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| << | < | > | >> |Indice005 CHE NE DIRESTE DI MANDARVI ALL'ALTRO MONDO Gianni Brunoro 017 GIONNI GALASSIA 047 MICROCICCIO SPACCAVENTO 077 BABY ROCKET 107 CRAZYZAC 113 PIPPO NELLA LUNA 125 PIPPO E LA BOMBA COMICA 140 PIPPO E IL FARAONE 157 PIPPO NEL DUEMILA |
| << | < | > | >> |Pagina 5CHE NE DIRESTE DI MANDARVI ALL'ALTRO MONDO
Gianni Brunoro
In tempi, come quelli attuali, di trionfi cinematografici quali la serie pluridecennale delle Guerre stellari; e quando lo stesso cinema ha visto successi come Incontri ravvicinati del terzo tipo, tanto spettacolare da essere diventato un'espressione corrente del tutto consolidata, per alludere a un certo genere di argomenti; e con personaggi quali E.T. o Il signore degli anelli che assurgono al livello di esponenti di una moderna mitologia, occorre riconoscere che la fantascienza è diventata un ramo dell'intrattenimento pacificamente accettato da tutti ma anche una componente della cultura. Però non è sempre stato così, anzi fino a pochi decenni or sono essa era considerata niente più che uno dei tanti modi di far trascorrere piacevolmente il tempo in uno spettacolo (un film, per esempio) o in una lettura. E se i romanzi (e i fumetti) di fantascienza erano pur molto diffusi, tuttavia erano ritenuti uno dei tanti "generi": quello, nella fattispecie, incentrato sulle prospettive derivanti dagli sviluppi tecnologici. Nella sua vulcanica attività di creatore di storie, Benito Jacovitti ha sempre rivolto la sua attenzione di umorista ai risvolti grotteschi insiti nelle scoperte della scienza e nelle sue possibilità di affrontare il futuro, ricavandone trame ricche di fantasia ma non prive di irridenti critiche alla fiducia umana nella tecnologia. Ma non è soltanto sotto questa visuale che egli si avvicina alle tematiche in senso lato fantascientifiche. In effetti ci sono anche altre ottiche del fantastico, delle quali egli si serve per imbastire un racconto. Uno degli aspetti della originalità di Jac consiste proprio nel suo rapporto con i generi. Nei quali egli si intrufola, dando prova di conoscerne alla perfezione le caratteristiche e i meccanismi narrativi, e quindi ne adotta con scaltra abilità i requisiti, portando il tutto – per sua propensione naturale — al paradosso, e in genere facendo esplodere come un palloncino ogni singola situazione in una gag. E tuttavia scorrazza all'interno di ciascun genere adottandovi delle trame di robusta consistenza, che sono ogni volta in perfetta coerenza con 'quel' genere specifico. Questa antologia abbraccia vari decenni di racconti di Jacovitti che abbiamo chiamato genericamente fantastorie, creati per i settimanali "Il Vittorioso" e "Il Giorno dei Ragazzi", le due testate alle quali egli collaborò più a lungo, oltre a uno uscito sul quotidiano "Il Giorno del Lunedì" e un altro, brevissimo, sul mensile "L'Eternauta". E si tratta di storie che spaziano da un remoto passato (Pippo e il faraone) al lontano futuro (Pippo nel Duemila, Gionni Galassia) con un occhio beffardo sempre attento a leggere passato e futuro come metafore sui paradossi del presente. In sostanza, dunque, va detto che Jacovitti, abbracciando come creatore tutti i generi narrativi ha dato vita anche a racconti ascrivibili in via diretta e indiretta alla fantascienza. A proposito dei racconti più immediatamente etichettabili quale fantascienza, va osservato subito che Jac propone quella fantascienza che andava al suo tempo, e quindi non ci dobbiamo aspettare temi cyberpunk o problematiche e argomenti simili, bensì storie di argomento più tradizionale, come i voli spaziali e gli spostamenti su razzi, i satelliti artificiali, le guerre stellari e le battaglie galattiche, con la presenza delle attività affidabili o affidate ai robot, tutto magari attraverso l'uso di armi mirabolanti e via discorrendo. Nel contesto generale di questo tipo di storie create da Jacovitti, vale forse la pena di fare un inciso di natura — per così dire — terminologica, giusto per specificare come il termine generico fantascienza sia andato assumendo nel tempo dei significati via via più ampi, fino a comprendere aspetti che, più che con la scienza, possono aver a che vedere con l'insolito. Appunto come in certi di questi racconti di Jac. Il termine stesso fantascienza, innanzitutto: che è il corrispondente italiano di science fiction, risalente a Hugo Gernsback, considerato il padre della fantascienza moderna in quanto creatore di "Amazing Stories", aprile 1926, il primo periodico al mondo dedicato a queste tematiche. Dei cui contenuti classici esiste una considerevole serie di definizioni. Una delle quali – di Sam Moskovitz, universalmente riconosciuto un tempo come la massima autorità sulla storia del 'genere' – recita: "La fantascienza è un ramo della letteratura fantastica identificabile per il fatto che facilita la 'volontaria sospensione della incredulità' da parte del lettore, utilizzando un'atmosfera di plausibilità scientifica per le sue speculazioni immaginarie nel campo delle scienze naturali, nello spazio, nel tempo, nel campo delle scienze sociali e della filosofia".
La definizione allude dunque giustamente a una più ampia "letteratura
fantastica", perché se noi andassimo all'indietro nel tempo non c'è dubbio che,
in senso tecnico narrativo, rientrerebbero nella fantascienza opere famose
appartenenti ai più svariati rami dello scibile umano: dalla
Odissea
di Omero, che fonde mito e realtà, ai tanti testi costituenti le cosiddette
utopie (il cui significato letterale – "paese che non c'è" – corrisponde al nome
dato da Tommaso Moro, 1516, al paese da lui immaginato nella sua opera così
intitolata: nella quale egli delinea il disegno di una società perfetta
proiettata in una dimensione spazio-temporale indefinita, in cui gli uomini
dovrebbero realizzare una convivenza del tutto felice), come il
Timeo
o
Crizia
di Platone, ma che arriva anche alla satira in qualche modo fantascientifica di
Jonathan Swift con il suo romanzo
I viaggi di Gulliver,
fino alle utopie negative delineate per esempio nel 1932 da Aldous Huxley in
Il mondo nuovo
o nel 1949 da George Orwell con
1984.
E vorrei dire che di tutto ciò si avvertono tracce, labili e meno labili, nei
racconti di Jacovitti appartenenti a questo filone, come vedremo più avanti.
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