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| << | < | > | >> |Pagina 13A: LSTONE@DOTNET.COM DA: VRUDMAN@WEBWORLD.COM DATA: 6 APRILE 2000 OGGETTO: ECCOCI QUACara Lilly, ho iniziato una lettera come questa un migliaio di volte. «Cara Lilly», scrivevo, come se sapessi cosa sarebbe venuto poi. Ma non sono mai arrivata più in là di così. Non sapevo cosa dire né come dirlo. E non ero sicura che tu volessi risentire più la mia voce. Ma oggi so esattamente cosa devo dirti e so che preferiresti saperlo da me. Mia madre è morta. Il mese scorso, di cancro. Forse tuo padre ti ha già informato; non ricordo cosa abbia detto al funerale. E stata una giornata difficile. Sono stati due anni difficili. E, ora che è finita, sembra di camminare in un sogno: un lattiginoso velo di dolore. E sollievo. E senso di colpa per il sollievo. Oh, Lilly. Non era così che speravo di ritrovarti, ma forse è l'unico modo possibile. La morte mi fa sempre desiderare di comprendere le cose. Voglio capire la vita di mia madre. Voglio capire la mia. Forse tutto ciò risulta troppo crudo, troppo intimo. Se è così, ti chiedo scusa, ma dovevo semplicemente cogliere al volo l'opportunità che tu potessi starmi ancora vicina come un tempo. Non so dirti quanto significherebbe per noi riallacciare i rapporti. Persino dopo — soprattutto dopo — tutti questi anni.
Valerie
Cara Val, sinceramente non so cosa dire... Mi dispiace tanto per tua madre. Spero che ti consoli sapere che ti voleva bene ed era fiera di te. Ti auguro di portare con te questa consapevolezza, insieme al suo sorriso e a quella splendida, roca risata che riusciva sempre a sorprendere tutti. Saluti a te e alla tua famiglia.
Lilly
Perdonami per l'orrenda versione di bigliettino di condoglianze da due soldi e lasciami ricominciare da capo: Val, avere tue notizie mi ha scosso fin nel profondo. Mi torna in mente tutto quello che un tempo abbiamo avuto e perso. Ventisei anni di silenzio e poi, finalmente, ecco che ricompari! Quando ho ricevuto la tua e-mail ho urlato. Lì, in quelle stringate parole, c'eri proprio tu, o almeno la tua essenza. Così tangibile! Insomma, Cristo santo! Grazie al cyberspazio è sembrato quasi che tu fossi qui con me tra le mie amate montagne. Oh, cavoli. Non sono molto brava in queste cose. Quello che sto cercando di dire, maldestramente, è che ho investito un sacco di tempo ed energie (per non parlare delle migliaia di dollari in terapia) nel tentativo di convincermi che il nostro litigio sia stato solo una delle tante dolorose lezioni della vita. Le persone cambiano, prendono strade diverse. Persino le amiche più care. Amen, mi dicevo. «Passa oltre...» per citare Steven Sondheim. (Proprio la canzone con cui un tempo aprivo il mio numero.) Ma la verità, Val, è che non so dirti quante volte ho sussurrato a me stessa: «Stasera guarderò fra il pubblico e lei sarà là». Non so dirti quante volte ho finto che saresti semplicemente comparsa, che avremmo trovato chissà come la maniera di tornare amiche. Insomma, tutto questo è solo un modo prolisso di dire: «Sì, Val, posso ancora starti vicina». Davvero, tesoro, puoi contarci. So che l'ultima volta che abbiamo parlato, così tante lune fa, i problemi tra noi – intendo tutti noi – erano insormontabili (o almeno mi sembravano tali). Ecco perché penso che troverai sbalorditivo, se non incredibile, che finalmente mio padre e io ci stiamo avvicinando l'uno all'altra. Poco tempo fa sono tornata a vivere con lui. È una soluzione temporanea. E, pur avendo giovato a entrambi, è anche stato, come puoi benissimo immaginare, tutt'altro che facile. In realtà, al momento mi sto prendendo una pausa al capanno. (Sì, la mia famiglia ce l'ha ancora, con tanto di latrina esterna e NIENTE TELEFONO! Non è incredibile? Quindi per ricevere le e-mail devo scarpinare fino a Lake Placid, a quasi quarantacinque minuti da Keene Valley, ed entrare in un internet cafè, per il quale ringrazio le tecno-dee.) Comunque, al funerale di tua madre avrai forse notato che mio padre è molto cambiato. Il vergognosamente glaciale Isaac Stone è molto più vulnerabile, oggigiorno. La morte di tua madre è stata un colpo davvero duro per lui. E la prima volta che lo vedo piangere. Forse dipende, almeno in parte, da tutte le perdite che sta affrontando: il recente pensionamento, la vista calante, un cuore spezzato... non riesce a lasciare andare mia madre, che non è più con noi. Questo mi riporta alla vera domanda: perché non ho cercato di contattarti, una volta saputo di tua madre? La verità è che non osavo farlo. Mi sono ritrovata a sperare, con tutto il cuore, che saresti stata tu quella coraggiosa, capace di rompere il nostro silenzio di ghiaccio. E ti ringrazio per questo. Sono stata vigliacca. Forse era solo che non riuscivo a esprimere la semplice verità che hai espresso tu: non so dirti quanto significherebbe per noi due riallacciare i rapporti. Non intendo tediarti con i dettagli della mia vita, non adesso. Per ricapitolare: amore profondo, disperazione, amore ancora più profondo, disperazione ancora più profonda e ora... be', una sorta di limbo grazie a un amante incapace di impegnarsi davvero e alla mia confusione in merito all'intimità. Sto tentando di comprendere il tutto, anche se è un po' come cercare di prendere al lazo la luna. Il mio cuore è con te. I miei pensieri sono con te e con la tua famiglia. Nonostante la triste ragione della tua e-mail, sono felicissima di sentirti. (Ricordi che leali amiche di penna eravamo da bambine?) Scrivimi ancora, se trovi il tempo e la voglia di farlo. Con tanto affetto Lilly
PS Come sta «Golden Boy»... Ben? Salutamelo, per favore.
Cara Lilly, mi sento smarrita e deconcentrata, a pezzi. La perdita di mia madre somiglia a un'amputazione. Lo spazio psichico dentro di me in cui lei risiede tuttora – in cui risiederà sempre? – è diventato un dolore fantasma. Straziante, lancinante, implacabile. E ogni qual volta mi rendo conto che se n'è andata per sempre, ancora e ancora, come se fosse la prima volta, provo un senso di vertigine e debolezza. E anche depressione, mentre conto e riconto ossessivamente i tanti anni che ho passato ad allontanarla. Tutto nel disperato tentativo di «diventare» la persona che, in realtà, ero già. Stranamente, tutto ciò mi fa capire quanto ho sentito la tua mancanza. Bramo la nostra amicizia. Oddio, Lilly, siamo state così sciocche. L'unico modo in cui riesco a dare un senso a quanto è successo tra noi è credere che forse avessimo bisogno di quella terribile lite. Forse da piccole eravamo talmente fuse l'una con l'altra, nell'anima, che dovevamo separarci per poterci inventare il nostro io adulto. E forse abbiamo avuto entrambe bisogno di questi lunghi e aridi anni per sanare la profonda ferita della rottura? Comunque sia, mi dispiace moltissimo per la parte che ho avuto in tutto questo, mi dispiace più di quanto non sappia dire. Riesci a credere a quanto siamo vecchie? Oh, Lillyput, ridiventiamo amiche! Come stai davvero? Ti prego, scrivimi. Raccontami tutto, e poi qualcos'altro ancora. Qualsiasi cosa succeda in futuro tra noi, parlare con te mi sembra una benedizione. Forse un rinnovato contatto epistolare sarebbe di conforto per tutte e due. Ti va di provare? La tua devota amica, per sempre
Val
Lilly, mi vergogno così tanto. Ho appena riletto la tua email e poi la mia, e mi accorgo che nella mia terribile ansietà mista a egocentrismo non ho affatto risposto a quanto hai scritto di tua madre. Cosa intendi con «non è più con noi»? Cosa sta succedendo? Sono terrorizzata dalla prospettiva di altro dolore. E ti chiedo scusa per la mia lettera egoista. Perdonami, ti prego. Val | << | < | > | >> |Pagina 18A: VRUDMAN@WEBWORLD.COM DA: LSTONE@DOTNET.COM DATA: 12 APRILE 2000 OGGETTO: RE: COSA C'È DI SBAGLIATO IN ME?No, «Katherine la Grande», come la chiamavi tu, non ha lasciato questa valle di lacrime, ma soltanto casa sua! È l'ennesimo atto nella saga della famiglia Stone. Sono sicura che ricordi, persino dopo ventisei anni, la nostra propensione al dramma. Se suono troppo distaccata perdonami, solo che è stato così dannatamente prevedibile. Una mattina, circa sei mesi fa, mia madre ha lasciato mio padre dopo quaranta e rotti anni di matrimonio. Si è semplicemente alzata dalla sedia durante la colazione, con i piatti ancora sul tavolo e il bollitore sul punto di fischiare, e se n'è andata di casa. Forse ha partecipato a troppe produzioni di Casa di bambola. La triste verità: mamma non avrebbe mai dovuto sposarsi. E papà avrebbe dovuto sposare un'altra donna. Lei sarebbe stata molto più felice, passando di relazione in relazione. (Questo ti ricorda qualcuno? Sì, sono proprio la figlia di Katherine la Grande.) E mio padre ha sempre cercato qualcuno che avesse soggezione di lui, cosa che lei non aveva. So che non ho bisogno di ricordarti le violente liti di mezzanotte che si svolgevano in camera dei miei, quelle che sentivamo attraverso il muro quando ti fermavi a dormire da me. Quindi mia madre è finalmente libera e vive sola, in centro. Credo frequenti qualcuno. Sai che sorpresa... questa non è certo una novità. Non vuole parlare con nessuno di noi, ha detto. Non prima di avere «trovato la Katherine che ha perso». E come se stesse mettendo perennemente in scena la propria adolescenza, persino ora che ha settantatré anni! Mio padre passa le giornate ad affliggersi. Tutta questa faccenda l'ha fatto invecchiare più in fretta. Visto che non esercita più, passa un sacco di tempo a occuparsi delle sue orchidee. I suoi occhi sembrano costantemente umidi. Lui dà la colpa alla cataratta, io credo dipenda dal suo cuore spezzato. Sai, ripeto a me stessa che non mi importa che abbiano rotto. Ho quarantasette anni, perché mai dovrebbe importarmi? Ma ieri notte, alle due, mi sono sentita così vulnerabile e sola da non riuscire a prendere sonno. Era come se stessi desiderando qualcosa appena al di fuori della mia portata. E tutto mi rammentava mia madre: il suo scialle italiano appeso allo schienale della poltrona... il manifesto da lei realizzato per quel festival shakespeariano, sulla parete della camera, con la tua foto nell'angolo! (Ricordi che usò il tuo viso per Puck?) La buona notizia: ho sentito la tua presenza accanto a me e ne ho tratto un enorme conforto.
Lilly
La memoria è così bizzarramente selettiva. Non riesco a rammentare la foggia o il tessuto dello scialle italiano di tua madre ma rivedo nitidamente davanti agli occhi il suo colore blu-grigio-viola-marrone. Mi ha sempre ricordato delle prugne ben sode, sporche. E poi il suono spaventoso, stranamente elettrizzante, dei litigi urlati dei tuoi genitori. (Nelle stanze della mia memoria, quelle liti spiccano come mobili settecenteschi francesi ridicolmente romantici: la prova perversa, ricercata, del fatto che loro due si amassero con appassionata intensità. Una cosa che, me ne accorgevo, ai miei genitori mancava.) E, com'è ovvio, ho sempre pensato che tua madre sia stata incredibilmente generosa a trasformarmi in Puck. Quel poster è stato la prima cosa nella vita a fornirmi una visione della mia immortalità. Mi ha fatto sentire così carina e importante. La verità è che, dopo avere boccheggiato orripilata per la repentina fuga di Katherine da una cucina piena di piatti sporchi della colazione, sono scoppiata a ridere! È troppo presto per confessarti una cosa simile? Spero di no. Sai che ho sempre voluto bene a Katherine la Grande. So che è stata difficile da accettare, per te, in una miriade di modi diversi, ma ho sempre invidiato che sembrasse più interessata alla propria vita che non alla tua o a quella di chiunque altro; immagino rappresentasse un edificante contrasto con la sempiterna, segregata, stucchevole iperpartecipazione di mia madre alla mia esistenza e a quella di chiunque altro. Sai, più scrivo e più trovo strana tutta questa situazione. È come se gli ultimi ventisei anni si fossero condensati in circa ventisei minuti. Eppure guarda quali effetti ha avuto il trascorrere del tempo. I nostri padri sono vecchi e feriti, le nostre madri scomparse, la mia in senso letterale e la tua in senso metaforico. E siamo rimaste soltanto noi due. Oh, Lilly. Possiamo lasciarci alle spalle il passato e stare di nuovo insieme? Ricordi quando mia madre diventava di un umore particolare, quando assumeva quell'aria fuori dal mondo e cantilenava, con una voce sommessa che risultava più terrificante di un sussurro: «Non guardatevi mai indietro, ragazze. Il passato potrebbe guardare verso di voi»? Ci metteva sempre una gran fifa. Non ho mai capito cosa intendesse. O perché lei ci dicesse una frase del genere. Perché la dicesse a me. Soprattutto quando ero così giovane. Ora che se n'è andata, non posso fare a meno di chiedermi se il suo non fosse un avvertimento. Dio, Lilly, tutto riporta sempre a mia madre. Ma non posso ricominciare con quello, non ora. Ti prego, scrivimi. Ricevere tue notizie significherebbe davvero tanto.
Val
Lilly, non riesco a credere di non avertelo detto prima. Sto passando lentamente in rassegna tutte le cose di mamma (il che è dolorosissimo, ma questa è un'altra storia). Comunque, tra i suoi tanti oggetti ho trovato una magnifica cappelliera a fiori... piena di tue lettere del Club delle ricette segrete! Ricordi? Ci sono persino le prime, che risalgono a quando avevamo circa dieci anni. Le ho trovate identiche a come le avevo lasciate: leggermente più ingiallite e friabili a causa dell'età, ma ancora sistemate in ordine cronologico (persino nell'infanzia avevo uno stile ossessivo-compulsivo), legate da nastri di satin blu e bianchi. Vedendo i timbri postali, temo che un lotto sia scomparso. Forse si trova in una scatola che non ho ancora scoperto. Le ho lette, ridendo e piangendo. Mi accorgo soltanto ora che sono state le mie prime lettere d'amore, davvero. Tu, mia cara Lilly, sei stata la prima amica che io abbia mai amato, e che mi abbia a sua volta amato, e che continuerò ad amare persino dopo questa lunghissima separazione. Dovevo solo dirti che le ho ritrovate. Proprio come ho ritrovato te. Baci Val | << | < | > | >> |Pagina 2222 LUGLIO 1963Cara Val, indovina. Papà può accompagnarmi a casa tua. Fra due settimane! Credo che i tuoi genitori gli manchino tanto quanto tu manchi a me, ossia moltissimo. Ma mamma non verrà. Dice di chiederti scusa da parte sua. Ha un nuovo spettacolo. Non preoccuparti perché non conosci ancora nessuno. Hai sempre me. Anch'io vorrei essere tua sorella. Eccoti la ricetta per il dolce freddo al cioccolato che ti piace tanto. Devi lasciarlo in frigo per tutta la notte. Basta per dieci persone, a meno che Ben non ci metta sopra le mani, nel qual caso basta solo per lui! Con affetto Lilly | << | < | > | >> |Pagina 23*** *** | << | < | |