciolo di parola (cfr. "femmena, vuommeco, Vommero"). Cammesella (...): sost. f = "camicetta"; dimin. di "cammísa". Cammisa (...): sost. f. = "camicia". Etim.: Accus. tardo lat. "camísia-m"; per "sj > s + vocale", cfr. "basiare > vasà = baciare". Cammurista (...): sost. m. = "associato alla camorra" (v.), rispetto a cui ha il raddoppiamento di "m". Camorra (...): sost. f = "camorra, associazione delinquenziale" napoletana. Etim.: forse da un rafforzamento "ca(ta) + *morra = gregge, frotta, banda", ipotesi non molto convincente; oppure gr. "khàmos" (verbo "khamóo" = metto la museruola; trasl. = controllo con la legge del silenzio costrittivo), col suff. peggiorativo o accrescitivo meridionale "-orra". | << | < | > | >> |Pagina 119Guaglione (...): sost. m. = "ragazzo". Etim.: secondo il Rohlfs il lemma (accanto a "guagnone") = "colui che piange", come confermerebbe lo spagn. "guaimón" = bambino che piange; opp., secondo Alessio, Accus. lat. "ganeone-(m) = crapulone, bordelliere" ("ganeum" = bettola), ma senza dar ragione del dittongo d'avvio; opp., in linea con "vae > guai", da un *valione-m (da "valére, vàl-idus"), col frequente suff. del lat. volg. "-io,-ionis" che in alcuni dialetti ha valore diminutivo = "ragazzo in valida salute, vispo, gagliardo e coriaceo".Guagliunera (...): sost. f = "gruppo di ragazzi"; v. "guaglione" col suff. femm. di pertinenza "-era" ('a capera, 'a salum-era) Guajo (...): sost. m. = "guaio, sventura, accidente". Etim.: interiez. sostantivata dal lat. "vae = guai!". | << | < | > | >> |Pagina 155Munnà: trans. = "mondare". Etim.: lat. "mondare", denomin. di "mundus = pulito".Munnezza (...): sost. f = "immondizia, spazzatura". Etim.: lat. neutro pl. *in-munditia, poi sentito come femm. singolare. Può esser divenuto "munnezza" (senza la doppia "mmunnezza") come "nnammurata/ nammurata, mmuto/ muto, Mmaculata/ Maculata". Munnezzaro (...): sost. m. = "spazzino, mondezzaro"; da "munnezza", col suff. di pertinenza "-arius" > -aro. | << | < | > | >> |Pagina 246Scapace (...): agg. = "irragionevole; non idoneo". Etim.: "s" privativa + "capace" (Accus. lat. "capàce-m", da "càpere" = prendere, contenere).Scapece (...): sost. f. = "salsa piccante (di olio, aceto, aglio e menta) per condire zucchine fettate e fritte". Etim.: spagn. "escabeche" = salsa d'aceto. Scapezzà (...): trans. = "recidere i rami bassi d'un albero"; intrans. = "abbassare di botto il capo per un colpo di sonno". Etim.: "s-" intensiva + avvio denomin. dal neutro pl. lat. "capitia" = cappucci della tunica da cui fuoriescono le teste ("capita"). Scapizze (...): sost. m. pl. = "contratti di matrimoni", attraverso cui si elimina la cavezza dei genitori, acquistando senso d'autonomia e responsabilità; v. scapezzà. Scapizzo (...): sost. m. = "capitombolo"; deriv. da uno *s-capitium (cfr. "scapezzà"). Scappà (...): intrans. = "fuggire, scappare". Etim.: denomin. da "s-" detrattiva + "cappa" (Accus. tardo lat. "cappa-m" = cappuccio, mantello). Scappatella (...): sost. f = "piccola fuga operata di nascosto"; dal partic. pass. di "scappà" + suff. dimin. "-ella". Scapricciarse (...): rifl. = "darsi alla bella vita con gusto, sfogando i propri desideri repressi". Etim.: "s-" intensiva + verbo denomin. da "capriccio" (che deriva da "caporiccio"). Scapricciatiello (...): sost. m. = "giovane scapestrato, un po' discolo"; dal partic. pass. "scapricciato" + suff. dimin. "-iello" (cfr. "abbasatiello, puveriello").
Scapucchione
(...):
sost. m. =
"persona di grossa corporatura ma di scarsa intelligenza"; "s-" intensiva +
"capucchione" (con "-one" accresc.-qualitativo di "capocchia", derivata da
"capo").
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